Capitolo 22


Passi nel fumo

«Ehi mezzasega, ce ne hai messo di tempo per uscire!» Lo sguardo di Taehyung, ancora puntato sulla collina dove stava bruciando il castello, si spostò immediatamente verso l'uomo che aveva davanti. Fuori dalla prigione di stato, affiancato da due cavalli dal manto bruno c'era Hongjoong e la sua faccia da cazzo. Wooyoung al suo fianco reggeva le redini di un altro cavallo, uno dal manto nero lucido «Pensavo di dover venire di persona ad aprire quelle gabbie per il bene di Karen» continuò l'uomo con sorriso di scherno.

«Hongjoong figlio di puttana! Tu credi di poter parlare del bene di Karen?!» La mano di Tae si mosse da sola, e finì sul calcio della pistola già pronta e puntata contro il pirata che aveva di fronte.
«Avanti non fare quella faccia timoniere, vengo in pace!» Alzò le mani in resa Hongjoong, calmando con una carezza uno dei cavalli innervosito dalla voce fin troppo alta di Taehyung «Un'offerta di pace su quattro zoccoli e molto veloce che ti farà arrivare in poco tempo dalla tua amata, pensi di poter mettere da parte l'astio che provi per me in questo momento e ragionare?» Taehyung non aveva proprio voglia di trattare con lui, ma dietro la figura del capitano del Ateez il cielo si era colorato di un intenso arancio a causa delle fiamme.
«Perché dovrei ancora fidarmi di te?» Il pirata in risposta mosse qualche passo in avanti e Taehyung si preoccupò di tenerlo sempre ben sotto mira.
«Perché ho avuto la mia piccola vedetta» Disse «Ti ho umiliato davanti a tutti, ti ho preso in giro, e ho raggirato anche un principe. Io e la mia ciurma siamo diventati schifosamente ricchi per aver venduto delle informazioni al reame. Direi che è ora di tornare nei miei vecchi panni da pirata, ora con le tasche ben piene» spiegò contando con le dita tutti i punti. Tae abbassò l'arma.
«Mi stai dicendo che hai fatto il triplo gioco? Cazzo Hongjoong non ti facevo così furbo e viscido» Domandò incredulo e in risposta il capitano sorrise.
«Pensavi veramente che avessi deciso di diventare un corsaro? Taehyung ho già preparato una nave per andarmene da questo posto con tutto l'oro a mia disposizione, sono un pirata non il cane del re» Era così fiero del suo lavoro che un saccente sorriso non tardò a decorargli il volto, ma Tae non era ancora del tutto convinto «Allora perché non vai tu? Salvando Karen magari potresti finalmente far breccia nel suo cuore come hai sempre sperato» Il capitano degli Ateez a quelle paeole negò con il capo
«Ma sei pazzo? Dopo quello che ho fatto Karen sarà imbestialita, mica voglio morire prima di far calmare le acque! Tenete, per farmi perdonare vi ho portato un dono molto veloce che vi porterà a palazzo» Non aveva tutti i torti e quei cavalli gi servivano.

«Sai una cosa Hongjoong? Va bene, ti credo. Credo a te e alla possibilità che quella tua mente del cazzo possa aver elaborato una strategia altrettanto merdosa» Tae rinfoderò la pistola e si avvicinò a lui, Hongjoong sorrise e rimase immobile, ma proprio quando stava per porgerli le briglie di uno dei cavalli, un manrovescio gli fece piegare il capo di lato e sputare quasi un dente.

«Me lo sono meritato...» ammise il biondo, massaggiando la mascella dolorante dopo il colpo inferto da Taehyung. Sputò a terra del sangue e tornò a fissarlo negli occhi, quelli del pirata davanti a lui ardevano di rabbia e soddisfazione.
«Ora mi sento decisamente meglio» Disse il moro carezzando il muso del cavallo che aveva scelto. Afferrò il corno della sella in pelle e si tirò su per salire sul dorso dell'animale. Anche Jimin, ovviamente dopo aver fulminato Wooyoung con il solo sguardo, salì su quello nero, mentre Nam e Yoongi si accontentarono di dividerne uno. Il cavallo di Taehyung scalciò a terra, pronto ad affrontare una corsa all'ultimo secondo con il suo nuovo padrone.
«Vorrei ringraziarti Hongjoong, ma seriamente non ne ho voglia» Il pirata non si voltò nemmeno a guardarlo, forse perché gli stava sorridendo e non voleva darglielo a vedere

«Ti prego non farlo, avrei gli incubi la notte» Rispose. L'ultima cosa che udì, fu proprio la voce di Taehyung che ordinava allo stallone e ai suoi compagni di darsi una mossa.

•••

Silenzio, un respiro, svuotare i polmoni poco a poco e riprendere aria. Silenzio, un respiro, svuotare i polmoni poco a poco e riprendere aria.
«Capitano, se cercate l'uscita quella è la direzione sbagliata..» Suggerì Erika a bassa voce.
Karen si poggiò un dito sulle labbra, facendo segno alla ragazza di zittirsi. Si accostò alla parete, appiattita contro il muro come una lucertola al sole e si sporse nel corridoio per vedere se vi fosse qualche nemico nei paraggi. Aguzzò l'udito e la vista, e fece segno alla ragazza di proseguire quando non vide anima viva. Si umettò le dita con la saliva e spense la fiammella delle lampade appese al muro, creando così un leggero velo d'ombra a proteggerle.

«Non sto cercando di uscire, non ancora» Spiegò in un sussurro che Erika dietro di lei percepì a mala pena. «Ma..tra poco le fiamme si mangeranno la tua camera e le guardie sapranno che non siete più rinchiusa lì, non credi sia meglio levare le tende prima che questo posto diventi un inferno?»

«Dottoressa, vi ho già detto di darmi del tu e poi, non ho alcuna intenzione di mancare alle mie promesse» Rispose Karen, sgattaiolando verso la parete opposta. Come immaginato da Erika, le guardie non impiegarono molto nello scoprire che vi fosse qualcosa che non andava, allertate sicuramente dal fumo che aveva preso ad uscire da sotto la porta e dalla puzza di bruciato intensa che ora aleggiava per i corridoio del palazzo. Karen ne avvistò ben tre difatti. tre guardie reali, le prime che si erano resse conto da dove effettivamente provenisse l'odore dell'incendio appiccato, corsero verso i sui alloggi, non notando le due nascoste dietro il muro del corridoio a fianco.
Un sorriso nacque sul volto della donna quando vide la quarta figura seguire gli uomini armati, più minuta, più aggraziata, che a stento riusciva a correre per i corridoi, non troppo abituata dalle sue buone maniere a scattare sui tacchi bassi. Karen si umettò le labbra. Brunetté era lì, e lei non poteva proprio non mantenere le sue promesse. Si sporse in avanti e fece per uscire dall'ombra, ma qualcosa le si appigliò al braccio e la tenne ferma

«Non vorrai uscire allo scoperto? Ti ammazzeranno! Karen, abbiamo un diversivo e dobbiamo scappare alla svelta!» Erika strinse leggermente la presa, spaventata per le sorti di entrambe. Se Karen fosse morta, poi lei cosa avrebbe fatto? come sarebbe scappata da lì? e il principe l'avrebbe perdonata dopo aver scoperto che avesse mentito fino a tal punto? No, non poteva rischiare e Karen stessa capiva il perché avesse così tanta paura. Erika era una semplice cittadina, una ragazza come tante, che era stata gettata in un mondo che non le apparteneva, crudele, cattivo, violento e pieno di tradimenti. Non li conosceva affondo, non LA conosceva a fondo e non si fidava affatto delle sue capacità. Karen sospirò e dolcemente appoggiò la mano su quella della ragazza

«Dottoressa, non devi avere paura. Se mi conoscessi, sapresti che tre uomini armati non sono nulla per me. E non devi fermarmi, ho le mie motivazioni e non ho intenzione di lasciare una persona così crudele in vita, non merita pietà dopo quello che mi ha fatto, lo avresti fatto anche tu, lo avrebbe fatto chiunque» Le cicatrici sulla schiena ormai sfigurata di Karen pizzicarono a quelle parole, prudevano e bruciavano sotto i vestiti. Non aveva mai subito un umiliazione così grande e nessun'altra donna meritava di passare sotto le mani di Brunetté.
Dieci colpi, dieci dita spezzate, lo aveva promesso e lo avrebbe fatto.
Erika lasciò andare la presa. Gli occhi di Karen bruciavano di dolore, non se la sentì proprio di ribattere, perché era così convinta, così ferma nelle sue parole, che si affidò completamente a lei. Karen le regalò un sorriso che le alleviò completamente la pura e si fidò ancor più di lei quando lo vide trasformarsi in un ghigno sprezzante e sicuro di sé prima di uscire allo scoperto. Erika rimase nascosta nel suo angoli buio, mentre Karen si palesò nel corridoio proprio alle spalle della donna, a qualche metro da lei. «Ehi!» Richiamò la sua attenzione, colpendo di proposito un vaso di petunie appoggiato sopra ad un mobile, che cadde a terra e si ruppe in mille pezzi. Brunetté si voltò verso di lei, così come le tre guardie, Karen sorrise loro e fece bene vedere la lama affilata ce aveva in mano «Avete già fatto scappare il principe? Spero di si, perché tra poco l'intero palazzo verrà mangiato dalle fiamme» Disse loro, beandosi del terrore che per un secondo attraversò gli occhi ingialliti della donna.

«Tu! Che cosa hai fatto! ti dono anche per un secondo la mia fiducia e tu appicchi un incendio nelle tue stanze?! Dov'è la dottoressa?! Qualcuno dovrà rispondere delle tue azioni sconsiderate!» Urlò Brunetté nella sua direzione, facendo armare gli uomini al suo fianco.
«La dottoressa è morta, sgozzata da questo pugnale che portava con sé, una stupida ingenua che si è fidata del paziente sbagliato, la dolce e mansueta principessa del reame» Rispose la bruna, giocherellando con l'arma. Con passo lento si avvicinò a lei «Sai Brunetté, per un secondo, per uno schifoso attimo, ho pensato di poter abbassare la testa e stare ai tuoi giochi. Infondo pensavo che la mia ciurma si fosse dimenticata di me, che Taehyung, quel ragazzo che avete deriso come un cane sotto i miei occhi, fosse morto e che fossi rimasta sola. Avevo perso tutti, mi avete tenuta in una cella e denutrita per farmi perdere forma, mi avete vestito come una bambola e picchiato, umiliato e plagiato per mesi. Ma poi avete commesso il primo passo falso» Continuò, avanzando senza paura verso la donna «Mi avete concesso anche un briciolo della vostra fiducia. Mi avete sfamata e messo all'ingrasso, per viziarmi e farmi credere che qui fosse tutto più bello, mi avete creduta quando fingevo di essere ormai alla vostra mercé, mi avete concessa al principe che ho leggermente manipolato, ma questo è anche colpa della sua affamata voglia di potere che gli ha annebbiato la vista e soprattutto.. ora sono qui, in piena forma, armata e tutta per te»
«Come hai osato?! Dopo tutto quello che il principe ti ha dato! Io sapevo che una donna come te non meritava nemmeno di entrare a palazzo!» Le vomitò addosso Brunetté, arrabbiata come non mai in vita sua.
«Guardie prendete questo schifoso pirata e portatelo via dalla mia vista! Adesso!» Karen non vedeva l'ora. In effetti contava i minuti da tempo nella sua testa. Quando uno degli uomini si lanciò su di lei Erika chiuse gli occhi, ma li riaprì non appena senti il passo svelto di Karen sul marmo. Velocemente la donna si era lanciata in corsa contro di lui, e per un secondo pensò che volesse affrontarlo a viso aperto, ma era stata così veloce nel reagire che quasi non crebbe a ciò che aveva appena visto. Karen agilmente era scivolata sul pavimento di marmo, e si era abbassata quel poco che bastasse per passare nello spazio tra le gambe dell'uomo che aveva cercato di acciuffarla. Con un fulmineo movimento della mano lo colpì nell'interno coscia e passò oltre uscendo alle sue spalle. La guardia si ritrovò a zoppicare e urlare per il dolore a causa del nervo reciso poco sopra al retro del ginocchio e non fece in tempo nemmeno a girarsi verso di lei, che Karen lo aveva praticamente pugnalato sul collo. Quando estrasse l'arma, il sangue cremisi dell'uomo zampillò sul pavimento bianco e fino a poco prima intonso e la donna ne uscì solamente con qualche schizzo sulla faccia. Erika rimase allibita, non aveva mai visto qualcuno combattere così, o muoversi in quel modo così fluido e aggraziato anche se stava spezzando una vita, quello di Karen doveva essere stato un allenamento duro, ma ciò spiegava perché fosse poi considerato il comandate del Cigno Nero
«Mi ricordo di voi» Disse agli altri due ancora fermi in posizione difensiva, che estrassero le spade per istinto «Siete quelli che hanno riso quando Brunetté mi ha preso a vergate nello studio. Siete la sua scorta» aggiunse, sferzando il pugnale di Jimin in modo da ripulirlo dal sangue «Dai su, ridete di me adesso»
Quando Brunetté vide i due tentennare, impauriti da una donna armata di un solo pugnale, urlò loro contro.

«Cosa state facendo?! Prendetela!» in realtà Karen aveva già ripreso a correre da un pezzo. E si era lanciata su di loro prima di poter giocare al gatto e al topo, non aveva bisogno che loro colmassero le distanze, perché ci aveva pensato lei. Le guardie reali erano ben armate si, ma vestiti di quelle corazze pesanti non avevano movimenti fluidi e veloci come i suoi, e fu così facile giocare con loro, finire alle spalle di uno di essi e pugnalarlo al fianco scoperto dalla cotta di maglia. L'uomo urlò per il dolore ma cercò di colpirla con la sciabola, finendo però con il roteare su se stesso senza sapere dove fosse finita. Karen fischiò dal basso, si era accovacciata a terra e aveva attirato la sua attenzione poco prima di rialzarsi in uno scatto e piantarli la lama sotto al mento. L'altra guardia, approfittò di quella sua azione per colpirla da dietro, ma lei si voltò di colpo e lanciò il pugnane nella sua direzione, che si piantò perfettamente al centro della fronte. L'uomo cadde a terra privo di vita e Karen si avvicinò a lui per estrarre l'arma.
«Non ho mai visto uomini così scarsi nel combattimento, dovresti scegliere meglio la prossima volta Brunetté» La donna che se ne era stata a guardare mentre i suoi uomini venivano massacrati per tutto il tempo, aveva in viso un espressione impagabile. Paura.

Karen realizzò che fosse forse uno dei giorni più belli della sua vita. Vedere le gambe di quella strega tremare e l'inconfondibile terrore nei suoi occhi le fece provare un brivido di piacere. Lo stesso piacere che provava lei nel torturala. «Le mani Brunetté, porgimi le mani e forse ti risparmierò la vita» Forse per clemenza, forse pietà di fronte alla pateticità della donna, Karen si sentì improvvisamente magnanima... a modo suo «Non toccarmi lurida puttana!» Urlò Brunettè schiacciandosi contro la parete, quando le sfiorò le dita. Karen si fece più vicino a lei, come se volesse baciarla ad un tratto, ma non erano proprio quelle le sue intenzioni. Aveva le lacrime agli occhi, la voce incrinata e la sua carnagione era diventata ancor più bianca di come ricordasse. Avvicinò le labbra al suo orecchio e vi sussurrò piano «Le mani Brunettè» Ripeté persuasiva, anche se la sua miglior arma in quel momento fu il timore che era capace di infondere nella sua vittima. E fu proprio quel timore che fece rassegnare Brunetté e alzare le braccia. Erika chiuse nuovamente gli occhi al suono orribile delle grida della donna che si dispersero nel corridoio al primo dito spezzato. Ebbe per un secondo paura di Karen, paura che in realtà sapeva di non dover provare. Il capitano non le avrebbe mai fatto del male, ora che la considerava una di loro, e chissà cosa doveva aver passato per arrivare a tanto. Quel sorriso che le aveva fatto era così dolce, così sincero che non credeva potesse essere spietata in tal modo, ma ogni volta si dimenticava chi fossero, cosa fossero i pirati e come affrontavano i loro problemi. Al quinto dito spezzato, Brunettè nemmeno urlava più, ormai a corto di fiato, ed Erika si sorprese di soffrire più per Karen che per lei.
«Mi avete rovinato la vita» disse il capitano all'ottavo dito, la voce era intrisa di rabbia e frustrazione «Siete voi ad aver ridotto Taehyung in quel modo, ad averlo privato di uno dei suoi splendidi occhi di cui andava tanto fiero» continuò. Un altro dito, Brunettè si inginocchiò a lei «Per questo tu vivrai proprio per assistere al momento in cui il tuo amato principe morirà, e non me ne frega un cazzo se lo seguirò nella tomba. Le vostre azioni egoistiche si ripercuoteranno in voi e per mano mia e tu starai a guardare mentre ti tolgo la tua ragione di vita» Quello era ben peggio della morte. La sofferenza, la rabbia, la perdita del suo rango e della sua posizione, quello per cui aveva faticato una vita, e tutto ciò a cui Brunetté credeva, l'avrebbe sicuramente portata ad un suicidio. Karen non le aveva concesso la morte, e al decimo dito spezzato senza pietà, la donna svenne e terra per il dolore.
Quando Erika uscì dal suo nascondiglio, si avvicinò a Karen con la dovuto calma. Le fiamme avevano iniziato a divorare parte dei corridoi, il fumo si stava facendo più intenso e alcune guardie si stavano avvicinando, lo sentì dal rumore delle calzature metalliche sul pavimento. «Karen dobbiamo andare..» Disse con cautela. La donna si voltò verso di lei, e la rossa si sorprese nel vedere le sue guancie ricoperte di lacrime. Karen sembrò rendersene conto e prontamente con la manica del vestito le asciugò. «Si..hai ragione» si guardò attorno, ritrovando la lucidità che serviva al momento. Corsero lontano dalle fiamme, che mano a mano aumentavano a dismisura e scesero alcuni piani. Superrata una rampa di scale, quando videro correre all'impazzata gli inservienti della casa, risvegliati dal loro sonno dalla campana dell'allarme, deviarono per un corridoio sgombro.
Una finestra.
Karen si avvicinò e quando non vide le sbarre tirò un sospiro di sollievo. L'aprì e la fresca aria notturna investì entrambe, permettendo al fumo di uscire. Erika si sporse per guardare di sotto, era troppo alto per un salto, così indicò una via ancora sgombra per scendere almeno di qualche altro piano «Da lì possiamo trovare altre finestre che danno al cortile, se siamo fortunate non troveremo altre guardie» Karen negò con il capo.
«Fidati di me! Sanno che c'è un incendio e io non voglio farti morire bruciata, arriveranno a momenti e noi non possiamo rischiare, vorrei tanto andare a cercare Damien ma ormai lo avranno già scortato fuori» Erika sgranò gli occhi di colpo «Tu vuoi prendere questa via perché la ritieni più veloce, ma solo perché vuoi raggiungere il principe prima che lo portino al sicuro e chissà dove! Karen devo fermarti questa volta, è troppo pericoloso e..» Non bastarono le parole di Erika, e non bastò l'altezza a fermare la donna che si sporse verso il vuoto.
La vide sorridere, la bellezza di Karen divampò improvvisamente sul suo volto ancora umido per le lacrime quando sembrò scorgere al di fuori qualcuno. Erika si affacciò alla finestra e i cavalli che vide, con sopra i loro peculiari cavalieri, deviarono nella loro direzione nel momento stesso in cui la donna fischiò sonoramente attirando la loro attenzione.
Taehyung, Jimin, Yoongi e Nam sfrecciarono sul selciato dei giardini, superando velocemente le siepi in fiore e addentrandosi sul prato curato sotto di loro. Karen non lo vedeva bene da lì ma era sicura che Tae avesse sorriso nel vederla viva e vegeta.
Il cavallo di Taehyung s'impennò quando tirò le briglie per fermarlo, e scese di corsa per poterla raggiungere.

«Oh Romeo...Romeo, perché sei tu Romeo?» Recitò Karen, salendo sopra al parapetto. Il timoniere rise e aprì le braccia.
«Giulietta! Non ricordavo che nella storia avevi dato fuoco al palazzo! Ora muovi il tuo bel culo e vieni giù di lì!» La castana si voltò tutto soddisfatta in direzione di Erika «Visto? è più facile quando ti fidi di qualcuno...» disse prima di lasciarsi cadere nel vuoto, sicura che il suo Romeo l'avrebbe sempre salvata.

E così fu.

A Taehyung non sarebbe importato se le braccia gli si fossero staccate dal busto, se fosse finito con la faccia a terra o se Karen l'avesse travolto. Si era lasciata cadere verso di lui con una semplicità allucinante, senza guardare, senza temere un bel niente. Si piegò in avanti e finì in ginocchio quando riuscì ad afferrarla al volo, e ringraziò il cielo che fosse così leggera da non rischiare di farla sfracellare al suolo. Quando la guardò non si sorprese nel vederla fare altrettanto. Era così vicina dopo tanto tempo e tra le sue braccia, al sicuro che nonostante la fitta alla schiena, dovuta ai muscoli doloranti per il contraccolpo, non la lascio andare. Per Taehyung non esisteva più nulla. Nessun castello in fiamme, nessuna ciurma in loro attesa, nessun principe, nessun ostacolo, tutto divenne superfluo. In qualche modo ci era riuscito, era riuscito a salvare Karen, anche sé metà del lavoro lo aveva fatto lei. Non si sorprese della cosa, ed era quasi sicuro che quella donna si sarebbe slogata o rotta una gamba saltando dalla finestra pur di fuggire. Taehyung rise di quel pensiero e si accontentò di essere colui che l'aveva protetta da sé stessa e dalle sue folli scelte pericolose. Le aveva fornito una nave, una speranza, un motivo per farla uscire di lì e questo era soddisfacente.
Protese il volto verso di lei per baciarla, attratto come una calamita dagli occhi color cioccolato della donna, felici, eccitati nel vederlo, ma anche sul punto di scoppiare a piangere e la sentì tremare come una foglia contro il suo corpo. E lo avrebbe anche fatto, se solo Karen non gli avesse tirato un ceffone in pieno viso. Taehyung piegò il capo e rimase scioccato da quella reazione. Sentì la guancia pulsare e la lasciò mettere i piedi a terra, deluso di aver frainteso il momento.
«Sei un idiota! Come hai potuto lanciarti contro Damien facendoti sparare?! Potevi morire!» Gli urlò contro la donna fuori di sé. Tae rimase a bocca aperta, non sapeva bene cosa dire.
Sto bene? Lo rifarei? Non è questo il momento? C'erano tante parole che avrebbe potuto dirle rischiando però di far andare del tutto in collera la donna, aprì la bocca ma la voce gli rimase incastrata in gola quando le labbra di Karen finirono sulle sue disperatamente. Gli aveva appoggiato una mano dietro al collo per tirarlo contro di sé, e di conseguenza il timoniere chiuse gli occhi facendosi trasportare da quel momento. Gli era mancato così tanto il sapore del suo capitano che non riuscì a trattenersi, picchiettò sulla bocca di lei con la lingua ed entrò quando Karen schiuse le labbra per farlo entrare. Il cuore di Taehyung stava per esplodere nel petto, così come quello di Karen che si agitò per la felicità sotto il corpetto. Finalmente si erano ritrovati, finalmente potevano lasciar parlare i loro sentimenti senza paura, senza temere di rovinare alcuna amicizia. Karen si scostò da lui solo per poterlo guardare in viso, era così bello il suo timoniere anche con la benda improvvisata che si era messo nella cella e ritagliata dalla camicia del suo stesso abito. Gli accarezzò le guance e risalì con le dita lungo lo zigomo fino a sfiorarne la stoffa, ma rimase sorpresa quando il pirata si scostò come infastidito da quel tocco. La donna non insistette, non era quello il momento di affrontare la cosa, gli lasciò un altro delicato bacio e Tae lo accettò, fino a quando non sentirono Namjoon al loro fianco schiarirsi la voce.

«Scusate se interrompo il romantico momento, sono felice di vederti sana e salva Karen, ma abbiamo un problema..» Il pirata dai capelli color miele indicò la finestra, lì dove Erika era ancora affacciata, sotto di lei Jimin e Yoongi stavano cercando di convincerla a saltare.
Karen si allontanò da Taehyung e si avvicinò per sentire meglio
«Dottoressa! È facile devi solo fidarti di noi!» Urlò Yoongi alla ragazza appesa alla persiana.
Erika guardò sotto, e vide Jimin a braccia aperte, ma una forte sensazione di vertigine le fece vorticare la vista.
«No, non ci riesco!» Rispose scuotendo il capo, non era solo l'altezza ma anche la situazione a metterle agitazione. Jimin era ancora arrabbiato con lei, ne era sicura, l'aveva maledetta quando li aveva mandati tutti al patibolo, e anche se aveva mentito per proteggere se stessa e il piano di Karen, si sentiva dannatamente in colpa per le sue azioni. Nonostante ciò il trafficante era lì, con l'espressione frustrata in volto e l'agitazione in viso a quel rifiuto categorico.
«Erika! È pericoloso e rischi di morire, se non vuoi che sia Jimin a prenderti lo farò..» Karen non finì la frase, perché Taehyung le mise una mano sulla spalla per interromperla «No, non devi farlo tu» le disse, finendo con lo sguardo sul trafficante. La donna solo allora capì che si trattasse di una specie di prova, la stessa che aveva affrontato lei ad occhi chiusi. Si era fidata talmente tanto di Tae che si era buttata alla prima occasione ed adesso spettava alla dottoressa prendere una decisione fondata sulla fiducia reciproca, ma quei due non erano Taehyung e Karen, erano Jimin ed Erika. Un vero disastro d'armonia.

«Erika, le guardie sanno che sei scappata con Karen?» Le domandò Jimin. La rossa sorpresa dalla domanda si guardò alle spalle come ad accertarsi di essere ancora sola. Fuori dalla stanza sentì dei passi ferrati in corsa, e alcune urla, ma per fortuna non entrò nessuno. Ci pensò su, in effetti nessuno l'aveva vista, Karen aveva fatto fuori tutti lasciando lei nell'ombra e Brunetté era svenuta prima ancora che potesse vederla.

«No, non mi hanno vista!» rispose. Jimin la guardò intensamente prima di tornare a parlare «Allora questo è il momento giusto per prendere una decisione! O scappi con la servitù e ti fingi una vittima delle azioni di Karen e torni alla tua normalissima vita o ti butti da questa cazzo di finestra immediatamente e vieni via con noi!» Erika sobbalzò a quelle parole.
Per quanto Jimin sperasse nella seconda risposta, le aveva proposto una scelta, come sempre.
«Non posso lasciar morire il principe Damien! Karen ha..» Erika si zittì quando vide la donna fulminarla con il solo sguardo, chiedendole silenziosamente di non finire la frase. Jimin guardò il suo capitano e poi tornò da lei con gli occhi sospetti.
«Cosa ha Karen?» Erika scosse il capo.
«Niente, non ha niente, ma Jimin ti prego non uccidere Damien, lo chiedo anche a voi, non adesso almeno!» Disse, lasciando di stucco tutti i presenti. «Vuoi..vuoi curare quel principe del cazzo per farti un nome?» Le domandò il trafficante. No, non era per questo. Non le fregava più un fico secco di Damien e di dover salvare una persona tanto spregevole, l'unica cosa che la frenava era il fatto di poter aiutare in qualche modo Karen attraverso la malattia del principe. Se avesse aiutato Damien nel tempo di trovare una soluzione per la maledizione dell'anello, forse avrebbe alleviato le sofferenze di Karen impedendole di morire per una malattia non sua.
«No, voglio farlo per voi» Disse Erika, allontanandosi dalla finestra. Quando sparì dietro le tende Jimin imprecò. Rimase confuso da quella risposta, perché se gli avesse semplicemente detto di si, che lo faceva per la sua carriera da medico allora si sarebbe messo l'anima in pace, ma quel: "Lo faccio per voi" era spiazzante. Erika non doveva fare un bel niente per loro, doveva seguire il suo cuore o la sua testa e scegliere cosa era più giusto per lei non per il cigno.
Si voltò versò Karen in cerca di risposte, ma rimase sorpreso quando la vide in sella ad uno dei loro cavalli pronta ad correre verso una carrozza parcheggiata all'entrata del palazzo di Giada.

«Aspetta dove stai andando?!» Chiese Taehyung. La donna dallo sguardo furente incoccò le briglie del suo destriero e scattò quando vide i ciuffi biondi di Damien entrare nell'abitacolo sfarzoso.
«Ad uccidere il mio nemico» Disse Karen prima di sfrecciare via. Il timoniere imprecò e recuperò in tutta fretta un altro cavallo, con Yoongi e Nam al seguito, pronti ad assistere il loro capitano nello scontro imminente.
«Che fai? Vieni si o no?!» Domandò Yoongi a Jimin, ancora immobile sotto alla finestra. Il trafficante guardò l'amico in attesa sul cavallo, mentre nella sua mente si arrovellavano pensieri confusi. C'era qualcosa che non sapevano, e Jimin non era il tipo da rimanere con i dubbi. Erika era palesemente agitata, stava omettendo qualcosa e ormai lui la conosceva fin troppo bene, per una volta si fidò di lei completamente, anche più del suo stesso capitano che nascondeva palesemente qualcosa, e poi era rimasta da sola, in una casa in fiamme e piena di guardie, il solo pensiero gli fece accapponare la pelle abbronzata.
«Va avanti, vi raggiungo tra un attimo» Rispose al cartografo, che se la rise sotto i baffi prima di filare via a cavallo.
Jimin rimasto solo, appigliò lo stivale ad uno dei mattoncini sporgenti del muro e con la mano si aggrappò ad un altro più in alto. Sorrise, per lui scalare quelle mura sarebbe stato un gioco da ragazzi. Sistemò la punta dello stivale su una terza sporgenza e si tirò su, facendo presa con le dita su un nuovo appiglio, e in un battito di ciglia aveva già mangiato metà percorso. Ripensò alle parole di Erika e al suo sguardo triste, finendo con il rischiare di cadere per quella distrazione, non lo credeva possibile, ma vederla in quel modo lo aveva turbato fin troppo. Quando raggiunse la mensola della finestra Jimin vi entrò dentro come un gatto, attraversò la stanza in tutta fretta che trovò ovviamente vuota. Tossì infastidito dal fumo e si fece strada verso i corridoi aprendo la porta.
«Dottoressa cosa ci fate ancora qui?» Jimin drizzò le orecchie quando sentì una voce maschile interpellare Erika, la vide di fronte a due guardie mentre cercava di rimanere lucida.
«Stavo cercando il principe, è in salvo?» Le due guardie si scambiarono uno sguardo d'intesa «Il principe è già sulla sua carrozza, noi siamo stati incaricati di trovare te» Rispose quella dai capelli neri. Erika guardò l'uomo e poi la sacchetta che aveva in mano, colma di statuette d'oro e soprammobili di valore. Capì immediatamente che non avessero rispettato i principali ordini del loro principe. Erika fece finta di niente e passò oltre, anche se avrebbe tanto voluto prendere a schiaffi i due lacchè del suo sovrano, che invece di salvare lei si erano messi a rubare.
«Raggiungo immediatamente l'ingresso allora» Girò l'angolo del corridoio lasciandosi le guardie alle spalle «Aspettate dottoressa!» Fece finta di non sentirli e scese le scale in tutta fretta, se avesse raggiunto Damien al'ingresso forse questo l'avrebbe portata con sé essendo forse la sua unica speranza di sopravvivere ad un attacco di cuore, ma i suoi propositi morirono all'istante, quando vide i tendaggi del corridoio in fiamme. Optò immediatamente per un'altra strada, trovandola accessibile ma completamente avvolta dal fumo. Ad Erika pizzicarono gli occhi, ma s'impose comunque di proseguire per il corridoio che dava al salone centrale. Tossì quando il suo corpo non poté più ispirare fuliggine, e aumentò il passo coprendosi il naso e la bocca con la manica dell'abito. Stava per raggiungere la sala centrale, se solo una delle due guardie non l'avesse bloccata per il polso «Dove correte?! Vi ho già detto che siamo stati incaricati di trovarvi!» La riprese l'uomo tutto ghignante.
«E lo avete fatto!» Rispose lei scrollando la mano di dosso «Ora se permettete devo raggiungere il principe!»
La guardia sembrò titubante
«Non dovete dire al principe ciò che avete visto» disse. La rossa alzò le spalle e si voltò nuovamente «Non mi interessa sapere cosa stavate facendo, adesso lasciatemi andare!» Ringhiò quando vide la strada sbarrata dall'altra guardia «Non mi fido di questa donna, potrebbe denunciarci come ha fatto con quei pirati» Disse il ragazzo dai capelli castani. «Hai ragione, poteremmo sempre dire avere trovato il suo corpo carbonizzato nei bagni» Erika cercò inutilmente di spintonare via la guardia davanti a sé,iniziava ad essere a corto di fiato, e la vista si stava facendo nera. «Non dirò niente ho detto! Lasciatemi andare o moriremo tutti e tre per asfissia!» Urlò venendo però spintonata via con forza. Erika perse l'equilibrio sbattendo la testa sulla parete e cadde sul tappeto mentre le fiamme iniziavano a divorarne la stoffa, l'ultima cosa che vide prima di perdere i sensi per il troppo fumo, furono un paio di stivali neri.


•••

🌊Angolo della ciurma:

Eccoci qui!! Allora, lo so lo so, Brunettè non è ancora morta ma perché cone dice Karen questo non è il suo momento 🙃 ma fidatevi è una donna ormai finita.
Parlando di cose belle, Tae e Karen si sono finalmente riuniti!! Ma quali saranno le intenzioni del capitano una volta messo alle strette Damien?Che ne pensate poi delle scelte di Erika? Trovare giusto il suo ragionamento? E Jimin avrà mangiato la foglia?
Lo scopriremo settimana prossima e orma vi avverto, siamo agli sgoccioli 🥲

Baci 🥰

-ChZzz🖤

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