Capitolo 3
Ratto
«Muoviti»
La spinse, facendola avanzare a forza sulla scaletta in corda.
Erika anche se infreddolita una volta a bordo, si guardò attorno sentendo su di sé gli occhi di tutta quella marmaglia di gente.
«Ottimo lavoro Jimin, davvero. A dir poco impeccabile questa volta» Hope che se ne era rimasto appollaiato sull'albero maestro, scese giù, finendo a pochi passi dalla ragazza battendo due volte le mani in segno di congratulazioni. Il suo sorriso smagliante non bastò a non spaventare la rossa che retrocesse di qualche passo, finendo con la schiena contro il petto del pirata che l'aveva rapita. Aveva appena scoperto si chiamasse Jimin, un nome che già le dava sui nervi.
«E' stato un fallimento invece, ho dovuto ammazzare uno di loro e la finta messa in scena della sua morte non basterà ad assopire i sospetti, dobbiamo ricorrere al piano B» Disse « E tu..non pensare neanche lontanamente di scappare, non ti è concesso» Aggiunse, indicando la scialuppa già abbordata alla nave sotto il repentino ordine di Nam.
«Cosa volete da me?» Chiese Erika, sperando di sapere almeno il motivo per il quale era stata strappata via dal suo letto e nel cuore della notte
«Non le hai detto nulla Jimin? Suvvia questa ragazza è spaventata..» Incrociò le braccia al petto Jin, avvicinandosi per guardarla più da vicino. Erika rimase immobile mentre il cuoco le tose un ciuffo rosso e zuppo, appiccicato alla fronte.
«..e infreddolita»
«Io non sono spaventata da voi e non toccarmi i capelli!» ringhiò, cacciando via la mano del pirata. Non amava che qualcuno toccasse i suoi capelli senza permesso, gli dava un tremendo fastidio e lo odiava sin da piccina. Jin dalla faccia che fece, ne rimase particolarmente sorpreso.
«Santo cielo! È mai possibile che ci capitino sempre donne arroganti e dalla lingua lunga? Mai che una ragazzina tremi di terrore e stia zitta..» Si lamentò Suga, stropicciandosi gli occhi assonnati. Il pirata infastidito, era stato svegliato nel cuore della notte e dopo aver lavorato per giorni alla ricerca della rotta per quel dannato galeone di corsari. Voleva solo tornarsene a dormire in santa pace, invece di starsene al freddo a sentir gracchiare una ragazzina capricciosa.
«Senza offesa Yoongi, ma il tuo commento lo trovo offensivo anche nei confronti della mia ragazza, anche lei aveva la parlantina e la mano veloce, se si sentisse adesso, ti farebbe volare dalla prua» Jungkook sghignazzante alzò gli occhi dalla canna del fucile che stava pulendo nell'attesa del ritorno di Jimin.
«Guarda che a suo tempo è stata lei a tirare uno schiaffo a Jimin al nostro primo incontro..»
«E lo farei ancora» Disse quest'ultima, comparendo in mezzo a tutti con una coperta tra le mani, superando Taehyung «Sta tremando dal freddo, scansatevi idioti!» A passo svelto si diresse verso Erika e la coprì con la stoffa calda, prima di guardare male il contrabbandiere del Cingo.
«Non potevi darle la tua giacca?» Domandò acida al ragazzo, che in risposta alzò gli occhi al cielo.
«Beca solitamente agli ostaggi non viene fatta una festa di benvenuto con tè caldo e biscotti..» Disse Jungkook, alzandosi dal barile su cui era seduto. Rebeca lo guardò malissimo per quel commento.
«A me avete offerto un bagno, anche se pessimo e un pasto caldo!» Rispose severa. Jungkook lasciò il fucile sul barile e sbuffò.
«Ma tu.. per te era diverso, sei la sorella del capitano»
«Ah..quindi se fossi stata una completa estranea sarebbe andata diversamente?» Alzò la voce. A Jungkook non piaceva proprio discutere con Rebeca, ma ultimamente le sue crisi dovute all'attesa la rendevano irascibile a dir poco e sembrava che qualsiasi scusa fosse buona per litigare con lui, che a dire il vero non sapeva proprio come dover trattare una donna incinta e facilmente suscettibile.
«Non sto dicendo questo! Ma..» S'impose facendole stridere i denti.
«Ma? Continua sono tutta orecchi»
«Ehi non state perdendo il punto della missione?» Domandò Jimin, posizionandosi tra la coppietta litigiosa.
«Già e io sto morendo di sonno! Quindi chiudiamo questa cosa e torniamocene a dormire una volta per tutte!» Ringhiò Yoongi esasperato.
«Ok basta così, Taehyung fa qualcosa!» S'intromise Nam, già stufo di quel battibecco.
«Eh?! Perché dovrei farlo io? Pensaci tu invece che sei quello più spaventoso di tutti!» Rispose preso in contropiede il timoniere. Namjoon trattenne l'impulso di tirargli un gancio in faccia.
«Sei il capitano cazzo! Solitamente spettava a Karen fermare queste stronzate e ora lo farai tu» Taehyung si passò una mano sulla faccia, esausto da quel ronzio constante nelle orecchie.
«Sostituto capitano, e già voglio andare in pensione» Lo corresse come sempre, finendo col tirare fuori la pistola. L'intera combriccola si zittì, quando il timoniere premette il grilletto, sparando un colpo in aria che rimbombò in mare aperto.
«Potete fare un po' di silenzio?!» Disse annoiato.
«Vorrei parlare con la dottoressa O'Connor» Continuò, indicandola con la canna della sua pistola.
«Taehyung mi hai fatto prendere un infarto!» Si sorresse il cuore JHope.
«Era quello l'intento» Ghignò il timoniere alla vedetta.
«Sapete anche il mio cognome» Lo interruppe Erika, stringendosi nella sua coperta, guardando con la coda dell'occhio la ragazza vicino a lei, le era grata per l'aiuto e sembrava anche una brava persona a dispetto degli altri, tuttavia.. Erika tirò su con il naso e tastò qualcosa vicino al fianco ciò che era nascosto sotto la veste.
«Non siamo così sprovveduti, sappiamo quello che facciamo» Rispose Jimin al posto del timoniere.
«Ma io no, e ho intenzione di sapere cosa volete da me!»
«Non sei nella posizione di fare domande dottoressa, penso che questo tu lo abbia capito. Ma puoi stare sicura che non ti succederà nulla, almeno per ora. Vedi, abbiamo deciso di portarti via da quella nave proprio per evitare che una mente brillante come la tua vada affondo con tutta la gentaglia che c'è sopra nel caso beh, nel caso fossimo stati costretti ad usare il piano B» Spiegò Taehyung, facendo volteggiare in aria la pistola ancora carica.
Erika sgranò gli occhi verdi, guardando Jimin. «Avevi promesso che non avresti fatto del male a nessuno!» Sibilò, ferita da quella bugia a cui aveva creduto così facilmente. Il contrabbandiere in risposta alzò le spalle.
«Siamo pirati, lo hai dimenticato, roscia?» Rispose, guardandola dall'alto in basso con la sua faccia da schiaffi.
«Si fanno tante promesse per interesse e non dovresti fidarti di tutto quello che dico» la prese in giro. Fu quello l'esatto momento in cui Erika perse completamente il senno, strinse i denti e acciuffò ciò che era riuscita a nascondere nel corpetto al disotto della vestaglia. Le parole taglienti di Jimin si fermarono non appena la ragazza puntò il bisturi altrettanto affilato sotto la gola di Rebeca al suo fianco.
«Non azzardatevi a fare un altro passo!» Li minacciò, tirando contro di sé la bionda. Si sentì profondamente a disagio nel prendere in ostaggio l'unica persona che le aveva mostrato un po' di umanità, e oltretutto incinta, ma aveva praticamente le mani legate e una profonda paura, ma quella ragazza era l'unica che avesse sotto tiro e vicino a sé. «Non vi avvicinate o giuro che le apro la gola!» Si scusò mentalmente con lei, non l'avrebbe mai fatto sul serio ma sperava che se la bevessero almeno per il tempo necessario di darle una scialuppa per la fuga.
Tae alzò le mani in segno di resa e allontanò la pistola.
«Non fare cazzate dottoressa, perché non ci diamo tutti una calmata?» gli altri già pronti a scattare, rimasero comunque immobili per paura di qualunque reazione avesse potuto scaturire una loro mossa azzardata. Erika si guardò attorno, finendo con le iridi su Jungkook fermo e immobile a qualche passo da lei. Le tremò la mano quando vide la canna del fucile che poco prima stava pulendo, già in traiettoria con la sua testa rossa.
«Non ho mai ammazzato una donna, ma c'è sempre una prima volta per tutto! Lasciala immediatamente andare..» Minacciò il pirata, sentendo l'indice fremere sul grilletto.
«So che hai paura ma così ti farai ammazzare» le suggerì Rebeca, guardandola con la coda dell'occhio. Erika strinse la presa sul bisturi, non sapeva che fare e come uscire da quella situazione di merda in cui si era cacciata, ma non era nemmeno più tanto sicura che se avesse fatto come la ragazza diceva, l'avrebbero poi risparmiata. Infondo, come le aveva detto Jimin, erano pirati.
«Voglio solo una scialuppa per tornarmene sulla nave e nessuno si farà male!» Disse, sentendo l'acqua alla gola.
«Taehyung, posso spararle?» Tagliò corto Jungkook nervoso, innescando il cane della doppietta. In realtà non avrebbe atteso un secondo di più, nel vedere la sua ragazza con una lama affilata puntata al collo.
«No.» Rispose secco il capitano e JK ringhiò per la frustrazione, ma da quella prospettiva non poteva vedere chiaramente come in realtà stavano le cose. Erika sentì qualcosa punzecchiarli il fianco e quando abbassò lo sguardo si sorprese nel vedere un pugnale puntato al suo stomaco. Non si era nemmeno resa conto che Rebeca l'aveva messa sotto scacco già da alcuni minuti.
«Mi spiace, ma non ho intenzione di essere il tuo ostaggio e poi..» Le disse, prima di sbilanciarla con un colpo di stivale sulla caviglia. La ragazza perse l'equilibrio e Beca facendo appello ai suoi precedenti allenamenti, l'agganciò per il braccio e la tirò giù di peso schiacciandola contro il pavimento. L'afferrò per i capelli e la bloccò con la guancia sulle tavole umide, portandole un braccio dietro la schiena e quando strinse, le dita Erika lasciarono andare il bisturi.
«..anche io sono un pirata» Disse, affondando il ginocchio sulla spina dorsale della ragazza.
«Sarò anche la più magnanima, ma non provare mai più a minacciarmi» Concluse, prima di togliersi da sopra al suo corpo per farla tornare a respirare.
«Se pensi che lascerò la mia ragazza e mio figlio in mano alle cure di questa donna ti sbagli di grosso!» Taehyung cacciò via con la mano i lamenti di Jk, e si avvicinò alla ragazza ancora accasciata sul pavimento, Erika da quella prospettiva, vide solamente gli stivali di pelle nera.
«Mi sembra che Rebeca se la cavi benissimo anche da sola» Erika strinse i denti e Taehyung le alzò il mento con la punta dello stivale, rimanendo sorpreso da quello sguardo d'odio che ricevette. «Mi spiace JK, ma ci serve» Disse, mentre la donna sotto quei ciuffi rossi e zuppi, stava bruciando di rabbia.
«Taehyung sei un cazzo di bastardo!» Jungkook agganciò l'amico per il colletto della blusa bianca. Era un occasione d'oro quella che avevano in mano, Jk lo sapeva, ma la sua pazienza non poteva tollerare un comportamento simile, almeno pretendeva, che quella donna fosse rinchiusa finché non gli tornasse utile. «Che cazzo stai facendo?! un tempo non ci avresti pensato due volte a fargli fare un giro di chiglia prima di darla in pasto agli squali!» le parole gli uscirono dalle labbra in un velenoso avvertimento. Si aspettava che il timoniere gli desse una testata, come imponeva spesso il suo carattere cocciuto, finendo poi in un amichevole scazzottata in ricordo dei bei vecchi tempi, ma non fu così. Taehyung si sentì risentito per aver dato un ordine al suo amico, cercò di troncare lì la discussione e involontariamente tornò con i pensieri a ciò che successe solo qualche giorno prima:
Taehyung
La luce soffusa della candela emanava un live tepore, misto all'odore della cera che andava a sciogliersi. Il silenzio della notte e il cigolare delle assi di legno e delle vele, non bastarono nemmeno per quella notte a cullarmi e farmi prendere sonno. E così, anche per quella sera, mi ritrovai a vagare nello studio del capitano, seduto sulla sedia di Karen a giocherellare con un tagliacarte. Sotto al naso e sopra la scrivania di legno grezzo, una miriade di scartoffie e documenti che non avevo alcuna intenzione di leggere mi stavano aspettando. Poggiai la punta del tagliacarte sull'indice cercando di farlo rimanere in equilibrio, per quanto amassi i sogni in cui finivo ogni notte, raramente riuscivo a dormire, e spesso mi ritrovavo con la schiena a pezzi per le ore passate su quella sedia. Per questo se non mi era concesso sognare, trovavo il pretesto per tornare con l'immaginazione da lei, lì in quella stanza dove spesso consumavamo in nostri rapporti.
«Nottata insonne?» Sbuffai nel momento stesso in cui compresi che i ricordi per quella sera non sarebbero tornati, e quando Namjoon attraversò la porta dello studiolo, capii che qualcosa non andava. Mi trovò da solo, a contemplare quel posto e a giocherellare ancora con il tagliacarte d'argento. La voracità del sonno a scavare delle profonde occhiaie sul viso.
«Nam, che ci fai sveglio?» Sospirai, rispondendo alla sua domanda con una domanda, posando finalmente il coltellino slamato sul tavolo. Il quartiermastro alzò il braccio mostrandomi la bottiglia di Rum che aveva sgraffignato dalla riserva sotto coperta.
«Ti porto la medicina» Disse, spostando la sedia di fronte a me prima di sedersi.
Nam era fatto così, spesso se ne stava sulle sue, era burbero e alzava le mani facilmente, ma nonostante ciò, era il primo a notare quando qualcosa non andava nei sette. Ovviamente doveva aver colto la mia insonnia allarmante.
Tolse il tappo di sughero dalla bottiglia di vetro, facendola poi scorrere sulla soglia di legno, la stessa soglia dove mi ero molte volte sbattuto Karen come un sadico.
Quel pensiero mi fece sorridere come il povero idiota che ero.
«Sai, una volta un uomo saggio mi disse: "Fatti un goccetto e sentirai la testa più libera, fatti una bottiglia e non dovrai più pensare a nulla"»
«Prendi spesso consigli da saggi alcolizzati?» Inarcai un sopracciglio buttando giù un sorso che mi infiammò la gola, prima di ripassargli la sua "pozione magica". Namjoon celò un ghigno, attaccandosi con le labbra al collo della bottiglia.
«Non saprei, è stato Jin» Confessò, strappandomi una risata. Quando il rum tornò tra le mie mani, tamburellai il vetro con le unghie con fare pensieroso, Nam si accorse immediatamente che qualcosa non andava e di certo, non era bastato un sorso a farmi dimenticare cosa avessi perso.
«Mi stavo chiedendo..» iniziai prima che potesse farlo lui «Sarò in grado di essere il degno sostituto del capitano? Voglio dire..guardami, non dormo da giorni se non per pochi ore, sto qui a crogiolarmi in questa cabina senza dar peso a quel mucchio di fogli e pensando a chissà cosa» Dissi, evitando di parlare apertamente su cosa fantasticassi in realtà in quella stanza. Mi sentivo più al livello di uno sfigato e arrapato del cazzo, che di un capitano.
«Abbiamo un piano lo so, abbiamo deciso di assaltare quella nave e recuperare quell'O'Connor o come diavolo si chiama e di far sparire ogni traccia di quei dannati corsari, sappiamo come muoverci e che ci vorrà del tempo, ma se questo non bastasse? Voglio dire non so se stiamo seguendo la strada giusta, se qualche intoppo dovesse presentarsi non sarò in grado di gestire la cosa, e soprattutto se..»
«Se..?» Domandò Nam nello spronarmi a concludere la frase che mi era rimasta incastrata in gola e io mandai giù quel boccone pungente e ricoperto da mille spilli aguzzi.
«Se Karen fosse già morta?»
In realtà non volevo dirlo, anzi non volevo nemmeno più pensare una cosa simile, ma era inevitabile. Un brivido mi percorse la schiena e un filo d'aria fece ondeggiare la lingua di fuoco della candela che illuminava la stanza.
Se Karen fosse morta poi io cosa avrei fatto? mi sarei aggrappato ai ricordi belli, romantici e anche quelli sconci per tutta la vita? oppure al collo di una bottiglia e raggiunto il fondo in modo da dimenticare, come proposto da Jin?
"Morire per amore è da stupidi" Avevo detto a Rebeca qualche tempo prima, eppure così semplice.. perché mi ero lanciato in un azione suicida che mi era costata fortunatamente solo un occhio, ma lo avrei fatto un milione di volte se fosse bastato. Al quel pensiero un leggero prurito mi infastidì sotto la benda, lo alleviai con l'indice.
«Taehyung» Più che il mio nome, un rimproverò uscì dalla bocca di Namjoon, che sospirò prima di riprendersi la bottiglia. «Karen ti ha mai detto perché Jun ha chiamato questa nave il Cigno Nero?» Negai con il capo, in effetti non mi ero mai interessato nel saperlo. Namjoon accavallò le gambe, e stiracchiò i muscoli delle indolenziti sullo schienale della sedia, doveva aver lavorato molto quel giorno per essere così fisicamente stanco.
«Vedi, i cigni sono animali che all'apparenza possono sembrar fragili e delicati, eleganti nel loro piumaggio candido e regale. Sono solitamente uccelli d'acqua dolce o stagnante, ma in alcuni casi rari, per cercare cibo e per sopravvivenza, posso adattarsi anche alle condizioni meno favorevoli per loro, delle acque salate ad esempio. Non dovresti sorprenderti allora del perché il capitano Jun abbia dato questo nome al vascello. L'equipaggio così come la nave, è nato per affrontare queste acque torbide e probabilmente letali. Noi del cigno nero siamo una cosa sola, una famiglia, un intero sistema che per funzionare bene ha bisogno di un leader» Nam era così serio, quando parlava nelle sue vesti da quartiermastro.
«Abbiamo scelto te come capitano perché sei il più motivato tra noi, non continuare a nasconderti dietro un dito» Disse, bruciandomi con i suoi occhi color miele e la tristezza che per qualche spicciolo di secondo vi si mostrò dentro non mi sfuggì.
«Faresti di tutto per riprenderti Karen, tutto. E noi faremo altrettanto, pronti a seguirti anche se fosse una missione suicida, anche se dovessimo finire nelle profondità dell'abisso ghiacciato. La tua furia, quella fiamma che ho visto in te la prima volta che ci siamo conosciuti su Tortuga è ancora lì, e ne siamo tutti consapevoli. Accendila, bruciala e falla scoppiare, noi saremo con te ad alimentare le fiamme» Mi afferrò la mano saldamente, stando ben attento a stringere quel poco per infondermi la fermezza delle sue parole.
«Sarai un buon capitano, quindi...fidati di me.» e mi fidai di tutti loro, ma soprattutto di Namjoon, del suo sguardo, della sua mano salda sulla mia, della fiera ostinazione che ardeva nelle sue pupille nere. Non potevo permettere che il malumore potesse destabilizzarmi a tal punto da farmi perdere l'obbiettivo.
Non più, non ancora.
•••
Taehyung tornò con la mente sulla prua della nave, in mezzo a tutti. In un gesto veloce afferrò il polso del braccio di Jungkook con cui l'aveva quasi sollevato da terra e il moro si perse in quell'unico occhio visibile dalle stesse sfumature di colore dell'oceano più limpido, l'altro ormai, era coperto dalla stoffa nera della benda. Non vide esplodere la rabbia, la sfrontatezza o l'irritazione per quel gesto, ma solo una profonda tristezza celata in uno sguardo serio e impassibile, tanto che..
JK lasciò andare la presa.
«Hai detto bene, un tempo. Adesso sono il capitano e come sostituto di tale, devo prendere decisioni ben più razionali»
«Ma che ti prende?» Non lo riconosceva, ma in effetti da quando Nam aveva chiacchierato con lui a quattrocchi il timoniere era cambiato.
«Taehyung ha ragione, è il capitano e spetta a lui dirci come procedere. Litigare tra noi non serve a nulla, dobbiamo solo fidarci della nostra decisione passata di renderlo tale e io mi fido di lui» Fu proprio il quartiermastro a separare i due e Jungkook si concesse, anche se innervosito, qualche passo indietro. Quando Namjoon si metteva in mezzo, era difficile poter ribattere le sue parole, non perché avesse paura, ma piuttosto, perché conosceva bene il suo intuito.
Lui era il braccio destro di Karen, il suo più fidato alleato e raramente si sbagliava.
«Non ho tempo da perdere in questi ridicoli battibecchi. Jimin portala via di qui, possibilmente in una cella sotto coperta, non voglio più vederla almeno finché non si sarà schiarita le idee» Ordinò Taehyung, sfoggiando uno sguardo di disprezzo verso la ragazza. Quella donna non poteva minimamente pensare di rovinare i suoi piani. Jungkook incrociò le braccia muscolose sotto al petto, soddisfatto perlomeno della decisone che aveva preso quello zuccone.
«Aspettate! Aspettate vi scongiuro!» Pregò la ragazza, mentre il pirata la sollevava da terra.
«Hai sentito il capitano Roscia, ti porto a fare un giro sotto coperta» alluse, mostrandole un sorrisetto saccente. Non voleva ammetterlo Jimin, ma gli piaceva quel nuovo temperamento che Tae aveva acquisito.
«Jimin, dalle almeno questa» Gli corse in contro Beca con la coperta tra le mani, mentre Erika stentava a credere che fosse così premurosa nonostante l'avesse minacciata con un bisturi pochi minuti prima. Il pirata prese al volo il pezzo di stoffa e la spinse per la schiena spronandola ad aumentare il passo verso il fondo della nave, la rossa non si oppose, perché comprese che un solo passo falso sarebbe bastato per fare il bagno con gli squali.
Scesero una serie di scalette in legno, finendo in corridoio mal illuminato che sapeva ancora di resina fresca, la nave doveva aver da poco subito delle riparazioni.
«Come fai a vedere? è quasi impossibile muoversi in questo bui-ah!» Si lamentò quando colpì una trave portante con la fronte. Si massaggiò il bernoccolo e tornò a camminare in silenzio, giurò di aver sentito Jimin trattenere una risatina alle sue spalle. "Becero imbecille" Pensò, senza però dar fiato alla bocca.
Non capiva il perché di tutta quella oscurità, e tornò a vedere solo ad un palmo dal naso quando il pirata staccò una delle lampade ad olio dalla parete per farsi strada. Erika osservò le altre lampade spente, forse una penuria d'olio aveva costretto l'equipaggio ad accontentarsi di un illuminazione praticamente assente.
«Per di qua» la spinse con la mano, appoggiandole rudemente il palmo aperto sulla schiena ancora bagnata, poteva benissimo sentire le goccioline d'acqua cadere dalle punte delle sue ciocche rosse al pavimento, in altri contesti, si starebbe preoccupando di star zuppando tutto.
Jimin girò l'angolo e presto Erika si trovò a scendere una seconda scalinata, più ripida e stretta, che li stava portando direttamente nello stomaco della nave. Tutto intorno a sé scricchiolava, le tavole cigolavano per l'oscillazione del veliero, e poté percepire sotto i suoi piedi il mare e la sua profondità spaventosa.
Superata una catasta di barili di polvere da sparo e alcune casse contenenti chissà che, Jimin appiccò, grazie alla lampada ad olio, una sottile stecchetta di legno che andò ad utilizzare per accendere altre lampade e illuminare la stanza.
«Benvenuta nelle profondità del Cigno Nero» La voce calda del pirata, punta da una vena di malignità, le fece venire il mal di mare anche più di quel posto terribile. La luce calda della lampada ad olio andò a mostrarle quelle che sembravano proprio delle celle mal messe e in ferro arrugginito che urlavano al tetano, dove si e no, una persona della stazza di Nam entrava a malapena. La cosa peggiore della quale si rese conto solo in un secondo momento e dopo aver ben analizzato la stanza, fu che quelle gabbie fossero posizionate tra i cannoni ferro massiccio, già puntati e agganciati alle finestrelle che davano all'esterno per fare fuoco.
Potevano avere l'accortezza di separare le prigioni dalla zona più pericolosa della nave, ovvero il ventre che poteva esser ridotto ad una groviera piena di buchi in caso d'attacco nemico, eppure la vita dei loro prigionieri non godeva di tale importanza.
«Non voglio restare qui» Jimin senza interesse nelle parole di Erika, staccò dal chiodo affisso alla parete un pesante mazzo di chiavi e ne inserì una nella serratura di una gabbia a caso.
«Casa dolce casa, ti abituerai» Rispose, facendo cigolare i cardini delle sbarre che andò ad aprire. Erika si rese conto che non le aveva mai lasciato andare il polso. Il pirata con un gesto teatrale della mano, come se le stesse offrendo il più piacevoli dei giacigli, le fece cenno di entrare senza fare tante storie. Tuttavia la natura testarda e combattiva della donna non le permise proprio di rimanere zitta.
«Ho detto che non voglio stare qui, portatemi in qualche alloggio, anche legata se vi farà sentire meglio, ma evitatemi per cortesia di rimanere in questo covo di topi!» In quel momento, ad accertare la sua tesi vi pensò un topolino che passò di lì saltellando tra i barili e un ripugnante senso di disgusto le fece venire le vertigini.
Erika odiava i ratti.
«Allettante richiesta» Jimin si portò una mano al mento con fare pensieroso e la scrutò da cima a fondo, Erika provò per la seconda volta il potente e bruciante influsso dello sguardo del pirata sulle sue curve. In un gesto di protezione si coprì con la coperta.
«Mi spiace, ma gli ordini del capitano sono ben chiari e l'hai combinata grossa. Posso solo rassicurarti dicendoti che una volta che si saranno calmate le acque e i nervi di Jungkook, forse Taehyung ti permetterà di uscire» Bastò una spintarella per farla finire dietro le sbarre. Erika si voltò di scatto aggrappandosi all'inferriata e fregandosene del tetano, ma Jimin con il suo celestiale viso da schiaffi le chiuse la gabbia in faccia facendo rimbombare il suono metallico in tutta la stanza.
«Maledetto! Fammi uscire di qui immediatamente, esigo di parlare con quel pallone gonfiato del vostro capitano!» Ringhiò, serrando la mascella nel momento stesso in cui il pirata finse di togliersi dei tappi dalle orecchie.
«Senti roscia, fammi il favore di abbassare la voce, urlare non servirà a nulla» Le rispose con tono mieloso, appoggiandosi con il braccio alla gabbia. A quel movimento Erika vide perfettamente i muscoli del ragazzo flettersi sotto il giaccone. Si diede un contegno e uno schiaffone mentale, non le parve proprio il momento e la situazione di ammirare ciò.
«Se farai la brava, una volta fuori, accetterò di buon grado la tua richiesta di farti chiudere nei miei alloggi e legare a dovere» Comprese il doppio significato di quelle parole proprio perché Jimin le pronunciò volutamente con malizia.
«Porco» Marcò la ragazza facendo qualche passo indietro pur di porre una distanza di sicurezza, era dietro le sbarre si, ma fu più sicura che neanche quelle avrebbero potuto proteggerla dagli sguardi di fuoco di quel saccente pirata.
«E poteri anche riconsegnarti questo» Erika sgranò gli occhi e controllò immediatamente al disotto dei sui abiti zuppi perché quello che il pirata aveva in mano sembrava proprio la sua amata tracolla di pelle.
«Bastardo! Quando me l'hai rubata?!»
Jimin strizzò un occhio «Con permesso, milady» si congedò ridente, lasciandole, almeno per sua fortuna, una piccola fonte di luce a farle da calore.
Erika si raggomitolò su se stessa, coprendosi con la coperta che le aveva lasciato Rebeca. Tirò su con il naso, cosciente di aver buscato un bel raffreddore, poco più in là un altro topolino nero fece capolino da dietro le casse, tra le zampe un pezzo di formaggio sgraffignato da chissà dove. S'irrigidì per la sua fobia, ma il pensiero che il topolino ladro sembrasse proprio quel pirata fastidioso la fece sogghignare malignamente. Jimin era un insulso topo ai suoi occhi, un piccolo e perfido animaletto peloso dalla faccia furba e dall'insignificante presenza che si cibava di scarti, come tutti i pirati d'altronde e Erika odiava i ratti, su questo non aveva più alcun dubbio.
•••
🏴☠️Angolo della ciurma:
Allora...allora..posso? Posso sclerare per Tae e Jimin!?! Di che stiamo parlando? Due uomini completamente diversi ma così affascinanti. Ebbene si, mi sto dando delle arie da sola per i miei personaggi, che a dirla tutta, si scrivono da soli! Giuro! Taehyung sta iniziando a concepire cosa significa avere delle responsabilità, e fidatevi quando vi dico che non avete ancora visto di cosa sia capace quell'uomo pur di riprendersi Karen. Lo amo, follemente.
Jimin beh.. Jimin sa già quale sia la sua posizione, è un assassino, un trafficante mezzo stregone, ha quel temperamento saccente capace di farti venire il nervoso, ma allo stesso tempo è maledettamente magnetico. Chissà se il suo caratterino verrà a scontri con quello altrettanto testardo di Erika e come lei possa iniziare a far vacillare la sua corazza...sempre poi che ci riesca.. insomma questi due si odiano, punto. E sarà sempre peggio! Beh non mi resta che lasciarvi in attesa del prossimo capitolo e alle vostre teorie.
Perché serve loro Erika? E no, non è solo per avere un medico a bordo in vista della nascita del piccolo pirata. Cosa consisterà il piano B? E perché la dottoressa era diretta al palazzo di Damien? Non posso rispondere del tutto ai vostri commenti, ma amo leggere le vostre teorie!!
Alla prossima ciurma!!🌊
-ChZzz🖤
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