9

Sasuke aprì gli occhi, mettendo a fuoco ciò che lo circondava: era nella sua azienda, ne riconosceva la sala conferenze, davanti alla quale si trovava.
Riusciva perfettamente vedere all'interno di essa, divisa dalla porta di vetro perfettamente lucido.
Il tavolo nero e le poltrone di pelle del medesimo colore, erano occupate da uomini, in giacca e cravatta, che non gli parvero familiari.
Si scorse un po' più avanti, cercando di intravedere maggiormente i loro visi, seri e attenti, volti a guardare alla loro destra.
Senza accorgersene aveva trapassato la porta, entrando nella stanza, dove tutti erano in silenzio ad ascoltare un Sasuke, con qualche anno in più, parlare.
"Ebbene, detto questo, la riunione è finita: siete liberi di andarvene." Aveva detto, con tono serio, seduto rigidamente.
Gli altri si alzarono, inchinandosi appena per salutarlo, prima di abbandonare la stanza senza fiatare.
Solo un uomo rimase insieme a lui, riponendo documenti e computer nella ventiquattrore.
Il giovane Uchiha lo osservò meglio: non era sicuro di conoscerlo bene, eppure, come gli altri, dopo averli guardati attentamente, si era convinto di averlo già visto.
Era un uomo sulla quarantina, alto e con corporatura muscolosa, fasciato in un abito nero.
La carnagione del viso era olivastra, segnata da due cicatrici più scure lungo i lati della bocca sottile e semichiusa.
Aveva dei capelli neri e lisci, lunghi sino alle spalle che gli ricadevano davanti al viso.
Gli occhi furono la parte che attirò ed inquietò di più l'Uchiha: erano di un verde smeraldo brillante, un colore davvero particolare e intenso, i vasi sanguigni, fin troppo dilatati, che coloravano la sclera di rosso, rendevano quei due occhi spettrali.
L'espressione era cruciata, le sopracciglia nere e sottili erano tirate, come la fronte, che si ripiegava in alcune rughe di espressione.
"Chi erano quelle persone? Mi sembra di averle già viste, ma mai qui." Chiese, voltandosi verso Madara che, con le braccia incrociate al petto, guardava, fuori dalla vetrata, Tokyo.
"Sono i soci dell'Associazione ALBA." Rispose, continuando a tenere lo sguardo fisso fuori.
Sasuke aggrottò le sopracciglia.
"E perchè erano qui? Non mi sembra di averci mai avuto a che fare." Chiese, di nuovo, non avendo ancora ben capito cosa stesse cercando di dirgli l'antenato, che si voltò verso di lui facendo oscillare la sua folta chioma.
"Dopo la morte di Obito, ti sei unito all'Akatsuki, diventandone socio ed acquisendo anche le azioni di tuo cugino.
Così hai deciso di unire le due aziende, in modo da incrementare di più il profitto." Spiegò, camminando per la stanza, raggiungendo le spalle del ragazzo, che aveva ascoltato, seguendo con lo sguardo Madara, attentamente.
Fu davvero sorpreso dalle parole dell'uomo: non credeva che sarebbe arrivato a livelli tali di potere; era appena ventenne e con così poca esperienza.
Inarcò le labbra in un leggero sorriso compiaciuto, per poi tornare subito serio.
"Aspetta un attimo..." Iniziò a dire, portandosi la mano al mento, strofinandoselo, come era solito fare quando stava pensando a qualcosa di importante.
"Sei stato tu, quindi, a dare l'idea a Obito di formare l'ALBA." Continuò, alzando, poi, lo sguardo verso l'altro che annuì subito.
"Era tutto programmato." Disse, piano, abbassando il braccio lungo i fianchi.
"Certamente Sasuke è stata una mia idea.
Ho riunito i migliori medici, ricercatori e scienziati, in modo da creare un gruppo di ricerca approfondito nelle malattie.
Con gli anni abbiamo portato avanti lo studio di diverse malattie genetiche e degenerative, tra cui quella degli Uchiha, a cui stavamo cercando una cura.
Con la morte di Obito ho dato la possibilità a te di entrarne a far parte ed ad assumerne il controllo." Disse, con calma e scrutando attentamento le reazioni del ragazzo che era rimasto impressionato da tale piano.
"Sapevo che saresti stato un giovane promettente e che avrebbe riportato allo splendore l'azienda familiare, perciò ho contribuito nell'aiutarti.
Otre che a cercare una cura per i tuoi occhi, ti ho fornito un'altra azienda promettente con cui unire la nostra.
Ritienilo come... un mio regalo di Natale." Aggiunse, poggiandogli una mano sulla spalla, facendo invadere il corpo del giovane di un calore insopportabile.
"I-io non ci posso credere..." Balbettò, sorridendo, stupefatto e felice di poter avere tanto potere nelle sue mani.
Finalmente qualcuno aveva riconosciuto il suo lavoro, apprezzando ogni suo sforzo: aveva raggiunto il suo obiettivo.
"Credici, nipote, credici." Gli aveva detto Madara, indicando gli altri due nella stanza.

"Kakuzu, conto su di te per tenere sottocontrollo il patrimonio dell'azienda.
Voglio un resoconto accurato di ogni entrata ed uscita di liquidi di ogni mese." Aveva detto Sasuke, con gli occhi fissi davanti a lui in un punto non definito.
"Certo, non ti preoccupare.
Non permetterò a nessuno di sperperare anche solo un centesimo per qualche inutile causa." Aveva risposto subito, con voce profonda, l'uomo, chiudendo la sua valigetta e incamminandosi verso l'uscita della stanza.
"Molto bene. Perchè sappi che ti riterrò il responsabile di ogni cosa." Lo fermò, fulminandolo con lo sguardo.
L'altro, che aveva la mano sulla maniglia della porta, strinse maggiormente la presa, voltandosi verso il corvino, con gli occhi semichiusi.
"Non ti preoccupare, so fare il mio lavoro." Gli aveva risposto, seccato dall'atteggiamento superiore del ragazzo, prima di uscire, richiudendo con violenza la porta dietro di sè.
"Quell'uomo, Kakuzu, è il tesoriere, nonchè finanziatore di molti progetti dell'associazione, oltre a essere banchiere.
È un uomo molto fiscale e dedito al lavoro.
Non ama sperperare il denaro, valuta ogni sua azione basandosi solamente sul guadagno che potrebbe trarre.
Non gli è mai piaciuto stare sotto il comando di qualcuno di più giovane di lui.
Il tuo atteggiamento non gli è piaciuto affatto.
Non ha mai dato problemi, ma non ti consiglio di farlo arrabbiare." Spezzò il silenzio Madara, osservando Sasuke guardare se stesso tra un paio d'anni.
"Capisco, ne terrò conto, ma non garantisco nulla." Aveva risposto, atono, continuando a scrutarsi attentamente.
Non era cambiato molto, indossava solo degli occhiali con montatura sottile che continuava a sistemarsi sul naso.
La sua espressione era rimasta immutata, seria e fredda, nel profondo triste e malinconica.
Si riconosceva perfettamente, eppure c'era qualcosa che non lo convinceva.
"Entra." Aveva detto, dopo aver sentito bussare sul vetro con leggerezza.
Una ragazza dai capelli rossi e ondulati aveva fatto la sua entrata nella stanza, avvicinandosi timidamente al capo.
Lui aveva alzato appena lo sguardo, riabbasaandolo poco dopo verso alcuni documenti davanti a sè.
"Volevo avvisarti che in ufficio non c'è più nessuno... Kakuzu è stato l'ultimo ad uscire.
Ho finito di archiviare i fascicoli che mi avevi assegnato.
Se... se non ti serve altro, io me ne andrei." Aveva detto, sistemandosi gli occhiali rossi, mentre le sue gote si tingevano del medesimo colore.
Il ragazzo sospirò, abbandonandosi sulla poltrona.
Si massaggiò la fronte, aprendo e chiudendo gli occhi, mentre osservava le gambe lunghe e magre della ragazza, fasciate in una gonna inguinale nera.
"Perchè invece non rimani qui con me, Karin?" Le disse, piano, intercettando il suo sguardo che vagava nella stanza con disagio.
Subito la ragazza aveva sussultato quando il ragazzo aveva allungato la mano verso di lei, infilandola tra le sue cosce.
"I-io non posso. C'è Suigetsu che mi aspetta fuori." Gli aveva risposto, balbettando, allontanandosi da lui, che aveva abbassato la mano sul bracciolo, stringendolo.
"Allora vai. Perchè sei ancora qui?" Sbuffò lui, mentre i suoi occhi le facevano un check up completo.
La rossa annuì subito e frettolosamente si avviò all'uscita.
"A-auguri du buon Natale, Sasuke." Aveva detto, prima di sgattaiolare fuori e lasciarlo da solo a digrignare i denti mentre si toccava gli occhi doloranti.

Il giovane Uchiha era rimasto impietrito e leggermente schifato da tale scena.
Credeva che con Karin fosse stata la storia di una notte e basta, invece nel futuro si era sviluppata in diverso modo.
Addirittura, la ragazza, che prima pendeva dalle sue labbra, lo aveva rifiutato per l'amico Suigetsu, totalmente l'opposto di lui.
"Sasuke, cosa mi nascondevi..." Rise Madara, ridestandolo dai suoi pensieri.
"Tsk... questa non me l'aspettavo nemmeno io." Rispose subito, incrociando le braccia al petto e voltando lo sguardo verso la finestra, da cui si vedeva Tokyo innevata.
Quello era stato un colpo basso, davvero non avrebbe mai immaginato di essere stato rifiutato da Karin; ne avrebbe risentito il suo orgoglio.
Portò di nuovo l'attenzione verso Madara, fissandolo serio e con un po' di preoccupazione.
"Kakashi-sensei? Di solito è sempre lui l'ultimo ad andarsene.
Non l'ho nemmeno visto alla riunione, eppure è il mio braccio destro." Aveva chiesto, mentre l'ansia aumentava e sperava che l'uomo gli dasse una spiegazione logica.
Il viso dell'altro si indurì, serrando la bocca appena visibile.
"Lo hai licenziato." Gli svelò, facendogli sgranare gli occhi alla notizia, che lo sconvolse più di ogni altra datagli.
Non poteva credere di aver fatto una cosa simile, proprio a Kakashi, poi.
"N-non è possibile, non fare mai una cosa del genere a lui." Disse, stringendo i pugni lungo i fianchi, stranito da tale affermazione.
"L'hai fatto invece ed è stato giusto così.
Quando una persona inizia a diventare un'ostacolo, un peso, un problema, bisogna sbarazzarsene prima che crei troppi danni." Asserì Madara, con tono duro e sprezzante.
Il ragazzo scosse la testa, indignato.
"Perchè avrei dovuto licenziarlo? Cosa ha fatto di tanto terribile?" Chiese, ancora non convinto.
Madara sospirò, iniziando a camminare per la stanza, posizionandosi dietro alla poltrona di Sasuke.
"Dopo che ha saputo della morte di Obito è caduto in depressione e ha iniziato a bere.
Veniva a lavoro ubriaco e iniziando a dare problemi ai dipendenti.
Non svolgeva adeguatamente i suoi incarichi e per poco non sperperava in cose inutili i soldi dell'azienda." Gli spiegò, quasi inorridito dalle sue stesse parole.
L'altro intanto continuava a non capacitarsi di quello che gli stava dicendo, sentendosi in parte in colpa per il comportamento che avrebbe assunto l'amico più caro che aveva, chiedendosi come lo aveva lasciato ridursi in quello stato.
"Non permetterò che succeda una disgrazia simile." Aveva affermato, scuotendo il capo.
"Non puoi fare nulla, accadrà e tu non potrai fare nulla per impedirlo.
È scritto, non puoi cambiare il destino." Fu la risposta sapiente dell'avo, che aveva preso per le spalle Sasuke, scuotendolo.
Lui aveva abbassato lo sguado a terra, non essendo molto sicuro di voler vivere in un futuro simile, senza l'unica persona cui tenesse davvero.
"Oh, non dispiacertene nipote. Non è di certo colpa tua.
Ci penso io a farti ritornare felice." Aveva detto, poi, sorridendogli, prima di teletrasportarsi altrove.

Di nuovo in ospedale: quell'odore di candeggina e di disinfettante era inconfondibile.
Sasuke storse il naso, prima di aprire gli occhi, capendo subito dove si trovassero, senza però essere a conoscenza del motivo esatto.
Una volta aperti, capì di essere in una stanza, con le classiche pareti bianche e spoglie e arredata con il minimo indispensabile.
Poco più lontano da lui, vicino alla finestra c'era un letto coperto da una tendina che permetteva però di intravedere, grazie alla luce, chi ci trovasse dall'altro lato.
Riuscì a riconoscere tre ombre: una era sdraiata mentre le altre due erano ai piedi del letto.
Quello nel letto doveva essere indubbiamente lui, ne riconobbe il suo profilo longevo, mentre non riusciva a capire chi fossero gli altri due.
"Ti hanno operato agli occhi." Disse Madara, spuntandogli dalle spalle, invitandolo ad avvicinarsi di più, per poter sentire meglio i discorsi.
Sasuke trattenne per un attimo il fiato, ricodando il tentativo fallito del fratello e di altri che lo avevano preceduto, cercando una cura.
"Dimmi che non sono finito nelle mani di Orochimaru." Disse, prima di fare anche solo un passo nella direzione del letto, sentendosi il cuore fermarsi e rabbrividendo solo al pensiero di quell'uomo che trafficava con i suoi occhi.
L'altro, di risposta, scoppiò in una fragorosa risata, voltandosi appena verso il ragazzo, osservando la sua espressione impaurita.
"Non temere Sasuke. Orochimaru è morto per colpa di qualche strano medicinale che ha sperimentato su se stesso." Lo rassicurò, smettendo finalmente di ridere.
Il giovane sospirò sollevato, avvicinandosi finalmente al letto.
"I tuoi occhi reagiscono bene alla luce.
Sembra che l'intervento sia andato a buon fine." Aveva detto uno dei due medici, un uomo dai capelli rossi, mentre gli stava puntando una luce negli occhi, controllandoglieli.
"Sembra tutto nella norma, l'intervento non ti ha dato problemi.
Se tutto va bene nel giro di una settimana potrai tornare a lavoro.
Per ora però è meglio tenerli coperti e a riposo: è ancora troppo presto per farli rimanere a contatto con la luce per tempo prolungato." Aveva aggiunto, rifasciandogli la testa.
"Una settimana? Non posso aspettare così tanto Nagato, lo sai bene che è importante che io sia all'azienda." Gli aveva risposto Sasuke, scuotendo la testa contrariato da ciò che gli aveva appena detto.
"Sasuke... l'intervento è stato invasivo. Nonostante tu abbia reagito bene non puoi permetterti di sforzare tanto gli occhi; è ancora presto, potresti peggiorare la situazione e crearti problemi." Si era intromessa l'altro medico, dai lunghi capelli biondi e con tono rimproverativo.
"Ha ragione la dottoressa Tsunade.
Lo stiamo dicendo per il tuo bene, se farai di testa tua e non seguirai le nostre istruzioni rischi di compromettere il nostro lavoro e la tua vista.
Non vuoi rendere vano tutto il lavoro che abbiamo fatto, grazie anche a tuo fratello, vero?" Riparlò il primo, poggiandogli una mano sulla spalla, sorridendogli.
Il ragazzo strinse i denti, nonostante non fosse d'accordo era costretto ad obbedire, annuendo ai due dottori.
"Noi adesso andiamo e ti lasciamo riposare.
Mi raccomando Sasuke: non fare di testa tua." Lo aveva ripreso di nuovo la donna, con le braccia sui fianchi, prima di fare strada al collega verso la porta.
L'Uchiha sospirò, rimanendo seduto contro lo schienale del letto.

Sasuke riconobbe subito i due medici: il primo l'aveva visto nella sala riunioni qualche minuto fa, ciò voleva dire che era uno dei soci dell'ALBA, nonchè chirurgo.
L'altra, invece, era la stessa donna che aveva soccorso i suoi genitori, che aveva visto insieme a suo fratello Itachi.
Fu sollevato di essere stato operato da due persone che conosceva e che sembravano affidabili, nonostante la paura fosse tanta.
Suo fratello era stato afflitto qualche mese dopo dal tumore al cervello, perciò non era ancora scongiurato da possibili peggioramenti.
"Ti vedo meno preoccupato." Gli aveva, per l'appunto,  Madara, osservandolo soddisfatto.
"Già... sempre se non andrò a peggiorare con il tempo." Aveva risposto lui, abbassando lo sguardo a terra, mostrando le sue preoccupazioni.
"La cura sperimentale a cui si era sottoposto tuo fratello è stata rivista e sviluppata maggiormente; non temere, non farai la sua stessa fine." Lo rassicurò, con tono più pacato e comprensivo.
"Abbiamo fatto del nostro meglio per trovare la cura adatta; tuo fratello si è proposto come cavia per testare la cura, si è sacrificato per il tuo bene, per permetterti di vedere e vivere più a lungo." Aggiunse, sapendo che tali parole avevano un certo peso per il giovane Sasuke che ancora non aveva superato del tutto i sentimenti di astio verso Itachi.
Un vociare, dall'altra parte della porta, interruppe il discorso dei due Uchiha, facendoli voltare di scatto verso il fondo della stanza.
Si riuscivano a distinguere due voci, una maschile ed una femminile, discutere a volume alto.
Sasuke si allontanò dal letto, seguito da Madara, che non aveva un'espressione molto felice sul volto.
Avvicinandosi alla porta riuscì a distinguere una delle due voci, nonostante fossero distorte e ovattate.
"Non voglio parlare con nessuno." Aveva detto ad alta voce, il ragazzo nel letto, rispondendo ai colpi sulla porta che avevano messo fine alla lite.
I due infatti avevano assunto un tono più basso e tranquillo.
"Naruto..." aveva sentito dire il corvino, facendogli drizzare maggiormente le orecchie, per cercare di carpire qualche informazione dalla conversazione.
Ricordatosi di essere invisibile e inconsistente, trapassò la parete giungendo nel corridoio, dove finalmente potè ascoltare meglio.
Come aveva intuito, Naruto stava parlando con un'infermiera.
Il biondo era fermo davanti alla porta, con un pugno lungo il fianco, tremante e l'altra mano poggiata sulla maniglia della porta.
Il suo viso era imbronciato, i suoi occhi azzurri si erano scuriti e le sue labbra erano serrate in un leggero ringhio.
"Naruto, hai sentito anche tu cosa ha detto Sasuke: non puoi entrare o finirà come l'altra volta." Gli aveva detto, in un sospiro, l'infermiera dai capelli corti e neri, la stessa che lo aveva medicato da piccolo, con un espressione comprensiva e dispiaciuta.
"Ascoltami, per favore..." Parlò di nuovo la donna, poggiandogli una mano sulla spalla, vedendo che il ragazzo stava abbassando la maniglia.
"Ne vale davvero la pena? Vale davvero la pena di farti portare via di nuovo dalla Polizia?" Continuò, cercando di convincerlo a ritrarla.
Il ragazzo voltò di poco il capo verso di lei, guardandola negli occhi, cercando di tornare lucido.
Pian piano smise di fremere e distolse la mano dalla maniglia, portando anche l'altro braccio lungo il fianco, sempre con i pugni stretti.
"Hai ragione Shizune... basta così.
Non ho più intenzione di sprecare il mio tempo dietro a un ragazzino viziato.
Dovevo smettere come ha fatto Sakura tempo fa." Soffiò, con un sorriso amaro sulle labbra, guardando a terra, arreso.
"È inutile continuare a sprecare tempo dietro ad una persona che per te non ne hai mai avuto." Aggiunse, chiudendo gli occhi e stringendo ancora di più le mani, tanto che le nocche divennero bianche e le vene più evidenti.
"Naruto..." Lo richiamò, vedendolo tornare a tremare e ringhiare dalla rabbia.
"Nemmeno per il suo sensei, quando aveva più bisogno di lui, l'unico che lo abbia sempre sostenuto.
Come si può essere tanto crudeli da permettere che accada una cosa del genere a una persona che gli ha voluto tanto bene." Parlò di nuovo, portandosi le mani davanti alla vita, guardandole muoversi incontrollate.
"Mi dispiace tanto per il signor Hatake... io lo conoscevo.
Ma Naruto-"
"Non ti preoccupare Shizune: sto bene.
Non farò nulla di pericoloso.
Ti prometto che non mi vedrai più qui, questa sarà l'ultima volta, almeno finchè non mi ammalerò." L'aveva interrotta, sorridendole, con un sorriso splendente dei suoi, che mascherava ogni suo reale sentimento.
"Allora ciao! Vado a salutare Tsunade!" La salutò, allontanandosi da lei, lasciandola a bocca aperta, davanti alla porta della camera.
I due Uchiha rimasero in silenzio, a guardare il biondo passargli affianco, con espressione seria in volto e lo sguardo vuoto, pieno di collera.
Sasuke non poteva davvero credere a ciò che aveva sentito.
La sua pienezza di sè era arrivata a tale livello da fargli perdere definitivamente ogni persona che gli era stata accanto.
Sakura era venuta a meno alla sua promessa fatta a Kakashi, di non abbandonarlo mai, nonostante tutto.
Naruto, che non si era mai arreso a nulla, fino a quando non otteneva ciò che desiderava aveva fatto lo stesso, avendo perso ogni speranza.
"Cosa è successo a Kakashi?" Riuscì a chiedere, dopo aver mandato giù un grumo di saliva, lanciando un'occhiata timorosa verso l'altro che stava ancora guardando il biondo in fondo al corridoio.
"Te l'ho già detto.
Non mi piace ripetere le cose." Aveva risposto, aspro e adirato, incrociando le braccia al petto.
"Nemmeno a me piace ripetere le cose, ma te lo chiederò di nuovo: cosa è successo a Kakashi?" Rispose a tono, provocandolo, scandendo per bene ogni parola della domanda.
L'uomo ispirò con il naso, socchiudendo gli occhi rossi, che si scontrarono con quelli neri di Sasuke, avvicinandosi di più a lui risucchiandolo in un vortice.

[3060 parole] - 31 Dicembre 2017

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top