什伍 (jū go)

Il tutto si cristallizza in quelle ultime due parole: Blood Queen.

Quando ho dato vita a quel nome ero stata fiera di me, mi sono sentita invincibile e potente. Volevo che la gente tremasse quando lo sentiva pronunciare, adesso invece sono io a provare quelle stesse sensazioni.

Accanto a me, Hawks sembra non essersi accorto di nulla, intento a rispondere alle mille domande che i giornalisti gli stanno porgendo. Ringrazio mentalmente i miei sensi sviluppati, se qualcuno si fosse accorto di lui, sarei stata spacciata.

Mi dileguo silenziosamente verso la fonte della voce, questa proviene da un vicolo appartato poco distante. Un brivido mi risale lungo la schiena quando metto piede tra le pareti di quella che sembra una normalissima via costellata di abitazioni, ma che a me sembra la via che mi condurrà all'Inferno.

"Da quanto tempo."

Sussulto sotto il respiro caldo di Shoto che mi accarezza la spalla, normalmente la sua presenza non mi aveva mai trasmesso tanta ansia, forse perché lo sentivo come parte del mio mondo. Ora, invece, è come se appartenesse ad una dimensione opposta a quella in cui vivo.
È alle mie spalle, fermo come una statua di marmo.

"Perché sei tornato?" chiedo, deglutendo il nodo che mi si era creato in gola.

Solleva una mano e mi scosta i capelli dal collo, passando le dita nude sulla pelle sensibile della nuca. "Ho provato a lasciarti andare... ma non ci riesco."

Mi volto con studiata lentezza, come per paura che un movimento brusco possa scatenare in lui qualche pericolosa reazione. Le sue iridi eterocromatiche mi fissano con intensità, non c'è traccia della solita freddezza che le caratterizza.

"Shoto... questa è la mia vita ormai. Non voglio tornare indietro" cerco di spiegargli. "Torna a casa e--"

Le parole mi muoiono in gola quando mi afferra, spezzando la mia frase a metà, e mi blocca contro il muro alle mie spalle.

"Sono sicuro che ti passerà, è solo una fase di ribellione." Mi accarezza il viso febbrilmente, gli tremano le dita. "Quando ti renderai conto che le persone non sono ancora pronte ad accettarti, tornerai da me e riprenderemo a vivere come sempre. Insieme."

"Ma sentiti, sembri tuo padre."

Un gemito di dolore mi scappa dalle labbra quando, dopo avermi afferrata per il colletto della maglia, mi sbatte contro la parete. "NON OSARE PARAGONARMI A QUEL MOSTRO!"

Per fortuna le ali sono sparite, oppure sono sicura che sarebbe stato capace di spezzarle.

"Mi vuoi costringere a tornare una Villain, proprio come tuo padre voleva costringerti a diventare l'Eroe n°1" continuo, senza paura. "Non vedo differenze."

Mi afferra il viso con la mano, il pollice premuto contro la guancia destra e il resto delle dita sull'altra. Potrei liberarmi con facilità, ma la parte di me che lo ama come un fratello non me lo permette.

"Per favore..." dico invece, con un'improvvisa dolcezza nella voce. "Lasciami in pace. Finalmente ho tutto ciò che vorrei, finalmente sono felice." Una lacrima mi scivola lungo la guancia, sparendo poi contro il palmo della sua mano.

"Cosa c'è che non andava prima? Hai scelto tu di seguirmi in questa vita e, finché non è arrivato mio fratello - pronuncia quasi con disgusto queste due parole -, eri felice anche con me."

"Non ero felice, Shoto... ero rassegnata e piena di rabbia." Scuoto la testa. "Non avevo altra scelta. Invece adesso una scelta ce l'ho."

La sua mano scivola sul mio collo e poi sul punto in cui si trova il mio cuore. "Perché preferisci lui?"

Basta un battito di ciglia, subito dopo tutto mi appare perfettamente chiaro. Vorrei prendermi a schiaffi da sola per non averlo capito prima, eppure ora che ci penso era la spiegazione più plausibile. Però, a volte, quando non vogliamo accettare una verità, facciamo di tutto per ignorarla.

Shoto è innamorato di me.

Nella vita la vera paura non è quella di innamorarsi, ma quella di non essere ricambiati.

Eppure chi ama senza essere ricambiato non riesce a smettere. Anzi, è come se il suo amore verso l'altra persona crescesse insieme alla speranza.

Chi ama senza essere ricambiato ha il coraggio di un guerriero che continua a rimanere in piedi, pur sapendo che ogni colpo ricevuto potrebbe essere quello del K.O.

Chi ama senza essere ricambiato sa amare gli altri più di quanto ami sé stesso. È un masochista romantico.

Sto per rispondergli, ma le sue labbra mi strappano le parole di bocca. Spalanco gli occhi, i muscoli sembrano non rispondere ai miei comandi, sono paralizzata.

"Toglile subito le mani di dosso!"

La chioma albina di Touya si para tra noi due, allontanandomi con forza dal corpo del bicolore. La rabbia che leggo nei suoi occhi turchesi sarebbe stata capace di sciogliere l'Antartide in un paio di secondi.

"Sparisci, prima che io cambi idea e ti sbatta dietro le sbarre." Mi indica con un gesto del braccio. "Se non l'ho già fatto è solo per merito suo."

"Sparirò..." Il suo sguardo perde ogni briciolo di emozione. Il mio sesto senso, o forse il fatto che ormai conosco Shoto meglio di me stessa, mi urla un avvertimento. "...Ma tu verrai con me!"

Una lancia di ghiaccio si propaga dal pavimento, in risposta ad un gesto del bicolore. Il petto di Touya è il bersaglio di quell'arma affilata.
Come se il mio corpo fosse quello di una marionetta guidata da fili invisibili, mi getto in avanti.

Il dolore non si propaga subito. La prima cosa che sento è il rumore raccapricciante del ghiaccio che mi perfora la pelle appena sopra l'ombelico e, subito dopo, l'odore metallico del sangue.

Dalle labbra mi scappa un singolo sospiro, poi un urlo riempie lo spazio circostante. Non riconosco quasi la mia voce, la sento aliena, come se vedessi la scena dall'esterno.
Mi ritrovo a terra, tra le braccia di quello che consideravo un fratello; Touya, invece, sembra essersi paralizzato sul posto, incapace persino di respirare.

La coscienza mi scivola via, una miriade di puntini neri mi affolla la vista periferica. Il dolore sembra placarsi, sostituito da un senso di pace.

Poi il buio.

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