5

"Perchè siamo in ospedale?" Chiese, sapendo già la risposta, Sasuke.
Dopo aver assistito alla litigata con il padre, Itachi lo aveva teletrasportato in quel luogo, continuando a rimanere in silenzio.
Aver rivissuto quell'episodio lo aveva fatto sentir male: il dolore agli occhi era aumentato e sentiva che presto sarebbe svenuto per il dolore lancinante.
Continuava a non capire perchè suo fratello lo costringesse a rivivere le parti più significative della sua infanzia, quelle che l'avevano segnata nel profondo, facendolo crescere prima del dovuto.
E lo odiava, lo odiava più di prima per il dolore che gli stava infliggendo di nuovo.
"Abbiamo due casi di gravi traumi cerebrali e diverse lesioni interne ed esterne piuttosto gravi; i soggetti sono incoscienti da ormai mezz'ora.
Soggetti: un uomo e una donna sulla cinquantina.
Causa: incidente d'auto sulla statale."
Un'infermiera dai capelli neri e corti, aveva appena fatto rapporto ai suo superiori, mentre i due venivano separati e portati in sala operatoria.
Il clima era caotico, c'erano infermieri che correvano da un reparto all'altro dell'ospedale, cercando chissà quale chirurgo.
Una dei due medici chiamati, una donna alta con dei lunghi capelli biondi, era stata messa al corrente della situazione e stava percorrendo il corridoio a passo spedito e sicuro, con espressione seria.
Aveva lanciato uno sguardo al bambino seduto immobile su una branda, a fissare il vuoto; subito aveva interrotto l'infermiera nella sua spiegazione, indicandolo, facendole capire che doveva occuparsi di lui e smettere di importunarla.
"Piccolo come ti senti?" Aveva chiesto la ragazza, a Sasuke, che se ne stava seduto immobile sulla brandina dell'ospedale.
"Dove sono la mia mamma e il mio papà?" Aveva chiesto, con gli occhi ricolmi di lacrime che cercava invano di non lasciar uscire.
"Sono dal dottore, ma non ti preoccupare li vedrai presto." Cercò di rassicurarlo, pulendogli il viso da una macchia di sangue.
"Come ti chiami?" Gli chiese, mentre gli medicava alcuni tagli leggeri che aveva riportato dopo l'incidente.
"Sasuke Uchiha." Aveva risposto, tremante.
"Che gran nome. E quanti anni hai?"
"Sei." Rispose di nuovo, tirando su con il naso.
"Te ne avrei dati otto!" Lo prese in giro, sforzandosi di sorridere.
"Dov'è Itachi?" Chiese il bambino, ignorando le parole della donna.
"Chi è Itachi?" Domandò, prendendo la sua cartella clinica, sfogliandone i documenti.
"Il mio fratellone. Se ne andato via dopo che ha litigato con il papà." Spiegò, strofinandosi gli occhi stanchi, mentre si accasciava su un fianco, stringendosi su se stesso, prima'di chiuderli e addormentarsi.
Sasuke si avvicinò alla brandina con su se stesso in versione rimpicciolita, guardandolo dormire con espressione serena, ancora all'oscuro di quello che avrebbe scoperto il giorno seguente.
Faceva male, dannatamente male, ricordare quei momenti che erano sempre impressi nella sua mente, tormentandolo, a volte, anche nel sonno, l'unico momento in cui poteva non pensarci.
"So a cosa stai pensando Sasuke." Lo fece ridestare dai suoi problemi Itachi che lo guardava a sua volta il fratellino dormire.
"Hai pensato che ti ho abbandonato, che ti ho lasciato da solo proprio quando avevi più bisogno di me, ma ti assicuro che se lo avessi saputo per tempo sarei tornato indietro immediatamente a prenderti." Continuò, rimanendo immobile.
"Avresti potuto farlo anche nei giorni seguenti, nei mesi, negli anni...
Invece non ti sei mai più interessato a me.
All'inzio temevo fossi morto anche tu... forse sarebbe stato meglio, almeno mi sarei rassegnato al fatto di essere solo al mondo, senza nessun legame.
Invece tu eri vivo ed sei stato la causa della morte dei nostri genitori che ti hanno sempre adorato e posto al primo piano...
E te ne sei fregato anche ti me che ti consideravo il mio punto di riferimento." Disse, con rabbia, Sasuke, voltandosi di scatto verso il fratello.
"L'ultimo ricordo che ho di te e dei nostri genitori... è-è di voi che vi urlavate contro." Strinse i denti e i pugni, mentre sentiva gli occhi appannarsi.
Tutto l'odio che provava per il fratello stava uscendo fuori, con calma, sottoforma di parole.

"Seguimi." Fu la risposta fredda che ricevette dopo essersi aperto con il fratello che aveva già iniziato a camminare lungo il corridoio, dandogli le spalle.
Sasuke odiava gli ospedali, quanto il Natale e suo fratello; questi tre elementi insieme erano il riassunto di quel triste giorno in cui i suoi genitori morirono.
L'odore del disinfettante era nauseante, impregnava ogni angolo di quel luogo asettico.
Entrarono una stanza, dove in due letti posti parallelamente, c'erano i loro genitori, ancora incoscienti dall'incidente.
I macchinari continuavano ad emettere suoni elettronici, mentre misuravano i battiti cardiaci e le respirazioni.
La porta venne spalancata con forza e, nonostante i tentativi delle infermiere di bloccare l'entrata a chiunque, um ragazzo dai capelli argentei aveva varcato la soglia della stanza, chiudendosi, poi, dentro a chiave.
Si avvicinò al letto dell'uomo, sedendosi nella sedia accanto, riprendendo fiato.
Subito Sasuke riconobbe la figura di Kakashi che era un amico fidato di famiglia già a quei tempi.
"Fugaku-sama." Lo chiamò, con la sua solita calma, afferrandogli la mano.
"Fugaku-sama la prego... mi risponda." Tentò di nuovo, percuotendogli il braccio con forza.
Rimase in silenzio, con lo sguardo puntato a terra, mentre le infermiere fuori dalla stanza battevano sulla porta chiedendo di aprire.
"Che cosa è successo a Itachi? Perchè non è insieme a Sasuke?"
Le parole erano appena udibili, quasi sussurrate, eppure vennero sentite dall'uomo, che appena udì il nome del figlio minore aprì leggermente gli occhi.
"Fugaku-sama!" Lo chiamò di nuovo, Kakashi, continuando a stringergli la mano.
"Hatake..." Emise, flebilmente, Fugaku, con fatica cercando di ricambiare la presa.
"Sono qui capo, mi dica cosa posso fare."
"Prenditi cura di Sasuke." Gli disse, mentre una lacrima rigava la sua guancia destra.
Subito il ragazzo gliela asciugò: non poteva e non voleva vedere il suo capo ridotto in quello stato, che spirava le sue ultime volontà.
"Lo farà lei personalmente." Ringhiò, stringendo più forte la presa.
"Questa scena mi è familiare." Ribattè, con qualche difficolta nel parlare, il capifamiglia Uchiha, in un sorriso tirato, con gli occhi rivolti al soffitto.
"Ma questa volta credo che finirà diversamente." Continuò, prima di chiudere gli occhi e abbandonare la mano di Kakashi che lo continuò a chiamare senza sosta, nonostante fosse consapevole che, mai più, l'altro li avrebbe riaperti.
I macchinari iniziarono a suonare ininterrottamente, mostrando che il paziente aveva smesso di respirare.
La porta venne sfondata da un paio di infermieri che portarono via il ragazzo che non fece nessuna resistenza, ormai arresosi.
Sasuke rimase colpito da quella scena.
Suo padre aveva di nuovo dato più importanza a lui invece che ad Itachi.
Sasuke aveva sempre pensato che  Fugaku di lui non importasse nulla, che Itachi fosse il figlio prediletto, nonostante il suo comportamento scorretto verso il suo clan.
Invece suo padre teneva a lui, più di quanto avesse creduto e ora aveva la certezza che il suo defunto padre fosse fiero di lui per ciò che stava facendo per mantenere alto il nome dell'azienda.
"Mi hai fatto rivivere tutto questo per farmi vedere che papà teneva a me?" Chiese Sasuke, mentre suo fratello raggiungeva la madre, dandole una carezza sul viso.
"Ti sto mostrando questo perchè è giusto che tu comprenda fino in fondo ciò che gli altri hanno fatto per te." Rispose, in modo vago, l'altro chiudendo gli occhi e aspettando che anche il cuore della madre smettesse di battere.
"Tutti chi? La paete di Kakashi-sensei che mi porta via al posto tuo me la ricordo bene, non c'è bisogno che tu me la mostri.
Voglio sapere chi sono gli altri a cui ti riferisci." Lo fermò, in tempo, prima che lo portasse verso il corridoio dove un giovane Kakashi stava parlando con un bambino dai capelli neri.

Un altro vortice scuro risucchiò i due fratelli, trasportandoli via da quel luogo asettico.
"Perchè siamo a scuola?" Chiese Sasuke, guardando fuori dalla finestra dell'aula, guardando i bambini giocare in cortile.
Il fratello non rispose, si limitò ad appoggiarsi alla cattedra, con le braccia incrociate al petto fissando davanti a sè.
Seguì lo sguardo dell'altro che si era posato su un bambino, l'unico nella stanza, che con aria triste e pensierosa si sorreggeva la testa con le mani.
Si avvicinò di più, per osservarsi meglio nella sua solitudine, accorgendosi di quanto fosse diversa la sua espressione da allora.
Adesso la solitudine era la sua casa, la sua salvezza, si era abituato e ci stava bene, tanto che respingeva via chiunque cercasse di invadere la sua zona sicura.
Ma un tempo, da piccolo, la solitudine era stata opprimente per lui che aveva sempre avuto bisogno di attenzioni.
Attenzioni che dal giorno della morte dei suoi genitori non aveva più voluto, perchè le uniche che avesse mai desiderato erano state quelle di suo fratello.
Eppure era sempre stato sotto i rilettori sin da piccolo, venendo ammirato e invidiato dalle bambine e dai bambini, tutti lo conoscevano perchè era bello e intelligente, una fama che si era portato avanti nel susseguire degli anni.
La porta si spalancò, permettendo l'entrata di un'altra bambino, facendo risvegliare il piccolo Sasuke dai suoi pensieri.
La zazzera bionda, con la faccia imbronciata, si diresse a passo spedito a sedersi al suo banco, poco distante da quello dell'altro.
Il corvino spostò appena gli occhi verso il coetaneo, tornando poi a fissare il vuoto davanti a sè.
L'altro gli lanciò un'occhiataccia con i suoi grandi occhi azzurri, pieni di tristezza quasi quanto quelli del corvino.
Naruto era stato un bambino così di diverso da lui: era sempre stato solare e felice, non se ne stava mai fermo e si cacciava sempre nei guai: gli piaceva stare al centro dell'attenzione, a differenza sua.
Anche lui aveva perso i genitori, appena nato, e, dopo aver passato alcuni anni in orfanotrofio, era stato adottato da un vecchio amico del padre, uno scrittore di fama mondiale di libri spinti, l'idolo di Kakashi.
Eppure tutti lo evitavano, ritenendolo troppo vivace e fastidioso.
Era raro vederlo triste come quel giorno che si era accasciato sul banco, imitando Sasuke.
I due fratelli rimasero ad osservare di due bambini che in silenzio che si tenevano compagnia nella loro solitudine, lanciandosi qualche sguardo di nascosto.

Nel corridoio echeggiavano le voci di due bambine che stavano litigando, sempre di più vicine alla classe.
Arrivate davanti alla porta della stanza si zittirono, mettendosi a posto i vestiti colorati.
Sasuke rimase immobile, sospirando sconsolato e infastidito dalle due presenze che avevano interrotto la quiete.
L'altro, invece, si tirò subito dritto, sorridendo alle bambine che lo ignorarono bellamente, fermandosi davanti al banco di Sasuke.
Parlò la bionda, che continuava a sistemarsi convulsamente i capelli.
"Sasuke, vieni a giocare con me?" Chiese, sorridendogli.
L'Uchiha non rispose, continuando a fissare il vuoto dietro di lei.
"N-no! Vieni a giocare con me!" L'aveva spinta l'altra, con i capelli rosa adornati da un vistosa fascia rossa che glieli teneva dietro alle orecchie.
Le due inziarono a litigare, di nuovo, azzuffandosi per decidere con chi delle due avrebbe dovuto giocare con il bambino, trattandolo come se fosse un giocattolo di loro proprietà.
"Andate via, mi date fastidio con le vostre urla." Aveva sbuffato Sasuke, fissandole con i suoi occhi neri, zittendole.
Le due arrossirono e, nonostante il rifiuto, sorrisero felici che Sasuke Uchiha avesse parlato con loro.
"Ino, Sakura, gioco io con voi!" Si intromise Naruto, saltando giù dalla sedia e andando in contro alle due che lo squadrarono dall'alto in basso.
"Non vogliamo giocare con te, nessuno vuole: sei una peste." Aveva detto Sakura, incrociando le braccia al petto e scuotendo il capo.
Il bambino si intristì, mentre i suoi occhi azzurri si scurivano.
"Ha ragione e non dare fastidio a Sasuke!" Intervenì la bionda, facendogli una linguaccia prima di andare via con l'altra, tenendola per mano.
Naruto iniziò a digrignare i denti, posando lo sguardo sul compagno che continuava a rimanere immerso nei suoi pensieri.
"Si può sapere perchè tutti vogliono stare con te che sei così antipatico e nessuno con me?! Che cosa ho fatto di male?!" Inveì sbattendo le mani sul suo banco, tenendo gli occhi lucidi fissi su di lui.
"Stai urlando troppo anche tu, se vuoi rimanere qui stai zitto." Lo ammonì Sasuke, ristabilendo il silenzio che tanto attendeva, calmando il biondo che tornò a sedersi imbronciato.

Sasuke rimase colpito da quella scena, che aveva rimosso dalla mente, continuando a guardare Naruto e notando quanto anche lui soffrisse.
Fece qualche passo in avanti, avvicinandosi al bambino, guardandolo da vicino.
Naruto non era cambiato, aveva sempre lo stesso viso paffuto e innocente, con grandi occhi azzurri ed espressivi.
Allungò instintivamente la mano, passandogliela sulla testa, che purtroppo però trapassò.
Nel momento in cui la campanella suonò, Itachi lo risucchiò di nuovo con i suoi occhi, trasportandolo in un'altra aula.
Si ripresentò la stessa scena, ma con alcune differenze.
Sasuke, sedicenne, era seduto al suo banco, con le mani portate davanti alla bocca.
"Hei Sas'ke!" Lo chiamò il compagno di classe, mettendosi davanti al suo banco, con un grande sorriso.
"Cosa vuoi, Dobe?" Disse, muovendo appena la bocca, mentre fissava la sua maglia arancione: un colore troppo intenso e sgargiante da dare il mal di testa.
Il biondo sbuffò, avvilito.
"Sei proprio antipatico, Teme! Ti va di uscire dopo scuola?" Ritornò, poi, allegro, Naruto, indicando il gruppo che era in un angolo della classe.
"Non credo tu sia il mio tipo, Dobe." Lo prese in giro il corvino, alzando un sopracciglio.
Naruto sbattè più volte le palpebre, cercando di interpretare le parole del ragazzo, diventando poi rosso in volto.
"Teme! Intendevo con me e gli altri, così ci facciamo gli auguri." Si spiegò il biondo, cercando di nascondere l'imbarazzo.
"Ho da fare." Rispose, secco, senza degnare di uno sguardo l'altro, che non sembrava felice della risposta datagli.
"Tu hai sempre da fare!
Non esci mai con noi!
Si può sapere cosa c'è di più importante dei tuoi amici?" Chiese, andandogli a muso, cercando di incrociare il suo sguardo.
"Naruto! Lascia in pace Sasuke una buona volta." Si intromise Sakura, dandogli un pugno in testa, facendo ridere la classe.
"Ahia... Sakura, perchè ce l'hai sempre con me?" Piagnucolò, toccandosi la parte colpita.
"Perchè sei una seccatura, Naruto Uzumaki." Rispose, ghignando, per poi posare gli occhi sull'altro, avvampando.
L'Uchiha sentì il viso tirare, davanti a quella scena e abbozzò un sorriso.
Naruto era proprio un ingenuo e, anche se voleva fare il serio, finiva sempre per risultare infantile.
Tornò, poi, subito serio, al ricordo di quello che successe dopo, voltando lo sguardo verso il fratello che già da un po' lo osservava, nascosto dietro alla cappa nera.
Di nuovo gli stava riproponendo un ricordo poco felice.
"S-senti Sasuke, io... io volevo chiederti da tempo un cosa." Iniziò a dire, balbettando Sakura, mentre si torturava le mani dietro alla schiena.
Naruto intanto era rimasto in silenzio, fermo, con la mano sulla testa ad assistere alla scena.
"Ecco, io mi chiedevo se... non so, magari oggi pomeriggio... o-o quando vuoi... se ti andrebbe di uscire con me." Riuscì a dire, tra una pausa e l'altra, trattenendo il respiro mentre aspettava una risposta.
Sasuke alzò gli occhi dalla maglia di Naruto.
Posò lo sguardo prima sul biondo, che guardava a terra, poi su Sakura che trasalì, appena i loro occhi si incontrarono.
"No." Rispose, monosillabico e freddo, tornando a guardare il vuoto.
"N-no? Perchè?" Balbettò Sakura, trasformando il suo sorriso, in una smorfia di dispiacere.
"Sei noiosa, Sakura.
E adesso ti pregherei di andartene, mi stai infastidendo." Rispose, secco, rimanendo immobile.
"Non ti permettere di parlare così a Sakura!" Urlò Naruto, afferrandolo per il colletto della maglia, alzandolo dalla sedia, facendo zittire tutto il resto dei compagni.
"N-naruto, lascialo stare." Cercò di fermarlo la ragazza, tirandolo per un braccio, mentre i suoi occhi verdi si erano riempiti di lacrime.
"Chi ti credi di essere Sasuke per trattarci tutti in questo modo indifferente e superiore? Eh? Si può sapere che problemi hai? Cerchiamo di esserti amici e ci tratti tutti come se fossimo indegni della tua presenza!" Urlò il furibundo Naruto, strattonando, con gli occhi pieni di rabbia mentre Sasuke continuava a rimanere calmo e con lo sguardo vuoto.
La campanella suonò e mise fine al ricordo.

Sasuke si ritrovò nella sua camera, in piedi davanti al camino acceso, a fissare le foto dei suoi genitori, dei suoi amici e di Kakashi.
"Perchè non mi hai fatto rivivere anche quello che è successo dopo il suono della campanella?" Chiese, guardandosi la mano stretta a pugno, lo stesso che aveva colpito il viso di Naruto, rompendogli il naso.
Itachi ignorò la domanda, avvicinandosi al fratello che rabbrividì alla vicinananza dello spirito freddo.
"Hai capito ora cosa intendevo dirti prima?"
Sasuke ripensò alle parole del fratello, quando gli aveva chiesto perchè gli stava facendo rivivere alcuni momenti più significativi della sua vita.
Certo che lo aveva capito, lo aveva capito sin dal principio ed aveva mantenuto l'idea che si era fatto nitida sino alla fine.
"Mi hanno reso la vita più difficile, intralciandomi il percorso.
Ecco cosa hanno fatto... avete fatto." Disse, in un soffio, voltandosi verso il fratello che sospirò, chiudendo gli occhi, avvilito da quelle parole.
"Fratellino, sei troppo ottuso e accecato dalla rabbia per capire." Disse, scuotendo il capo.
Il minore ringhiò.
"Non dovrei esserlo? Dopo tutto quello che è-" Si interruppe, vedendo il fratello sbiadirsi sempre di più.
"Mi dispiace Sasuke, vorrei rimanere ancora un po' qui con te, ma il tempo a mia disposizione è terminato.
Ho fallito di nuovo nell'intento di trovare una cura per te." Disse, sorridendo, allungando la mano verso il viso di Sasuke, che aveva sgranato gli occhi indietreggiando.
"Sei diventato un uomo e hai tenuto altro il cognome Uchiha; sei riuscito a superarmi, sono fiero di te.
Però vorrei che tu mettessi da parte il passato, concentrandoti su quello che hai ora, prima di perdere tutto ciò che hai, di nuovo." Continuò, dando un piccolo colpetto, come faceva quando erano piccoli, sulla fronte di Sasuke, prima di svanire del tutto.
"Itachi!" Urlò, il ragazzo, facendo un passo in avanti, allungando le braccia verso il vuoto.
Sospirò afflitto e si rimise a letto, ritornando a patire il male incessante agli occhi, insultandol mentalmente Itachi per averlo costretto a ricordare, facendo ricrescere in lui quella tristezza che era riuscito a sopprimere, un tempo, nella rabbia contro di lui e nell'ambizione di superarlo.
Erano questi sentimenti, che lo avevano spinto a diventare qualcuno, a rendere fiero di lui suo padre, riuscendo nell'intento.

"Almeno tu, non deludermi, Sasuke."

[2925 parole] - 26 Dicembre 2017

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