Capitolo 20

Decisioni

Locanda del giglio scarlatto, qualche ora prima del ballo:

Le era mancata l'acqua calda, l'odore del sapone, il poter fare un bagno in santa pace. Erika rilassò il capo sul bordo della vasca in rame, lasciando che i nervi tesi si distendessero grazie al tepore. Questa era posizionata al centro della stanza a qualche passo dal letto a baldacchino e le bastò voltare il capo per vedere poggiati sulle coperte, i vestiti puliti che Hongjoong aveva recuperato per il loro piano. In quella spaziosa camera di una locanda, situata a qualche chilometro dal palazzo bianco, la dottoressa trovò la pace necessaria per poter finalmente fare a schiaffi con i propri pensieri. Era inutile mentire a sé stessa, ciò che aveva detto Jimin a quel pirata l'aveva turbata, tanto, a tal punto da sentire ancora l'imbarazzo che le aveva imporporato le guance.

Affondò con il capo nell'acqua sperando di refrigerare il cervello, ma ciò che ottenne non fu che un altro vivido ricordo del moro che allontanava Wooyoung da lei preda di una folle e inaspettata gelosia.

Erika riemerse prendendo un'abbondante boccata d'aria. Che Jimin fosse strano non vi era alcun dubbio e era altrettanto convinta che lei ormai, non fosse più completamente a piombo. Come poteva trovare attraente quel comportamento violento? Come il ragazzo che l'aveva fatta dannare per mesi era riuscito a diventare la causa di tutta quell'inquietudine? Forse aveva ragione Jimin al tempo, quando l'aveva rapita e su quella bagnarola le aveva detto che, nonostante tutto, sarebbe diventato la sua ossessione.

Uscì dalla vasca quando l'acqua si fece più fredda, ormai erano ore che non riusciva a togliersi quei crucci dalla testa. Alcune goccioline andarono a bagnare il pavimento di pietra e si affrettò a prendere la vestaglia rosso fuoco appoggiata sul baule alla base del letto. Si coprì e avvolse la corda di seta attorno al corpo, sospirando lievemente. Voleva solo sperare di non essersi invaghita di Jimin, o peggio di essersi innamorata di lui. Non vi era cosa più sbagliata che amare un pirata tanto libertino e dai..gusti vaghi.

Non era una sciocca, aveva ben sentito come Wooyoung gli aveva parlato poco prima.

E se lei non fosse altri che l'ultima della lista delle preferenze di Jimin?

Chissà quante esperienze aveva avuto, quante donne e uomini avevano toccato con quelle mani esperte. S'intristì improvvisamente a quel pensiero.

Ecco perché Jimin non era l'uomo adatto a lei.

Erika aveva il terrore di venir risucchiata in una relazione a senso unico, che non avrebbe altro che portato sofferenza in una persona ben poco esperta di amore come lei. Trovò stupido anche il solo pensiero di dover affrontare quel ragionamento che fino a qualche tempo prima nemmeno la scalfiva. Odiava Jimin, lo avrebbe strozzato con le sue mani, ma quel sentimento negativo era maturato così tanto proprio perché al contempo detestava il fatto di essere interessata a lui con la stessa forza d'attrazione che nutriva la terra per il sole attorno a quale orbitava.

Ma Jimin non era il sole, no.

Jimin era più simile alla luna, molto più affascinante di una palla di fuoco e che mostrava molte facce, di volta in volta e con il passare del tempo. Un giorno il trafficante poteva esser eclissato, chiuso in se stesso e sparire nel nulla, quello dopo invece, poteva divenire luna piena e splendere di una bellezza quasi accecante, quella che la destabilizzava con un sorriso, una battuta divertente, un'attenzione di troppo. Quella comparazione le ricordò con ironia i tatuaggi che il ragazzo aveva dietro la schiena. Jimin già sapeva di essere la luna e di gravitare attorno al mondo delle persone che conosceva e con rammarico, Erika pensò di non poter mai diventare la terra stessa. che gli serviva a sua volta per mantenersi in orbita, tanto quanto quel piccolo satellite serviva a lei.

Difatti non c'era aggettivo migliore per definirlo non che: lunatico.

"Toc, toc"

«Chi è?» Erika si strinse nella sua vestaglia e guardò la porta. Non era ancora calata la sera e di sicuro era fin troppo presto per venirla a chiamare.

Sperò di non incappare proprio nella compagnia di qualche malintenzionato.

L'ultima volta che aveva aperto una porta chiusa, le erano capitate di tutte i colori.

«Sono io»

"Oh, sante divinità" Non lui, non adesso. Proprio quando era in piena crisi esistenziale, il soggetto dei suoi pensieri si era scomodato a farle visita.

Erika maledì tutto l'universo a lei conosciuto. Non poteva non aprire a Jimin, non vi era motivo e non avrebbe altro che alimentato sospetti infondati, lei era coraggiosa, era forte..o no?

Aprì la porta e la ovvia sensazione di aver sbagliato ancora la schiaffeggiò come la sola presenza del ragazzo. Lì ad un passo da lei il pirata dai capelli umidi e dalle vesti per la prima volta eleganti aveva decisamente qualcosa di pericoloso con sé: la sua bellezza. Vestiva di nero, un completo raffinato ma semplice e sicuramente di alta sartoria che gli calzava a pennello e sembrava esser stato disegnato appositamente per lui. Erika notò addirittura la leggera matita nera con cui si era truccato l'interno degli occhi e metteva in risalto i suoi lineamenti androgeni.

"Non fissarlo troppo. Non fissarlo troppo!"

Jimin entrò e superò la soglia quando Erika si fece da parte dandogli il permesso di scambiare due chiacchiere. In realtà neanche lui sapeva perché fosse finito a bussare a quella porta, forse per noia, forse perché voleva accertarsi che la dottoressa fosse già pronta come lui, o forse solo perché aveva una gran voglia di vederla dopo quello che aveva detto di lei.

La seconda opzione si rivelò un buco nell'acqua, per sfortuna o fortuna a seconda dei punti di vista del trafficante, Erika era ancora nuda sotto la vestaglia che aveva indosso e Jimin si schiarì la gola fatta improvvisamente secca a causa dei pensieri impuri che gli si aggrovigliarono in testa. Ricordi ben vividi delle loro piacevoli avventure riaffiorarono nella mente del ragazzo e disegnarono chiaramente immagini del quel corpo perfetto, delle sue forme e delle rotondità che aveva assaporato. Ovviamente, bastò poco al pirata per eccitarsi sotto quei vestiti scomodi che aveva messo per l'occasione e diventava ogni giorno sempre più difficile placare la fame sempre più grande che sentiva dentro alla sola presenza della donna.

Lui solitamente non era così.

Si divertiva per allietare la lussuria, giocava con le persone come un don Giovanni e poi spariva dalla loro vita privata il prima possibile, ma con Erika i suoi piani non erano andati a buon fine. Per quanto ci provasse e per quanto lo sperasse in cuor suo, Jimin non riusciva proprio a dimenticarsi di lei, a non desiderarla con tutto sé stesso ancora e ancora.

"E' una maledizione, la becco sempre nei momenti meno opportuni " Pensò. Ecco, Erika per Jimin, era al pari di una splendida fattura dai capelli scarlatti.

«Che ci fai qui?» Domandò lei, travisando i pensieri con qualcos'altro che poteva distrarla, il vestito ancora disteso sulle coperte bianche per esempio, meritò tutta la sua attenzione. Erika si sedette in fondo al letto e stirò il tessuto verde con le dita. Era un bellissimo abito, dubitò di averne mai avuto uno tanto elegante in vita sua e sicuramente non poteva permetterselo.

«Hai..hai bisogno di aiuto con il corpetto?» A quella domanda gli occhi della ragazza puntarono come fari in quelli del pirata a qualche passo da lei. Era chiaro come il sole che fosse una richiesta messa in piedi solo come scusa, in assenza di un vero motivo che aveva spinto Jimin a farle visita. Lui era più furbo di così, ma colse comunque la palla al balzo per vedere fin dove volesse andar a parare con quella peculiare conversazione.

«Di solito non sei quello che si vanta di toglierli? Non pensavo fossi altrettanto abile nel vestire le donne» Jimin alzò le spalle e si appoggiò allo stipite della porta con la schiena a braccia conserte.

«Un galantuomo come me sa fare un sacco di cose ed è tardi, non vorrei che la missione andasse in fumo per le tue continue perdite di tempo, anche se ammetto che vederti litigare con quell'affare per ore sarebbe uno spettacolo molto appagante» Rispose con la solita ironia.

«Sicuramente più appagante di me senza» Erika giurò di aver borbottato a bassa voce, o solo pensato quell'ultima frase, ma quando tolse la gruccia dall'abito sentì palesemente lo sguardo di Jimin bruciare sulla schiena.

«Non dire sciocchezze» Rispose con tono serio. Era a qualche metro da lei, ancora fermo e immobile e spalle al muro, eppure fu come sentirsi sussurrare quelle parole nelle orecchie «Se non fossi diventato un geloso e feroce cane da guardia, sarei ben lieto di vederti ballare nuda anche per tutta la sera»

Erika lo guardò esterrefatta e rimase sbigottita dal modo spicciolo con cui le aveva confessato una cosa tanto importante. 

«Tu..sei geloso di me?» Chiese. Jimin non tentennò nemmeno per un secondo, ma si sistemò i gemelli argento sui polsini della camicia in modo da interrompere almeno per quell'istante il contatto visivo «Così pare» Ammise senza troppi giri di parole.

Si aspettava una negazione, un battibecco dove entrambi si sarebbero scontrati a colpi di: "Io geloso di una come te?! Impossibile!" E invece non era andata proprio così, perché Jimin sembrava tutto tranne che propenso a mentire per quella sera.

«Wooyoung non avrebbe dovuto dire quelle cose su di te, mi ha fatto incazzare»

«Me ne sono resa conto, ma pensavo fosse una messa in scena organizzata per fargli credere di essere di tua proprietà così da non rischiare di diventare merce di scambio dato che vi servo» Rispose lei, lasciando finalmente perdere l'abito. Jimin alzò nuovamente lo sguardo e sorrise. «Ma davvero?» Domandò ironicamente il pirata.

Si staccò dalla parete e fece qualche passo in avanti

 «Erika..»

Dio..Perché amava così tanto quando la chiamava per nome?

«Sei consapevole del fatto che ora che siamo entrati nel regno e costretti ad agire prima di questa sera stessa, tu non ci servi più? Insomma, volendo avremmo potuto anche cederti agli Ateez senza rischiare di far finire il patteggio in una carneficina, eppure eccomi qui, davanti ad una dottoressa ormai libera di scegliere di sua volontà» Erika non ci aveva pensato. Era stato così stupido non fare un tale ragionamento quando era ovvio che lei fosse solo il passepartout per entrare a St.Barthélemy e nonostante ciò, era lei che aveva deciso di partecipare a quel ballo, era lei che non si era ancora tirata indietro rimanendo con le mani in mano nell'attesa che una volta recuperato il loro capitano quei pirati se ne fossero spariti nel nulla. 

«E'..vero» Soffio in risposta, scossa da quella realtà.

«Asseconderò qualsiasi scelta tu prenda qui ed ora» Jimin ormai era sempre più vicino e lei sempre meno consapevole di cosa le stesse per dire.

«Ma ti chiedo di ponderare le tue scelte qualunque esse siano e ti prego, ti scongiuro..» Ormai era ad un passo da lei «Se decidi di stare dalla nostra parte promettimi che non lo farai per me, ma perché sai di star facendo la cosa giusta» disse afferrandole il mento con le dita «Perché io sono egoista e tendo a non ragionare per il bene altrui in determinati contesti, mi piace sperimentare con te, farti provare per la prima volta sensazioni che altri non ti hanno mai dato e soprattutto impazzisco per tutto quello che ti riguarda. Ma non voglio che tu fraintenda i tuoi sentimenti probabilmente plagiati da queste esperienze, perché uno come me non merita di essere amato»

La tensione tra i due si tese come una corda di violino pronta a rompersi. Capiva cosa stesse dicendo Jimin, o meglio era confuso tanto quanto lei, ma per quanto strano e contorto, il suo ragionamento non faceva una piega. Voleva che scegliesse loro, era palese, ma allo stesso tempo stava mettendo in chiaro un qualcosa di veramente raccapricciante. Quel pirata per qualche strano motivo non voleva essere amato. Forse perché sapeva di essere un tipo particolarmente difficile, libertino e odioso alle volte, ma non le sembrava proprio così complesso venire a compromessi per qualcuno. Allo stesso tempo Erika pensò che il problema ruotasse tutto intorno a quel fattore, ovvero il voler non cambiare per una donna, cosa plausibile per uno come Jimin ma non sufficiente per le sue ragioni. Si specchiò nelle iridi di lui, serie, nere e profonde come l'oscurità che lo avvolgeva, e lei la vide solo in quel momento, la straziante e tangibile corazza di quel ragazzo. Questo era un bel danno per lei, che finalmente, proprio in quell'istante.. aveva aperto gli occhi.

«Perché?» Chiese a bruciapelo, innescando nel pirata una reazione di sorpresa a quella domanda. Perché non aveva negato, non aveva in alcun modo depennato quella possibilità?
«Perché non vuoi essere amato Jimin?»

«Non voglio essere amato da te»

Mise in chiaro «Erika tu sei così perfetta e pura a differenza mia, salvi le persone e ne hai fatto una professione, mentre io sono un maledetto assassino, strappo vite e ne gioisco. Per quanto l'attrazione tra noi due sia innegabile, non potrebbe mai funzionare, perché IO e TE siamo l'opposto»

Quelle parole che rischiavano di farli allontanare definitivamente in realtà non fecero altro che avvicinare le loro labbra. Jimin diceva il vero, non voleva sporcarla con il suo modo d'essere, eppure Erika era terribilmente attratta dalla sua persona, dal suo fascino e da tutta l'oscurità che avrebbe tanto voluto dissipare il giorno che glielo avrebbe concesso.

Erika non attese oltre per assaporare nuovamente quelle labbra piene che le erano mancate come l'aria, concedendogli un bacio a stampo. «Non mi interessa cosa sei. Non ho il diritto di giudicare nessuno di voi, ho deciso quale strada intraprendere e sia chiaro, tu non c'entri nulla» disse, scansandosi appena nell'attesa di una risposta da parte del pirata. Era una farsa bella e buona, perché ora che Jimin le aveva confessato tra le righe di iniziare a provare interesse, non vedeva possibile come lei potesse non rimanere scottata da quella consapevolezza. Lui però era forte, temprato nella sua corazza indistruttibile, mentre Erika pensava solo di esserlo, di poter competere con quelle emozioni che la mettevano in discussione ogni qual volta si trovava in sua presenza. Lo provò proprio in quel momento, pelle contro pelle quando il ragazzo decise di sentirla nuovamente contro di sé. Jimin si fidava di lei e non riusciva proprio a sopprimere la furiosa passione che era nata tra i due ma che inconsapevolmente si stava trasformando in qualcos'altro. Le assaporò le labbra dapprima piano, insinuando le dita tra le ciocche dei riccioli rossi e in quel momento si considerò il peggior egoista sulla faccia della terra, perché non voleva e non riusciva ad ammettere che tutto ciò fosse diverso da una semplice scappatella. 

«Quindi non mi dirai ora la tua decisione?» Chiese in un sussurro. Quello che provava con Erika era del tutto nuovo per lui e visto che non sembrava meritare ancora risposta. 

«Non ancora» Rispose la donna tutta sghignazzante e fu lì che quello che pretese il pirata dalle labbra di lei, fu solo che si aprissero per invocare il suo nome e di nessun altro. Al diavolo le scelte di Erika e cosa queste avrebbero comportato per loro, nulla avrebbe intaccato la passione carnale che provavano l'un per l'altro.

Nella foga del momento la portò contro la parete finendole addosso, le alzò una coscia allacciandosi la gamba alla vita e le infilò la lingua in gola. La dottoressa si aggrappò alle spalle del ragazzo, gemendo quando lo sentì l'erezione premere contro la stoffa della vestaglia, sorpresa da quella furia che ancora non aveva avuto l'occasione di provare.

«Solo sesso e rispetto reciproco allora, anche se dovessimo intraprendere strade diverse»

Le mentì Jimin con un sussurro nelle orecchie. Ovviamente..non voleva.

«Solo sesso, e anche se dovessimo diventare nemici sapremmo inconsapevolmente di esserlo diventati per motivazioni più grandi di noi»

«D'accordo»

«Ah e entrambi potremmo continuare a vivere le nostre vite liberamente, senza limitazioni riguardo a delle nuove esperienze. Io potrei sempre trovare un uomo felice di diventare mio marito, sposarmi e avere una famiglia, mentre tu potresti continuare a divertirti con chiunque finisca nel tuo letto» era strano come la presa di Jimin si strinse sulle sue cosce nel sentire quelle parole. Non era per nulla d'accordo con quella nuova clausola, eppure non trovò motivo di opporsi perché consapevole di aver lui stesso ad averle dato una possibilità di scelta. Ma ammise a sé stesso che bruciò parecchio il solo pensiero di vederla con un altro o che uno sconosciuto potesse toccarla come aveva fatto lui. Erika stava solo assecondando i suoi voleri e al tempo stesso fu come se lui odiasse improvvisamente quel patto.

«Va bene, cercherò di tenere a freno la mia gelosia, ma di sicuro ora che sei ancora libera..nulla toglierà questi pensieri impuri dalla mia testa» Rispose non del tutto convinto, slacciando il cordone della vestaglia di seta della donna con malizia, ma stando ben attento nello sfiorarle la pelle calda sotto il tessuto.

Quella era una piccola bugia innocente ed era sicuro che fosse alquanto improbabile che il suo carattere gli permettesse di mantenere la parola. Jimin però non se ne preoccupò molto. Arpionò la femminilità della donna con le dita facendole inarcare la schiena, e cercando di mantenere la lucidità nel sentirla calda e bagnata al suo tocco. Lei sopraffatta da quell'attenzione violenta, gli ficcò la lingua in bocca facendo gonfiare il suo ego.
No, non sarebbe andata da nessun altro la sua piccola Erika, sconvolta da ciò che per la prima volta riusciva a sentire con un uomo capace di farle girare il capo e sperimentare con volgarità la lussuria che celava in sé. 

«Sei consapevole di quanta voglia io abbia di scoparti, Roscia?» disse frizionandole il clitoride con l'indice, a quel movimento il bacino di lei si spostò involontariamente contro la mano del pirata.

«C..Credo che la cosa sia reciproca..ma non eravamo in r..ritardo?» Domandò spezzando le parole quando i calli di Jimin premettero sulla carne tenera.

"Dio, non voglio che smetta" Aveva decisamente nominato quell'entità troppo spesso per essere un'atea, tutta colpa del pirata e del suo modo di toccarla.

«In realtà ho mentito. Manca ancora un po' prima che tutto sia pronto» Ammise il ragazzo, sfiorandole con le labbra la linea dello zigomo e scendendo giù per lasciarle un lascivo bacio sulla pelle morbida agli angoli delle labbra «Sono venuto da te perché volevo, non perché dovevo» disse, riempiendole il cuore di aspettativa.

Jimin aveva bussato a quella porta perché la desiderava, la bramava.

«E cosa vuoi da me Jimin?» Lui la fissò negli occhi, gioendo quando la sentì fremere sulla mano ad un solo sguardo, piano introdusse due dita nell'apertura di lei, eccitandosi nel sentire le pareti stringersi attorno ad esse «Voglio che mi togli di dosso questo ridicolo abito e che tu mi faccia entrare dentro di te prima che io possa impazzire del tutto» 

Erika non se lo fece ripetere due volte, ordinò al suo cervello di riporre l'imbarazzo in qualche antro buoi della sua mente e gli sfilò la giacca con velocità. Si ritrovò a dover combattere contro i bottoni argento del doppio petto e quelli della camicia, mentre Jimin non le dava tregua più sotto, e fu difficile rimanere concentrata, ma ne uscì vittoriosa non appena intravide il colore ambrato dei pettorali del giovane. Jimin l'aiutò nel sfilare del tutto gli indumenti e spinse più affondo quando sentì la lingua della donna attorcigliarsi attorno al piercing che aveva al capezzolo. 

«Maledetta» Ringhiò.

Erika sentì i pettorali fremere e gli addominali vibrare a quelle attenzioni, sorrise e spostò le mani sulle vene del ragazzo sotto l'ombelico, uscite solo per la tensione e il sangue che aveva iniziato a pompare più in basso, quelle propio appena sopra la stoffa dei pantaloni, e le trovò così eccitanti da farla inumidire ulteriormente. Trillò con la lingua sull'anellino d'argento e gli slacciò la patta con fare sicuro. L'ultima volta era stato lui a spogliarla e trovò giusto ricambiare il favore, ma singhiozzò quando Jimin sfilò le dita e rientrò brutalmente nel momento stesso in cui lei gli tolse del tutto i vestiti.
«Mi fai impazzire quando ascolti ciò che dico» disse.

«No, semplicemente trovi eccitante il fatto di darmi ordini» Jimin sorrise sulle sue labbra e ritrasse la mano dalla sua femminilità. Erika rimase turbata dalla sensazione ancora troppo forte di volerlo baciare ancora, nonostante avesse reso gonfie quelle labbra fin troppo appetibili.

Non le fu difficile leggere lo sguardo che fece quando avvicinò l'erezione alla sua entrata, quelli di Jimin erano gli occhi più eccitati che avesse visto in un uomo.

«Allora darò a te l'onore di gestire la situazione, ti lascio carta bianca, ordinami ciò che vuoi» Rispose, sfregando la punta del membro sulla sua apertura. Erika capì che anche quella fosse una sporca tentazione, specialmente nel momento in cui le aprì ancor di più la gamba per pompare l'erezione sopra il clitoride fin troppo stimolato.
«Cosa vuoi che faccia dottoressa?» Chiese, strusciando pelle contro pelle, carne contro carne. Lei non rispose subito, strinse i denti impedendo ad un volgare gemito di sfuggire. Chiuse gli occhi e appoggiò il capo contro la parete, non poteva perdere contro Jimin, se doveva essere un ordine allora questo non poteva uscirle come una supplica. Non soddisfatto del silenzio, il moro le morse il lobo dell'orecchio, torturando con la lingua calda la tenera carne e spinse poco più in profondità, facendole per un secondo percepire la sensazione di averlo dentro di sé solo in minima parte. Iniziava a diventare frustante anche per lui, che rischiava seriamente di venire prima del tempo alla solo sentirla così bagnata e pronta
«Cazzo Roscia, dimmi cosa vuoi prima che tutto finisca con una squallida sega!» Ringhiò. La volgarità di quelle parole la scalfirono, ma gioì nel rendersi contro di aver ottenuto il risultato inverso, perché ora era il pirata a pregare lei e questo..le piaceva. Erika riaprì gli occhi con soddisfazione in viso, non lo aveva torturato affatto, appoggiò un palmo sulla natica soda del ragazzo e lo spinse contro di sé, più affondo, ma poi tolse la mano.

«Voglio vederti in ginocchio»

«come scusa?»

«Allontanati, adesso e mettiti in ginocchio»

 Jimin rimase di stucco e si allontanò di poco dal suo corpo anche se frustrato e insoddisfatto. Erika rimase a fissarlo senza poter fare nulla, tuttavia una gradevole sensazione di potenza la pervase non appena vide il giovane pirata assecondare la sua richiesta. Il moro senza fretta, si piegò finché le ginocchia non toccarono terra e i tatuaggi sulle cosce nude si stirarono appena sulla pelle ambrata. Fu uno spettacolo appagante, irripetibile. Jimin non smetteva di fissarla prostrato ai suoi piedi mentre la venerava come una dea dai capelli color corallo.

«Così va bene?» Domandò lui 

«No» Rispose la donna facendo qualche passo in avanti. Jimin rimase paralizzato quando lei le appoggiò il piede nudo sulla spalla, e d'istinto il ragazzo lo morse.

«Non toccarmi, non finché non te lo dico io, non erano così i patti?» Il pirata la guardò, eccitato e allo stesso tempo innervosito da quella presa di posizione. Non credeva che dentro Erika potesse essere così sadica. D'altro canto anche lei se ne stupì, non si era mai comportata così, aveva sempre mentito, da donna sottomessa al letto aveva sempre assecondato le fantasie di ogni uomo che aveva avuto, ma qualcosa le diceva che con Jimin poteva osare, tirar fuori la stessa grinta che aveva nel suo lavoro anche nel privato, perché lei non voleva più farsi mettere i piedi in testa da un uomo.

«Toccati davanti a me Jimin, morditi le labbra e invoca il mio nome» Il moro alzò lo sguardo lussurioso su di lei, rise divertito e si frizionò l'erezione con la mano. 

«Sei così..perfida» Disse, contraendo i muscoli tesi del collo quando la ragazza lo afferrò per le ciocche corvine ancora umide. Erika si chinò verso di lui e gli sorrise prima di sfiorargli il petto glabro con le di dita affusolate. Jimin ringhiò e smise di pompare la sua erezione nel momento stesso in cui capì di essere arrivato al limite, ma la rossa se ne accorse e delicatamente appoggiò la stessa mano con cui lo stava accarezzando sulla sua, quella che si era appena fermata. 

«No, devi venire, voglio vederti» Ed era vero, non c'era cosa che Erika desiderava di più in quel momento, Jimin era uno spettacolo per gli occhi, un dio prostrato a terra, ma pur sempre un dio e a quelle parole, quando la donna gli afferrò l'erezione liscia e dura, Jimin riversò il suo seme caldo sporcandole la mano «E..Erika»

La rossa non se la prese e soddisfatta si guardò l'indice e il pollice leggermente appiccicosi «Beh, grazie per avermi ascoltato, davvero» Disse alzandosi, ma il pirata non glielo permise. Le bloccò il polso e avvicinò la mano della donna alla bocca carnosa. La rossa rimase di stucco e sentì i capezzoli inturgidirsi quando lo vide schiudere le labbra per leccarle le dita. Goccia, dopo goccia, Jimin stava banchettando con il suo stesso seme come se fosse miele caldo. Aveva sentito di quel gesto perverso, dove alle donne venivano fatti assaggiare i loro stessi umori in un eccitate momento di lussuria reciproca, ma mai di un uomo che invertiva i ruoli e leccava via il suo stesso piacere dalla mano di una donna. Eppure eccolo lì, Jimin aveva preso a succhiarle l'indice con foga, bagnandole la pelle con la saliva calda, era accaldato, sudato e sembrava disposto a tutto pur di farla eccitare.
«Cosa vuoi?» Le chiese ancora.

Riuscì finalmente a farla cedere e quando le morse la punta del dito Erika non capì più nulla, e la sua piccola tortura poteva anche avere fine.

«Voglio averti tutto. Ora» Ordinò e Jimin non poté che essere più felice di assecondare quell'ordine. Si alzò in tutta fretta, la portò nuovamente contro la parete e le alzò una coscia, ma contrariamente alle aspettative della donna non la violò con irruenza, affatto.

Scivolò piano dentro di lei facendole percepire la sua lunghezza centimetro per centimetro e l'intensa sensazione di venir completata le riempì la bocca di suoni altrettanto volgari. Era così stretta data la lunga assenza di un uomo, che il pirata si sentì morire nel momento stesso in cui le pareti inglobarono la sua erezione. Obbligatoriamente dovette baciarla per cercare di reprimere un gemito, cosa che si rivelò del tutto inutile quando fu completamente dentro di lei. L'osceno vocalismo gutturale del pirata le sconquassò lo stomaco già preso di mira dalle farfalle perfide che stavano strappando e divorando pezzo per pezzo la pelle dell'organo. Sapeva già dove prenderla e come, andando a toccare punti nascosti che la fecero impazzire del tutto, Jimin era erotismo allo stato puro. Erika squittì di sorpresa quando la bloccò contro la parete senza mai lasciarle andare la gamba e la spalancò del tutto «Guarda giù dottoressa» le suggerì e lei non poté che assecondare la sua richiesta. L'eccitazione aumentò e il sangue defluì sulle guance della donna nel momento stesso in cui vide il membro del ragazzo uscire lentamente da lei lucido dei suoi umori e rientrare l'istante dopo. Erika dovette aggrapparsi alle sue spalle muscolose per mantenere il controllo e l'equilibrio precario sull'unico piede scalzo che aveva ancora poggiato a terra. Quando il pirata uscì nuovamente lo sentì ridere a fior di pelle, proprio perché la vide fin troppo concentrata sul punto che li univa.

«Sei perversa Roscia, tanto quanto me. Lascia che ti mostri qualche gioco di prestigio, sono sicuro che ti piacerà» Le disse affondando lentamente nella carne. Ovviamente come poteva opporsi quando era proprio Jimin a chiederglielo e in quella circostanza?
«S..si, ma datti una mossa Jimin, non credo di resistere ancora per molto» Rispose. Il ragazzo rimase deliziosamente sorpreso, proprio perché quella donna che fino a qualche tempo prima temeva di avere una patologia, ora rischiava di venire prima del tempo e con facilità.
Merito suo, o meglio, merito di entrambi. Non attese oltre, uscì da lei con rammarico, ma non era nei piani del pirata scoparla semplicemente contro un muro in quella posizione scomoda. Certo, c'era un letto poco più in là, ma Jimin trovava noiosa anche quell'opzione così classica. Sfiorò l'anello che aveva al dito e quando da questo schizzò fuori una piccola lama tagliente, Erika si rese conto che non fosse semplicemente un gioiello estetico.
«Per le stregonerie più semplici, un piccolo pegno di sangue» Spiegò il ragazzo, aprendosi uno taglio sul palmo della mano non troppo profondo. Quando Jimin colpì la parete alle sue spalle con il graffio sanguinante, un leggero pulviscolo fitto circondò i corpi nudi di entrambi per pochi istanti, prima di sparire con un suono non del tutto naturale. Le braccia di Erika si alzarono contro la sua volontà e per suo stupore, bloccandosi contro la parete come se fossero appena state legate da catene invisibili. La stessa cosa accadde alle gambe, che si sollevarono da terra e si aprirono alla mercé del ragazzo davanti a lei.
«Cosa.. cosa significa tutto questo?» Jimin soddisfatto dall'esclamazione imbarazzata della donna, si avvicinò nuovamente al suo corpo. Gioì per la pelle arrossata del viso, e per l'espressione lasciva che non aveva mai abbandonato Erika. Toccarsi era d'obbligo e lo fece ancora, senza pudore e proprio davanti ai suoi occhi come piaceva a lei. Alzò due dita e le piegò, e dal pavimento risalirono una fila a semicerchio di specchi che si innalzarono attorno ai loro corpi, ingabbiandoli al loro interno.

«Qui puoi urlare quanto vuoi e... vedere ciò che vedo io» Le spiegò, rientrando in lei con un colpo di bacino inaspettato. Erika gemette così forte da far infuocare le orecchie del ragazzo.

Jimin aveva ragione, e quel piccolo spazio privato che aveva creato per loro due rese ancor più intimo il loro rapporto. «Sei così aperta adesso piccola Erika» Con le mani finalmente libere il moro poteva toccarla ovunque senza dover sprecare energia per sorreggerla, cosa che la sua magia stava facendo egregiamente al posto suo. Le strizzò i capezzoli turgidi con il pollice e l'indice facendola piangere di piacere mentre tornava ad spingere dentro di lei. Quelli che prima erano movimenti lenti anche se piacevoli, divennero spinte aggressive ed energiche contro il corpo della dottoressa incatenato al muro.
Non poteva toccarlo, ma in compenso poteva vederlo da dietro attraverso gli specchi messi appositamente per quello scopo perverso. Se ne vergognò, ma sbirciò alle spalle del ragazzo per poter guardare i movimenti del suo corpo nudo. La sua libido impennò nell'istante stesso in cui vide le lune sulla schiena di Jimin, le gambe toniche e le natiche sode che spingevano contro di lei con costanza
«Dimmi, ti piace quello che vedi?» Le domandò con consapevolezza nelle orecchie, spingendo più affondo, fin dove gli era consentito. Erika sentì un forte piacere risalire verso il suo punto più privato, colta in fallo puntò gli occhi verdi e liquidi di piacere in quelli famelici del ragazzo.

«L..liberami le mani razza di idiota» Lo supplicò e Jimin acconsentì quella richiesta. Passò la punta delle dita solo sui polsi di lei dissipando la magia che le ancorava alla parete e lei immediatamente portò le mani sulle guance di lui per poterlo baciare. Jimin la colpì con ardore, e lei attorcigliò la lingua con la sua per godere del suo sapore appieno. Resistere nel vederla contorta e sudata contro di sé non fu facile per il pirata, che rimase assuefatto dalla voracità delle labbra così dolci e zuccherine che rischiavano di farlo andare fuori di testa.

Ma quale partner, quale altre esperienze. Erika era sua e di nessun'altro. Il trafficante del cigno nero avrebbe staccato la carotide a morsi di chiunque si fosse fatto avanti per godere di quello spettacolo, di quel calore, perché quello che con la dottoressa era iniziato come uno stupido gioco, aveva preso tutt'altra direzione, ed era stupido non ammettere che sarebbe morto di gelosia al solo pensiero di vederla con altri. Il suo pensiero era molto egoista, la voleva per sé ma allo stesso tempo non desiderava legarsi a nessuno, questo concetto lo fece arrabbiare con sé stesso. C'era qualcosa di immensamente sbagliato in lui che andava in qualche modo sistemato, chissà se quella donna sarebbe stata in grado di farlo venire allo scoperto.
Il solo sentir gemere il suo nome attraverso le labbra gonfie delle donna lo spinse ad aumentare il ritmo fino a creare una frizione che mandò fuori di testa entrambi e Jimin la baciò ancora dando vita ad uno degli scambi di salvia più perversi che le loro menti potessero concepire.

«J-Jimin, sto per..» Il pirata le afferrò i riccioli rossi da dietro la cute e la zittì nuovamente contro le sue labbra bramose, amava il pigmento dei quei capelli color fuoco, lo stesso fuoco con cui aveva giocato incauto e inconsapevole di scottarsi. Aumentò il ritmo delle sue stoccate fino al limite e quando percepì le pareti della donna stringersi impazzì del tutto. La colpì con un colpo di reni più forte da farla urlare ed Erika fu travolta da un orgasmo devastante. Jimin a malincuore, allontanò il torace dal seno pieno di lei e per poco non sfiorò il disastro. Dalle labbra gli sfuggì un gemito virile e mai udito, perse la concentrazione e la magia si ruppe, consentendo ad Erika di agganciargli le gambe attorno ai fianchi e spingerselo contro sopraffatta dal puro piacere. Jimin fece appena in tempo ad afferrarla per le natiche per non farla cadere e a sfilarsi da lei, finendo con il riversare il seme del secondo orgasmo sull'entrata ancora pulsante della donna.

Era la prima volta che facevano sesso completo e già rischiava di venirle dentro.

Rimasero così per qualche secondo, abbracciati, con il pirata che la sosteneva da sotto le cosce senza alcuna difficoltà.

«Cazzo Erika, non mi era mai capitato di venire così in fretta e per ben due volte di fila, è..imbarazzante» ammise il moro, senza però lasciarla andare. Lei nascose il viso arrossato nell'incavo del suo collo e respirò affondo l'odore di quella pelle ambrata. «Non credo sia una brutta cosa, significa che mi trovi..eccitante» Bofonchiò paonazza, giocherellando con la punta dell'indice con l'orecchino a forma di croce del ragazzo.
«Probabile..»

Stava così bene abbracciata a lui, petto contro petto, pelle contro pelle. Ma il tempo scorreva drasticamente e ormai mancava poco perché Taehyung venisse a sfondare la porta della camera in cerca di entrambi.

«Sei consapevole del fatto che ora dovremmo nuovamente lavarci e vestirci il più velocemente possibile?» Jimin fece di si con il capo, ma in realtà non era quello che Erika voleva dire, fu colpita inevitabilmente da un epifania. Scostò le labbra dal collo del ragazzo e parlò proprio perché doveva dirgli qualcosa di estremamente importante:

«Jimin...ho deciso di stare dalla vostra parte»

Erika ancora non sapeva, che proprio a causa di quelle sue ultime parole, Jimin sarebbe uscito distrutto dal salone da ballo del Palazzo di Giada.

•••

🌊Angolo della ciurma:

A voi i comenti oggi, io mi limito a mangiare i popcorn! 😗🍿

ChZzz🖤

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top