質 (shichi)
"Per quanto tempo durerà questa tortura?" chiedo, con un'evidente espressione scocciata dipinta sul viso.
"Sono passate solo due ore."
Mi accorgo subito che Touya sta facendo di tutto per non scoppiare a ridermi in faccia.
Sta avendo fin troppa pazienza con me - è una settimana che va avanti questa storia -, anche se io non sono da meno: mi ha costretta a cambiare completamente il mio costume. Il tutto perché secondo lui non potevo andare in giro 'mezza nuda con uno straccio di pelle a coprire l'indispensabile', o almeno così aveva puntualizzato.
Ora indosso un paio di pantaloni di stoffa nera con varie tasche sui lati e delle bretelle argentate che ricadono verso il basso, degli anfibi scuri con una zip sul davanti, e un body - talmente sgambato da far intravedere la pelle nuda dai bordi del pantalone -, le cui maniche terminano con un foro per il pollice; il suo tessuto è molto simile all'acetato, ma molto più elastico.
Ovviamente avevo detto la mia su quel costume.
"Stiamo gironzolando senza meta, non so a cosa possa servire tutta questa fatica" sbuffo, saltellando da un mattone all'altro senza toccarne i bordi. Cosa che facevo quando ero estremamente annoiata.
"Tutto questo si chiama 'ronda'. Serve a far sentire i cittadini al sicuro, mostrandoli la nostra presenza" mi spiega allegramente, come se il mio continuo lamentarmi non gli desse il minimo fastidio.
"Ricordami perché lo sto facendo."
Si blocca e poggia la schiena al muro con fare teatrale, i suoi occhi sono due zaffiri splendenti. "Per proteggere il mio caro fratellino malvagio."
Stavo per rispondere a tono, quando un boato improvviso mi fa morire le parole in gola. Sollevo un braccio di scatto, intimando al ragazzo di non emettere nemmeno un fiato, e aguzzo i miei sensi.
"Per di qua!"
Lo afferro per un braccio, trascinandolo dal lato opposto a quello in cui eravamo venuti. È mezzogiorno inoltrato. Mi chiedo chi sia così impavido da tentare un attacco in pieno giorno, quando sa esserci parecchi eroi di pattuglia.
I palazzi scorrono accanto a noi in uno scintillio indistinto di vetro e metallo, non riesco neppure a soffermarmi sui passanti che ci indicano incuriositi. Sento il respiro pesante di Touya: a quanto pare fa fatica a reggere il mio passo.
Svoltiamo un angolo e lo trascino dietro una macchina per nasconderci alla vista di chiunque stesse all'interno di quella strada. È primavera, l'asfalto è cosparso da petali di ciliegio, il loro tenue rosa crea un contrasto immenso con la devastazione circostante.
Per un attimo mi sembra di essere tornata ad una delle missioni con Shoto. In effetti era stato lui ad insegnarmi che, prima di buttarmi all'attacco, dovevo cercare di farmi una visione complessiva dell'ambiente circostante. Questo mi avrebbe aiutata a muovermi con più sicurezza.
È buffo che questa volta io debba scontrarmi contro un villain come me, e, per di più, farlo al fianco di un hero.
"È tutto okey?"
Sussulto, mi ero dimenticata della presenza di Touya. Mi sta guardando con preoccupazione, devo aver cambiato espressione a quel pensiero.
"Si..." Esito, come ogni volta in cui devo esprimere ad alta voce ciò che sto provando. "Stavo solo riflettendo sul fatto che Shoto mi ha insegnato moltissime cose. È stato come un fratello maggiore, se non fosse rimasto al mio fianco non so che fine avrei fatto."
I suoi occhi si addolciscono, mi posa affettuosamente una mano sulla testa. Sarebbe stata una scena davvero carina, se non ci trovassimo in una situazione di pericolo.
Mi sottraggo al suo tocco, impedendogli di aggiungere altro, e mi sporgo oltre la cappotta dell'auto.
Apparte le bruciature all'ingresso della banca, ci sono diverse guardie riverse sull'asfalto, alcune delle quali gravemente ferite. La polizia non è ancora giunta sul posto.
Normalmente quella scena non mi avrebbe fatto alcun effetto, d'altronde io stessa avevo compiuto alcuni omicidi a sangue freddo. Ma questa volta è diverso.
Forse è l'espressione inorridita di Touya, o le facce spaventate di quegli uomini - colpevoli solo di svolgere il loro lavoro - a farmi quest'effetto.
Non ho il tempo, però, di interrogarmi oltre. Una figura sconosciuta varca la porta scardinata della banca, diversi sacchi pieni di quelle che presumo essere banconote sono gettati sulle sue spalle.
"È stato più facile del previsto."
È una ragazza che dovrebbe avere più o meno la mia età; ha lunghi capelli argentati e due occhi gialli con le pupille a spirale. Il completo di pelle bordeaux che indossa mi ricorda il genere di vestiti che portavo nelle mie vesti da villain, in realtà, mi ricorda me in generale.
"Che spreco usare i tuoi poteri per rapinare una banca." Ero saltata sul tetto dell'auto e ora stavo sventolando con sufficienza una mano nella sua direzione. "Un villain che si rispetti avrebbe puntato più in alto."
La sorpresa sul suo viso dura a malapena un paio di secondi, sostituita subito da un sorrisetto di scherno. Abbandona i sacchi sulla strada e incrocia le braccia al petto.
"Un'Eroina che cerca di darmi lezioni morali? È buffo-"
"Non sono un hero!" la interrompo con foga, cosa che le provoca una risata divertita.
"Ah no? Stai cercando di fermarmi o sbaglio?" Il suo sorriso si allarga ancora di più. "È quello che farebbe un eroe."
"Ti prenderò a calci, ma solo perché la tua faccia mi dà sui nervi."
Mi rendo conto che le sto permettendo di provocarmi, però non riesco davvero a mantenere la bocca chiusa quando cominciano a punzecchiare il mio punto debole.
"Ragazze, abbiamo finito questo teatrino?" Anche Touya ha lasciato il nostro nascondiglio, mi da la schiena proprio davanti alla macchina su cui mi trovo. "Se non ti dispiace, ora dovresti seguirmi in agenzia e rispondere delle tue azioni."
"Sei troppo formale, Dabi."
Inclina la testa per guardarmi in faccia e mi rivolge un piccolo ghigno. "Allora te lo ricordi il mio nome da Hero, suona proprio bene detto da te."
Sento le mie guance arrossarsi, non ne capisco nemmeno io il motivo.
"Non è il momento per certe affermazioni, fiammifero albino!"
Odio quando mi mette alle strette, ma odio ancora di più il modo in cui so questo lo diverta.
Scuote la testa al nomignolo che gli ho appena affibbiato, per poi spostare nuovamente l'attenzione sull'altra ragazza. Questa sembra aver assunto una posizione di attacco, con le mani protese in avanti e una gamba flessa.
"Ne riparleremo dopo, ora abbiamo una villain da affrontare."
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