Capitolo 6
KAREN
«Non pensi di star esagerando?» Quella volta avevo perfettamente compreso che Taehyung fosse nervoso più del solito, lo capii da come stesse pulendo da ore la sua pistola rischiando di scolorirne il calcio.
Lui seduto sul suo letto, alzò i suoi occhioni acqua marina nei miei e ogni volta come sempre, rimasi scossa dalla bellezza di quei colori così simili al mare che amavo salpare.
«Ah Karen, sei tu» Rispose tornando a lustrare la sua amata arma.
«oggi non è andata bene?» Chiesi, poggiandomi con la schiena sullo stipite della porta della sua cabina. Tae lasciò andare finalmente l'arma e il canovaccio che aveva in mano, uno sbuffo infastidito gli usci dalle labbra corrucciate.
«Quel vecchio testardo di Jumpei mi sta facendo ammattire, non la smette di riprendermi in continuazione, nonostante siano ormai anni che lo assista come secondo timoniere!» Ringhiò, massaggiandosi le tempie. «Ragazzino, se i venti sono sfavorevoli devi inclinare l'asse leggermente nel senso opposto, quante volte devo dirtelo! Il timone deve sempre tagliare le onde nel mezzo durante il mare mosso, altrimenti ci farai ammazzare tutti!» imitò l'uomo con voce sgradevole.
«Lo so Jumpei cazzo, se solo mi desse il tempo di fare le cose invece che riprendermi già da prima! Credo che quel vecchio stia impazzendo del tutto» Scoppiai a ridere per quell'imitazione perfetta. Sapevo come il timoniere attuale fosse un rompipalle con brevetto, e allo stesso tempo di come Taehyung fosse permaloso a livelli teatrali.
«Non prendertela, il vecchio Jumpei ha solo paura di lasciare il suo posto prima che tu possa coprirlo egregiamente, ma puoi sempre fare a cambio con me se vuoi» Tae alzò le braccia in segno di resa, trattare con Jun era forse anche peggio e nonostante fosse un padre eccezionale prendeva molto sul serio il suo ruolo da capitano e insegnante nei miei confronti.
«Passo grazie, non voglio impazzire e gettarmi in mare»
Rimanemmo così per alcuni minuti interminabili a guardarci, due cadetti in crisi con i loro attuali tutori.
«Scommetto che diventerai un timoniere fantastico Taehyung» non era da me lodare così qualcuno, ma quella volta mi sentii in dovere di risollevare il morale di quel ragazzo. Ultimamente ci comportavamo così l'un l'altro, quando sorgevano problemi o dovevamo affrontarne altri, anche solo per una stupidaggine ci sostenevamo a vicenda.
«Tsk..lo dici tanto per» S'intestardì lui, mordendosi le unghie.
«Dai guardami Karen, so usare questa pistola come se fosse un terzo braccio, sull'isola di Tortuga mi hanno già etichettato come il macellaio per quello che ho fatto a quel pezzo di merda che ha ammazzato i miei genitori. Eppure sono praticamente ancora al pari di un mozzo e quel Jumpei continua trattarmi come un poppante del cazzo!» Rispose fermamente, sdraiandosi tra le lenzuola sgualcite. «Ma tu sei un ragazzino Taehyung! Hai venti anni ma non hai mai toccato uno straccio di donna » Lo presi in giro, sperando come sempre di farlo tornare in sé con uno dei suoi scatti di rabbia.
Ma non avvenne.
Tae rimase impagliato nel suo giaciglio con un amaro cipiglio in volto.
«Non voglio perdere la verginità con una puttana» La sua risposta mi scosse e non poco, essere un pirata non significava solo avere rapporti con delle prostitute, Taehyung con quel bel visino che si era ritrovato con il crescere avrebbe potuto conquistare qualsiasi tipo di donzella sulla terra ferma, eppure non sembrava esserne al corrente. Lo guardai ancora sotto quel nuovo aspetto, in realtà era da mesi che non smettevo di fissarlo quando la mia mente adolescenziale sparava nei miei pensieri ragionamenti poco casti. Nemmeno io avevo esperienze con gli uomini, tuttavia il solo vederlo mi invogliava a sperimentarne delle nuove. Non era solo bello, aveva un qualcosa di magnetico e affascinante in grado di stregarti e stenderti a terra come se ti avesse colpito con un gancio in piena faccia.
Faceva male vedere Tae aggirarsi a petto nudo per la nave, o bere da una borraccia inconsapevolmente di muovere il pomo d'Adamo con quel fare sexy. Taehyung faceva proprio male alla mia esistenza.
«E perché mai? Scommetto che loro pagherebbero te pur di metterti le mani addosso, oppure potresti abbordare qualche umile ragazza, se non erro, la figlia del proprietario della taverna del sole a picco ha un debole per te» Tae sorrise e io rimasi imbambolata a fissare il suo corpo asciutto ancora in posizione orizzontale sul letto. L'irrefrenabile e perversa voglia di chiudere la porta e gettarmi sopra di lui mi picchiettò in testa, al diavolo la figlia del locandiere «Non m'interessa quella svampita, ho gusti più raffinati» Mi sorpresi del mio stesso sollievo nel sentire quelle parole.
«Allora rimarrai a bocca asciutta se ragionerai per sempre in modo così pretenzioso»
«E' così sbagliato?» quando Taehyung si sedette sul letto con uno scatto per ghiacciarmi con il suo sguardo, rimasi a corto di parole e aria.
«E' così sbagliato volere qualcuno che possa lasciarti qualcosa?» si alzò e la differenza d'altezza che ci aveva separato in quegli anni mi fu ancora più lampante. Tae poteva anche non esser considerato un uomo di quei tempi, per la sua mancanza d'esperienza in fatto di sesso ed era rimasto immacolato e casto come la sottoscritta, cosa che tuttavia per una donna, soprattutto per la figlia di Jun, non era fonte di derisione a differenza sua. Non aveva ancora il fisico allenato come quelli più grandi di lui e spesso si privava completamente di quella lieve barbetta adolescenziale che ancora non aveva il minimo senso, Tae aveva sempre detto di odiarla e preferire il volto liscio. Eppure i suoi occhi erano devastanti, le spalle si erano ingrandite e le clavicole sempre scoperte abbronzate erano il suo marchio di fabbrica. Non era ancora del tutto perfetto, ma quel bambino che aveva conosciuto era scomparso, lasciando spazio ad una ragazzo magnetico a dir poco. Pensai a quanto potesse diventare potenzialmente pericolo per la mia sanità mentale da lì a qualche anno. «Voglio una donna che io possa vedere spesso, tanto da poter rivivere nella mia mente ogni dettaglio..» Disse, avanzando di qualche passo nella mia direzione.
«E a mia volta ho intenzione di imprimere nella testa della persona che farò mia, ogni singolo momento e tratto di me..»
Ormai ero completamente bloccata contro la parete, prigioniera di quella spirale d'emozioni contrastanti causati dalla sua voce. Mi afferrò la mano portandosi il polso alle labbra, rischiai di collassare a terra non appena morse delicatamente la pelle sopra l'osso. «Che si ricordi di come l'ho morsa dolcemente e baciata» Mi umettai la gola ormai secca, sbattendo le palpebre perplessa. Forse Taehyung come me aveva combattuto contro gli stessi istinti in quegli ultimi anni che la nuova maturità ci aveva messo di fronte. «Ma non ne trovo una» Sospirò amaramente e io mi svegliai completamente dalla trance in cui ero caduta quando mi lasciò andare il braccio e mi diede le spalle.
Non stava parlando di me.
Il mio orgoglio e la mia boria subirono un durissimo colpo, Tae non mi vedeva come una donna attraente, anzi no, forse mi considerava ancora un maschiaccio come la prima volta in cui l'avevo incontrato. Non ero alta, per nulla formosa, il seno mi mancava quasi del tutto e sinceramente parlando non avevo nessun connotato che ogni bella donna dovesse avere a diciotto anni. Sotto shock mi sfiorai con le dita le punte dei capelli corti, forse avrei dovuto farli crescere. Non mi aveva insultato direttamente eppure il sapere di non essere nemmeno tra la lista delle sue possibili scelte mi offese molto.
«Ah ma certo..»
"Stai zitta!" urlò la mia coscienza.
«Certo tu vuoi una donna tutte curve ed eleganza» azzardai inacidita, Tae si voltò per tornare a guardarmi, sicuramente incuriosito da quel cambio d'umore improvviso.
"Non. farlo!" Minacciò ancora la vocina ronzante nella mia testa.
«Improvvisamente mi sembra di esser diventata invisibile, non trovi?»
«Credo che tu non abbia capito cosa io abbia detto poco fa» Soffiò gelido lui, innervosito dal mio spocchioso modo di fare.
«No, ho capito eccome! scommetto che nemmeno hai considerato una come me in quel modo non è così?» In quel momento maledii la mia maledetta lingua e la sua insulsa incapacità di rimanere al suo posto. «Karen io..» provò a dire, ma indubbiamente come ogni che perdevo le staffe, la mia abitudine di parlare sopra le persone e interromperle ebbe la meglio
«Karen io, cosa? Il bello e arrogante Taehyung non può minimamente pensare di sprecare il suo tempo con un maschiaccio simile?» alzai il tono, poggiando le mani suo fianchi. Non permettevo a nessuno di sminuirmi e il solo pensiero che mi aveva sfiorato poco fa, quello di farmi crescere i miei capelli per un uomo, mi diede la nausea all'istante.
«Perché si parla sempre di te cazzo!» Rispose furente, ma non mi smossi da lì solo per continuare a guardarlo dall'alto in basso.
«E' vero non ti ho più considerata perché sei la figlia del capitano! Diavolo sei Karen, come potrei minimamente metterti le mani addosso?!» Ammise venendo verso la mia direzione con passo pesante. Fu in quel momento che pensai di uscire e andarmene, forse per ampliare il mio disappunto o forse per evitare che qualche malalingua indiscreta passasse di lì e s'impicciasse del nostro discorso, ma non lo feci.
«Solo per questo? Pensi che a mio padre interessi con chi scopo o a chi dono la mia preziosa verginità? Sono un maledetto pirata e sinceramente parlando ho l'età giusta per fare le mie esperienze!»
«Ma non con me!» Quella risposta mi fece sbiancare le nocche e stridere i denti, ero più che sicura che lui ne avesse sentito il rumore per quanto avessi stretto forte la mascella.
«Sai che ti dico? Penso che una prima esperienza con Jimin sia anche più allettante. La prossima volta dovresti tirare la tua moneta, sempre che ne valga il rischio!» Girai i tacchi e feci per andarmene, ma la porta che si mi si chiuse con un tonfo ad un palmo dal naso arrestò il mio passo. Taehyung era comparso al mio fianco ed era rimasto con la maniglia in mano e gli occhi nascosti sotto le ciocche dei suoi capelli castani. «Come al solito non hai capito un cazzo di quello che ho detto, tu parli e parli e dai fiato alla bocca..» la mascella contratta a trattenere la furia nelle sue parole, quell'elettrizzante ragazzo dalla doppia faccia che solo in circostanze estreme veniva allo scoperto.
«Non pensi mai a come si sentano gli altri nell' avere paura di prendere ciò che vogliono, è in questo che sbagli Karen» Incatenò i suoi occhi ai miei facendomi fare qualche passo all'indietro, odiavo ammetterlo e mi piaceva Taehyung in tutte le sue sfumature, ma quel tipo così deciso e aggressivo a modo suo, era capace di farmi seccare la gola e bagnare in mezzo alle gambe.
«Non amo i codardi» Risposi crudele, tuttavia perdendo concentrazione quando mi fu addosso. La luce delle candele tremò per lo spostamento d'aria e persi l'equilibrio quando cademmo entrambi sul letto, le assi scricchiolarono pericolosamente e per un secondo pensai che si spezzassero sotto il peso di entrambi. Mi ritrovai schiacciata sotto il suo corpo, con le braccia bloccate contro il cuscino. Taehyung era ad un soffio da me ma non sembrò curarsi della cosa, troppo concentrato a fissare le mie labbra come se non desiderasse altro che zittirmi.
«Hai ragione, sono un codardo» Disse tornando con gli occhi nei miei, rimasi imbambolata, stupita dal fatto che mi stesse dando ragione forse per la prima volta. Mi soffermai in quello spettacolo che erano i suoi occhi, quelle due pietre d'acqua marina, talmente belli da farti desiderare di strapparli per tenerli al sicuro nel proprio forziere personale. Quando mi sfiorò la pelle liscia dei fianchi con la mano libera che s'insinuò sotto la maglia, sentii le gambe tremare e il mio corpo reagire a quell'attenzione dettata dai suoi calli
«E voglio che tu mi insegni a non esserlo più» Disse, mentre le sue dita sottili andarono a slacciarmi i lacci frontali della mia blusa rossa.
«Ti va Karen?» chiese con voce bassa e roca. Quel tono che mai avevo sentito uscire dalle sue labbra aveva già la mia risposta in pugno.
«Te la senti di sperimentare qualcosa di così importante..con me?»
Prendere una decisione per me, non era mai stato così facile. Lo agguantai per la blusa sgualcita e me lo tirai contro. Le labbra di Tae si rivelano morbide più di quanto mi aspettassi e voraci più di quanto avessi mai sperato. Potevo percepire la tensione, la paura mescolata all'inesperienza di entrambi eppure, il sapore sapido di lui mi affievolì i sensi quando varcò le mie labbra con la lingua. Attorcigliai le dita nei suoi capelli castani e me lo spinsi ancor più addosso. Cazzo..il cavallo dei pantaloni di Taehyung era già deliziosamente duro contro le mie cosce scoperte dai calzoncini.
Allargai le gambe, non lo feci apposta, fu una reazione automatica del mio corpo soggiogato da sensazioni mai provate. Avvenne tutto con così naturalezza da spaventarmi appena, Taehyung invocava il mio nome mentre mi spogliava con foga, e io automaticamente m'inarcavo contro la sua vita ancora coperta dai pantaloni.
«spogliati» ordinai pretenziosa. La mia mano finì sopra la stoffa ruvida che stava torturando la pelle morbida le mio interno coscia. Taehyung reagì a quel tocco, o meglio, il suo intero corpo fremette sopra di me quando massaggiai la collinetta che conteneva il suo piacere. «Karen..te la taglio quella manina» mi disse. Contrariamente alle sue parole le dita di Taehyung andarono a slacciare il cinturone che aveva avvolto attorno alla vita.
«Non ti piace? » domandai serafica, sfiorando con i polpastrelli la leggera peluria al disotto dell'ombelico.
«Immaginavo fossi stronza anche in questi contesti»
Sorrisi, mettendomi in ginocchio sul morbido materasso e mi tolsi la camicia senza alcuna vergogna. Tae esterrefatto rimase a fissarmi come se avesse davanti a sé la cosa più bella del mondo e io mi sentii effettivamente la cosa più bella del mondo. Non indossavo il corpetto, troppo scomodo e troppo caldo per quella stagione in mare, per questo l'espressione del pirata fu ovviamente quella di un uomo che per la prima volta vedeva la sua migliore amica nuda davanti a sé, o forse quello stupore era dovuto anche dal fatto che fossi la prima donna che vedeva completamente nuda davanti a sé..
Mi resi conto anche dell'esatto momento in cui i pensieri di Taehyung tornarono a circolare nella sua mente, ovvero quando senza delicatezza alcuna mi afferrò i seni e li strinse facendomi gemere.
Persi completamente la ragione. Le sue dita callose entrarono con rudezza nei pantaloncini superando l'ostacolo della biancheria intima con facilità.
«Abbassa la voce, non voglio trovarmi legato a testa in giù sull'albero maestro» Disse, spingendo l'indice nella mia apertura «Deve essere fantastico non è così? Quando qualcuno lo fa al posto tuo»
«Lo è perché sei tu a farlo, non credo che con il vecchio Jumpei sarebbe stato lo stesso» ammisi, ridendo sulle sue labbra. Tae uscì da me e rientrò violando mi con un secondo dito e di conseguenza i miei seni nudi finirono con il collidere con il torace liscio del ragazzo «Diresti lo stesso con Jimin?»
Non risposi, non vi fu bisogno alcuno. Con tutto il rispetto, chissenefregava di Jimin adesso?
«Taehyung..» lo richiamai, baciandogli la pelle ambrata del collo
«Taehyung voglio di più...»
•••
«TAEHYUNG!» Urlò, svegliandosi di soprassalto da quel sogno. Il fiato corto e le guance rigate dall'umida consistenza delle lacrime.
Si guardò attorno, o meglio cercò di mettere a fuoco la stanza malamente illuminata ce l'ospitava.
Karen si tirò su, sentendo le ossa indolenzite a causa dello scomodo giaciglio che aveva per dormire. Alcuni fili di paglia le erano rimasti intricati nei capelli, ora leggermente più lunghi del suo solito caschetto. Cacciò via una di quelle pagliuzze, realizzando ancora una volta di non esser più libera.
«Merda» imprecò asciugandosi gli occhi, come ogni giorno aveva sognato ancora il suo timoniere e come ogni giorno con il risveglio, arrivava la consapevolezza dolorosa che non ci fosse proprio più nessun Taehyung fuori ad aspettarla. Si alzò dal pavimento freddo e lercio, ormai gli abiti ridotti un cencio e la pelle sporca di chissà quale putridume. Le caviglie graffiate e gonfie le facevano male a causa delle due pesanti morse di ferro, agganciate a loro volta al pavimento da dalle catene che la tenevano prigioniera. Per un pericoloso criminale di classe superiore come lei la sola cella non sarebbe bastata. Sinceramente parlando cominciava a confondere il giorno con la notte, il tempo invece, che inesorabilmente stava sprecando, gli era sfuggito dalle dita in quella stanza priva di finestre e avvolta dall'umidità e dalla muffa. La prigione di stato era proprio come se la immaginava, una schifezza. Non capiva perché la tenessero lì invece di condannarla e basta, anche se forse avevano ben pensato di torturarla con la cosa che più l'avrebbe fatta soffrire: la mancata libertà.
Quel Damien era più spietato di quanto pensasse, un sadico bastardo che non si era curato nemmeno di farle medicare e steccare la mano dopo avergliela frantumata. Fortuna che ci avesse pensato da sola una volta ripresi i sensi. Non era stato un lavoretto eccezionale, si era strappata parte della camicia per saldare le dita in una stretta fasciatura, ma aveva ben funzionato e con il tempo era riuscita a far lavorare nuovamente i tendini lussati.
«Chi eres Taehyung?» Karen si voltò in direzione della cella accanto, al suo interno le due facce che ormai aveva imparato a conoscere come amichevoli. Quello più paffuto che le aveva parlato, dai capelli grigi e stopposi, stava mangiando avidamente la sua razione di sbobba con le mani, Karen non si disgustò troppo per quella scena era abituata a bene peggio con la sua ciurma. L'altro quello magro dall'occhio di vetro e i capelli castani, le sorrise mostrandole i denti marci, spolpando quello che ne restava di un coscio di pollo mal cucinato.
«Si, si diccelo siamo curiosi, non fai che ripetere su nombre ogni giorno»
«Nessuno, non è nessuno» Disse, afferrando la ciotola che la guardia le aveva lasciato fuori dalla cella. Annusò il contenuto e storse il naso disgustata, quella brodaglia non aveva nulla a che fare con i manicaretti di Jin preparati con le sue mani d'oro, ma la stomaco le brontolò talmente tanto a ricordarle di avere un fisico da dover mantenere in vita. A dire il vero aveva anche pensato di lasciarsi morire di fame i primi giorni, poi si era immaginata Jin colpirla con un mestolo in testa e Rebeca aprirle la bocca a forza, oltretutto non avrebbe sopportato l'idea di deludere i sette del Cigno Nero per un suo capriccio.
«Sei..» Si corresse in un sibilo, sentendo lo stomaco contorcersi su sé stesso.
«Seis? Cugino Javièr questa sta dando di matto, sapevo che non avrebbe retto al lungo in esta topaia» Disse quello più magro, guardando Karen con preoccupazione.
«Vale! Allora possiamo prendere la sua razione di cibo, Pachito allunga la mano e prendi la ciotola» Karen colpì con uno schiaffo la mano che il ragazzo aveva allungato da cella a cella per prendere il suo pranzo.
«Giù le mani ispanico o mangerò quelle» minacciò facendo ritirare la mano a Pachito.
«Qué mujer spietàta..» Borbottò il cugino, ridendo sotto i baffi folti e mal curati con il compare.
«Siete sempre così rumorosi voi due..» La ragazza si sedette nuovamente sul pavimento umido portando con sé il suo pasto. Afferrò la posata in legno e s'infilò un cucchiaio di zuppa in bocca. "Orripilante" Pensò mandando giù il tutto a forza.
«Comunque pequeña, ancora non ci hai detto perché sei finita qui. La prigione di stato non è posto per le donne e tu ci sei dentro da più di sei mesi» Karen guardò prima Pachito che aveva parlato poi Javièr che adesso sembrava molto più interessato alla conversazione che al suo pasto.
«Beh diciamo che sono una mujer molto..ricercata» Tagliò corto Karen posando la ciotola a terra. Pachito in un gesto di scherno si tolse l'occhio di vetro e vi alitò sopra per poi pulirlo sulla logora camicia che indossava, lo rinfilò e la guardò come se ora potesse vederla meglio.
«Sei una ragazza carina, ma non così tanto da esser ricercata per la tua bellezza..cugino questa donna es mentirosa» Karen si massaggiò il canale del naso stanca della stupidità di quei due personaggi. Pachito in compenso ricevette uno scappellotto dietro la testa dal suo compagno di cella.
«Estùpido, intende ricercata come Ricercata, non nel senso che credi tu!» Pachito si zittì e guardò Karen per innumerevoli secondi, finendo con lo scoppiare a ridere con il cugino.
«Ricercata tu? Senza offesa pequeña ma non ha l'aria di un criminale!» Javiér dovette sorreggersi la pancia con le mani per quanto stesse ridendo. Tuttavia entrambi soffocarono le loro risa non appena Karen li fulminò con lo sguardo, la pura di aver detto qualcosa di sbagliato li fece zittire, scossi dalle iridi affilate della ragazza.
«Bada a voi, se uscirò di qui potrei prendere in considerazione l'idea di non farvi venire con me» non bastò, perché entrambi tornarono a far echeggiare le loro risate sguaiate nella stanza, Karen sospirò e lasciò perdere.
«Voi luridi vermi! Si può sapere cosa avete da ridere!?» A placare nuovamente i due ispanici fu la guardia che era di sorveglianza. L'uomo dai capelli ramati e la corporatura di un armadio aprì la porta ed entrò con addosso il suo elegante vestito blu notte di lana dai bottoncini color oro, alla cinta aveva attaccata una sciabola dall'aria costosa e con il manico lavorato. «Allora?» Domandò sprezzante picchiettando gli stivali neri a terra. «Un po' di rispetto feccia, siete al cospetto del principe regnante!» sibilò e solo allora Karen alzò lo sguardo sulla guardia. Al suo fianco protetto da altre due cani del reame, spiccò la figura di Damien completamente fuori luogo da quel contesto povero e insulso. Karen si tirò nuovamente su sbattendo con impeto contro la cella, afferrò le grate come se questo fosse bastato per sgretolarle e lo guardò con tutto l'odio che aveva accumulato in quei mesi.
«Tu..» Ringhiò a denti stretti.
Damien vestiva di un raffinato completo bianco candido dalle rifiniture in argento, le spalline imbottite a aumentare il diametro delle spalle di un fisico ben poco allenato ma magro e alto. I capelli biondi come il grano perfettamente pettinati e corti ricadevano sulla fronte in alcuni ciuffi, gli occhi verde chiaro ne impreziosivano il volto delicato. Era sulla carta un bel ragazzo, ma completamente lontano dalle corde di Karen, lei un pomposo tipo del genere lo avrebbe distrutto al solo averlo tra le grinfie, oltretutto sapeva che sotto quella faccia da principino viziato si nascondesse ben peggio, una serpe era avvolta nel bianco puro della regalità e non era un caso che l'invidia fosse accostata allo stesso colore dei suoi occhi.
«Non è stata una buona idea venire personalmente in questa latrina» Senza darle peso, Damien si coprì il naso con un fazzoletto, ad ammantare il puzzo di quel luogo troppo fastidioso per il suo olfatto delicato. «Vostra altezza, mi spiace dover infastidire la sua persona, possiamo prendere la prigioniera anche senza la sua presenza» La guardia si scusò come se fosse colpa sua la causa di quel degrado in realtà del tutto normale per delle prigioni.
«Non importa» Lo liquidò il biondo con un gesto della mano. «sono venuto personalmente per vedere le condizioni della ragazza» Aggiunse avvicinandosi alla cella di Karen per osservarla come se fosse l'attrazione principale di uno zoo. Non appena mise un piede di fronte all'altro la donna cercò di acciuffarlo dal bavero attraverso le sbarre. Damien fece qualche passo indietro divertito.
«Non osare toccarmi con quelle mani luride, suvvia un po' di rispetto per il tuo sovrano»
Javièr e Pachito rimasero in silenzio a guardare la scena, confusi e scossi dalla presenza del principe di St. Barthélemy in persona.
«Sgualdrina! Osa ancora in un gesto simile e ti mozzo tutte le dita!» La rimproverò la guardia sguainando la spada. Damien lo fermò con un gesto della mano
«Suvvia non vi è bisogno di ricorrere a barbarie simili, mi serve intatta la ragazza e possibilmente con tutti gli arti»
«Non direte così quando vi strapperò il cuore dal petto» Sputò a terra Karen verso il principe, marcando bene quella minaccia.
«Mi fareste un favore» sorrise lui, lasciandola perplessa. Damien l'analizzò da cima a fondo, sembrava alquanto disgustato da ciò che avesse davanti: Una ragazza trasandata e magra alquanto deludente
«Per favore Aubert, prendete questa donna per me e portatela a corte» Karen spalancò gli occhi, incredula alle sue orecchie, non aveva idea di cosa volesse il principe Damien da lei o perché non l'avesse ancora fatta giustiziare e basta, sicura che questa opzione sarebbe stata di gran lunga più allettante di andare a palazzo con quella vipera.
«Ma sire, questa criminale è pericolosa, non avete idea della fatica che abbiamo fatto per metterla in gabbia, non credo che..» Lo sguardo di Damien bastò per farlo ammutolire. «Osate forse discutere i miei ordini?» Domandò, facendo abbassare il capo all'uomo. «Perdoni la mia maleducazione» Aubert tirò fuori dalla tasca un pesante mazzo di chiavi e ne scelse una da inserire nella toppa della serratura arrugginita. Quando questa scattò e la guardia aprì le sbarre, Karen si ritrovò con solo le catene ai piedi a bloccarla e il cervello impegnato a metabolizzare ogni mossa giusta che potesse farle attuare un piano di fuga.
C'erano tre guardie ben piazzate e Damien tra lei e la porta che l'avrebbe resa libera, tuttavia non sapeva cosa l'attendesse oltre. Era stanca, malnutrita e forse si sarebbe trovata faccia faccia con altrettanti uomini di legge pronti a rincatenarla.
La prima manetta che le avvolgeva la caviglia si aprì.
Non aveva una nave su cui fuggire, non aveva uomini dalla sua parte eccetto quei due ispanici ancora in cella che potevano darle una mano, ma non in quella condizione. Tutto questo sempre che fosse riuscita a mettere fuori gioco le tre guardie prima che potessero acciuffarla una volta libera. Il flusso dei suoi pensieri si intricò in uno solo, guardò Damien davanti a lei e il dannatissimo sorriso sadico che portava in faccia.
Non ragionò più lucidamente.
Quando l'altra morsa alla caviglia si allentò liberandole la gamba, Karen schizzò in avanti filando via dalle grinfie di Aubert che superò in un abile scatto e corse a tutta velocità verso il suo obbiettivo: non più la via d'uscita già bloccata da un altro scagnozzo, ma..Damien.
Era ad un passo da lui, ancora qualche secondo e avrebbe potuto strappare la faccia a morsi di colui che gli aveva portato via tutto. Gli sarebbe bastato solo un battito di ciglia per avere la sua vendetta che era fermentata in lei per sei lunghi mesi. C'era quasi.
Allungò la mano e gli agguantò il collo, ma fu brutalmente strappata dalla sua preda da Aubert e l'altro scagnozzo prima che potesse strozzarlo con le sue stesse mani. Karen scalpitò come una belva bloccata dai tre uomini, scalciò colpendone uno sui gioielli di famiglia facendolo coricare a terra, e un altro con una gomitata nello stomaco, nonostante fosse molto più debole ricordava perfettamente le sue tecniche. Ma ben presto ebbero la meglio su di lei riuscendo a placare quella furia che le aveva concesso l'adrenalina per qualche istante.
«Ti ammazzo, giuro sugli Dei che toglierò quella tua faccia da cazzo da questo mondo!» Gli urlò contro il principe, venendo bloccata con difficoltà alla parete. Damien si portò una mano al collo e sulla pelle bruciante. Rimase scioccato quando vide il suo guanto bianco sporco del suo stesso sangue a causa dei graffi che le aveva procurato con le unghie in una frazione di secondo. Mai nessuno si azzardato a tanto con lui e non era stato mai ferito da estranei, figurarsi da una donna. Strinse i denti e la raggiunse, scontrando le sue crudeli iridi verdi con le sue, la finta maschera di lui si sgretolò palesando il vero sé stesso quando si tolse il guanto e la colpì in volto con uno schiaffo sonoro. Karen bloccata, non poté fare nulla che ricevere con soddisfazione il mal rovescio.
«Sarà bene per voi imparare a comportarvi e stare alle regole dell'alta società mio caro capitano. Proprio perché volete tanto esser giustiziata non vi darò questa soddisfazione, affatto starete alle mie leggi e seguirete i miei piani, il che..» Sibilò furente.
«Credetemi se vi dico che vi farò rimpiangere la gogna»
•••
🏴☠️Angolo della ciurma:
Eccoci qui con un nuovo capitolo!! Allora che ne dite? Vi piacciono questi pov dal punto di vista di Karen e in prima persona? 🤔
La Queen indiscussa è tornata e finalmente sappiamo che fine ha fatto, ma..e dico ma, non si è ben capito cosa voglia Damien da lei e perché l'abbia tenuta in vita e in prigione per tutto questo tempo 🙃 cosa avrà in mente? Vi era mancata lei e la sua grinta? E soprattutto si sarà resa conto di provare qualcosa per Tae? Riuscirà a capirlo o dobbiamo ammazzarlo un'altra volta?!? 😩 Questi personaggi mi faranno impazzire...
Comunque ora vi lascio alla mia parte preferita, i commenti!😗❤️
Vi aspetto!!
-ChZzz🖤
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