Capitolo 19
Il gatto e la volpe
Alla fine prevalsero le rose bianche. Quelli erano i fiori che Brunétte aveva scelto insieme alla fiorista per decorare il palazzo. Fiori bellissimi, non c'era da negarlo, dal profumo intenso, quasi nauseante. Non era colpa dei boccioli di per sé, ma del contesto a cui avevano preso parte. Dovevano rappresentare lei? un fiore così delicato, candido, il simbolo della purezza? Karen trovò ridicolo tutto ciò, se mai si fosse paragonata ad una pianta questa sarebbe stata la dalia nera, così tetra da macchiare le pareti candide di quel posto. Lei era lo sporco, l'imperfezione che Damien cercava di coprire a tutti costi. E non sarebbe bastato quell'abito immenso dal color oro a farle dimenticare chi fosse. Odorò ancora una volta la rosa che aveva in mano poggiando lo stelo sul comodino quando bussarono alla porta. Karen si alzò, portando con sé il peso di quelle vesti dalla gonna pomposa in tulle e dal corpetto ricamato di pietre preziose, stretto attorno alle costole come una gabbia. I capelli castani più lunghi, erano stato acconciati in una treccia a sua volta arricciata in un chignon alto e una tiara in oro e diamanti gialli gli adornava il capo. Chissà se l'avesse venduta quanto ne avrebbe ricavato da un gioiello simile. Cacciò i suoi pensieri venali nel momento stesso in cui Brunétte aprì la porta. Anche lei per l'occasione aveva sfoggiato il suo miglior abito da sala color carta da zucchero, era molto più sobrio del suo, meno appariscente ma sicuramente aveva contribuito anch'esso allo sperpero della cassa reale. Su quel viso severo, su quella persona tuttavia, Karen lo trovò un vero e proprio spreco di stoffa.
«E' ora di andare, il principe attende nella sala» Disse.
Karen lo sapeva, il sospetto che la serata fosse iniziata, lo aveva avuto fin da quando dalla finestra della sua camera aveva scorto il via vai di carrozze, eppure non aveva smesso di sperare in qualche inconveniente o incidente che avrebbe fatto saltare i piani perfetti di Damien, ma ahimè, non era accaduto un bel niente.
Raggiunse la donna in silenzio e due inservienti le porsero una maschera.
«Dovrai toglierla quando il principe chiederà la tua mano, così che la nobiltà possa vedere in faccia per la prima volta la loro futura regina» Le spiegò Brunétte. Karen prese in mano l'accessorio, una bellissima maschera merlettata ovviamente in oro zecchino e abbastanza leggera per il materiale di cui era fatta, la trovò bella e d'impatto anche per i suoi gusti.
Senza che potesse fare da sé le due inservienti scattarono e gliela posero su viso, legandola dietro la testa con i lisci nastri di seta color crema.
«Vorrei mordermi la lingua per quello che sto per dire, ma così in silenzio e così conciata sei quasi accettabile come principessa»
Karen ingoiò anche quell'insulto, in realtà si era ben vista con il trucco allo specchio e quasi accettabile non le dava giustizia, avevano fatto un buon lavoro, questo poteva concederlo ai suoi aguzzini.
«Mi sento quasi lusingata» Rispose ironicamente.
«Così loquace quest'oggi, ti prego di rimanere in queste vesti e di non mettere in ridicolo la reputazione di vostra maestà. Ora, andiamo»
Karen la seguì lungo i corridoi, le guardie come al loro solito le stavano a qualche passo. Pregò di sentirsi male, di avere un giramento di capo come al suo solito, ma doveva aver dato tutto la mattina e niente purtroppo le avrebbe rovinato i nuovi abiti sgargianti che aveva indosso. Si sentì in preda all'ansia tuttavia, soprattutto quando arrivarono all'imponente porta d'ingresso in legno bianco che dava alla salone dove tutti la stavano attendendo. Poteva udire la melodia dei violini attraverso lo spessore della porta e il vociare dei nobili signori che si azzittirono quando l'araldo chiese la loro attenzione.
Il portone cigolò, i violinisti incoccarono le stecche sulle corde dei loro strumenti, e un'accecante luce la sorprese quando le ante si schiusero del tutto.
«Date il benvenuto alla principessa del regno di Caicos, Karen Lauren prima del suo nome e figlia della compianta regina Isabella Lauren!» La presentò l'araldo a gran voce, creando un fastidioso vociare tra la nobiltà.
Karen si sentì trafitta da una lancia invisibile che le perforò la bocca dello stomaco, fece qualche passo avanti, sentendo il sangue friggere nelle vene e le gambe tremare per tutti quegli occhi fissi sulla sua figura. Senza farsi scorgere, Brunétte la spinse da dietro spronandola così a camminare lungo tutto il tappeto che attraversava il salone fino al trono disposto sopra un leggero rialzo alla fine della stanza. Così fece, cercando di ignorare le pungenti occhiatacce su di sé da sotto le maschere degli invitati.
Non poteva cedere.
Respirò a fondo e puntò le iridi sulla figura di Damien alzatosi educatamente in piedi davanti alle due sedute regali che aveva fatto disporre per loro. Si concentrò su di lui, sui suoi abiti puntualmente bianchi dalle rifiniture oro e ben più sfarzosi del solito, sui suoi capelli color grano ben pettinati sui verdi occhi meschini e soddisfatti. Sulla corona che aveva in testa, che brillava più del suo futuro da sposa, e sulla semplice maschera bianca che gli aderiva perfettamente sul volto. Lo trovò perfetto in quelle veste così candida, finta e falsa, così come gli invitati, che le sorridevano da sotto le maschere e le applaudivano durante tutto il suo percorso nascondendo sotto di esse i dissensi e le chiacchiere da alta borghesia non proprio belle sul conto della nuova principessa. Karen sfilò tra la folla e congiunse le mani, giocherellando nervosamente con le dita nascoste sotto i guanti di seta color oro, che le avevano fatto appositamente indossare per nascondere il tatuaggio della sua ciurma inciso sul palmo della mano e le unghie smaltate di nero.
Bruciava il marco dei Cigni e lo trovò bizzarro.
Perché in un momento simile quel peculiare disegno le stava dando fastidio?
Una volta attraversata la navata Damien le sorrise e la invitò a sedersi al suo fianco. Lei lo guardò da sotto la maschera di fili oro e fece come detto, ricevendo in quel preciso istante gli applausi di tutti gli invitati. Era una farsa, sarebbe stata al suo gioco ma niente più. Appena l'occasione di fuga si sarebbe presentata e le fosse stata data l'opportunità di liberarsi con le sue stesse mani lo avrebbe fatto ben volentieri. Questo perché Karen era veramente frustrata, la sua ciurma non era ancora venuta a prenderla e si ritrovò proprio in quel momento a dubitare del fatto che fossero mai giunti. Non era facile lo capiva, ma avevano avuto tutto il tempo necessario che ora, per lei, era scaduto.
Non potevano averla abbandonata e ancora non riusciva a crederlo.
Sospirò, lasciando andare ogni filo di tensione che l'aveva strozzata fino a quel momento nell'istante in cui Damien batté le mani dando così l'ordine ai musici di tornare a suonare melodie consone per una festa.
«Che le danze si aprano!» Disse il principe, troncando finalmente le attenzioni che tutti avevano riposto verso i futuri sposi.
La folla si dissipò spostandosi dal centro della sala ai lati, lasciando così al centro uno spazio vuoto per il ballo. Varie coppie dagli sgargianti abiti si apprestarono a far bella figura davanti al proprio principe e si sistemarono nel mezzo del salone mossi dal ritmo di un melodioso valzer. Karen li osservò uno ad uno, felici e aggraziate coppiette in maschera che danzavano l'un l'altro abbracciati e assorti in un impeccabile danza da sala. Li invidiò, così soddisfatti della loro situazione, ricchi e per giunta felici di poter condividere dei momenti con il proprio compagno. Pensò involontariamente a sua madre e a come fosse fuggita da quel mondo, e la rivide in quei passi di danza, gli stessi che le aveva insegnato anni prima, forse l'unica cosa che aveva apprezzato dell'aristocrazia.
«Sei stata brava»
A rovinare quei momenti di felici ricordi fu la voce del principe stesso. Karen finse di aver apprezzato quel commenti e tornò a guardare la folla.
«Non è facile lo so bene» Tornò a dirle Damien. «Ma ben presto ci si abitua agli sguardi, alle cattive lingue, alla crudeltà di questa vita. Suppongo comunque che sia un prezzo abbastanza equo da pagare per di diventare la loro regina. Non avrai da temere con me al mio fianco, con il potere nelle tue mani, questo è tutto quello che serve ad una persona per essere felice»
No. Non era così.
Lei non voleva questo, era lui che sguazzava bene in mezzo a tutto ciò.
«Un tempo avrei preso a pugni chiunque bisbigliasse cose ben poco piacevoli alla mia persona, loro mi temevano già, solo che portavano rispetto» Rispose, fissa con lo sguardo su una coppia di giovani. Una ragazza e il suo cavaliere avevano raccolto le attenzioni della folla, sembravano divertirsi in quella danza spensierata, lo capì dal sorriso del giovane al disotto della maschera nera da gatto dalle rifiniture argento in completa armo cromia con il completo nero elegante. Quella della donna invece era di colore bianco, e spiccava sul vestito verde prato dai ricami elaborati, risaltando sul volto proprio per la sua peculiare forma simile al muso di un coniglio. Karen storse il naso indispettita quando la coniglietta sfuggì al gatto finendo tra le braccia di un altro cavaliere, uno con la maschera da volpe e a sua volta il gatto sostituì la sua dama come le danze richiedevano. Peccato, le piacevano assieme.
«Diplomazia e autorità, questi due elementi bastano per avere il dovuto rispetto, spero che tu abbia accantonato una volta per tutte quei metodi barbari che amavi utilizzare, una principessa, o meglio una futura regina non dovrebbe alzare le mani, tantomeno tagliare gole, può sempre farlo fare a qualcun altro» Rettificò Damien e Karen si morse la lingua. Ovviamente far fare il lavoro sporco agli altri era facile, non si doveva troppo convivere con il senso di colpa, si appariva sempre impeccabili nonostante non lo si fosse affatto, e nessuno ti appellava come mostro, per questo Damien era tanto amato. Loro non sapevano di cosa fosse capace di fare il loro principe con il potere che gli avevano dato in mano. Certo, era anche ovvio che anche se ne fossero venuti a conoscenza, a nessuno sarebbe fregato un cazzo che avesse ammazzato un pirata, o l'avesse schiaffeggiata nelle carceri e rotto le dita della mano, perché le loro vite, per quelle persone, non avevano alcun valore.
La vita di Taehyung non aveva alcun valore.
«Forse avete ragione, forse avete sempre avuto ragione mio principe» Disse, innescando un sorriso ben lieto e soddisfatto del biondo al suo fianco. Questo le fece ancora una volta divenire il sangue nero e in quel momento la musica si fermò per una breve pausa prima dell'inizio di una nuova melodia.
«Vorrei ballare» Aggiunse la donna, troncando il discorso di Damien. Remissiva porse la mano al ragazzo, non voleva parlare con lui, non voleva più ascoltarlo, e se danzare lo avesse anche per un secondo azzittito, Karen lo avrebbe fatto fino a notte fonda. Sorpreso, ma consapevole degli occhi che avevano ancora puntati addosso, il principe le afferrò delicatamente la mano per aiutarla ad alzarsi.
«Ma certo, mia principessa»
Damien scese lentamente la scalinata del loro soppalco e lei lo seguì raggiungendo così il centro della sala. Mano nella mano, i due promessi sposi sfilarono tra la folla sorpresa ed emozionata dalla nuova e splendida coppia. Karen si mise davanti al biondo, che le poggiò la mano dietro la schiena e strinse l'altra con la sua, alzò il braccio in posizione. Quel contatto non le procurò alcuna sensazione piacevole se non ribrezzo, e asettico era il calore della mano di Damien così come il loro guardarsi negli occhi. No, i loro mondi erano troppo diversi, le loro ideologie in conflitto e per quanto avessero potuto fingere, lei non sarebbe durata a lungo.
Non provava altro che odio per lui.
E Karen non aveva smesso di lottare, sapeva bene di aver completamente sbagliato approccio con quello spocchioso. Per ottenere la sua libertà, per avere la possibilità di agire, aveva finalmente compreso di dover venire a patti con il principe del reame francese.
"Tieniti stretta i tuoi nemici, vedrai che non ti considereranno più nel medesimo modo, e tu saprai quando pugnalarli alle spalle se necessario"
Le aveva detto una volta suo padre e lei come una stupida lo aveva completamente dimenticato. Un sorriso sadico si dipinse sul volto della ragazza quando i violinisti ripresero a suonare, si strinse a Damien e lo sorprese per quel contatto improvviso.
Lo vide deglutire e rispondere a quella vicinanza e come da piano, Karen si lasciò trasportare dai passi del suo cavaliere. Chiunque li avesse visti in quel frangente non poteva che crederli una coppia affiatata, bella, perfetta. La stoffa della lunga veste color oro di lei si librò in aria quando Damien la fece volteggiare su sé stessa, e Karen assecondò ogni movenza elegante di quel ballo regale mettendo in pratica gli insegnamenti della madre. Altre coppie si unirono alle danze, in perfetto ordine e in sincronia, dame e cavalieri occuparono il salone centrale sotto all'imponente lampadario di cristallo, altri aristocratici e i meno festaioli, si godevano lo spettacolo in disparte con i calici colmi di Champagne frizzante, pronti per giudicare la principessa a ogni suo imminente passo sbagliato. Per loro sfortuna non accadde mai, e i nobili chiacchieroni dovettero riempirsi la bocca di bollicine pur di sopprimere le loro lingue taglienti che non sarebbero state appagate per quella sera. Come da scrittura, il principe per la prima volta soddisfatto delle azioni della donna, sorrise e la fece volteggiare ancora una volta, e Karen roteò i tacchi sul marmo, finendo tra le braccia del cavaliere alla sua sinistra senza però interrompere la danza. Una dama, quella che aveva preso il suo posto tra le braccia del principe sembrò turbata da quel cambiamento, era proprio la ragazza dalla maschera da coniglio, ma lei comprendeva perfettamente quale fosse la causa di quell'agitazione, non era da tutti finire a ballare con vostra grazia.
"Mi spiace, ma ti rubo la compagnia" Pensò.
Afferrò, seguendo il ritmo e i movimenti delle altre coppie spaiate, la mano del suo nuovo cavaliere, felice di essersi tolta finalmente di dosso l'opprimente presenza di Damien, il suo piano, quello di finire altrove e lontano da lui era stato un successo. Tutto giocava a suo favore, e quella serata poteva concludersi in bellezza almeno fino alla proposta che le avrebbe rovinato la vita, ma nulla le toglieva l'opportunità di divertirsi almeno per qualche altra ora. Tutto era perfetto, finché non posò lo sguardo sull'avvenente ragazzo dalla maschera di gatto che d'istinto.. piegò le carnose labbra in un sorriso.
Sul volto di Karen si aprì una forte espressione di stupore e per un secondo, se solo quel tipo non l'avesse riportata con i piedi per terra facendole ritrovare i giusti passi e impedendole di interrompere il ritmo del valzer, chiunque intorno a loro avrebbe potuto rendersi conto della titubanza della donna più importante della festa.
«Vi state godendo la serata mia principessa?» La voce di Jimin, inconfondibile e punta da quella sottile ironia che lo caratterizzava, le tolse ogni dubbio. Karen si guardò attorno e Jimin prontamente la aiutò nel farlo con qualche giravolta.
«C..cosa state combinando? E' questo il vostro piano? Introdurvi a corte mascherati durante un ballo?!» Karen cercò di mantenere il controllo, ma non poté nascondere la paura mescolata a pura felicità nella voce ben nascosta dalla musica dei violini affiatitati.
«Tranquilla siamo ben mascherati, pronti ad un solo tuo comando prima di farti scomparire nel nulla, e sinceramente spero che questo accada presto, muoio di caldo conciato così» Era vero, in quell'istante intravide dietro le colonne tre ragazzi vestiti di tutto punto, uno alto e muscoloso, l'altro più bassino dai capelli bianchi e il terzo sotto la maschera da gufo non poteva ben nascondere l'inconfondibile sorriso a trentadue denti che fece quando la salutò con un cenno del calice che aveva in mano, segno che ben sapesse cosa Jimin le stava riferendo. Erano palesemente Nam, Suga e Hoseok.
«E gli altri?» Domandò, piuttosto preoccupata anche per le sorti della sorella che aveva lasciato in dolce attesa.
Jimin la tirò a sé e approfittò di quel momento per parlarle nell'orecchio. «Dietro di te ci sono anche Rebeca, Jin e Jungkook, non temere la tua sorellina è al sicuro e sta bene, ma ha preso proprio da te è cocciuta come un mulo e non è voluta restare alla locanda» Le disse, allontanandola di poco prima di destare sospetti. Intanto al suo fianco, le coppie avevano nuovamente iniziato a spaiarsi. In realtà Karen avrebbe urlato di gioia per quella sorpresa, sarebbe scappata finalmente e dovette rimangiarsi ciò che aveva pensato erroneamente dei suoi compagni, non l'avevano abbandonata, no, piuttosto si erano lanciati in una missione a dir poco folle e abbastanza rischiosa pur di riaverla con loro.
«Voi siete pazzi, una volta usciti da questa situazione esigo sapere chi è l'artefice di questa folle idea!» Disse, anche se le rimase difficile restare seria davanti a tanta stupidità. Quella era proprio la sua ciurma.
Jimin l'accompagnò con qualche passo verso il prossimo cavaliere e si apprestò a rispondere.
«Diciamo che l'idea è stata di Hongjoong, lui ci ha procurato il necessario per venire qui, gli inviti, gli abiti e tutto il resto» Le sussurrò. «Ma..è stato il sostituto capitano ad acconsentire a questa folle impressa ed è merito suo se siamo entrati a St.Barthélemy, quindi ora prenditela con lui» Se ne lavò le mani Jimin con un sorriso.
«Aspetta che sostituto capitano?!» La donna porse quella domanda al vento, perché il pirata, travestito da gatto, la fece volteggiare incontro al prossimo cavaliere che l'afferrò al volo. Nell'istante in cui le mani di Karen si appoggiarono sulle spalle dell'ennesimo cavaliere con cui avrebbe danzato, percepì una forte sensazione nostalgica in tutto il corpo che le fece immediatamente dimenticare la domanda posta a Jimin. Il nobile dal nero competo maschile aveva sotto la giacca elegante un doppio petto color arancio in pendant con la maschera da volpe. Le iridi di Karen si posarono immediatamente sull'unica parte visibile del volto, la bocca e fu impossibile per lei non notare il piccolo e quasi invisibile neo presente sulla sinistra del labbro inferiore. Lo conosceva così bene che non le parve possibile anche solo sbagliarsi.
L'aveva baciato tante di quelle volte.
«Non..può essere»
«E invece è proprio così» Rispose lui a voce bassa.
Karen percepì il pavimento sotto di lei diventare molle, quel timbro vocale, il movimento di quelle labbra, il colore castano dei capelli e l'iride destra acqua marina mostrò il suo colore quando la luce del lampadario illuminò per bene il suo volto. E anche se sotto ad una maschera, fu come ritrovarselo davanti completamente esposto e vivo
Taehyung era davanti a lei in tutta la sua bellezza.
Voleva piangere. Aveva una forte e malsana voglia di scoppiare in lacrime e abbracciarlo davanti a tutti, facendo saltare in aria i loro piani, la loro copertura, cosa che appunto la fece desistere.
Quando il ragazzo le strinse le dita avvolte dai guanti durante un lungo volteggio, sentì la furia di lui attraverso quel semplice gesto. Anche lui bramava quel contatto, e l'averla lì davanti a sé senza poterla baciare o stringere come avrebbe voluto lo mise in seria discussione.
«Mi sei mancata» bastarono quelle tre parole messe in croce per farle inumidire gli occhi sotto la maschera dorata. Anche lui le era mancato, come l'aria che tutti i giorni le veniva strappata da corpetti e vestiti, come il sole che splendeva in cielo e si specchiava nel mare più limpido che avesse salpato, come la luna che accompagnava le sue notti sulla prua di una nave che era più di una casa, come il vento che ogni giorno spingeva dolcemente le vele. Taehyung era il suo vento, quello che la trasportava lungo il percorso di una via sicura, ma che la mandava sempre nella direzione giusta. Il suo amico, il suo amante, il suo più caro incontro.
«Dammi un comando, Karen» Le disse, mentre la musica si faceva più alta nei timpani della donna, sovrastata ancora per poco dalle pulsazioni del suo stesso cuore che sentiva nella testa.
Ritirò il braccio e le si avvicinò, senza curarsi di sguardi indiscreti per regalarle il ricordo del suo profumo di salsedine, del suo odore inconfondibile.
«Un solo comando e creeremo il caos più totale, non ci vorrà molto per rendere questa festa di fidanzamento un vero inferno. Fammi un cenno e io e te potremmo tornare finalmente ad essere il noi che non ci siamo mai concessi» Le parole di Taehyung erano spaventosamente vere, trasudavano odio e voglia di agire, di averla. Lei rimase interdetta da quella schiettezza ben poco da lui. Quel noi era stato così devastante che le aveva aperto ed estratto il cuore dal petto. E lui sembrava così sicuro di quelle parole, fermo e deciso su quella linea, lui non aspettava altro che un suo consenso per crearle la via di fuga che cercava da giorni e che non aveva avuto occasione di crearsi da sola. Quando le lasciò andare la mano per qualche secondo Karen sentì un vuoto incolmabile piombare nel petto e il terrore di perderlo ancora dopo averlo ritrovato l'assalì finché il ballo non impose loro di ricongiungersi.
Non doveva nemmeno chiederglielo.
Quando i corpi si riavvicinarono e i visi si accostarono drasticamente tra loro, Taehyung fremette sotto gli abiti per quel contatto mancato da tempo e Karen anche se devastata dalla voglia incontrollabile di baciarlo schiuse le labbra solo per dare il comando.
Non fece in tempo.
Il raccapricciante suono di un applauso fece improvvisamente terminare la musica così come le danze. Tutti gi invitati si voltarono verso il soppalco reale, lì dove Damien stava ancora applaudendo energicamente. Divenne quasi irritante, nonché imbarazzante vedere il principe circondato da assoluto silenzio, mentre continuava a far schioccare i palmi rivolto con le attenzioni su di loro. Taehyung lasciò andare Karen in un'improvvisa presa di coscienza.
«Ma bravi, tutti quanti!» Si complimentò ad alta voce il principe «Veramente, non so come congratularmi per la passione e la maestria che ho visto nel vostro ballo, non c'è che dire siete stati impeccabili!» Sottolineò, non nascondendo però l'irritazione sotto quella falsa apparenza.
Karen lanciò un occhiata veloce a Taehyung prima di piegarsi in un veloce inchino.
«Vi ringrazio mio principe, ma ammetto di aver ben più apprezzato i momenti che ho condiviso con vostra grazia» Mentì, doveva assolutamente nascondere la verità, anche a costo di umiliarsi. Cosa che non fece il suo cavaliere, rimasto bene eretto e con lo sguardo fisso sull'uomo che tanto odiava.
«Non dire sciocchezze mia cara, sono certo che ritrovare i tuoi amici sia stato un ben lieto regalo da parte mia per festeggiare il nostro fidanzamento!»
Karen si raggelò sul posto a quella dichiarazione e la soddisfatta e altrettanto irritante faccia di Damien le fece ben presto comprendere ciò che più temeva.
Era stata presa troppo Taehyung per rendersi conto di ciò che stava accadendo attorno a loro mentre ballavano.
Ai piedi di Damien li vide uno per uno, i suoi uomini piegati sulle ginocchia e minacciati dall'intera guardia reale con i fucili puntati alla schiena. Karen impallidì alla vista della sorella prostata al suolo, Taehyung al suo fianco imprecò sotto voce.
In quel preciso momento, dalla scalinata fece il suo ingresso trionfale l'ultima persona che avrebbe giurato di vedere per quella sera. I nobili attorno a lei iniziarono a speculare su cosa stesse accadendo, in trepida attesa di una concreta risposta del principe o del nuovo arrivato. Passo dopo passo la figura di Hongjoong si fece più vicina a quella di Damien. Indossava abiti aristocratici, una giacca blu e rossa trapuntata d'oro e un tricorno in velluto nero, sopra di esso era inciso lo stemma nobiliare di St.Barthélemy.
«Figlio di puttana!» Ringhiò Taehyung venendo subito accerchiato da alcune guardie «Traditore bastardo! Sei diventato un corsaro?!» Urlò piegandosi sulle ginocchia per il dolore quando venne colpito allo stomaco dal calcio di un fucile. Fece per tirar duori la pistola da sotto la giacca ma Karen glielo impedì alzando la voce.
«Non farlo!» Urlò contro Taehyung, tuttavia impedendo ai suoi stessi piedi di muoversi da terra per prendere a pugni in faccia la guardia che aveva osato toccarlo, le sembrò molto più saggio non far irritare ulteriormente Damien.
Erano sotto scacco, troppe guardie reali erano già state allertate dell'imminente operazione dei sette del Cigno Nero, pronte ad intervenire nel giusto momento. Iniziare una sparatoria non avrebbe giovato al suo piano, a quello che le era appena venuto in mente.
Hongjoong rimase di fianco al principe e lo guardò dall'alto in basso dalla sua posizione ben più agevolata.
«Lo siamo Taehyung, da quando il principe ci ha nominato tali proprio per braccare voi. Sapeva che sareste venuti per riprendervi Karen» Ammise, facendo stridere i denti al pirata.
«Ti sei venduto per qualche spicciolo in più, Hongjoong stranamente ti facevo più onorevole» Lo schernì Nam, seduto sulle ginocchia come gli altri e con le mani dietro la testa, per nulla spaventato dalla carabina che aveva puntata sulla schiena. Ci pensò il capitano degli Ateez a farlo zittire con un calcio sullo stomaco.
«Onore e denaro non possono coesistere, lo sapete meglio di me! Avrò un onorificenza un permesso regolare per solcare i mari, non saremo più braccati come volpi!» Taehyung fece qualche passo vanti, ma le guardie lo acciuffarono immediatamente proprio per non farlo procedere oltre. Karen nel mentre cercò di mantenere saldi i nervi e l'autocontrollo, doveva trovare un modo per far uscire la sua ciurma da quella situazione e senza spargimenti di sangue, venire alle mani e farsi ammazzare non sarebbe servito a nulla.
«Non sarai braccato come una volpe, proprio perché sei diventato il cane che c'inseguiva! Per quanto ti odiassi per i tuoi modi e le nostre dispute, nutrivo comunque un certo rispetto per te, cosa che ora fatico a provare nei tuoi confronti!» Rispose Taehyung.
Hongjoong strinse i denti e sembrò veramente turbato da quel commento, cosa che non sfuggì al capitano del cigno nero.
«Taehyung basta così» Ordinò Karen, prima che una delle guardie potesse colpirlo nuovamente.
«Ma..»
«Ho detto basta così! Stai rovinando il mio matrimonio» Rispose con voce severa.
Il ragazzo rimase spiazzato da quella presa di posizione inaspettata, da quel commento e ferito non proferì altra parola.
«Portate quel pirata al mio cospetto, ha già parlato troppo per i miei gusti!» Ordinò Damien alla guardia reale, che spintonò Taehyung fin sotto al trono. Il principe lo guardò attentamente, mentre il brusio delle persone attorno a loro si faceva sempre più rumoroso.
«Silenzio!» Li zittì il biondo, tornando con lo sguardo su Taehyung.
«Mettetelo in ginocchio e toglietegli la maschera, ora!»
Uno..
Il pirata respirò affondo, era incazzato come mai nella sua vita. Damien sapeva chi fosse, ricordava cosa gli avesse fatto e sicuramente Hongjoong gli aveva confermato il tutto, per questo trovò in quella richiesta solo che pura crudeltà. Perché lui non era pronto, Karen non era pronta e non era a conoscenza dell'orripilante squarcio che lo aveva privato di metà vista e ovviamente lui, sotto la maschera, non aveva indossato alcuna benda per nascondere la cicatrice che gli aveva procurato quel verme in passato.
Quando la guardia lo costrinse contro ogni sua volontà ad inginocchiarsi davanti a lui, sentì l'irrefrenabile desiderio di strappargli la carotide a morsi, ma l'unica cosa che fu strappata fu la maschera dal suo viso.
Due..
«Avvicinati principessa, guarda cosa hai fatto all'uomo che ha cercato di salvarti» Disse Damien tutto soddisfatto.
Tre..
Karen che era rimasta alle spalle di Taehyung, fece qualche passo in avanti per vederlo in volto e..
Odio.
Odio.
Odio.
Odio.
«Tae..ma cosa..» Taehyung si voltò per non farle vedere altro, ma lei notò per tempo, l'espressione afflitta e distrutta del timoniere.
La donna perse un battito, il suo splendido occhio color acqua marina non c'era più.
«E' ironico come uno sfigurato del genere possa anche solo pensare di mettere le mani su una donna dal sangue reale come la nostra principessa!» Lo derise Damien cercando consensi e approvazioni nella folla, che pur di non mancare di rispetto al proprio sovrano, iniziò a ridacchiare del ragazzo umiliato e inginocchiato di fronte a sé. Solo la ciurma non rise e stranamente perfino Hongjoong sembrò trovare quella battuta di pessimo gusto.
Quattro..
Karen invece, sentì solo la repulsione crescere per quell'uomo, un desiderio furioso le fece rivoltare lo stomaco. No, quella cicatrice orrrenda non era colpa sua, se Damien pensava di incolparla anche di ciò si sbagliava di grosso, e Taehyung non aveva perso nulla, era sempre il suo Taehyung, bello anche con uno sfregio in viso, molto più luminoso di Damien stesso e di quella accozzaglia di gente deviata che lo stava deridendo.
«Vostra maestà»
Damien placò le risa e i nobili fecero lo stesso quando Karen richiamò la sua attenzione.
«Con tutto il rispetto, non capisco cosa sia tutto questo teatrino proprio nel giorno della proposta di matrimonio. Volevate sposarmi? Allora è lecito per me chiedere un regalo di nozze proprio a voi»
Karen superò a gran passo Taehyung lasciando indietro, guardò un ultima volta la ciurma e sua sorella che non sembrava per nulla stare bene. Rebeca aveva la carnagione scolorita e stava sudando parecchio, l'occhiata che le lanciò le mise addosso una profonda tristezza. Raggiunse Damien e chiese la sua mano, il principe dopo una leggera titubanza l'afferrò per ascoltare le sue parole.
«Vi chiedo di incarcerare i qui presenti e giustiziarli il giorno stesso delle future nozze»
A quelle parole Taehyung smise di contare e sbiancò di colpo.
«Cosa?» Soffiò sconvolto.
«Sorella ma sei impazzita?!» Urlò Rebeca, venendo però messa a tacere da una guardia che la tirò per la treccia.
Jungkook scattò in avanti, venendo tuttavia fermato dalla canna del fucile puntata sulla tempia della giovane. Karen alzò la mano facendo cenno alla guardia di abbassare l'arma.
«Non chiamarmi così, tu hai scelto la tua vita io sto scegliendo la mia» Le rispose secca.
La donna tornò con gli occhi su Damien, sospirò e si tolse il guanto.
«Mio principe, voi mi avete mostrato cosa significa vivere in un mondo agiato, potente e non ho intenzione di tornare alla mia vecchia vita fatta di sangue, furti e da un uomo che ora è diventato un..mostro. Io non ho chiesto loro aiuto, non sapevo nemmeno che fossero in combutta per portarmi via» Disse, con tutta la forza che aveva in corpo.
Non doveva cedere, non poteva cedere.
«Quindi vi chiedo di farmi la proposta, qui ed ora davanti al cospetto di tutti» porse l'indice al principe sentendo dietro di sé le imprecazioni della sua ciurma e di Taehyung.
Il principe la fissò intensamente negli occhi, marrone contro verde. Non vide in lei né un segno di cedimento né di menzogna, era così seria che ovviamente non poteva non assecondare la sua richiesta.
«E pensare che per convincervi è bastato mostrarvi il ragazzo di cui eravate infatuata nel suo aspetto corrente, ve l'ho detto, non c'è bisogno d'amore nella vita delle persone, non è altri che un ostacolo ai nostri veri obbiettivi» Rispose, tirando fuori dalla tasca della giacca una scatolina in velluto blu. Per Karen fu impossibile non guardare Taehyung nel mentre Damien s'inginocchiava davanti alla sua persona. Il leggero brusio degli invitati si fece più acceso, ma a lei non interessò. Vide solo il timoniere accerchiato a qualche passo da loro, mentre veniva spinto faccia a terra a causa della sua motivata rabbia che lo spingeva a resistere alla presa delle guardie.
«NO! NON PUOI FARLO!» le urlò, venendo colpito ad uno zigomo con forza, per farlo tacere in un momento tanto importante. Karen prese un profondo respiro e trattenne le lacrime. La nausea era tornata più forte di prima, i sensi di colpa, quelli avevano cominciato a farsi sentire già da subito.
«Principessa Karen..» Iniziò Damien aprendo la custodia che conteneva l'anello d'oro di fidanzamento, un gioiello bellissimo e sicuramente di gran valore, corollato di rubini rossi.
«Mi fareste la grazia di diventare mia moglie?» Chiese, e rimanendo fermo in attesa di risposta.
Lei sorrise.
«Sarebbe un onore per me, mio principe»
Qualcosa cambiò drasticamente.
Non appena Damien le mise l'anello al dito, Karen sentì dentro rompersi qualcosa, o meglio, era una sensazione strana, nuova, inaspettata. Smise di guardare il gioiello e si sporse in avanti, così da poter raggiungere le labbra del biondo.
Bastò un bacio a fior di labbra per convincere il principe della sua lealtà e per distruggere completamente il cuore di Taehyung e quello della sua ciurma. Era stata così brava da odiarsi da sola.
Una volta sopiti gli applausi, Damien stufo e stanco di quella serata, liquidò le guardie con un cenno. «Portate questi criminali nelle celle della prigione di stato, non voglio più vederli fino al giorno dell'impiccagione!» Ordinò.
«Cosa ne farete di Rebeca? Non potete uccidere una donna in attesa» Domandò Karen, in realtà preoccupata per le sorti della sorella.
Il principe sembrava essersi completamente dimenticato della vera principessa che lo aveva fatto dannare per tutto quel tempo. Ormai trovata una soluzione, non vedeva il senso di ammalarsi ancora per una donna incinta e deflorata dal seme di uno sporco pirata. Ma sapeva, che giustiziare una ragazza gravida avrebbe ben gravato sula sua reputazione e karen ne era altrettanto cosciente.
«Sarà spedita a breve in un istituto che l'aiuterà con il parto e l'adozione» Rispose il biondo, lanciando un occhiata alla ragazza inginocchiata come tutti gli altri «Adozione?» la donna non capiva a cosa si riferisse.
Fu lo sguardo perfido di Damien ad incuterle il timore che si diffuse in lei come l'ennesima piaga.
«La principessa Rebeca è ormai un pirata a tutti gli effetti, non merita giustizia e una volta che avrà messo al mondo il bastardo, nulla le impedirà la forca» Sentenziò facendo gelare il sangue nelle vene di Jungkook che lo maledì a voce alta.
«Ma..»
«Mia futura sposa, state di già criticando le mie scelte?» La incalzò il principe, con sguardo truce.
Karen non parlò più e Damien soddisfatto si tolse l'ultimo dente avvelenato.
«Portateli via, ma non quella donna. Tu con la maschera da coniglio, vieni avanti»
Solo in quel momento Karen si rese conto della ragazza che aveva visto ballare con Jimin, inginocchiata anche'essa con tutta la sua ciurma, non sapeva chi fosse e cosa c'entrasse con tutta quella storia.
Fu Hongjoong a farla alzare in piedi e metterla ad una distanza sicurezza dal principe, così che non potesse diventare un eventuale pericolo, anche se dubitava che quella ragazza ora disarmata potesse fare molto.
«Dottoressa O'Connor, la stavo aspettando da tempo. Mi può cortesemente dire cosa ci fa lei con i sette del Cigno Nero?» Domandò Damien interdetto.
Erika si ritrovò inesorabilmente sopraffatta da una paura incredibile, non per il principe di per sé, non per le guardie armate pronte a spararle, ma per il terrore della risposta che avrebbe dovuto dare. Non voleva, non era pronta. Puntò gli occhi verdi su Jimin, poi su Rebeca, su Yoongi e tutti loro. Cosa avrebbe dovuto fare? la razionalità logica che la rappresentava le aveva già dato la risposta, contrariamente a ciò che desiderava.
«Mi hanno rapita vostra maestà. Imprigionata e costretta a viaggiare con loro, solo per poter usare la mia persona come scusante per entrare nel regno» Ammise, dicendo quella che poi era la realtà dei fatti.
«Sono perfettamente capaci di fare ciò che ha detto» Confermò Karen, ricevendo uno sguardo d'approvazione da parte di Erika. Forse solo lei in tutta quella situazione sembrava aver capito chi stesse tenendo su un bel teatrino a suo favore.
«Quindi sei stata costretta a partecipare a tutta questa farsa?» La incalzò Damien.
E lo schifo di tutta quella storia venne quando dovette iniziare a mentire.
Erika guardò Karen e rimase fissa nei suoi spietati occhi carichi di rabbia, a dire il vero provò anche un certo timore. Capì in quel momento cosa fosse giusto fare.
«Si, mi hanno minacciato, non potevano lasciarmi incustodita per paura che potessi scappare e così mi hanno costretta a reggere il gioco. Sono diventata il loro medico personale, ovviamente non hanno accennato alla mia libertà nemmeno dopo la riuscita del loro piano. Sono sicura che io possa ritenermi una prigioniera della ciurma del Cigno Nero. Oltretutto tutto ciò mi ha fatto ritardare sulla tabella di marcia nel venire da voi e per offrirle i miei servigi, non serve dirvi che questa perdita di tempo ha sicuramente compromesso la vostra salute fisica e la mia..» Le guance di Erika s'imporporano di rosso e alcune lacrime salate le bagnarono la pelle.
Jimin nel mentre, non poteva credere alle sue orecchie.
«Mi hanno..uno di loro mi ha anche..» Trattenne le lacrime tappandosi la bocca con le mani.
Un silenzio terrificante si creo nel salone, tutti avevano capito a cosa alludesse la giovane dottoressa «Per favore» Singhiozzò per esser più credibile «Il ragazzo quello con il caschetto nero! Ha un anello molto pericoloso, sbarazzatevene prima che possa farvi del male con la sua magia nera!» Nel momento stesso in cui le guardie strapparono dalle dita di Jimin l'anello con cui poteva, se possibile, dar vita a qualche maleficio capace di farlo ammazzare e metterlo in pericolo, Erika lo sentì urlare contro la sua persona.
«Tu infame!» La voce adirata del trafficante sferzò l'aria come un rasoio.
«Fate zittire quel depravato!» Ordinò Damien e la dottoressa dovette chiudere gli occhi per un istante quando Jimin venne colpito in faccia da una guardia, cosa però che non impedì al giovane di dimenarsi dalla presa delle altre due che lo tenevano fermo per le braccia e sotto mira.
«Sei morta per me hai capito?! MORTA!» Le urlò contro il pirata con rabbia pura.
Vedendo la tensione del criminale impennare e le acque diventare violente, Damien si occupò di sedare quella piccola rivolta.
«Basta così! Portate via questi animali! Occupatevi della dottoressa e datele una stanza a palazzo, che torni in forze prima di iniziare i suoi servigi da medico» Erika non poté fare a meno di seguire con lo sguardo la figura di Jimin che continuava ad urlare contro di lei mentre veniva trascinato via dalle guardie.
Le dispiaceva, troppo, ma sapeva cosa fosse giusto fare.
Aveva sperato con tutta sé stessa che quella missione fosse andata in porto, e magari in seguito sarebbe scappata dal reame e con loro, ma in quella situazione, lei non poteva fare altrimenti per salvarsi la pelle. Aveva le mani legate ben più di loro anche se questa volta non era ostaggio di alcun pirata.
Sentì un del pungente amaro in bocca e le sembrò di aver sostituito il sapore dolce di Jimin con l'amaro e raccapricciante sentore del tradimento.
•••
🌊angolo della ciurma:
Eccomi, sono qui per farmi decapitare da voi!
Allora, sono successe un bel po di cose e beh mi auguro che voi ora non pretendiate la mia testa sulla forca insieme a quelle dei nostri pirati :)
Vi è piaciuto il capitolo e il ritrovamento di Karen e Tae? Cosa ne pensate del tradimento di Hongjoong? Secondo voi cosa hanno in mente di fare Karen e Erika? saranno state convincenti? Ma soprattutto, quando schiatta Damien? Beh spero presto..
Insomma ditemi la vostra, e se secondo voi le nostre ragazze abbiano fatto le scelte giuste almeno per prendere tempo. Assisteremo all'impiccagione oppure mi farete fuori prima voi?🥲 Staremo a vedere!
Baci😘
ChZzz🖤
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