11
Un urlo di dolore echeggiò nel silenzio.
Sasuke aprì di scatto gli occhi, portandosi una mano alla testa, dolorante.
Cercò di mettere a fuoco l'ambiente circostante, continuando a rimanere a terra, sul pavimento freddo.
Sentiva il cuore battergli all'impazzata tanto da rimbombargli nella testa.
"Sono morto." Pensò ad alta voce, percependo il silenzio e il gelo intorno a sè.
Appariva tutto troppo offuscato, non riusciva a capire dove fosse.
Si mise seduto, con le mani sugli occhi che continuavano ad essere un tormento.
La guancia, che fino a poco fa era a terra, era congelata.
Il suo corpo era tutto intorpidito e dolorante.
L'ultima cosa che ricordava era di star precipitando, all'inferno, insieme a Madara.
Trattenne il respiro, fermando il movimento delle dita ai lati della testa.
Aprì di nuovo gli occhi, aguzzando lo sguardo, per capire esattamente dove fosse.
Portò le mani in avanti, muovendole, aperte davanti a sè.
Pian piano i suoi occhi si abituarono alla luce e a permettere a Sasuke di vedere nitidamente.
Sbattè le palpebre più volte, abbassò le mani, fissandosi le scarpe nere lucide, che indossava.
Iniziò a guardarsi in torno, ancora a terra, riconoscendo il posto in cui era: il suo ufficio.
"Non sono morto?" Si chiese, di nuovo ad alta voce, raddrizzandosi sulla schiena e continuando a guardare intorno a sè, incredulo.
Si alzò subito in piedi, ignorando il male ad ogni parte del corpo, aiutandosi con i bordi della scrivania.
Si sedette sulla poltrona di pelle, accendendo immediatamente il computer, per controllare l'ora e il giorno.
24 Dicembre
Ore 23.00
Si abbandonò nella poltrona, sospirando, girando leggermente con l'aiuto dei piedi.
Ripercorse nuovamente tutto quello che, probabilmente, aveva sognato.
Le apparizioni di Sakumo, di Itachi, di Obito e infine di Madara; era stato tutto così reale, ogni sensazione fisica ed emotiva gli era sembrata di viverla veramente.
Scattò in piedi, lanciando la sedia dietro di sè.
Era ancora in tempo: poteva sistemare tutto.
Poteva salvara Obito, poteva permettere a lui e Kakashi di fare pace, in modo che vivessero in serenità, insieme.
Poteva salvara le sue amicizie, poteva riuscire a superare, a lasciarsi dietro, il passato, insieme a loro.
Aveva deciso: avrebbe cercato Obito in modo che nessuna macchina lo investisse, intanto avrebbe chiamato Kakashi per parlargli e infine gli avrebbe fatti incontrare; questa era la cosa prioritaria.
Subito dopo, sarebbe andato a casa di Naruto, dove c'era la festa con gli altri, e avrebbe parlato con loro, sperando di essere ben accetto.
Si, avrebbe fatto così, era la cosa giusta.
Corse, corse velocemente verso la porta dell'ufficio, chiudendosela con violenza alle spalle una volta uscito.
L'ascensore fu un incubo: fu costretto a star in piedi, ad aspettare di raggiungere il piano terra; l'adrenalina era troppa per permettergli di stare fermo, continuava a sbuffare e a tamburellare i piedi.
Uscito finalmente dal palazzo, si fermò, guardandosi intorno.
Di nuovo tutti quei rumori, quelle luci abbaglianti, che gli avevano dato sempre fastidio.
Si massaggiò un attimo gli occhi, per abituarsi al bagliore accecante, per poi prendere un sospiro preparatorio alla corsa che avrebbe dovuto fare.
Strinse i pugni lungo i fianchi, ripetendosi mentalmente che era ancora in tempo, che ce la poteva fare.
Riprese a correre, con tutte le forze che aveva, per le strade affollate di Tokyo, cercando di superare la gente che, inevitabilmente, gli andava addosso.
Ad ogni Babbo Natale, ad ogni risata tipica dell'uomo vestito di rosso, si fermava per cercare il viso di suo cugino, tra la folla.
Si dovette fermare, per prendere fiato, mentre le persone continuavano a muoversi in modo caotico intorno a lui, frastornandolo.
"Dove sei Obito?" Si chiese, deglutendo un groppo di saliva, e allentandosi leggermente la cravatta, aspettando ancora qualche secondo prima di ripartire alla sua ricerca.
Non aveva intenzione di arrendersi: suo cugino rimaneva la priorità assoluta.
Doveva scongiurare ogni possibile incidente.
Un rumore sordo, delle urla, poi, il silenzio.
A Sasuke, a cui il cuore stava battendo all'impazzata, si fermò nell'instante in cui udì quel suono, rimbombare nel silenzio.
"Obito!" Urlò, riprendendo a correre, in mezzo alla strada, verso il punto in cui molte persone si stavano spostando, accorse nell'udire anche loro il frastuono.
Estrasse il telefono dalla tasca del giubbotto, mentre, raggiunta la folla, iniziava a farsi spazio, per arrivare il più vicino possibile, in modo da vedere cosa era accaduto.
Digitò il numero di Kakashi, pregando che rispondesse nell'immediato, mentre lui, intanto continuava a superare le file di persone.
'Sasuke?'
Quando Sasuke sentì la voce del sensei, rispondere al primo squillo, tirò un sospiro di solievo e per recuperare più ossigeno possibile, per poi iniziare a parlare, senza interruzzione, continuando ad avanzare.
'Kakashi-sensei, deve andare in ospedale, ora.
Smetta di fare qualsiasi cosa stia facendo e ci vada.'
Disse, velocemente, tra un respiro affannoso e l'altro.
'Sasuke? Cosa è successo? Ti senti male?
Dimmi dove sei che ti raggiungo.'
Chiese, preoccupato l'altro, notando il frastuono proveniente dall'altro capo del telefono e il tono di voce del ragazzo.
'No, no, io sto benissimo.
Si tratta di Obito.'
Disse, prima di farsi spazio tra due uomini che sembravano non volerlo fallo passare.
'Obito?
Sasuke sei sicuro di-'
'Kakashi-sensei, deve andare in ospedale, potrebbe essere l'ultima possibilità che ha per mostrarle il suo cambiamento.'
Lo interruppe l'Uchiha, determinato nel convincere l'uomo, che sembrava essere restio nel credergli.
'Non può continuare a vivere nel rimorso.
Deve fare in fretta, però.'
Continuò, non percependo risposta dall'altro.
'Va bene Sasuke.
Hai ragione.
Grazie.'
Rispose, piano, l'Hatake, sospirando scosso dagli eventi.
'No, grazie a lei, sensei.
So che probabilmente non è il momento adatto per dirgli quanto io sia grato a lei ed a suo padre, per tutto quello che avete fatto per me e la mia famiglia.
So che lei non ha ancora perdonato del tutto suo padre e la capisco.
Ma, le assicuro, che suo padre Sakumo, nonostante abbia sbagliato, le ha insegnato tanto con il suo gesto.
So anche che era mio padre, l'amico per cui ha rischiato tutto e, mi chiedo, come nonostante tutto, lei abbia deciso di lavorare lo stesso per gli Uchiha e crescermi, con tutto il rancore che dovrebbe portare alla mia famiglia.
Suo padre è molto orgoglioso di quello che è diventato.
S-so che penserà che io sia impazzito, perchè quello che sto dicendo non è da me, ma se le dicessi il motivo per cui le sto dicendo tutto questo non mi crederebbe...
Adesso la lascio... che entrambi dobbiamo recuperare le nostre amicizie.
Grazie di nuovo e Buon Natale.'
Sasuke iniziò a parlare a ruota libera, liberandosi di una buona parte di pensieri e del senso di colpa che lo affliggevano.
Sapeva che non sarebbe bastato per essere una persona migliore, ma era un buon inizio.
'Bhe... devo dire che mi hai lasciato senza parole.
Non so cosa ti sia successo, Sasuke, ma credo che il miracolo sia accaduto davvero.
Parleremo un'altro giorno di questo... adesso, hai ragione, dobbiamo andare.
Spero che, almeno tu, sia ancora in tempo.'
Rispose, con voce rotta, Kakashi, prima di chiudere la chiamata e seguire le indicazioni di Sasuke.
Sasuke ripose il telefono in tasca, sorridendo debolmente, per poi tornare subito serio sentendo le sirene che si avvicinavano.
Continuò ad avanzare, intravedendo le pattuglie della polizia che delimitavano la zona, intimando i presenti di andarsene.
"Fatemi passare! Sono un suo parente!" Aveva urlato, superando la prima fila e scavalcando i nastri intorno al perimetro.
Un paio di poliziotti gli sbarrarono la strada, impedendogli di avvicinarsi.
"Sono suo cugino, vi prego fatemi avvicinare." Cercò di convincerli, intravedendo, dietro agli uomini, i soccorsi iniziare a prestare aiuto ad Obito.
I due si scambiarono uno sguardo complice, per poi annuire e lasciarlo passare.
Corse immediatamente verso di lui, trovandolo semicoscente, con gli occhi aperti, vuoti.
Lo avevano appena messo sulla branda e lo stavano legando, per portarlo in ambulanza all'ospedale.
"Obito! Obito, mi senti?" Lo chiamò, avvicinandosi il più possibile, cercando di rimanere calmo.
Il suo cuore era come impazzito: c'erano attimi in cui lo sentiva esplodere nel petto ed altri un cui non percepiva nessun battito, dall'angoscia.
L'uomo spostò leggermente gli occhi nella sua direzione, non potendo muovere il collo, fasciato da un collare antitrauma.
"S-sasuke?" Disse, con fatica, tanto che le sue labbra si erano mosse appena.
"Sì, Obito, sono io. Resisti, ti prego..." Gli disse, leggermente sollevato nel vederlo ancora cosciente.
"Mi sembra di averti già incontrato stasera." Sussurrò, socchiudendo gli occhi.
I medici intanto avevano finito di apportargli i primi soccorsi e lo stavano portando verso la vettura.
"Sì, Obito, anche io ho questa impressione...
Devi rimanere sveglio però, non chiudere gli occhi."
Ripose, Sasuke, camminando affianco alla branda.
L'altro tirò le labbra, cercando di dire qualcosa.
"M-mad-"
"Lo so, Obito...
È stato Madara; ti credo." Ringhiò, al ricordo di quell'uomo, che aveva causato fin troppo dolore.
Obito, aggrottò le sopracciglia, probabilmente per stupore, in quanto nessuno gli aveva mai creduto.
"Signore, lei viene o no? Non possiamo attendere altro tempo, è in pericolo di vita." Gli chiese, uno dei due infermieri, che si stava accingendo a chiudere i portoni dell'ambulanza, mentre le sirene iniziavano a suonare.
"Obito, in ospedale ci sarà Kakashi.
Devi resistere." Gli disse, bloccando la chiusura dell'ultima porta.
"Kakashi?" Soffiò, tirando le labbra in un lieve sorriso, mentre una lacrima gli rigava la guancia deturpata.
"Signore, dobbiamo andare!" Lo interruppe di nuovo l'infermiere, facendo presa sul metallo della porta.
"A-auguri, Sasuke." Riuscì a sentire, prima che l'ambulanza partì, lasciandolo immobile, con ancora il braccio in aria, ad osservare le luci intermittendi blu, allontanarsi.
Non poteva fare più nulla, ora doveva solo sperare che Kakashi arrivasse in tempo e che Obito potesse sentirlo e, magari, sopravvivere.
Ci sperava, sperava davvero di poter cambiare le cose.
Se solo fosse arrivato qualche minuto prima, forse, avrebbe potuto evitare l'incidente.
Non si sarebbe mai perdonato se il cugino fosse morto, di non essere stato abbastanza veloce.
Sasuke si girò di scatto, percependo una risata di scherno, la sua risata di scherno.
Cerrcò Madara nella folla che pian piano, stava scemando, muovendo gli occhi in una direzione all'altra, sperando di scorgere la chioma nera e gli occhi rossi.
E lo vide, lo vide ghignare, per un secondo, prima di sparire tra un gruppo di persone.
L'odio verso di lui era immenso, non credeva che il suo avo potesse essere tanto crudele e pieno di potere anche da morto.
No, lui non sarebbe diventato come Madara.
Alzò gli occhi al cielo, scuro e nuvoloso, percependo i primi fiocchi di neve scendere leggeri.
Prese fiato, incamminandosi verso il parcheggio dove teneva la macchina; ora doveva pensare a sistemare i rapporti con i suoi amici.
Salì in macchina, sfrecciando a tutta velocità verso la casa di Naruto.
Non era molto lontano dal centro di Tokyo, eppure la strada gli sembrò infinita.
Migliaia di pensieri gli offuscavano la mente, proprio come la neve, che scendeva più fitta, gli stava offuscando la visuale della strada.
Cosa avrebbe detto una volta arrivato sulla soglia di casa sua? Naruto lo avrebbe fatto entrare? Gli avrebbe lasciato il tempo di parlare, di scusarsi o lo avrebbe cacciato, nell'immediato, non appena lo avrebbe visto? Che cosa avrebbe fatto dopo il rifiuto?
Migliaia di ipotetici scenari gli si presentavano nella mente, facendolo fremere dall'agitazione.
Per la prima volta nella sua vita si sentì davvero in preda all'ansia, impotente.
Il Sasuke Uchiha di una volta non si sarebbe fatto sovrastare così dalle emozioni, soprattutto per una cosa così banale, i suoi amici, a cui non aveva mai portato più di tanto interesse.
''Merda!'' Imprecò, sbattendo i pugni sul volante, quando la macchina decise improvvisamente di fermarsi.
Sbattè la testa contro il clacson, facendolo suonare per un breve istante, tirando poi un sospiro di sconforto.
"Perchè proprio adesso!? Con tutti i soldi che ho speso per comprarti, proprio ora devi morire!" Parlò, rivolgendosi alla vettura, iniziando a colpirla violentemente con i pugni.
Ringhiò, cercando di riaccenderla per l'ennesima volta, invano.
Sospirò di nuovo, calmandosi; si passò una mano tra i capelli, ripetendosi mentalmente che, probabilmente, stava impazzendo: aveva sogni premonitori, vedeva i morti, parlava da solo, parlava con la macchina... insomma: era ormai da ricoverare.
Scese dalla vettura, chiudendo la porta con irruenza.
Si guardò in torno: tutto il quartiere era decorato con addobbi natalizi, pacchiani e terribilmente luccicanti.
Strizzò gli occhi, abituandoli, di nuovo, al cambio di luce.
Non era molto distante dal condominio in cui abitava Naruto, ci sarebbe potuto arrivare a piedi abbastanza in fretta.
Iniziò ad incamminarsi: era tutto silenzioso e tranquillo, solo in alcuni momenti, dalle case, riusciva a percepire della musica Natalizia.
Nessuno era in giro a quell'ora, guardava nelle case intravedendo le ombre di chi ci abitava festeggiare con amici e parenti.
La strada era ancora pulita e asciutta, nonostante la neve aveva iniziato a scendere con più costanza e velocità.
"Ci mancava solo rimanere a piedi con la neve..." Sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
Faceva freddo, dannatamente freddo.
Non se ne era mai accorto sino a quel momento, avendo corso per tutto il tempo.
Ore 23.50
Ricominciò a correre, nonostante il suo corpo, non abituato a tali sforzi, chiedesse pietà.
Voleva, doveva, assolutamente arrivarare a casa del biondo non un minuto dopo la mezzanotte.
Di nuovo, la strada gli sembrava non finire mai: procedeva dritta e infinita, tra la neve e le luci colorate.
Mai si sarebbe aspettato di fare tanta fatica per qualcuno che non fosse se stesso.
Inciampò, finendo quasi a terra.
Il dolore alla testa e i giramenti che aveva ignorato e sopportato sino a quel momento iniziavano a dargli davvero dei problemi, in più i suoi polmoni sembravano andati a fuoco e il cuore salirgli in gola.
Il respiro era affannato, la fronte sudata, nonostante il freddo e gli occhi arrossati.
"No, non mi fermerò più..." Disse, stringendo i pugni sulle ginocchia e tirando su la testa, intravedendo il palazzo verso cui era diretto.
Riprese a correre, scostante, continuando a tenere gli occhi puntati sull'obiettivo.
Finalmente, tra una caduta mancata e i mancamenti che sembravano stare per colpirlo da un momento all'altro, raggiunse l'ingresso del palazzo.
Fece le scale, quasi accasciato sulla ringhiera, aprì la porta con la spalla, reggendosi alla maniglia di ferro.
Subitò si sentì investire dal tepore dell'atrio che era quasi paragonabile al calore fastidioso che aveva sentito nella caduta verso l'inferno.
Avanzò, verso la porta di casa di Naruto, iniziando già a percepire il vociare di tutti.
Il cuore iniziò di nuovo a intervallare momenti di tachicardia ad altri di inattività.
Si appoggiò allo stipite con la fronte, chiudendo gli occhi e respirando a fatica.
Alzò la mano, lentamente, chiudendola poi a pugno, che tentennò nel battere sul legno.
Perchè era così difficile bussare?
L'orgoglio non era più un problema, ma la paura, quella di essere abbandonato, di rimanere in solitudine, continuava a rimanere.
Si morse la guancia, cercando la forza di poggiare il pugno, tremante, sulla porta.
"Non ho niente da perdere.'' Si disse, cercando di convincersi.
Se avesse bussato, avrebbe avuto il cinquanta percento di possinilità di poter risolvere le cose, mentre, se non l'avesse fatto, non avrebbe mai più potuto far nulla, sarebbe stata la fine.
Ore 00.00
Stava trattenendo il respiro, nonostante fosse difficile, per uno che ne aveva davvero bisogno come lui, aspettando che qualcuno venisse ad aprirgli.
Il parlare di sottofondo si interruppe: Sasuke riuscì a percepire nitidamente la voce di Ino che aveva urlato una frase a chi stava andando ad aprire la porta.
"Questo deve essere Sai che si è riuscito a liberare!" Aveva detto, prima di ricominciare a parlare animatamente insieme agli altri.
Sasuke aveva aggrottato le sopracciglia e aveva preso colorito in volto per mancanza di ossigeno.
Sentì la chiave girare nella toppa; contò le volte in cui girò, sperando che arrivasse in fretta l'ultimo scatto.
Finalmente la maniglia si abbassò e la porta, poco dopo, venne spalancata.
Il cuore di Sasuke perse un battito.
"S-sasuke?"
Naruto era davanti a lui, con il telefono in una mano e l'altra ancora sulla maniglia, con gli occhi sbarrati e la bocca spalancata.
Sasuke ricominciò a respirare velocemente, cercando di recuperare aria, mentre ancora con la testa china, cercava di mettere a fuoco il ragazzo e parlare.
"D-dobe..." Sbiascicò, con un sorriso tirato, mentre si tirava dritto davanti all'altro.
"Teme! Si può sapere cosa ti è successo?" Inveì, fissando stranito il corvino nello stato pessimo in cui era.
Non aveva mai visto un Sasuke così trasandato, nemmeno dopo le ore di ginnastica a scuola.
"Spero... di non essere in ritardo." Sviò la domanda, assumendo un'espressione più seria e abbassando leggermente lo sguardo verso terra.
Naruto si fece serio quanto lui.
"Bhe... diciamo che nessuno si aspettava che venissi." Iniziò a dire, infilandosi il telefono in tasca.
Sasuke si irrigidì, stringendo la presa sulla cornice della porta.
"Ma io sapevo che saresti venuto." Esordì poi, sorridendogli.
L'altro si sentì alleggerito, tirando un sospiro di sollievo, ricominciando a ridestarsi.
"Naruto? C'è qualcosa che non va?" La voce stridula di Sakura giunse alle orecchie dei due ragazzi, che erano rimasti a fissarsi negli occhi, senza muoversi.
"Bhe? Mi fai entrare o mi vuoi lasciare morire davanti alla tua porta, Dobe?" Chiese, incrociando le braccia al petto, aspettando che l'altro si scostasse per farlo passare.
"Sei sempre il solito scontroso! Teme!" Borbottò, facendolo entrare in casa.
Sasuke si guardò in torno, imbarazzato, mentre si toglieva le scarpe; ora avrebbe dovuto parlare con gli altri.
"N-naruto, cosa stai facendo?" Balbettò, sorpreso, venendo abbracciato possessivamente dal biondo, che non sembrava volersi staccare.
"Grazie per essere venuto, Sas'ke." Gli disse, nascondendo il sorriso soddisfatto nel suo giubbotto.
Sasuke ricambiò l'abbraccio, inarcando leggermenre le labbra verso l'alto.
"Adesso staccati però, Usuratonkachi." Ghignò, cercando di levarsi di dosso il ragazzo che sbuffò, mettendo il broncio, con il viso leggermente arrossato.
"Naruto! Si può sapere dove... s-sei..." L'urlo di Sakura andò a scemare pian piano, quando vide fare l'entrata di Sasuke nella sala.
Tutti si voltarono e si zittirono, vedendo la reazione dell'amica.
"Ve l'avevo detto che sarebbe venuto!" Disse, fiero, Naruto, portandosi le mani sui fianchi.
Sasuke guardò, uno ad uno, negli occhi i compagni, notando quanto le loro espressioni fossero stoiche.
Non sapeva cosa dire, si sentiva in soggezzione.
Per fortuna, Naruto era sempre pronto ad aiutarlo.
"Bhe? Cosa sono quelle facce serie? È Natale e siamo tutti insieme, finalmente! Sorridete!"
La voce di Naruto echeggiò nel silenzio che continuava a regnare sovrano nella casa.
Tutti i presenti si scambiarono sguardi di incertezza, finendo poi a riguardare l'Uchiha.
Il biondo aggrottò la fronte, stringendo la mano sulla spalla dell'amico, facendogli capire che lui era dalla sua parte, in qualsiasi caso.
'
'Suppongo, che io vi debba della scuse."
Quella frase gli costò molto, sentì un pezzo del suo orgoglio sgretolarsi da qualche parte nel suo corpo.
Le espressioni degli altri erano passate in pochi secondi allo stupore, nel sentirlo dire tali parole.
"Direi di sì!" Sbottò l'Inuzuka, sempre sul piede di guerra, che si beccò nell'immediato una gomitata da Shikamaru che gli disse poi che doveva lasciarlo parlare.
Sasuke arricciò il naso: sapeva che quel ragazzo gli avrebbe dato dei problemi.
Inspirò, cercando di mantenere la calma.
"So che, da sempre, non sono mai stato molto amichevole e socievole con voi.
Ho sempre rifiutato i vostri inviti ad uscire, i vostri tentativi di essermi amico.
Sono stato molto sfacciato e scontroso, arrivando addiritrura a parlarvi con cattiveria."
I suoi occhi e quelli di Sakura si incontrarono, rimanendo fissi gli uni negli altri per un istante, fino a quando la seconda non riuscì più a sostenere i suoi.
"Con gli anni sono andato a peggiorare, isolandomi ed ignorandovi maggiormente, rifugiandomi dapprima nello studio, poi nel lavoro, per cercare di sfuggire dalla solitudine di cui mi stavo circondando.
Non sono qui per raccontarvi i motivi per cui mi sono comportato in questo modo per tutti questi anni, in modo da farvi pena... mi è già difficile aprirmi così."
Continuò, stringendo i pugni lungo i fianchi, cercando di mantenere ancora un po' di ritegno, che sentiva ridursi ad ogni parola.
Kiba tentò di nuovo di aprire la bocca, ma subito venne fermato da Shino, che gli posò la mano davanti alla faccia, prima che si beccasse qualche insulto.
"Ho capito, dopo tanto tempo, forse troppo, di aver sbagliato.
Ho deciso di cambiare, di iniziare a comportarmi in modo diverso.
Mi piacerebbe ricominciare da capo la mia vita, magari con il vostro aiuto, se siete ancora disposti ad essermi amici.
Non... non ho mai amato il Natale e non l'ho mai festeggiato nel corso della mia vita, ma vorrei che, quest'anno, festeggiarlo con voi, in modo da renderlo, per la prima dopo tempo, importante, per me." Finì di dire, sperando di essere stato abbastanza sciolto e convincente.
Nella stanza nessuno aprì bocca, c'erano solo scambi di sguardi complici tra il gruppo di ragazzi.
L'Uchiha deglutì, tringendosi nelle sue spalle, senza però, mai, abbassare lo sguardo a terra.
La mano di Naruto continuava a rimanere sulla sua spalla, confortandolo; almeno lui non lo avrebbe abbandonato.
"Non c'è nient'altro da dire..." Prese parola Shikamaru, schiarendosi la voce, scambiandosi altre occhiate con gli amici, per poi fissare Sasuke.
"Festeggiamo si o no?
È una seccatura tutta questa tensione." Concluse, sorridendo ed alzando le braccia a mezz'aria.
Tutti si misero a ridere, accogliendo benevolmente il ragazzo.
"È bello averti qui, Sasuke." Gli si avvicinò la rosa, con un bicchiere di spumante che gli porse, tremante.
Sorrise, afferrandolo, sfiorando leggermente la mano della ragazza, che sussultò.
''È bello che voi mi abbiate accolto, nonostante tutto." Rispose, osservando un punto non definito dietro a lei.
Sbattè le palpebre più volte, aguzzando poi lo sguardo.
"Sasuke? Tutto bene?" Lo ridestò, sempre Sakura, chiamandolo.
Il ragazzo le prestò subito attenzione, annuendo.
Per un attimo, gli era sembrato di vedere la sua famiglia, vicino all'albero di Natale, sorridegli.
"Facciamo un brindisi!" Urlò, Naruto, alzando il calice verso l'alto, seguito dagli altri.
"AUGURI DI BUON NATALE E BUONE FESTE A TUTTI!"
[3459 parole] - 4 Gennaio 2018
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