陸 (roku)
"Certo che lavoro da sola" rispondo, cercando di mettere tutta la mia convinzione in quella frase. "Ti sembro il genere di persona che sa collaborare?"
Mi muovo nervosamente sullo sgabello, uno dei tanti che si affollano attorno al bancone pieno di pancake ancora fumanti. Touya mi ha portata in cucina per offrirmi qualcosa da mangiare. A differenza della sua camera, questa è tutta sui toni del dorato e panna.
Tiro il tessuto della t-shirt che il ragazzo mi ha prestato per coprirmi meglio le gambe, non che ce ne sia bisogno, visto che questa è parecchie taglie più grandi e mi arriva abbondantemente alle ginocchia. Su di essa c'è il logo di una band.
Sento il suo sguardo indagatore addosso mentre mi gira intorno per prendere lo sciroppo d'acero, abbandonato dal lato opposto rispetto a dove si era seduto lui.
"Facciamo che ti credo-"
Una musichetta di sottofondo blocca la sua frase a metà, un attimo dopo mi rendo conto con orrore che quella è la mia suoneria. Giro la testa di scatto e noto la cover rosso sangue del mio cellulare - su di essa so esserci scritto 'Don't fucking touch it' -, questo è posato sul mobiletto all'ingresso della stanza, mi chiedo come io non abbia potuto notarlo prima.
"Almeno hai buoni gusti musicali" mi prende in giro, per poi alzarsi e afferrare l'apparecchio.
Le note di Whatever It Takes degli Imagine Dragons creano un'atmosfera del tutto opposta a ciò che sto provando in questo momento. Sono consapevole che c'è un'unica persona che mi chiamerebbe a quest'ora.
"Se non ti dispiace" dico, alzandomi a mia volta e sventolandogli una mano aperta sotto il naso, "quello appartiene a me."
Notando che Touya non ha intenzione di restituirmelo, decido di strapparglielo dalle dita. Ovviamente non avevo calcolato la nostra differenza di altezza, la quale gli permette di alzare il cellulare in questione talmente in alto che neanche saltellando pateticamente riesco a raggiungerlo.
Il suo sguardo cade sul nome che spicca sul display, incorniciato dalla foto di uno Shoto intento a divorare una porzione enorme di soba. Il che sarebbe stato anche divertente, dato che era raro vedere il bicolore con un'espressione tanto tranquilla e, oserei dire, adorabile.
"Pokeball malvagia, eh?" recita Touya, ripetendo il nomignolo con cui ho salvato suo fratello in rubrica.
Poi si concentra su di me, la freddezza dei suoi occhi mi fa seccare istantaneamente la gola.
"Non avevi appena detto di lavorare da sola?"
Colgo quell'attimo di distrazione per agguantare il telefono e rispondere alla telefonata, nel contempo faccio segno al ragazzo di stare in silenzio.
"Shoto-kun, che piacere" esclamo, mettendo tutta la gentilezza che posseggo in quelle parole.
"Dove diavolo sei!?"
Allontano di scatto lo schermo dell'orecchio, sorpresa dal volume della voce che ha appena usato. Non sono abituata a sentirlo urlare.
"Io sono... - cerco in fretta e furia una scusa plausibile - da un amico."
Non appena mi rendo conto di ciò che ho detto, vorrei prendermi a schiaffi da sola.
"Tu non hai amici" mi risponde a denti stretti.
"Ma ehi, quanta cattiveria!" esclamo.
Non che abbia tutti i torti.
Poi aggiungo, con un tono più serio: "Senti, non preoccuparti, sto bene. La missione è andata a buon termine, ho dovuto solo fare una deviazione."
Mi fermo di scatto, come al mio solito avevo cominciato a camminare avanti e indietro come una pazza.
"Quando mi dici di non preoccuparmi mi fai preoccupare ancora di più, lo sai?"
Faccio un sospiro. "Resta a casa, okey? Tornerò sana e salva, promesso."
Dall'altro capo del telefono lo sento sbuffare e, subito dopo, posare qualcosa di metallico. Scommetto che aveva appena afferrato le chiavi.
"Non so in cosa tu ti sia cacciata, ma ricorda bene una cosa: questa è l'ultima volta che esci senza di me."
Sorrido per la sua apprensione nei miei confronti. "Sai che non potresti tenermi in gabbia nemmeno con mille soldati ai tuoi ordini."
"No, infatti ci penserei da solo."
Leggo chiaramente la tensione nella sua voce. Mi sento in colpa perché so di comportarmi da egoista la maggior parte delle volte, faccio quello che mi pare senza pensare alle conseguenze che ricadranno su chi mi sta intorno, o meglio, sull'unica persona che so preoccuparsi veramente per me.
"Shoto." Il suo nome suona quasi come una supplica. "Mi dispiace se continuo a farti preoccupare... è più forte di me, i guai sono come una calamita. Tu sei l'unico che non mi ha abbandonata quando tutto andava male e io voglio fare lo stesso per te. Non ti lascerei mai, per nessun motivo, okey? Quindi ora cerca di dormire un poco e rilassati."
Non mi riconosco quando mi comporto in modo così dolce: sono una tipa abbastanza fredda e tantomeno mi lascio andare a dichiarazioni di affetto. Ma qualche volta succede anche a me.
"Va bene. Ma cerca di rimanere viva, sei l'unica famiglia che mi rimane."
Detto quello, butta giù la chiamata. Qualsiasi cosa avessi voluto dire evapora all'istante, lasciandomi con le labbra socchiuse e un'espressione vuota sul viso.
Mi passo una mano sugli occhi e poggio il cellulare sul bancone, facendo poi un lungo sospiro.
"Perché non gli hai detto di me e di dove ti trovavi?"
La voce di Touya mi riporta alla realtà, mi sta fissando intensamente, ogni traccia di rabbia è sparita dai suoi occhi, rimpiazzata dallo stupore.
"Perché, come ti ho detto, lavoro da sola." Mi avvicino al suo petto e stringo il tessuto della maglia tra le dita, tirandolo alla mia stessa altezza, i nostri nasi quasi si sfiorano. "Non trascinerai tuo fratello in qualsiasi cosa tu abbia in mente."
Fa una breve risata. "A quanto pare mi sono preoccupato inutilmente per Shoto, nessuno avrebbe avuto il coraggio di fargli qualcosa con te nei paraggi."
Le mie spalle si rilassano istantaneamente. "Non ne farai parola con nessuno, quindi?"
Porta una mano sulla mia, con il pollice mi accarezza dolcemente le nocche, a quel gesto sento qualcosa svolazzare nel mio stomaco.
"A due condizioni."
"Quali?"
Solleva l'indice della mano libera. "Uno: voglio conoscere la tua storia."
"La mia storia...?"
"Si, tutto quello che ti riguarda. Cosa ti piace, come sei cresciuta, chi erano i tuoi genitori, come hai conosciuto mio fratello-"
"E la seconda?" lo interrompo bruscamente.
Fa un ampio sorriso, non promette nulla di buono.
"Vieni a lavorare per la mia agenzia."
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