Lieto fine.

Oh Padre, mi senti? Riesci ad udire le suppliche provenire dalla bocca più peccaminosa di tutte? Sto urlando, sento i polmoni bruciare come ferro sotto il sole, mi manca l'ossigeno e ciò mi provoca dei boccheggi spasmodici che mi innalzano il petto in un ritmico sali e scendi nel vano tentativo di farmi respirare, sento un dolore provenire dalla gola, forse sono le corde vocali spezzate dalle mie grida, o è il nodo che nell'uscire mi sta tagliando la trachea. I miei occhi Padre non vedono più, sono accecati dalle lacrime, sono più salate di quanto non avessi mai immaginato e stanno cadendo, oh se stanno cadendo, sono come un fiume in piena, straripando dalle palpebre per continuare il loro percorso a ridosso delle mie guance, correndo come in una gara di staffetta unendosi una con l'altra fino a raggiungermi il mento ed il collo disperdendosi poi lungo il corpo. Non si fermano, continuano a fuggire inumidendomi la pelle di dolore incalzante. E non è ironico? Non ho bisogno di respirare ossigeno, di donare aria ai miei organi e nemmeno di sentimenti perché sei stato tu a crearmi come tale, non ero forse il tuo angelo più bello Padre? 

Eppure soffro, sto morendo dal dolore, e sai cosa infonde più dolore del morire? Non riuscirci, essere creature immortali e patire un'eternità.
Sto urlando ancora, mi senti? Percepisco la voce spezzarsi sempre di più, non riesco a reggere tanto male eppure non smetto d'esternare queste emozioni tanto terrene, perché tutto questo? Perché mi hai inflitto una punizione tanto severa? Eppure penso d'averla capita sai, non mi hai esiliato come hai fatto con Adamo ed Eva no... tu mi hai costretto a vivere con la consapevolezza d'aver strappato la vita all'unica persona che mi abbia mai amato, l'unica ad essere stata in grado tramite la propria empatia di farmi sentire ciò che essa stessa provava.

Le lacrime stanno uscendo in modo più copioso rispetto a poco fa, forse è l'aver ammesso di star stringendo fra le braccia il corpo freddo ed inerme dell'unica creatura sia mai stata in grado d'amarmi, è questa la tua punizione non è vero? Dio, unico e misericordioso, non è forse questo il tuo modo di far comprendere io abbia peccato?

Non ho mai stretto niente e nessuno con tale intensità Padre, dovresti vedermi, saresti indignato nello scorgermi tanto legato a qualcosa di così terreno come i sentimenti, eppure sento qualcosa oltre al dolore, si fa spazio non senza fatica una nuova consapevolezza nella mia esistenza nel mentre i miei polpastrelli sfiorano il viso di Akira ormai pallido. 

La paura condivisa da demoni e umani è da sempre stata la stessa, quella di non esistere, ciò ha spinto entrambi in un limbo pressoché infinito nel quale siamo arrivati a sterminarci a vicenda, e se solo avessimo guardato un po' più in là delle nostre visioni e credenze avremmo capito molto prima che l'unico modo per sconfiggere questa ricorrente paura di non esistere sarebbe stato creare legami, capire che è solo attraverso gli altri che siamo in grado d'avere la conferma della propria esistenza.

È con questa consapevolezza che ora stringo Akira con un tale dolore da rimanere senza lacrime né voce, non respiro, non ci riesco, sono straziato dalla sofferenza ma anche illuminato di una nuova visione del mondo.

In questo istante provo qualcosa... che cos'è? Dimmelo! Che cos'è Akira? Senti anche tu quello che sento io?

Mi sto stringendo il petto così forte da percepire un battito idealizzato, non reale, procedere ad una velocità innata. Tutto sembra in procinto di scomparire ed essere distrutto ma nella mia mente capeggia una nuova consapevolezza in grado di distrarmi dall'ira di Dio.
La violenza e la legge del più forte non sono la chiave, non è quella la risposta, ma il vivere in simbiosi gli uni con gli altri, l'essere uno lo specchio dell'altro per ricordarci d'esistere.

Devilman, sei stato in grado d'incarnare in modo concreto il concetto di simbiosi, di come demoni ed umani non fossero stati così diversi e di come invece sarebbe stato se avessero deciso di coesistere.
Ti sto stringendo a me con più foga, il dolore mi ha divorato a tal punto da non riuscire a sollevare il capo, sono inerme dinnanzi alla distruzione che sta avvenendo. 

Padre, mi senti? Sono ancora quaggiù, non nell'inferno idealizzato dai cristiani, ma in quello vero e proprio che altro non è che il Mondo stesso. In questi ultimi istanti sono stato in grado di riconsiderare anche te, il tuo donare libero arbitrio a chiunque porta inesorabilmente all'esistenza del male, e questo ne è stato la prova. Spazzerai via questo mondo per la seconda volta, ma voglio vederla sotto un punto di vista differente, stai dando un'altra chance alla Terra, alle specie che sono state portate all'autodistruzione, ma sapere che sia stato necessario il sacrificio dell'unica creatura in grado d'amarmi credo sia abbastanza come punizione, ed il dolore ne è la prova.

Tremo al pensiero d'aver perduto Akira, tremo a tal punto da non riuscire a reggerne il corpo, lo stesso che da in vita è riuscito ad insegnarmi come i legami e l'empatia verso il prossimo riescono a mandare avanti il mondo. Ma ormai è tardi, sto venendo inghiottito dalla furia divina nella speranza di crearne un posto migliore, di resettare e riniziare daccapo dove abbiamo fallito. Ora Terra stai bruciando e pagando i tuoi errori esattamente come me, ma non temere, riusciremo a migliorare e portare questo mondo ad una pace.

Mi sento diverso Padre, sto piangendo, posso provare empatia verso il prossimo e non è forse questo il principio dell'inizio? Ricominciare da dove tutto si è spento?



E come altro si sarebbe potuta intitolare questa disperata lettera se non così?
- Sof

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