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Hidan non era mai stato molto perspicace, non aveva compreso da subito il significato dei messaggi che Kakuzu gli aveva mandato.
Si era tirato ben seduto nella vasca, dopo essere stato scoperto, imprecando ad alta voce e temendo il peggio.
L'uomo non prendeva mai nulla alla leggera, lo scherzetto che gli aveva fatto poteva costargli caro, per non dire la vita.
Lo sapeva che non era un tipo facile da fregare, come sapeva che, prima o poi, lo avrebbe scoperto; eppure aveva rischiato nel tentativo disperato di farsi desiderare sessualmente almeno in chat, in anonimo, visto che di persona non ci era mai riuscito.
Quando gli era arrivata la foto tutto era stato più chiaro; era riuscito, a quanto pareva, nel suo intento.
Era scattato in piedi, rischiando di scivolare e cadere a terra uscendo dalla vasca, facendo strabordare l'acqua e si era asciugato velocemente il corpo.
Fiondatosi in camera, si era vestito con i primi indumenti che aveva trovato in giro, omettendo le mutande che sarebbero state solo uno strato inutile per quello che avrebbe dovuto fare una volta raggiunto l'uomo.
Tra una bestemmia e l'altra, con i capelli ancora fradici e gocciolanti, era poi uscito di casa infilandosi le scarpe mentre scendeva le scale, rischiando di nuovo di spaccarsi la testa.
Non aveva più guardato il telefono, ma l'immagine che gli aveva mandato Kakuzu era impressa nella sua testa: quel bastardo, come aveva sempre pensato, era davvero ben dotato.
Già eccitato, carico di adrenalina ed ansimante per aver fatto tutto il più in fretta possibile, aveva guidato, incurante dei limiti e dei semafori, verso l'ufficio di Kakuzu, presso cui lavorava.
Altre parole scurrili avevano accompagnato Hidan nel tragitto verso la porta dell' ufficio di Kakuzu, davanti a cui si era fermato con una mano sulla maniglia e il fiato corto per aver fatto altre scale di corsa.
Il cuore gli batteva all'impazzata, più che per la fatica, per l'eccitazione.
Il petto si alzava ed abbassava ad una velocità spropositata sotto la maglietta bagnata in alcuni punti.
Era finalmente arrivato, solo una porta lo separava da quel cazzone di Kakuzu, eppure si era bloccato.
Con i denti serrati, appena visibili attraverso le labbra schiuse, gli occhi puntati sulla maniglia che stringeva nella mano pallida, Hidan, aveva fatto una cosa che raramente gli capitava di fare: pensare.
L'unico neurone, probabilmente nemmeno sano, che aveva nel cervello, aveva deciso di iniziare a funzionare.
Conosceva bene Kakuzu ed era strano, fin troppo, che gliela stesse dando vinta.
Forse la foto era solo stata una trappola per attirarlo lì, senza poi dargli davvero ciò che voleva, solo per umiliarlo, licenziarlo, picchiarlo o magari addirittura ucciderlo.
Era già stato vittima dell'ira di Kakuzu: lo prendeva in giro, lo istigava, lo annoiava fino a portarlo allo sfinimento, facendogli perdere la pazienza.
Le uniche volte che le mani, grosse e forti, dell'uomo lo avevano toccato, era stato per picchiarlo; ma per Hidan era già un traguardo.
Il dubbio di poter essere rifiutato, per l'ennesima volta, dopo essersi esposto tanto, continuava ad assillarlo.
Questa volta, ci sarebbe rimasto davvero male se Kakuzu, verso il quale aveva sempre provato una grande attrazione fisica, lo avesse respinto.
Non era sicuro di voler davvero mettere fine ai suoi tentativi di sedurlo, era il suo passatempo preferito per evadere dalla monotonia del lavoro.
Sapeva che questa sarebbe stata davvero l'ultima volta, se le cose fossero andate male.
Sbattè le palpebre più volte, corruciando la fronte, decidendo di ignorare quel neurone superstite che viveva nel suo cervello.
Non si sarebbe fatto scappare quest'occasione; gli sarebbe saltato addosso, cosa che da mesi ormai voleva fare, sperando fino all'ultimo che il capo non gli mettesse le mani addosso, o almeno non per rompergli il naso.
Avrebbe agito d'istinto, spudorato e volgare come al solito.
Fece un grosso respiro, preparatorio, decidendosi poi a spalancare la porta con irruenza, adentrandosi nella stanza.
"Kakuzu! Scopami immeditamente!" Urlò a denti stretti, con i pugni chiusi lungo i fianchi e gli occhi serrati, mentre il cuore gli esplodeva nel petto.
L'altro, appoggiato alla scrivania con le braccia conserte, lo aveva guardato, con i suoi occhi verdissimi immersi in un mare di sangue, per via dei capillari rotti, silenziosamente e con espressione neutra, indifferente.
Kakuzu aveva visto, appostato alla finestra, il ragazzo sgusciare fuori con velocità dalla macchina, senza curarsi minimamente di mettere l'allarme e precipitarsi velocemente verso l'entrata del palazzo, aveva sentito sbattere la porta d'entrata dell'ufficio almeno dieci minuti prima, quindi aveva inteso benissimo che, l'idiota, aveva poi attesso, per chissà quale ragione, di entrare.
"Perchè ci hai messo tanto?" Aveva detto, senza sbilanciarsi nel tono di voce, caldo e roco, continuando a guardare il giovane che aveva finalmente aperto gli occhi, che si erano abbassati tra le sue gambe, andando a controllare se quello che aveva visto nella foto fosse reale, soffiandosi su un ciuffo di capelli umidi che gli era ricaduto davanti al viso in maniera scomposta.
Hidan aveva digrignato i denti, stizzito e impaziente di ottenere ciò che voleva, avvicinandosi di più a lui con passi lunghi e veloci.
Gli aveva puntato un dito davanti alla faccia, guardandolo negli occhi ed aveva dato aria alla bocca.
"Senti vecchio bastardo: ho quasi rischiato di sfracassarmi la testa almeno tre volte, di investire una vecchia befana, avrò preso di sicuro una multa per eccesso di velocità e probabilmente mi verrà un fottuto raffreddore visto che sono ancora bagnato, per colpa tua.
Quindi, adesso, smettila di tergiversare e inculami come si deve, voglio che mi coli il tuo sperma lungo le cosce e che mi faccia male il culo per almeno due giorni." Sentenziò, finendo di parlare con il fiatone, continuando a guardare con insistenza il volto serioso del suo capo aspettando che dicesse, o ancor meglio facesse, qualcosa.
Nessuno si sarebbe mai permesso di puntargli il dito in faccia e di parlargli in quel modo, per il troppo timore o senza rischiare di finire con qualche osso rotto.
Ma, Hidan, lui mai si era fatto problemi a parlargli con franchezza, esagerando a volte, e non aveva mai mostrato il minimo timore nei suoi confronti; al contrario si era sempre fin troppo mostrato interessato a lui, quasi ossessivo.
Ovviamente, lo aveva ignorato, cercando di non dare peso alle sue continue frecciatine più che poteva, nonostante a volte gli avesse fatto perdere la calma e la freddezza per cui era conosciuto.
Non sopportava quell'albino ed il suo carattere sfacciato, ma era anche vero che era dannatamente bravo nel suo lavoro, quando voleva, perciò doveva sopportarlo in tutti i suoi innumerevoli difetti.
"Sei sempre troppo volgare e logorroico, quando imparerai a tenere la bocca chiusa?" Rispose, schiudendo di poco le labbra sottili, tirando le due cicatrice scure, a contrasto con la sua pelle olivastra.
"E toglimi quel dito da davanti o ti infilerò quello nel culo." Continuò, tenendo i due smeraldi che aveva come occhi puntati in quelli di Hidan che digrignando i denti aveva abbassato la mano.
Aveva poi messo il broncio, girando di poco la testa di lato, guardando un punto casuale nella stanza, mentre imprecava mentalmente per non essere più riuscito a sostenere lo sguardo dell'uomo.
"Mi hai fatto venire qui per scoparmi o per prendermi in giro? Vuoi spaccarmi la faccia? Licenziarmi? Uccidermi?
Smettila di divagare porca troia!" Urlò, di nuovo, gesticolando nervosamente, mentre i capelli si scompigliavano in ciuffi disordinati e umidi.
Kakuzu aveva allungato una mano verso la sua testa, facendola passare tra i suoi capelli, riportandoli indietro, comprimendola poi con le dita.
Il ragazzo aveva fatto una smorfia di dolore nel sentirsi stringere con tanta forza la cute, assottigliando lo sguardo verso l'altro che continuava a guardarlo con espressione neutra.
Hidan odiava quella faccia da schiaffi priva di emozioni, per questo cercava sempre di farlo uscire di testa, solo arrabbiandosi i suoi lineamenti cambiavano, tirandosi.
A Hidan era mancato quasi il fiato quando, con uno strattone, l'altro aveva lasciato la presa sulla sua testa spostandola al suo collo.
Le dita scure e forti circondavano perfettamente il collo niveo e sottile senza problemi; gli sarebbe bastato stringere ancora un poco per rompergli l'osso del collo o soffocarlo.
Il giovane era rimasto con le labbra schiuse e gli occhi assottigliati, sentendo i polmoni bruciare e gli occhi appannarsi.
Aveva cercato, invano, di allentare la presa afferrando con entrambe le sue mani il polso di Kakuzu, stringendolo più che poteva.
Il moro lo aveva attirato più vicino a sè con un movimento brusco del braccio, facendolo barcollare per un istante.
Hidan aveva provato a parlare ma dalla sua gola uscivano solo gemiti rochi.
Per la prima volta aveva davvero avuto paura che Kakuzu lo uccidesse; iniziava a sentire pian piano le forze abbandonarlo e il bruciore al petto aumentare.
"V-vaf...a...culo." Riuscì a formulare, chiudendo gli occhi e boccheggiando.
"È impossibile farti stare zitto.
Vorrei tanto strozzarti e farti fuori una buona volta." Disse l'altro, in un ghigno roco, esterefatto dall'audacia di quel maledetto albino, che nonostante avesse poca aria a disposizione la sprecava per parlare.
Hidan sentì il fiato caldo e al sentore di caffè, la bevanda amare che l'uomo ingurgitava dalla mattina alla sera, pizzicargli il naso e non potè che tirare le labbra in un sorriso beffardo quando sentì quelle parole.
Kakuzu aveva spostato gli occhi tetri da quelli affaticati di Hidan, osservando l'incuravatura all'insù di quelle labbra carnose e rosee, storcendo un poco il naso e decidendo finalmente di allentare la presa.
Tossì, facendo grossi respiri, quando il suo collo venne lasciato libero, non perdendo poi tempo per parlare.
"Ti...ho già d-detto..." Iniziò a dire, tra un respiro affannoso e l'altro, aprendo gli occhi che fino a poco prima erano serrati.
"C-che voglio che sia la tua sborra a strozzarmi." Concluse, tornando poi a fare dei grossi respiri, tenendo le mani salde sul polso di Kakuzu che aveva lasciato la sua mano intorno al suo collo, senza però premere.
"Ti assicuro che ti strozzerai ancora prima che io venga." Ribattè, velocemente e ritirando il braccio.
Hidan aveva ghignato, massaggiandosi il collo arrossato e guardando languido il cavallo dei pantaloni dell'altro da cui si intravedeva per bene, come nella foto, il membro prorumpente posto nell'interno coscia.
"Dubiti delle mie capacità, Kuzu? Oltre ad avere la bocca larga ho anche la gola profonda." Asserì, spiccato e volgare come sempre, fremendo sempre di più nell'ottenere finalmente ciò che aveva sempre voluto.
L'uomo aveva corruciato la fronte, infastidito nel sentire il suo nome storpiato, appoggiandosi di nuovo alla scrivania e alzando il mento, incrociando le braccia al petto.
"Accomodati." Disse solo, facendo brillare gli occhi di lussuria all'albino, che non ci pensò due volte ad avvicinarsi per slacciargli i pantaloni.
"Non mi dai neanche un bacetto, vecchio pervertito?" Sghignazzò, mentre trafficava con la cintura, mentre osservava l'espressiobe tesa del capo.
"Ti do una testata se non stai zitto." Ribattè, socchiudendo gli occhi, quando sentì una mano infilarsi nelle sue mutande e andare a sfrugarci dentro.
"Merda, ho sempre pensato che ce l'avessi grosso, ma non pensavo così tanto." Asserì, in un sospiro, quando finalmente le sue dita circondarono il membro e lo estrassero dalle mutande, iniziando a percorrerlo in tutta la sua lunghezza, stimolandolo.
Kakuzu non rispose, rimise di nuovo una mano sulla sua testa, premendola verso il basso, facendogli intendere di inginocchiarsi e tapparsi la bocca con il suo pene.
L'altro gli lanciò un'occhiata appagata, orgoglioso di vedere che l'omone voleva le sue cure, abbassandosi finalmente tra le sue gambe.
"Dopo oggi, mi pregherai di scoparmi." Continuò a parlare, masturbando con la mano il membro che si induriva sempre di più, risvegliandosi.
"Muoviti e stai zitto." Ringhiò, di risposta, il moro, allentandosi la cravatta e sbattendo le mani sui bordi della scrivania.
Hidan sbuffò, ghignando poi di nuovo, prima di decidersi a iniziare il lavoro di bocca.
Mentre la mano si muoveva velocemente dall'attaccatura, aveva iniziato a leccare il prepuzio, stuzzicando il buchino al centro e attorcigliando la lingua intorno alla cappella arrossata.
Pian piano, aiutato dalla saliva, che gli era aumentata notevolmente quando aveva iniziato ad assaggiare l'intimità dell'uomo, inglobava sempre di più l'erezione, muovendo la testa avanti ed indietro con gli occhi fissi sul pube scuro, il traguardo da raggiungere.
Kakuzu aveva stretto le dita sul bordo del tavolo, osservando dall'alto, con la bocca tirata in una linea sottile, i movimenti fluidi, ma fin troppo lenti, dell'assistente.
"È tutto qui quello che sai fare? Inizio a pentirmi di aver ceduto alle tue avances." Lo stuzzicò, evitando di prendergli di nuovo la testa tra le mani e spingergliela con violenza contro di sè: conoscendo Hidan avrebbe potuto morderlo per vendetta; quella bocca era un'arma oltre che uno strumento di piacere.
L'albino arcuò le sopracciglia, alzando gli occhi magenta per un istante verso quelli di lui, infastidito da tale affronto.
Si arpionò con le mani alle cosce dell'uomo, intento a fare sul serio, deglutendo prima di spingersi verso il pube con una mossa sola.
Strinse gli occhi e sentì la gola chiudersi intorno all'erezione che gli mozzava il fiato.
Ma il sospiro che sentì fuoriuscire dalle labbra di Kakuzu, che aveva chiuso per un istante gli occhi, godendosi la sensazione calda ed umida, lo aveva fatto sentire orgoglioso.
Aveva quindi aperto gli occhi, alzandoli di nuovo verso di lui, come per dirgli 'Te l'avevo detto che ce l'avrei fatta.', ricevendo un'occhiata di astio di rimando.
"Continua o detto io il ritmo." Lo aveva minacciato, con la voce divenuta più roca e bassa di quanto già non fosse.
Hidan aveva ubbidito, muovendo la testa avanti ed indietro, stringendo tra le dita il tessuto dei pantaloni per metà calati ogni volta che raggiungeva il fondo e percepiva i conati di vomito e l'aria mancare.
Il gemito roco che Kakuzu si lasciò sfuggire, lo appagò di tutta la fatica che stava facendo a pompare quel pezzo di carne turgida e pulsante, facendogli di nuovo alzare la testa un poco per scrutare l'espressione sul volto dell'altro che con gli occhi semichiusi e i denti stretti, iniziava a respirare più velocemente e guardava in basso, godendosi appieno il lavoro di Hidan.
Doveva ammettere che quel coglione era davvero bravo a fare i pompini, quasi si pentì di non avergli dato una possibilità prima.
Quella bocca, che adesso ai lati era percorsa da due fili di saliva, era utile a qualcosa per una volta.
Sbuffò su un ciuffo di capelli corvini piu corto degli altri, spostandoselo dal viso, buttando un poco indietro la testa, grugnendo ad ogni risucchio.
La lingua di Hidan si intrecciava di tanto in tanto intorno alla lunghezza, solleticando una vena più sporgente delle altre, che pulsava terribilmente.
L'albino, eccitato a sua volta, sentiva sempre di più il desiderio di essere scopato, mentre anche il suo membro tirava nei pantaloni, libero dalle mutande che aveva omesso di indossare.
Mugugnò, roteando gli occhi e corruciando le sopracciglia sottili, sperando che Kakuzu si muovesse ad assecondare il suo desiderio.
L'ombra della mano di Kakuzu che si avvicinava alla sua testa lo fece temere di essere soffocato dalla sua erezione.
Serrò gli occhi, spaventato, preparandosi a mantenersi concentrato per non vomitare.
Ma ciò che accadde fu l'opposto: l'uomo gli aveva spostato la testa all'indietro, liberandogli la bocca dall'erezione che intrisa di saliva gli svettava davanti al naso.
Hidan lo guardò un attimo intontito, con la bocca aperta e gocciolante di saliva, riprendendo fiato.
"Basta così, alzati." Gli aveva ordinato, deglutendo e sospirando, un poco dispiaciuto di averlo fatto smettere, ma aspirando ad adentrarsi in un altro antro, molto più stretto.
Si era dunque alzato, sentendosi le gambe molli per essere stato tanto accucciato e si pulì il mento bagnato con il dorso di una mano, tenendo gli occhi fissi su Kakuzu.
L'espressione lussuriosa e corruciata dal piacere che aveva in viso era qualcosa di spettacolare per Hidan, che si era immaginato più e più volte di poter assistere a tale spettacolo.
Le due cicatrici erano in tensione lungo le guance, ma in maniera diversa da quando era arrabbiato, quasi erano inarcate verso l'alto in due sorrisi compiaciuti.
Schiuse le labbra, per parlare, per sfotterlo e farlo adirare un poco, ma le parole gli morirono in bocca.
Kakuzu gli aveva afferrato la faccia con le mani e l'aveva attirato a sè, coinvolgendolo in un bacio che non si sarebbe mai aspettato da parte sua.
Dopo un attimo di sgomento, Hidan, aveva chiuso gli occhi che si erano sgranati per lo stupore, stringendo tra le dita la camicia che indossava l'uomo, intrecciando la lingua con la sua.
Il retrogusto amaro del caffè gli pervase la bocca, mentre le due lingue si muovevano in sintonia l'una intorno all'altra, fameliche.
Sospirò, spingendosi più contro il corpo statuario, quando Kakuzu gli mordicchiò il labbro inferiore, tirandolo e succhiandolo.
Emise un altro sospiro quando le due erezioni si scontrarono, separate solo da uno strato di tessuto inutile.
Kakuzu fece scorrere le mani sul corpo pallido e più minuto, continuando ad approfondire quel bacio, che non si sarebbe mai aspettato gli sarebbe piaciuto tanto.
In un impeto di passione aveva attirato Hidan a sè, decidendo di baciarlo, senza pensarci, nonostante non fosse nei piani.
Quelle labbra carnose erano state una tentazione a cui non aveva potuto resistere: doveva averle.
Gli aveva sollevato la maglia, togliendogliela con un gesto veloce, facendo vagare le sue mani enormi sulla schiena umida e magra di Hidan che si irrigì al tocco.
Infilò poi le mani nei pantaloni sportivi che indossava, andando a stringere le natiche sode e tonde, sorpreso di non trovarle coperte dalle mutande.
L'albino sghignazzò, mettendo fine al bacio, osservando le labbra sottili di Kakuzu schiuse e umide.
"Perchè ridi?" Domandò, con le mani salde sul suo sedere e gli occhi fissi nei suoi.
"Perchè le mie preghiere sono state ascoltate." Rispose, l'albino, liberando il collo dell'altro dalla cravatta, che venne lanciata in un angolo della stanza.
"Non mettere in mezzo il tuo fottuto Dio." Aveva risposto Kakuzu, indurendo lo sguardo.
Non sopportava quando Hidan faceva l'esaltato, pregando e ringraziando un Dio non esistante che conosceva solo lui.
"Ehi, non insultare il Sommo Ja-"
Kakuzu aveva di nuovo catturato le sue labbra, ricoinvolgendolo in un altro lungo bacio, sperando di mettere a tacere quella dannata seccatura di un ragazzo.
L'altro si era lasciato baciare, ovviamente, nonostante mentalmente lo stesse insultando per non averlo lasciato finire di parlare.
"Non pensare di mettermi a tacere così, d'ora in poi." Aveva detto, staccatosi, con il fiatone e le labbra arrossate, stringendo il colletto della camicia.
"E tu non pensare di corrompermi così." Ribattè, il moro, che ormai aveva perso del tutto la sua fermezza e si stava abbandonando al piacere.
"Vedremo, vecchio pervertito." Aveva sghignazzato, mostrando i denti bianchi e dritti, mentre i suoi occhi grandi color magenta si puntavano in quelli di Kakuzu che tirò appena le labbra, inarcandole di poco verso l'alto.
Prima che Hidan potesse dire anche solo una parola riguardo a quell'accenno di sorriso, Kakuzu se l'era rigirato tra le mani, lanciandolo sulla scrivania, piegato con il sedere all'aria.
"Adesso basta parlare." Asserì, togliendosi la camicia che gli impediva di fare movimenti fluidi, lasciando libero il corpo statuario, segnato da cicatrici di grandi e piccole dimensioni, ed abbassando velocemente i pantaloni all'altro, afferrandogli poi le natiche con le mani.
L'albino, si era tirato su, facendo perno con le mani ed aveva girato un poco il viso, cercando di intravedere l'uomo dietro di lui.
"Non vorrai penetrarmi senza prepararmi." Aveva detto, con le sopracciglia corruciate, sperando di non essere penetrato a secco: gli piaceva il sesso violento, ma fino ad un certo punto; non voleva perdere sangue dal culo.
"Credo sia già abbastanza lubrificato." Asserì, di risposta, Kakuzu, strofinando la punta, del membro ancora intriso di saliva, sull'entrata di Hidan che si irrigidì, emettendo un sospiro.
Kakuzu allargò per bene le natiche del ragazzo, iniziando a infilare piano il membro, percependo già la sensazione di stretto e caldo intorno alla prima parte infilata.
Hidan strinse gli occhi ed inarcò la schiena, sospirando, sentendo un bruciore leggero pervaderlo.
Si spinse con il bacino indietro, cercando di farsi penetrare subito, stanco di aspettare.
L'altro accolse la sua richiesta silenziosa, facendo un grosso respiro prima di infilarsi del tutto in lui.
Un gemito acuto gli arrivò alle orecchie; Hidan aveva spalancato la bocca ed aveva stretto le dita intorno al bordo del mobile, mentre il bruciore che prima era leggero si era fatto più intenso.
Kakuzu iniziò ad muovere il bacino avanti ed indietro, entrando ed uscendo con movimento costanti e calibrati da lui, aumentando la velocità di tanto in tanto, dopo aver abituato l'altro alla sua lunghezza.
L'albino gemeva senza ritegno, una volta abituatasi al sesso imponente del compagno, iniziando a godere.
"È-è tutto qui quello che sai fare vecchio bastardo?" Lo stuzzicò, con il fiato corto, tra un gemito e l'altro, volendo di più.
Kakuzu si era fermato, assottigliando lo sguardo verso di lui, irato per essere stato appellato in quel modo.
"Te lo faccio vedere io chi è vecchio." Ringhiò, spostando le mani sui fianchi asciutti di Hidan, tenendolo saldamente, divaricando di più le gambe per avere stabilità.
Poi iniziò a spingere bruscamente e velocemente, facendo perdere la presa ad Hidan che ricadde con la faccia e il petto sulla scrivania, facendo cadere alcuni fogli e altri oggetti.
Dalla bocca spalancata uscivano sempre più spesso versi acuti ed imprecazioni, mentre le gambe iniziavano a far male e cedere per la posizione scomoda.
L'uomo respirava a sua volta faticosamente, permettendosi di tanto in tanto di lasciarsi sfuggire qualche ringhio roco e sconnesso.
"Mi fa male la schiena, cambiamo posizione." Si era lamentato Hidan, cercando di tirarsi su con le braccia, emettendo uno sbuffo e chiudendo gli occhi per il dolore misto al piacere.
L'altro non fu molto d'accordo, ma decise di accontentarlo, sapendo che se non l'avesse fatto lo avrebbe continuato ad infastidire con la sua voce fastidiosa, disturbando il suo orgasmo.
Uscì, quindi, malvolentieri da lui, lasciandolo libero di tirarsi dritto e girarsi.
Con una lentezza insopportabile, Hidan si tirò dritto, lamentandosi.
Kakuzu senza aspettare oltre lo spinse di nuovo contro alla scrivania, facendolo sedere sopra e sfilandogli del tutto i pantaloni prima di infilarsi di nuovo nel suo antro e portarsi le gambe intorno alla vita.
"Aaah! Cazzo no-n potevi aspettare un att-imo, st-ronzo." Riuscì a dire, stringendo i denti ed aggrappandosi alle sue spalle larghe, mentre il piacere lo pervadeva di nuovo.
Si tenne meglio, avvingghiandosi al suo collo, decidendo poi di far riunire le loro bocche in un altro bacio, stanco e senza fiato.
Il mal di schiena era stata solo una mera scusa per poter cambiare posizione e godersi al meglio la scopata; quello che voleva era vedere il viso dell'uomo, sempre serioso e scuro, contorcersi dal piacere.
La sua pelle bianca, immacolata, faceva a contrasto con quella più scura e segnata da cicatrici, di provenienza a lui sconosciuta, di Kakuzu, su cui le sue mani si avvinghiavano possessivamente.
Hidan gemeva senza ritegno ad ogni spinta ben assestata, diretta al suo punto più sensibile.
Kakuzu, più misurato, si limitava ad emettere, ogni tanto, rochi rantoli e sospiri pesanti, cercando di non sbilanciarsi mai per non dare la soddisfazione all'altro.
Ma più l'orgasmo era vicino, più era difficile contenere il piacere.
Si avventò sul collo candido del ragazzo, soffocando un rantolo, stringendo tra le labbra la carne sensibile, facendola arrossare; era al limite.
L'albino emise un gemito più acuto, stringendo tra le dita alcune ciocche di capelli corvini, mentre l'altra mano libera l'aveva spostata sul suo membro che pulsava pericolosamente, da fargli male.
Gli occhi magenta, languidi e dilatati si erano serrati in due fessure, mentre la bocca era spalancata, libera da ogni freno inibitore.
"Oh, Kuzu, lì cazzo, lì!" Ansimò, emettendo uno sbuffo, mentre sentiva il piacere crescere sempre di più, portandolo allo stremo.
Continuava a masturbarsi velocemente e le prime gocce preorgasmiche gli bagnavano la punta arrossata.
L'altro seguì le sue indicazioni, incrementando la velocità, con le ultime forze rimaste, nel punto in cui gli era stato detto, sentendosi il membro venir stretto di più dalle pareti del suo orifizio.
Altri gemiti acuti gli rimbombarono nelle orecchie e il suo addome venne sporcato, macchiato del seme di Hidan, che si strinse ancor più contro di lui, investito da alcuni spasmi.
Kakuzu digrinò i denti e serrò la mano intorno al bordo del tavolo a cui si stava tenendo saldo, grugnendo e chiudendo gli occhi in un'espressione cruce, tesa che andò poi a riassarsi, distendersi.
Hidan si irrigidì, percependo il liquido caldo e viscoso riempirlo, mentre il respiro pesante e profondo dell'uomo gli solleticava il collo.
Spostò gli occhi sul suo viso, adesso rilassato, con gli occhi chiusi e le labbra leggermente inarcate in un sorriso soddisfatto, appena accennato.
Ghignò, ottenuto ciò che voleva, che aveva sempre voluto, godendosi fino all'ultimo il calore del corpo più grande e possente dell'uomo.
Gli occhi tetri di Kakuzu, che erano stati fissi nel vuoto mentre si riprendeva dall'orgasmo, erano guizzati sul ghigno beffardo dipinto sul viso pallido di Hidan, facendolo immediatamente pentire di ciò che avevano appena fatto ed alterare, ancor prima di sentir i commenti che il ragazzo avrebbe di sicuro emesso, infastidendolo.
Uscì, con bruschezza, da Hidan, che emise un verso contrariato, tirandosi su i pantaloni che fino poco prima erano calati a terra.
L'altro lo osservò con una smorfia sul volto, un broncio infantile che metteva su quando l'uomo gli negava qualcosa.
"Oi, stronzo! Quella è la mia maglia!" Sbraitò, scattando in piedi, quando il corvino si ripulì l'addome sporco con il suo indumento.
Si pentì subito di essersi sollevato con un movimento così veloce, percependo il fondoschiena fargli male tanto che si portò una mano alla schiena, continuando però a guadare stizzito l'altro che di risposta gli lanciò, una volta ripulito, la maglia.
Senza proferir parola si rivestì velocemente, lasciando la cravatta allentata lungo il collo ed arrotolandosi le maniche della camicia sulle braccia, ancora accaldato.
Hidan a sua volta raccattò i suoi vestiti, piegandosi con fatica e storcendo il naso per il dolore e quando percepì il seme di Kakuzu iniziare a colargli verso il basso.
"Come hai fatto a scoprirmi?" Domandò, stupidamente, infilandosi la maglia imbrattata e sistemandosi poi i capelli scompigliati.
Il moro, già pronto a dileguarsi, aveva lanciato un'occhiata al ragazzo, schiudendo le labbra.
"Pensi che non sappia riconoscere il tuo culo?" Sentenziò, facendo il giro della scrivania per prendere la giacca lasciata sullo schienale della poltrona.
L'altro l'aveva seguito con lo sguardo, voltandosi poi di scatto verso di lui.
"Cosa?! Mi avevi già scoperto da quella foto?" Urlò, sbattendo le mani sul mobile, con gli occhi sgranati, incredulo.
Sapeva che quel vecchio era intelligente e scaltro ma non pensava che lo fosse tanto.
"Aspetta...quindi mi guardi il culo, vecchio pervertito." Aveva poi aggiunto, addolcendo il tono e sogghignando, facendo irritare l'altro.
"Sei tu che me lo metti praticamente in faccia tutti i giorni, coglione." Aveva ringhiato, di risposta, soffiandosi poi su una ciocca che gli era ricaduta davanti ad un occhio.
Però era vero, non poteva negarlo, era ovvio che glielo avesse guardato e più di una volta, altrimenti non avrebbe potuto riconoscerlo così facilmente da una foto.
Hidan aveva incrociato le braccia al petto, tornando serio e guardando negli occhi l'uomo che aveva ricambiato, sapendo di vincere quel gioco di sguardi.
"Perchè hai continuato a darmi retta, allora?" Domandò, a questo punto, l'albino, volendo scoprire cosa aveva portato il suo capo a cedere finalmente alla sua richiesta di essere scopato da lui.
"Per vedere fino a che punto ti saresti spinto e per testare la mia pazienza, te l'ho detto.
Sei più stupido e disperato di quanto immaginassi." Asserì, Kakuzu, spostandosi di nuovo nella stanza sotto gli occhi attenti di Hidan.
"Però alla fine mi hai scopato e anche come si deve.
Mi sta colando il tuo fottuto sperma lungo le gambe. Quanto cazzo vieni?
Mi sento il culo incollato, al posto del cazzo hai un tubetto di Vinavil?" Gracchiò, facendo una smorfia, mentre la sua coscia diventava appiccicaticcia sotto ai suoi pantaloni.
Kakuzu corruciò la fronte, tirando le labbra.
"Chiudi quella fogna di bocca, sei volgare e inopportuno." Disse, cercando di mantenersi calmo e di non strozzarlo, questa volta davvero.
L'altro, però, aveva ridacchiato, facendo qualche passo verso di lui.
"Chiudimela tu se proprio ci-ahi! Oh, andiamo Kuzu!" Si era lamentato, interrompendosi, quando l'uomo gli aveva dato un pugno leggero, almeno secondo i suoi standard, sulla testa.
Aveva poi messo il broncio, corruciando le sopracciglia sottili e passandosi una mano sulla cute offesa.
Kakuzu l'aveva guardato dall'alto con i suoi occhi verdissimi, domandandosi, per l'ennesima volta, perchè doveva aver a che fare con un soggetto del genere e perchè non si era ancora deciso a sbarazzarsi di lui, dopo tutti gli esaurimenti nervosi che gli aveva fatto venire.
Ancora non aveva trovato una risposta o, forse, non voleva trovarla.
"Metti a posto e chiudi l'ufficio." Asserì, infilandosi la mano in tasca e indicando la scrivania con un gesto del mento, dirigendosi poi verso la porta.
Hidan aveva sospirato, guardando l'uomo allontanarsi e lanciargli un'ultima occhiata prima di richiudersi la porta alle spalle.
Con le braccia molli lungo i fianchi e una smorfia stanca e annoiata sul volto si era abbassato, percependo un'altra fitta al fondoschiena, per raccogliere il materiale che lui e Kakuzu avevano fatto cadere dalla scrivania durante il loro amplesso.
Tamburellò le dita pallide sul tavolo, tirando poi le labbra in un grande sorriso, soddisfatto e orgoglioso di essere riuscito ad ottenere ciò che aveva sempre voluto.
Il suo sorriso si allargò ancor di più: era stato solo l'inizio.
[4739 parole] - 20 Maggio 2018
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