10
I petali rosati di un ciliegio cadevano leggeri sui capelli scuri dei due Uchiha che erano apparsi proprio sotto esso, nella stessa posizione di come si erano lasciati: uno con gli occhi nell'altro, pieni d'odio e freddi.
Il più giovane distolse lo sguardo, sentendosi bruciare la testa in maniera spaventosa, costringendolo a portarsi le mani agli occhi, lasciandosi anche sfuggire un ringhio di dolore.
"Ecco cosa succede a sfidare Madara Uchiha." Gli aveva detto, ridendo sadicamente, il suddetto.
Una brezza leggera investì il ragazzo, facendolo rabbrividire leggermente, nonostante continuasse a sentirsi la testa fra le fiamme.
"Alza la testa Sasuke, non abbiamo finito." Lo incalzò, camminandogli intorno.
Sasuke raccolse tutte le forze che aveva e stringendo i denti per riuscire ad aprire gli occhi, senza cercare di svenire dal dolore lancinante che gli provocavano.
La vista era offuscata, non riusciva bene a distinguere i contorni, se non la figura scura di Madara, che continuava a muoversi.
"D-dove siamo?" Chiese, chiudendo un'altra volta gli occhi, cercando di intuire qualcosa affidandosi all'udito.
Percepiva l'aria leggera muovere i rami degli alberi, segno che era all'aperto, cosa che aveva già ben intuito; il silenzio regnava sovrano in quel posto, facendolo sentire a suo agio, nella tranquillitá che tanto gli piaceva.
Un sorriso spontaneo gli apparse sul volto, come se si fosse tranquillizzato sapendo di essere in luogo tanto pacato.
L'odore dei fiori di ciliegio gli entrò nelle narici, facendolo sentire ancora meglio.
Gli erano sempre piaciuti, erano i suoi fiori preferiti: dai colori tenui e delicati, leggeri e con un profumo non troppo invasivo.
Quel profumo gli ricordava Sakura: quando passava lei lasciata una scia aromatica alle sue spalle.
Era la cosa che apprezzava di più di lei, oltre ai suoi capelli del medesimo colore dei petali.
Ed avevano anche la stessa consistenza setosa e vellutata.
Gli era capitato un paio di volte di toccarli, di passarci le mani in mezzo, invogliato da lei, naturalmente, lui non si sarebbe mai permesso di farlo, nonostante gli piacessero molto, non avrebbe mai chiesto alla ragazza di poterli toccare.
Si erano dimostrati proprio come li aveva immaginati.
Erano così lunghi e perfetti, come piacevano a lui.
Ci era rimasto molto male, anzi, si era molto arrabbiato quando l'aveva vista entrare in classe con i capelli corti fino alle spalle.
Purtroppo, non per colpa sua, li aveva dovuti accorciare: una ragazza più grande glieli aveva tagliati con le forbici, dopo averla presa di mira, dopo mesi di insulti, era passata ai fatti, decidendo di accanirsi sulla cosa a cui lei teneva di più, che era più invidiata dalle altre.
Si era più rattristata per il fatto che, ora, aveva perso l'unico punto a favore che aveva con lui piuttosto che per i capelli di per sè.
Aprì leggermente gli occhi, venendo investito dalla luce del sole forte e accecante, persistente, che non gli permetteva di tenerli aperti.
Il sole gli ricordava tanto Naruto.
No, Naruto era il sole, il suo sorriso lo era: abbagliante e tenace, perenne, proprio come la stella più splendente della galassia.
Nonostante le nuvole, la pioggia e il temporale, tornava sempre, illuminando la giornata a tutti.
Quel sorriso non se lo sarebbe mai dimenticato, era motivo di invidia da parte sua: avrebbe voluto essere capace di sorridere come lui, di mascherare tutto il suo dolore dietro a dei denti bianchi e perfetti, cercando di condurre lo stesso una vita normale tra gli amici.
Non ci era mai riuscito, ogni qualvolta aveva provato a sorridere, sì, perchè aveva fatto le prove davanti allo specchio, il suo sorriso appariva più come una smorfia, tirato e cupo.
Aveva iniziato a odiarlo il sorriso di Naruto; eppure quando non lo vedeva si sentiva male, era come se non avesse più un buon motivo per vedere.
Anche i suoi capelli sembravano il sole, di un biondo paglierino brillante, costantemente scompigliati e mossi, ma fini, proprio come i suoi raggi.
Non aveva mai toccato i capelli di Naruto, ma era sicuro che avrebbero vinto la competizione con quelli di Sakura.
Anche i suoi occhi avrebbero vinto in confronto a quelli della ragazza, che erano di un verde brillante, acceso, pieno di vitalità.
Preferiva quelli del biondo, azzurri e limpidi, che strasmettevano tranquillità e fiducia; al contrario dei suoi, motivo di odio e fastidio, così scuri e neri, che incutevano solo paura.
Eppure i loro occhi infondo non erano tanto diversi: anche quelli dell'amico nascondevano l'infanzia triste, il dolore, la solitudine e la paura; tutti sentimenti che aveva provato anche lui.
"Siamo al cimitero, Sasuke." Le parole di Madara lo avevano risvegliato dai suoi pensieri, facendolo tirare ben dritto sulla schiena, che fino ad ora era china verso terra.
Il sorriso leggero che aveva sul volto, apparso nel ricordo dei due ragazzi, era svanito nell'instante in cui aveva sentito quelle parole, facendogli riprendere la sua spressione seria e indifferente.
Tolse la mano dagli occhi che aprì piano, cercando di sopportare il male, in modo da guardarsi in torno e poter vedere se effettivamente si trovasse dove diceva l'uomo.
Pian piano i contorni vennero messi a fuoco e i colori divennero più nitidi: fnalmente riconobbe il cimitero di Tokyo.
Ci era stato poche volte da piccolo, ormai erano anni che non ci metteva piede.
Tutto il senso di tranquillità si trasformò in angoscia, quando lo scoprì.
Non gli era mai piaciuto andarci, ma Kakashi-sensei lo aveva sempre portato quando era stato un bambino, dicendogli che era giusto onorare la memoria dei suoi parenti.
Lui non era mai stato d'accordo con l'uomo: secondo Sasuke i morti non dovevano essere disturbati.
L'ultima volta che era andato al cimitero era stato per la morte di Itachi, anzi, a dire la verità, non aveva nemmeno varcato la soglia del cancello, si era fermato ad osservare da lontano lo svolgimento del funerale, proprio come aveva fatto per quello dei genitori.
L'Hatake, invece, a differenza sua, andava tutte le settimane in quel luogo, alla tomba degli Uchiha, per Fugaku, e a quella dell'amica Rin, ma mai dal padre.
A parere di Sasuke, era soltanto uno spreco di tempo e motivo maggiore di dolore, eppure l'uomo si ostinava ad andarci, come se fosse un suo dovere, un obbligo.
Si guardò in torno, ritornata la vista, vedendo le fila di lapidi di pietra, adornate da ogni tipologia di fiori e da regali lasciati da amici e parenti.
Era un luogo grande e spazioso, silenzioso e ordinato, eppure a Sasuke non piaceva.
"Non mi piace questo luogo." Asserì, con durezza, rimanendo a guardare fisso dinandi a lui, le schiere di lapidi che sembravano infinite.
"Lo so, Sasuke.
Non ho mai ricevuto nessuna preghiera da parte tua." Rispose, subito, Madara, posizionandosi di fianco a lui, facendo lo stesso.
"Se fossi morto vorrei essere lasciato in pace." Disse, schietto, voltandosi appena verso l'altro.
"È la stessa cosa che desideri anche adesso."
Sasuke soffiò, incrociando le braccia al petto, tornando a guardare il paesaggio.
Ancora non capiva il motivo per cui fossero lì.
Rabbrividì, trapassato dalla brezza leggera, quando un dubbio gli pervase la mente.
"In realtà gli unici che venivano sempre a pregare sulla nostra tomba erano gli Hatake." Sbuffò, sogghignando, nonostante sembrasse quasi scocciato dalla cosa.
Sasuke, che voleva parlare prima dell'uomo, venne preceduto.
"Sono sempre stati dei lavoratori dediti, molto fedeli a noi Uchiha, proprio come dei cani." Rise, demigratorio, continuando il suo discorso.
"Aspetta un attimo." Lo fermò il ragazzo, alzando un sopracciglio, iniziando ad unire tutte le informazioni che aveva raccolto durante la notte.
"Si Sasuke, l'amico di Sakumo, quello per cui ha perso tutto, era tuo padre...
Credevo te lo avesse detto." Disse, con finto fare sorpreso, poggiandosi le mani sui fianchi.
Sasuke si irrigidi ancora, sentendosi di nuovo responsabile delle disgrazie dell'amico.
Solo ora aveva compreso le parole di suo padre, a cui non aveva dato peso, quando stava parlando con Kakashi: ecco a cosa erano riferite.
Tutto stava tornando, facendolo ragionare su quanto gli Uchiha fossero imponenti.
Il senso di colpa e il dolore si appropriarono del suo corpo, strinse i pugni e i denti, cercando di non mostrare quanto fosse adirato a Madara.
Non poteva, non doveva, mostrare segni di cedimento quando era con quell'uomo di cui non aveva ancora capito le intenzioni.
In realtà aveva smesso di capire e ragionare da ore, lasciando che gli spiriti facessero il loro lavoro.
Intanto il senso di angoscia cresceva, facendogli aumentare il battito cardiaco.
Un pensiero fisso continuava a tormentarlo da quando Madara gli aveva mostrato la sua azienda, divenuta ancora più imponenete.
E le parole di Naruto avevano contribuito a dare veridicità a tale idea.
Ed ora perchè erano al cimitero, see non per il motivo a cui aveva pensato sin dall'inizio?
Madara aveva iniziato a camminare tra le tombe, con le braccia dietro alla schiena, leggendone ogni cognome inciso in quella fredda pietra.
Ridestato, Sasuke aveva iniziato a seguirlo, deciso di andare fino in fondo alla questione, di finire il prima possibile quel viaggio che era stato solo una tortura.
"Uchiha." Aveva letto ad alta voce, fermandosi davanti ad una lapide, più imponente e decorata delle altre, spoglia dai fiori.
Sasuke si era fermato a sua volta, voltandosia guardare anche lui i nomi dei suoi parenti.
Tra le lunghe file di nomi scorse quelli dei suoi genitori, susseguiti da quello di suo fratello e poi di Obito.
Si lasciò sfuggire un sospiro, mentre i volti dei quattro gli erano apparsi nitidi davanti agli occhi.
"Generazione su generazione il nostro clan ha sofferto di questa grave malattia, che ha portato via la vista a tutti, portando via, ancora in giovane età, tanti di noi." Disse, serio, con gli occhi fissi sul suo nome, Madara.
"Ma, ora, dopo anni ed anni di ricerca, possiamo finalmente mettere una parola fine alla disgrazia che grava sul nostro clan.
Le nuove generazioni, finalmente potranno vivere appieno la loro vita." Continuò, passando una mano sulle incisioni, tirando leggermente le labbra in un sorriso.
"Sasuke, tu sarai colui che darà vita alla nuova generazione, grazie alle cure che riceverai." Parlò di nuovo, voltandosi verso di il ragazzo, che fissava il nome del fratello, che si era sacrficato per portare avanti tale causa.
Dei passi alternati a dei singhiozzi, attirarono l'attenzione dei due, facendoli voltare per la curiosità.
Un gruppo di persone, vestite di nero, stavano procedendo ordinamente poco più lontanto da dove si trovava la tomba degli Uchiha.
Il cielo si era rabbuiato e la brezza leggera e gradevole che c'era fino a pochi minuti prima era diventata un vento fastidioso o freddo.
Sasuke riconobbe subito i membri di quel gruppo, formato dai suoi amici.
Gli occhi di tutti erano puntati a terra, tristi e avviliti, ricolmi di lacrimi che cercavano di non uscire.
I volti dei ragazzi si erano alzati una sola volta, per poi richinarsi a terra subito, cambiando espressione.
Gli Uchiha vennero trapassati dagli sguardi, che ora erano freddi e sprezzanti d'odio, fissi sulla loro tomba.
Il corvino subito seguì il gruppo, deciso a scoprire se le sue supposizioni fossero fondate.
Si fece spazio, trapassandoli, arrivando davanti alla tomba davanti alla quale tutti si erano fermati.
Il cuore iniziò a battere all'impazzata e i brividi freddi farsi più frequenti, ad ogni corpo trapassato, fino a quando, raggiunto il punto più vicino, non sentì più nulla.
Hatake Kakashi 15/09/1982-25/12/2025
Naruto in prima fila, con Sakura a fianco, stringeva tra le mani un mazzo di fiori bianchi, digrignando i denti e con lo sguardo carico di dolore.
Respirò profondamente, sentendo il tocco leggero della ragazza sulla spalla, che cercava di calmarlo.
Girò appena la testa verso di lei, puntando gli occhi azzurri in quelli verdi, arrossati e lucidi.
Fece alcuni passi in avanti, chinandosi sulle ginocchia, riponendo i fiori ai piedi della lapide.
Rimase immobile, un istante, a guardare il nome, quella data, il giorno di Natale, che dovrebbe essere un giorno felice per tutti.
Appoggiò la mano sulla foto, in cui era possibile vedere l'uomo, senza la mascherina bianca che gli copriva la bocca, sorridere appena, con gli occhi chiusi, in un espressione malinconica.
"Kakashi-sensei..." Disse, piano, con la voce rotta.
"Se solo avessi saputo...se l'avvessi saputo prima, io..." La mano scivolò lungo il resto della pietra, poi il ragazzo si ricompose e si rialzò, per poi tornare vicino al corpo del ragazzo, che si rimese in piedi.
Fu il turno della rosa, che dopo aver stretto di nuovo il braccio all'amico, si chinò a posare a sua volta dei fiori.
"M-mi dispiace tanto, lei è sempre stata una persona tanto buona e comprensiva, sempre disponibile, non si meritava una fine simile.
Le chiedo scusa... ho infranto la promessa che le avevo fatto anni fa.
Temo che sia una cosa troppo difficile e impegnativa, ma soprattutto inutile, stare accanto a Sasuke.
Se ha fallito lei, noi non abbiamo nessuna possibilità..." Disse, con maggior controllo e fermezza del biondo, nonostante di solito fosse la prima a cedere alle emozioni.
Rialzatasi, diede spazio anche agli altri, per poi rimanere, tutti insieme, con gli occhi chiusi, a pregare per il defunto.
Le lacrime, che gli annebbiavano gli occhi, erano pronte a riversarsi sulle guance colorite di un leggero rosso.
I pugni e denti erano stretti da far male e i respiri regolari e misurati non bastavano più per mantenersi calmo.
Madara intanto aveva scrutato attentamente ogni persona presente, con i suoi occhi rossi.
"Che scena toccante. Saluta anche tu l'Hatake, perchè nel futuro non avrai tempo." Lo incitò, con fare retorico e derisorio, fermandosi di fianco ai due che poco prima avevano parlato.
"Naruto Uzumaki e Sakura Haruno... corretto?
È meglio togliersi di torno il prima possibile persone come loro due, troppo appiccicose e insistenti; per fortuna l'hanno capita da soli che devono lasciarti in pace, come vuoi tu." Continuò, facendoli sparire in un vortice.
"Alcuni tuoi amici vengono da clan antichi quanto il nostro.
Vedo due Hyuga qui, con i loro occhi di ghiaccio."
Madara passava in mezzo a loro, facendone una cernita, eliminando quelli che a parer suo erano inutili ed un peso per Sasuke.
"Hinata Hyuga... potrebbe essere un buon partito per te, nipote.
Così timida e indifesa, non ti creerebbe nessun fastidio averla come moglie; anzi, acquisiresti altro potere essendo anche loro molto imponenti." Asserì, passando una mano tra i capelli corvini della ragazza, che sussultò aggrappandosi maggiormente al braccio del cugino.
S
asuke non stava minimamente ascoltando le parole dell'avo, che aveva continuato a commentare ogni presente.
L'unica cosa che percepiva il ragazzo era il senso di colpa e il dolore.
Gli Uchiha e il loro potere, la loro imponenza, esistevano solo loro, erano al centro di ogni cosa.
"Kakashi-sensei... ho ucciso Kakashi-sensei!" Urlò, sull'orlo di una crisi, puntando gli occhi sulla fotografia, ignorando le parole dell'altro che tacque nel sentir l'altro urlare.
"Non ho intenzione di vivere in un futuro del genere: senza Kakashi, senza Naruto, senza Sakura, senza gli altri, solo perchè è la cosa migliore per l'azienda.
Non voglio finire oppresso dalla solitudine." Continuò, mantenendo i toni alti, voltandosi verso Madara che lo guardava sprezzante di ira.
"Non permetterò che accada, non è il futuro che desidero davvero!" Ammise, finalmente, in un altro urlo disperato.
L'altro non sembrò apprezzare le parole del giovane Uchiha: iniziò a ringhiare e ad avvicinarsi a lui; ad ogni passo il calore emanato dall'uomo si faceva più intenso, bruciante.
"Davvero vuoi mandare all'aria ogni cosa per un branco di ragazzini che non hanno nulla da spartire con te? Vuoi mandare in rovina l'azienda in questo modo dopo tutta la fatica fatta?" Parlò, a pochi passi da lui, gesticolando con le mani.
"Vuoi sprecare il sacrificio di tuo fratello, che ti ha permesso di guarire e vivere in maniera migliore, in questo modo?" Aggiunse, fissandolo con i suoi occhi di sangue.
"È proprio per mio fratello Itachi che devo cambiare.
È stato lui il primo a cercare di farmelo capire, ma io sono stato ottuso e non ho saputo cogliere subito la sua dritta." Ribattè, scuotendo il capo, riconoscendo i suoi errori.
"Per Obito, che ha sacrificato la sua vita per me, nonostante mi conoscesse appena e sapesse che lo consideravo un pazzo.
Proprio lui mi ha fatto aprire gli occhi e mi ha mostrato che chi ho intorno ha fatto tanto per me."
Le parole di Sasuke uscivano spontanee dalla sua bocca, iniziando a liberarlo dall'oscurità che lo circondava.
Madara scoppiò a ridere, in modo sadico e macabro, avvicinandosi di più.
"Vuoi diventare un fallito come Sakumo?
Vuoi perdere tutto per colpa delle amicizie?" Disse, pensando di essere persuasivo.
Il corvino soffiò, portandosi le braccia al petto incrociate.
"Ho intenzione di salvare suo figlio dalla sua stessa fine e di mantenere i rapporti con i miei amici.
Non ho intenzione di abbandonare il mio lavoro, continuerò a mantenere alto il cognome Uchiha.
Riuscirò ad equilibrare il tempo da dedicare al lavoro e agli amici... solo così potrò essere soddisfatto appieno della mia vita." Spiegò, il ragazzo, decisosi ormai.
Madara aprì la bocca per parlare, ma venne subito interrotto dal ragazzo, che con un soffio lo fermò.
"Taci Madara.
È inutile che provi a manipolarmi, ho fatto la mia scelta e non ho intenzione di cambiare idea." Disse, con tono duro e fissandolo negli occhi.
Continuarono il gioco di sguardi per un istante, quanto bastava a far si che a Sasuke tornasse il dolore lancinante alla testa.
Si piegò in due, toccandosi gli occhi, che sentiva pulsare ininterrottamente.
"Sei solo uno stupido ragazzino! Come ti permetti di alzare i toni con me: Madara Uchiha!
Tu non hai idea di quello che posso fare, ti posso distruggere come ho fatto con Obito quando voglio." Inveì, prendendolo per il collo ed alzandolo da terra.
"Pensi di poter cambiare le cose Sasuke? Ti sbagli.
Il tuo destino è stato deciso, non puoi fare più nulla; dal momento in cui hai deciso di rimanere a lavorare invece che festeggiare il Natale hai segnato la tua vita.
"Rassegnati, non puoi cambiare il destino." Sibilò, a mezzo centimetro dal viso del giovane.
Sasuke si sentiva andare a fuoco ogni parte del corpo, la presa di Madara era soffocante.
Respirsre stava diventando difficile, gli mancavano le forze e non riusciva quasi più a tenere gli occhi aperti.
Si era messo contro Madara Uchiha, cosa poteva aspettarsi se non l'inferno?
I
tachi e Obito; li vedeva, davanti a lui, avvolti nell'oscurità, che pian piano stava portando via anche lui.
"Devi reagire, non lasciarti sopraffarre dal suo potere." Gli aveva detto il cugino.
"Sasuke, tu sei più forte di lui, tu sei reale, sei vivo.
Puoi farcela... reagisci." Lo incitò maggiormente il fratello, prima che sparisse insieme all'altro.
Afferò il polso dell'uomo con le mani, cercando di divincolarsi dalla presa.
"Non ho paura di te, Madara.
Non mi puoi fare niente.
Tu sei morto, sei solo un'illusione." Disse, piano, cercando di scandire per bene le parole, mentre tentava di mettere a fuoco il suo viso.
"Il nostro destino non è scritto, si può cambiare: è determinato dalle nostre azioni, dai nostri pensieri, dal nostro carattere, cambiando, cambia anche lui.
Anche tu hai contribuito a farmi cambiare, quindi grazie Madara.
Ma ora te ne devi tornare da dove sei venuto." Aggiunse, continuando a cercare di mantenere lo sguardo su di lui.
L'uomo si irrigidì, corruciando la fronte, rabbioso.
"Ti porterò con me all'inferno.
Piuttosto che lasciarti rovinare di nuovo tutto solo per tuo capriccio, ti ucciderò con le mie mani." Urlò, stringendo di più il collo del ragazzo, che si sentì di nuovo sovrastato dalla figura dell'uomo.
Dette queste parole i due vennero risucchiati da un vortice, ritrovandosi a cadere dall'alto verso gli inferi.
La lava incadescente li attendeva sul fondo, pronti ad accoglierli con il suo calore.
Il braccio di Madara era ancora teso verso il suo collo, la presa era salda.
"È la tua fine Sasuke.
La fine degli Uchiha ed è solo colpa tua." Gli disse, osservando ormai il ragazzo senza più energie, lasciandolo precipitare verso il bassso.
Sasuke venne investito da una vampata di calore, sempre più forte, che premeva sulla sua schiena.
Gli occhi semichiusi ormai percepivano solo il buio: la cecità l'aveva colpito.
"Vi chiedo scusa, scusatemi tutti quanti amici miei.
Scusatemi se non sono stato un buon amico, se vi ho sempre ignorato e trattatato male.
Scusate se non sono stato in grado di apprezzare la vostra compagnia, il vostro aiuto; sono stato troppo preso da me stesso, dal mio passato dal mio dolore e non ho mai dato importanza ai vostri sforzi.
Mi dispiace Kakashi-sensei, non ti ho mai supportato abbastanza, al contrario di quanto tu abbia fatto con me.
Ti ringrazio di tutto, sei stato un padre ed un fratello per me.
Spero che tu non ti lascerai andare: devi resistere.
Perdona tuo padre, lui non è stato forte, ma ti ha insegnato, mi ha insegnato, quanto l'amicizia sia importante.
Non essere più in pena per Obito, lui ti ha perdonato, ha visto il tuo cambiamento.
Se solo potessi tornare indietro, se solo avessi capito prima, potrei risparmiarvi altro dolore.
Non pretendo che mi perdoniate, che mi scusiate, ma voglio che sappiato quanto io sia pentito.
Io, Sasuke Uchiha, che chiedo scusa e mi pento delle mie azioni, non credevo che potesse accadere davvero.
Credo che ormai sia tardi.
Addio e Buon Natale a tutti."
Sorrise, liberatorio, rivolgendo i suoi ultimi pensieri ai suoi amici, a tutti coloro che gli avevano voluto bene.
Era pronto, pronto per lasciarsi avvolgere da quel calore opprimente.
[3401 parole] - 2 Gennaio 2018
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top