Capitolo 12


Jealousy

Alle prime luci dell'alba avevano ripreso il cammino, e anche se zoppicante, Erika continuò a tenere il passo di Jimin  fin troppo veloce. L'umidità era veramente fastidiosa, tanto quasi quelle piccole zanzare che continuavano a finirle in faccia, ma non se ne lamentò. Mentre il pirata le dava le spalle lei si soffermò ad studiarlo per qualche istante, scacciando con la mano gli insetti fastidiosi. Jimin non era molto alto di statura, sicuramente la superava di poco, ma aveva un'aura attorno che lo rendeva terribilmente magnetico. Le spalle anche se non troppo grandi, davano sicurezza, il suo passo fermo e quello charm da "stregone" a detta sua, la rendevano ancor più curiosa di sapere la sua storia, altrettanto sicura che Jimin non gliela avrebbe raccontata tanto facilmente, sempre che poi lo avesse mai fatto. Ripensò a cosa le avesse mostrato la sera precedente, a quelle fiamme che aveva fatto danzare come un mastro burattinaio e si chiese perché fino a quel momento fosse stata tanto sciocca da non credere alle sue parole. Come aveva fatto la scienza e il mondo comune a non vedere ciò che in realtà circondava le loro terre? La sua logica ancora non capiva come fosse possibile e magari quello che le aveva mostrato Jimin era solo un trucchetto di prestigio che solo lui conosceva, ma seriamente poteva negare ciò che i suoi stessi occhi avevano visto? e se anche quello fosse stato frutto delle allucinazioni? In effetti non aveva ben inteso quando queste fossero iniziate. Il discorso però che il pirata aveva fatto era così triste da sembrarle vero, insomma chi inventandosi una storia di sana pianta avrebbe avuto quello sguardo? e oltretutto aveva notato di come ostentasse a parare dei suoi genitori. Erika strinse i denti e ignorò la fitta al polpaccio, era finita in quel posto per aiutarli a riconoscere i pericoli di quell'isola eppure lei era finita vittima di uno degli animali a cui fino a qualche ora prima, nemmeno credeva. Si chiese dove oltretutto fosse finito Taehyung, e per quanto stessero continuando ad andare verso nord sapevano di non poter far molto se non avessero trovato il capitano della nave. Tornò esausta a guardare Jimin, era un po' più distante di prima e sembrava non essere minimamente stanco. Va bene che lui non dovesse combattere contro un dolore allucinante alla gamba, quello che adesso le stava facendo vedere le stelle, ma era sicura, dopo averlo aiutato quella volta in cui era febbricitante, che quel ragazzo sotto i vestiti nascondesse un fascio di muscoli e nervi. Erika si stropicciò gli occhi verdi cercando di darsi un contegno, da quando aveva iniziato a vedere il pirata sotto quell'ottica erotica? Forse le allucinazioni non erano ancora finite. Mentre il suo cervello cercava di darsi un contegno, Jimin rimise in tasca la bussola e la guardò da sopra la spalla, la rossa si sentì colta con le mani nel sacco anche se lo stava semplicemente guardando per non perderlo di vista. «Che c'è?» Gli chiese nascondendo l'imbarazzo crescente. Il trafficante sbuffò e si fermò a qualche passo da lei, ovviamente Erika non poté che fare lo stesso. «Sei più lenta, va a finire che ti perderai» Spiegò lui, per poi finire con gli occhi sulla sua gamba. La ragazza aveva i pantaloni color caffè arrotolati fino al ginocchio e la fasciatura che si era fatta da sola stretta attorno al polpaccio. Allo sguardo attento del pirata non sfuggì la chiazza rossa di sangue che aveva ripreso a zampillare macchiando la stoffa bianca. «Non è colpa mia se mi fa un male cane» Si difese lei, togliendo la fasciatura per farne una nuova. Jimin attese che terminasse la medicazione e Erika si cosparse i fori del morso con una crema cicatrizzante. «Non servirà a molto, se non a fermare il sangue. Non hai nulla per il dolore?» Le chiese. Erika negò con la testa ma poi le venne come un idea. Aprì la sua tracolla e ne tirò fuori due foglioline verdi dalle sfumature rossastre.

«Mentre camminavamo prima ho trovato queste e le ho raccolte» spiegò mostrandole al pirata. «Sul libro di Sellen c'è scritto che è una pianta innocua che funge da anestetico e pensavo potesse tornarmi utile anche per le mie ricerche, ma come dire non è che mi fidi molto, non vorrei finire sotto l'effetto di droghe o..di un'altra allucinazione»

«Beh tanto vale fare una prova» Disse prendendo una fogliolina in mano, Jimin l'annusò come un cane avrebbe fatto con un osso e prima che Erika potesse fermarlo la mangiò completamente.

«Che hai da guardare così? Se è un antidolorifico non mi farà nulla, se è una droga presto lo scopriremo, se mi ammazzerà vorrà dire che ti ritroverai da sola a vagare per questa terribile e spaventosa boscaglia» La rossa lo guardò con astio per quel gesto stupido e avventato. «Allora? ha già fatto effetto?» Chiese controllando le pupille non ancora dilatate del ragazzo. Jimin alzò le spalle e si ripulì la bocca con la manica della giacca. «No, a dire il vero già la conoscevo è una pianta che Sellen vende a noi pirati per far passare i dolori» con ancora qualche dubbio annusò anche lei la fogliolina che era rimasta. Aveva un acre e pungente odore simile a quello del cherosene e la cosa la disgustò parecchio, ma per stavolta si fidò delle parole del pirata e la mandò giù in un solo boccone.

«Se morirò sarà solo colpa tua» Lui non l'ascoltò e si limitò a ridersela sotto i baffi mentre continuava a guardarsi attorno. «Tranquilla Roscia, ne ho mangiata a bizzeffe di questa roba, tra qualche oretta ti sentirai meglio»

«Oretta? Di questo passo non arriveremo mai e non voglio passare un'altra notte qui!» La lingua di Jimin giocherellò con l'anellino che aveva appeso al labbro inferiore e divenne pensieroso. «E va bene» Sbuffò e si piegò verso il terreno dandole le spalle. «Che stai facendo?» In risposta il pirata si picchiettò con la mano sui reni. «Ti sto offrendo un passaggio non vedi?, muoviti prima che ci ripensi e ti lasci qui» Erika divenne paonazza, dopo tutto quello che aveva immaginato con lui, non pensava proprio di dover finire in una situazione simile. «Scordatelo! Preferisco morire dissanguata piuttosto»

«Mamma che cattiveria, eppure avevamo proposto una tregua, dai non fare tante scene e sali» La ragazza sospirò, allora la tregua era vera e non un miraggio e Jimin aveva ragione. Se volevano andare d'accordo perlomeno non doveva essere una palla al piede per lui e fargli ritrovare il suo amico. Prese coraggio e salì a cavalcioni sui fianchi del pirata e quando Jimin si alzò la mantenne in equilibrio tenendola da sotto le cosce. «Non t'azzardare a dire che sono pesante» Borbottò lei in imbarazzo. «Io non ho fatto un fiatato» Era vero, quando l'aveva sollevata lo aveva fatto con estrema semplicità, questo ad ennesima dimostrazione di come fosse atletico e allenato il suo corpo. Strinse le gambe su i suoi fianchi e appoggiò il petto sulla schiena, i capelli corvini di Jimin le solleticarono la guancia quando riprese il passo. Erano estremamente soffici e odoravano di salsedine e sapone neutro, ma erano leggermente scompigliati e inumiditi dal sudore. Non la disgustò la cosa, anche perché era del tutto normale con quel caldo e la camminata che si stavano facendo da ore. Neanche lei doveva avere un bell'aspetto, le sue ciocche ramate erano diventate un cespuglio incolto ed era stata costretta a legarle in una coda alla ben i meglio prima di ripartire, onestamente poi, aveva anche un bisogno urgente di farsi un bagno. Quel pensiero la mortificò. Improvvisamente saper di non essere in perfette condizioni alla presenza di un uomo le diede fastidio, eppure non si era mai preoccupata di tali sciocchezze. «Va meglio?» Domandò Jimin piegando il capo nella sua direzione, quella vicinanza improvvisa le fece nascondere la faccia dietro le sue spalle «Si, decisamente» Ammise. «Beh non farci troppo l'abitudine, solitamente non sono un puledro da montare»

«Ma non mi dire e io che pensavo di comprarti briglie e sella» Lo prese in giro, beccandosi un pizzicotto nell'interno coscia. Continuarono a camminare per altri minuti interminabili, tanto che Erika iniziava a sentirsi a proprio agio in quella posizione. Sinceramente il dondolare andante della camminata di Jimin le stava addirittura mettendo sonno, e avrebbe anche dormito volentieri se solo quel pazzo furioso del suo destriero non si fosse fermato di botto. «Jimin che succede?» Domandò poggiando i piedi a terra quando la fece scendere da sopra la sua schiena. Lui non rispose e si addentrò nella radura in cui si erano fermati. Erika solo allora si accorse del piccolo stagno di ninfee dove era finiti, poco più in là su una roccia era seduto Taehyung tutto pimpante che sbucciava una mela. «Beh visto Roscia? Abbiamo trovato Romeo e sembra che se la cavi piuttosto bene anche senza di noi» Il timoniere al suono della voce di Jimin si voltò nella loro direzione, salutandoli con il coltellino che aveva usato per affettare il frutto. «Colazione?» Disse loro, tornando poi ad ammirare il piccolo stagno. La ragazza si avvicinò ai due e lo stomaco le brontolò per la fame, avevano mangiato si e no un pezzo di carne essiccata la sera prima del falò, ma non se la sentì di prendere la fetta di mela che Tae le offrì. Il pirata alzò le spalle e se la mangiò lui. «Che stai facendo qui si può sapere?» Domandò il trafficante con un velo d'irritazione in voce. Mentre lui si era occupato di Erika, che oltretutto aveva rischiato la vita, finendo perfino a fargli da balia da solo, il loro sostituto capitano sembrava spassarsela ad un picnic. «Me la sono presa comoda, non avevo la bussola e non sapevo bene dove andare» Disse Taehyung, lanciando il torsolo consumato nel laghetto, regalo ben più che apprezzato dai pesciolini d'acqua dolce. « E perché uno come te non ha usato le stelle per orientarsi? Da qui come ben vedo, stanotte saranno state ben visibili» Rispose Jimin alzando il naso al cielo, in quel punto non vi erano gli alberi a coprirne la visuale, quindi non capiva proprio perché il loro timoniere, non che esperto nella navigazione tramite gli astri, non avesse sfruttato quell'occasione per trovare il nord.

Tae puntò l'indice poco più in là, indicando qualcosa. «Perché stanotte ho avuto di meglio da fare» Tagliò corto ed Erika si avvicinò alla sagoma stesa sulle erbacce. Si coprì la bocca con le mani, non tanto perché le facesse impressione vedere qualcuno morto stecchito e con un foro in pieno testa causato da un arma da fuoco, ma piuttosto per la sorpresa. Quel disegno che aveva visto sul libricino guida dell'isola aveva preso vita ed ora si trovava morto a qualche passo da lei, ed ora che le era stata sbattuta in faccia la verità non poteva più negarlo. Quelle creature esistevano veramente, e la prova era lì davanti ai suoi occhi, con la carnagione grigiastra e gli occhi rossi spalancati e privi di vita. Non poteva essere umana, non era geneticamente possibile che una donna fosse così..

«E' la divoratrice di cuori» Disse Jimin al posto suo, tastando il corpo della creatura priva di vita con la punta dello stivale. Guardò Erika, temendo che quella visione scioccante e raccapricciante di morte potesse turbarla, ma quando la sentì parlare ogni sua convinzione finì alle ortiche. «Non ci posso credere è così..interessante!» Negli occhi verdi della ragazza nacque una sfumatura di passione e stupore e il pirata pensò che forse anche la dottoressa non avesse perfettamente tutte le rotelle al posto giusto, ma dovette trattenere una risatina. «Ah nome azzeccatissimo» Commentò Taehyung alzandosi dalla seduta improvvisata. Solo allora al trafficante del Cigno Nero tornò in mente la descrizione che Erika gli aveva letto dal libro.

«Ti ha mostrato lei?» Domandò all'amico. Tae si ripulì i pantaloni impolverati e lo fissò. Erika lasciò perdere di studiare la creatura attirata dal silenzio che si era creato tra i due.

«Anche fosse?»

«Sai cosa significa» Insistette Jimin facendo qualche passo in avanti. «Devi smetterla di mentire a te stesso» Di quella conversazione la ragazza capì ben poco di chi si stava parlando, ma in testa le balenò comunque il pensiero che si trattasse di una donna, dopo quello che aveva letto era piuttosto scontato. Lo sguardo del timoniere si fece torvo, in realtà non gli serviva di sentire il parere di Jimin, ci era già arrivato da solo tempo prima, ma pur sapendolo cosa sarebbe cambiato? non aveva prove che Karen provasse lo stesso, e anche ammesso che fosse così cosa ci guadagnava lui nel provare il dolore del sapere che fosse in pericolo e lontana da lui? L'unica cosa buona di quel sentimento che non voleva nemmeno nominare adesso, era che lo avrebbe spinto a muovere mari e monti per riportarla a casa. «Non sto capendo granché dal vostro parlare in codice, ma se posso permettermi Jimin non mi sembra il momento di discutere di una cosa simile»

«La dottoressa ha ragione, dobbiamo raggiungere la tana di quel dannato sciamano e tornare sulla nave, non voglio passare più di un altro secondo su questa cazzo di isola» Tagliò corto Taehyung recuperando la giacca dall'albero su cui era appesa. A quel movimento lo sguardo attento di Erika finì sul braccio di lui, dove la camicia arrotolata lasciava scoperta la pelle abbronzata. «Aspetta Taehyung cosa hai sul braccio?» Chiese. Il pirata nascose l'arto con le dita, ma fu inutile contro la testardaggine della ragazza. «E' solo un graffio che mi ha fatto quel mostro»

«Questo lo decido io» Rispose lei, cacciandogli la mano per controllare meglio. Lunghi e neri squarci aprivano la pelle in una ferita che sicuramente sarebbe rimasta in una cicatrice ben visibile se solo l'organismo di quel ragazzo avesse superato l'imminente cancrena. Gli occhi della dottoressa si sgranarono di colpo, un semplice graffio? Sembrava piuttosto una maledizione che la creatura gli aveva inferto prima di morire come monito di vendetta. Afferrò in tutta fretta il suo borsetto sotto gli occhi incuriositi di Jimin e Taehyung e tirò fuori del cotone e una miscela di foglie d'ulivo e ginestra, era una fortuna che portasse con sé sempre delle piccole boccette delle sue misture per ogni evenienza, anche se sarebbe stata ben lieta di non usarle. Devi toglierti la camicia o non riuscirò a pulire tutta la ferita. Tae sospirò, ma fece come richiesto e pur di non sentirla oltre si tolse la blusa sgualcita. In quella foresta erano accadute cose alquanto strane per Erika ma sopratutto ne aveva capite tante altre, una di quelle era che avesse sicuramente bisogno di un uomo o perlomeno di un rapporto, perché da quando aveva fatto quell'allucinazione con Jimin come protagonista, gli ormoni iniziavano a partirle ad ogni occasione buona. La sua professionalità iniziava a vacillare e questo era un male, perché lei per il momento era addetta alla cura di un'intera flotta di uomini.. e una donna, si corresse. Vedere il sostituto capitano o come si faceva chiamare lui, a torso nudo, le diede una bella botta in testa e pregò al suo intelletto di rimanere lucido mentre ripuliva i tagli con l'acqua pulita. Risalì con le dita lungo tutto il braccio fino al bicipite, Taehyung era estremamente caldo e lei cercò di fare un lavoro parsimonioso e ineccepibile come ogni volta. Si cosparse le mani con l'unguento e piano lo passò sulle ferite ancora aperte del ragazzo e quando lo sentì ritrarre il braccio per il bruciore alzò lo sguardo su di lui. Erika rimase incantata dall'azzurro intenso della sua iride destra e si perse in quel mare cristallino con cui la stava fissando. Sicuramente Taehyung non aveva altri fini e stava solamente controllando il suo lavoro, ma lei non poté che rimanere ammaliata dalla sua bellezza. Peccato che la benda coprisse l'altro, un tempo, sicuramente prima di perdere la vista, quel pirata avrebbe potuto uccidere con i soli occhi. Non che fosse meno attraente, anzi forse quel pezzo di stoffa lo rendeva anche più virile e magnetico. «se avete finito, possiamo andare» Erika staccò la mano dal braccio del pirata quando sentì la voce irritata di Jimin alle sue spalle. Non poteva stare un secondo di più con lo sguardo fisso in quello del capitano del Cigno Nero, perché sentiva che c'era qualcosa di tremendamente sbagliato in tutto ciò. Eppure Taehyung era l'unico che l'aveva trattata con più rispetto nei giorni a seguire del suo rapimento, anche se..era pur sempre stata rapita.

«Si, dobbiamo solo controllare che non peggiori» Disse, pulendosi le mani con un pezzo di stoffa. Taehyung per sua fortuna si rivestì in fretta e raccolse le sue cose, per poi avviarsi dietro il trafficante. La gamba di Erika iniziava a non farle più male grazie alla pianta che Jimin l'aveva costretta a mangiare e per sua fortuna sembrava non aver avuto effetti collaterali, o almeno non si era immaginata di fare cose ben poco caste anche con il capitano del Cigno nero. «Cosa hai fatto alla gamba?» Le chiese Taehyung vedendo solo ora la fasciatura. La ragazza l'appoggiò a terra ma ancora qualche fitta dolorosa le infastidì i muscoli. «Sono caduta da un dirupo e mi ha morso una vipera rovo, ma la storia è più complicata di quello che sembra,per fortuna ora non sono più sotto l'effetto del suo veleno» Spiegò. Taehyung si massaggiò il canale del naso, era esausto. «Jimin ti lascio solo con lei per un giorno e mi ritrovo la dottoressa in questo stato?» Il trafficante richiuse con uno scatto il coperchietto della bussola e fece qualche passo indietro «Non è colpa mia, questa donna attrae a sé guai e calamità come i topi attirano le pulci!» Rispose con fastidio. Erika non digerì quel paragone poco gentile e sospirò.«Non preoccuparti si è fatto perdonare, si è preso cura di me e mi ha anche portato in spalla fino a qua» Rise sotto i baffi, sapendo quando quell'informazione avrebbe messo in imbarazzo il pirata. Quando lo sguardo sconvolto del timoniere finì in direzione di Jimin, questi si voltò per non farsi vedere in faccia. «Beh per quanto mi riguarda adesso può portarti anche Taehyung, mi hai spezzato la schiena!» Erika ci rimase malissimo. Proprio non capiva, più lei e Jimin facevano un passo in avanti più si allontanavano di altri cento. Dopo che aveva medicato il suo amico poi, era diventato ancor più insopportabile. L'unica cosa che venne in mente di fare alla ragazza fu quella di prendere un sasso da terra grande quanto la sua mano, ed era già pronta a lanciarglielo in testa e a farlo svenire al suolo per il resto della giornata se solo Taehyung non glielo avesse strappato di mano. «Adesso mi avete stancato voi due!» Li riprese entrambi. «Abbiamo una missione da portare a termine e mi state solamente facendo perder tempo e pazienza! Jimin vedi tapparti la bocca per qualche minuto e tu..» disse puntando il dito contro la ragazza. «Se non riesci a camminare ti porto io, ma non rispondere alle sue provocazioni o cambio piano e vi lascio tutti e due in dono allo sciamano di questo posto»

...

Dopo le minacce di Taehyung e vari liti a seguire, Erika si trovò al punto di partenza. A dire il vero era anche un po' stanca di farsi trasportare come un sacco di patate da loro due, e soprattutto di sentirsi così infastidita da quando Taehyung l'aveva caricata sulla schiena. No, in realtà il disagio maggiore lo aveva provato sulla sua pelle ogni qual volta Jimin si girava per tirargli qualche occhiataccia, non capiva cosa lo rendesse così furioso, perché era rabbia quella che aveva visto nelle iridi scure del contrabbandiere. «Comunque non sei così pesante come dice Jimin, penso che il nostro trafficante abbia perso un po' di smalto» La voce di Tae bassa e cavernosa la distrasse dalla figura del pirata davanti a loro, il suo solo parlare aveva la capacità di farti provare intensi brividi nello stomaco. «E' solo uno stolto» Rispose lei esausta.

«Jimin è difficile come carattere, fa saltare i nervi e ne sono consapevole, ma è il mio migliore amico proprio perché so che quella che si è costruito è solo una corazza per tenere gli altri lontano, in realtà è molto più di quello che sembra» Erika tirò su il capo incuriosita ma titubante. «Che gli è successo?» Domandò.

«Non sono io a dovertelo dire» Rispose il pirata, saltellando sul posto per poterla sistemare meglio sulla schiena. «E non sono nemmeno sicuro che te lo dirà lui, ma se lo farà vorrà dire che a quel punto avrà piena fiducia in te o..rispetto» Erika abbassò la testa sulla spalla di Taehyung e guardò ancora una volta Jimin senza però farsi scoprire. «E tu invece?» Quella domanda incuriosì il ragazzo, che tuttavia non mancò di restare al passo di Jimin. «Sento che anche tu hai i tuoi scheletri nell'armadio, cosa ti spinge a tanto? Perché stai rischiando così per una persona?»

«Mi devo fidare di te tanto da venirtelo a dire?» La schernì il pirata.

Erika fece per aprir bocca ma la voce non uscì quando davanti a loro si palesò un evidente abitazione diroccata. Si trattava di una palafitta, con i piedi immersi nell'acqua putrida di uno stagno e le fatte di tavole di legno marcio. Alcune bamboline di pezza dall'aspetto inquietante erano impiccate agli alberi rinsecchiti che adornavano la palude, dei teschi raccapricciante erano issati a delle picche appuntite. Taehyung la fece scendere e quando non lo sentì più vicino a sé il suo corpo automaticamente percepì il freddo e gelido respiro di quell'ambiente spaventoso. La domanda che aveva posto poco prima al capitano le tornò in mente, perché si spingeva a tanto? Quel posto era raccapricciante e di sicuro non presagiva nulla di buono.

«Beh direi confortevole» Ironizzò Jimin, salendo piano la pedana che dava alla veranda della palafitta. «Jimin fai attenzione!» Lo ammonì lei senza pensarci, quando il pavimento precario scricchiolò sotto gli stivali del pirata, non si sarebbe meravigliata se un coccodrillo fosse uscito dall'acqua e lo avesse azzannato alle caviglie. Jimin rimase visibilmente sorpreso di quella preoccupazione, così come lei, ma non Taehyung che se la rise sotto i baffi. Il timoniere l'affiancò facendole cenno di procedere davanti a lui così da poterle guardare le spalle.

«Magari anche tu un giorno ti spingerai a tanto per una persona e sarà allora che ne capirai il motivo» Erika in punta di piedi salì la pedana, in testa ancora le parole incomprensibili di Taehyung.

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