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Le sue mani erano ben salde sui fianchi, reggendo il compagno che, piegato davanti a lui, stava cedendo ai continui affondi costanti e profondi.
La pelle candida e vellutata si era velata di un leggero rossore intorno alle sue dita scure e rudi che contrastavano su quel corpo così perfetto, anche intaccato dai segni della sua irruenta possessione.
Era stato difficile, per uno come Zabuza, contenersi ed essere delicato con il compagno che, fragile e inesperto, lo aveva lasciato fare, senza imporgli limiti e reagendo ai suoi tocchi bruschi fin troppo bene, facendogli perdere del tutto il riguardo che avrebbe voluto tenere nei suoi confronti.
I colpi di bacino si facevano sempre più forti e veloci, mentre il calore continuava ad aumentare concentrandosi nel suo membro che pulsante ed eretto entrava e usciva dall'antro caldo e stretto del più piccolo che continuava a gemere ininterrottamente senza alcun ritegno tra un sospiro e l'altro.
Ad Haku cedettero le braccia, dopo una scossa di piacere che gli pervase tutto il corpo, facendolo tremare leggermente prima di affondare il viso nelle coperte che soffocarono il suo fiato pesante e stanco.
Il suo corpo, che non gli rispondeva più, era ancora sotto il controllo dell'altro che stava per raggiungere a sua volta il limite.
L'uomo lo afferrò per la gola, costringendolo a ritrarre la testa leggermente indietro e a inarcare la schiena, e diede un'ultima spinta decisa riversando il suo seme nel corpo esausto del ragazzo.
La sua mano si strinse maggiormente intorno al collo sottile di Haku ancora scosso dai tremori dell'orgasmo.
Gli mancò il fiato quando sentì quelle dita ruvide stringerli la gola così forte, facendolo rimanere in apnea per qualche secondo, prima che Zabuza la distogliesse.
Boccheggiò ributtandosi sul letto, sentendosi dolorante ovunque, ma non potendo far a meno di sorridere, dopo un'esperienza tanto intensa.
I dolori aumentarono quando si sentì schiacciare dal peso del maggiore che gli si era accasciato sopra, respirandogli nell'orecchio, unendosi a lui nel riprendersi.
Nonostante fosse ancora più difficile, sovrastato da quel corpo statuario, non avrebbe mai voluto che quel momento finisse.
Ma Zabuza si scostò, sdraindosi al suo fianco a pancia in su, rendendo la riabilitazione più semplice.
Il suo petto si alzava ed abbassava velocemente con il cuore a mille e i polmoni in fiamme.
Il suo viso che fino a poco prima era tirato in un ghigno si era rilassato, riprendendo la sua espressione apatica di sempre.
"Zabuza." Lo chiamò il giovane, girandosi sul fianco e scostandosi i capelli appiccicati alla fronte dal sudore.
L'uomo roteò gli occhi verso di lui, squadrandogli il viso ancora colorito e affannato.
"Spero che ora tu ti senta meglio." Continuò, ottenuta la sua attenzione, accompagnando la frase con un sorriso stanco, ma soddisfatto.
Di risposta l'altro sospirò, senza degnare di parola il giovane che continuava a guardarlo dolcemente.
Il nunkenin chiuse gli occhi, soffermandosi ad ascoltare il ritmo del suo cuore rallentare.
Haku si sporse leggermente più vicino a lui, allungando timidamente la mano verso il suo viso.
La mano di Haku venne fermata a mezz'aria, stretta in quella in cui fino poco fa teneva il suo collo.
Gli occhi piccoli e neri si erano spalancati per fissare contrariati il ragazzo, che mascherò il dispiacere di non poter più toccare quella pelle color ebano, con un sorriso.
Tentò di ritrarre l'arto, invano, in quanto Zabuza sembrava non volerlo lasciare.
I suoi occhi stavano scrutando ogni parte del suo corpo, continuando a spostarsi da un lembo all'altro di pelle.
Haku guardò verso il punto in cui l'altro aveva fissato gli occhi, aggrottando le sopracciglia, osservando a sua volta la macchia violacea che stava diventando sempre più scura poco al di sopra del polso.
Si diede una veloce occhiata, notando altri segni meno evidenti lasciati dalla foga del compagno.
Il suo corpo candido e pulito era stato macchiato, dipinto dai graffi rossi e i lividi violacei.
Zabuza agrottò la fronte, lasciando la presa del polso al minore e mettendosi seduto sul bordo del letto.
Si sgranchì le spalle muscolose, guardando un punto non definito nella stanza, mentre i ricordi di come tutto era iniziato riaffioravano, una volta scemata la veemenza che fino poco prima lo avevano posseduto e lo aveva fatto accanire su Haku.
"Zabuza, calmati." Aveva detto Haku, con così tanta tranquillità, da far adirare ancora di più il nunkenin che continuò ad accanirsi sul corpo esanime e a pezzi di uno dei tirapiedi di Gato che aveva fallito la missione assegnatagli.
"Zabuza." Lo richiamò di nuovo Haku, afferrandogli il polso prima che sferrasse, con la sua mannaia, il prossimo colpo.
L'ex ninja della Nebbia si voltò verso di lui, con gli occhi iniettati di sangue, grugnendo.
Rimase a guardare fisso negli occhi il ragazzo che gli elargì un sorriso, lasciandogli poi il braccio, una volta che l'altro gli sembrò meno nervoso.
Haku era l'unico in grado di placare la sua rabbia guardandolo solo negli occhi, quegli occhi neri e grandi in cui si specchiava e si riconosceva.
Con un movimento veloce, si riportò la spada dietro alla schiena, dando un ultimo sguardo a quello che rimaneva dell'uomo.
Alzò poi la testa, incontrando gli occhi spalancati e impauriti degli altri scagnozzi.
"Ecco quello che succederà a chi fallisce una missione tanto semplice! Siete degli inetti!" Urlò, con la sua voce rauca, fissandoli uno ad uno, tremanti.
"Non posso contare su nessuno qui dentro, devo fare le cose da solo per farle bene!
Siete degli inutili idioti!" Continuò, spezzando il silenzio creatasi, mentre gli altri, tremanti, continuavano a fissarlo.
"Zabuza, stai esagerando, ci penserò io a rimediare a tutto." Aveva detto Haku, affiancandolo.
Lui gli aveva lanciato uno sguardo di astio, contrariato.
"Stai zitto Haku! Adesso li faccio fuori tutti!" Aveva ghignato, stringendo i pugni, mentre la rabbia gli faceva ribollire il sangue.
E così, senza pensarci due volte aveva ucciso anche gli altri uomini con facilità, continuando a torturare i corpi fino allo sfinimento.
Si era fermato solo quando Haku gli aveva cinto la schiena, tenendogli le braccia lungo il corpo.
"Adesso basta." Lo aveva ammonito, sempre mantenendo il suo tono calmo e pacato, stringendosi su di lui.
Il fiato gli si era fatto pesante e le braccia gli avevano iniziato a far male a furia di sguainare la Mannaia Decapitatrice, la sua arma, che ad ogni sollevamento era diventata sempre più pesante.
"Ti prego Zabuza, smettila..." Parlò di nuovo, questa volta supplicante.
Ad Haku non erano mai piaciuti gli spargimenti di sangue, soprattutto quelli inutili e dettati dalla rabbia del compagno.
Era sempre stato un ragazzo sensibile, a cui non era mai piaciuto uccidere, ma lo aveva fatto, lo faceva comunque quando Zabuza glielo chiedeva o gli era necessario.
E se c'era una cosa che non sopportava era quando Zabuza, che non era mai stato troppo paziente e non amava perdere tempo, aiutato dalla rabbia perenne che provava si metteva ad uccidere qualsiasi persona gli capitasse a tiro.
Solo lui era in grado di aiutarlo a calmarsi, ma negli ultimi tempi, era sempre più difficile placare la sua sete di sangue.
Lo aveva sempre considerato il suo salvatore e gli voleva un gran bene e non riusciva a sopportare di vederlo in quello stato, incoscente e con gli occhi rossi e vuoti.
"Lasciami Haku." Aveva ordinato Zabuza, cercando di divincolarsi dalla presa del suddetto che continuava a premersi su di lui.
"Sono tutti morti, non c'è bisogno di fare tutto questo." Rispose il più piccolo, chiudendo gli occhi alla vista di tutto quel sangue che gli rivoltava lo stomaco.
L'ex ninja, con un movimento veloce, riuscì ad allentare la morsa in cui era stretto, afferrando un braccio dell'altro, strattonandolo.
"Io ne ho bisogno, è l'unico modo che conosco per sfogarmi! Smettila di intrometterti nei miei affari, ubbidisci e sta zitto!" Sbraitò, continuando a muovere con forza da un lato all'altro il corvino che lo fissava con gli occhi sgranati e la bocca serrata in una smorfia impaurita.
Lo lanciò poi a terra, senza ritegno.
Il giovane, si tirò seduto, con la testa china verso il pavimento, osservando la mano intrisa del liquido magenta, lo stesso liquido che ricopriva maggior parte del pavimento.
Zabuza non l'aveva mai trattato in quel modo, non era mai stato violento con lui, non gli aveva mai messo le mani addosso.
Chiuse gli occhi, trattenendo le lacrime che iniziavano ad offuscargli la vista.
Si sentiva davvero inutile, non era stato capace di aiutarlo, per quanto avesse voluto e continuasse a volere.
Zabuza lo aveva sempre accudito e aiutato quando aveva avuto bisogno, quando gli incubi lo avevano fatto piangere nel sonno, intrappolato nel ricordo dei suoi genitori.
Lo aveva sempre tranquillizzato, era stato l'unico capace di farlo rinvenire e di farlo smettere di pensare al passato.
E lui si era convinto di poter essere in grado di placare la sua ira, invece non era mai stato capace di farlo davvero, una volta per tutte.
Il Diavolo del Villaggio della Nebbia, osservò il corpo a terra del compagno: i capelli lunghi gli ricadevano in avanti, il vestito dalle sfumature bluastre ora era tinto di rosso ed il suo corpo era immobile a osservarsi l'arto intriso di quel liquido scarlatto ancora caldo.
La rabbia iniziò a scemare, facendolo tornare lucido alla vista di ciò che aveva appena fatto.
Strinse i pugni lungo i fianchi, mentre i sensi di colpa prendevano il posto di quel sentimento appena scomparso, maledicendosi per aver fatto del male all'unica persona a cui tenesse.
"Haku... perdonami."
Le parole di Zabuza arrivarono nitidamente alle orecchie dell'altro, nonostante fossere quasi state sussurrate.
Haku spostò lo sguardo verso di lui, in piedi che guardava il disastro che aveva combinato.
Si ricompose velocemente, cercando di non far notare l'immensa tristezza che provava, cammuffando i suoi reali sentimenti, come faceva sempre, con un sorriso.
"Va tutto bene, non importa." Gli rispose, spostandosi una ciocca scura dietro all'orecchio, dopo essersi pulito la mano nei vestiti, anch'essi tinti di rosso scarlatto.
"No! Non va bene niente, maledizione! Ti ho colpito Haku!" Urlò, mentre i suoi occhi si dilatavano di nuovo.
Scosse poi la testa, riprendendo subito il controllo di sè.
Si abbassò verso l'altro, ponendogli una mano in modo da aiutarlo ad alzarsi.
Quella chiara di Haku afferrò l'altra scura, che lo tirò facilmente in piedi.
Barcollò leggermente in avanti, scontrandosi con il petto dell'ex ninja che prontamente lo afferrò, prendendolo in braccio e portandolo via da quella stanza che puzzava di morte.
Haku rimase sorpreso di tante attenzioni da parte sua, arrossendo notevolmente a tale gesto, cingendogli il collo con le braccia, tenendosi stretto il più possibile al suo corpo.
Zabuza lo aveva poi messo giù, quando erano giunti alla sua stanza, assecondando la sua rischiesta.
"Non voglio pensare quello che avrei potuto farti se non mi fossi riscosso subito." Parlò il maggiore guardando verso il basso, la testa color pece del minore.
Il ragazzo alzò il viso, incontrando il suo sguardo penetrante fisso su di lui.
Zabuza non era solito sbilanciarsi così tanto, dimostrando le sue emozioni: questa era solo una delle tante caratteristiche che li accumunava.
"Ma non è successo: sto bene." Sorrise nuovamente, arrossendo.
"Poteva... potrebbe succedere. Non ti voglio fare del male." Ribattè l'altro passandogli una mano fra i capelli lisci come la seta più preziosa.
"Non mi piace vederti in quello stato, lo sai.
Come sai che non sopporto uccisioni inutili." Si incupì, il più piccolo.
"Non conosco altri modi per sfogarmi.
Ma non voglio che tu mi stia accanto in quei momenti." Rispose subito Zabuza, sospirando e allontanandosi.
Un'altra volta Haku si aggrappò alla sua schiena, fermandolo.
"Sfogati su di me." Disse, velocemente.
Non sapeva nemmeno come quella frase gli fosse uscita dalla bocca, sapeva solo che era stata la cosa giusta da dire, e fare, per evitare che altri ci rimettessero.
Zabuza si impietrì a quelle parole.
"Preferisco che tu faccia del male a me." Continuò, spiegandosi.
Il nunkenin sbattè le palpebre più volte, come se così potesse chiarire meglio ciò che aveva appena sentito.
Poggiò le mani su quelle di Haku, allentando lentamente la presa intorno al suo stomaco; si voltò, poi, afferrandolo per le spalle.
"Che cosa stai dicendo, io non potrei mai-" le parole gli morirono in gola, quando le sue labbra rimasero semiaperte, dietro alle bende, premute contro quelle del più piccolo che si era alzato sulle punte dei piedi per baciarlo.
Il tepore della sua bocca si percepiva appena, insieme al suo respiro leggero.
Zabuza, con gli occhi spalancati, osservò il viso dell'altro, che al contrario aveva chiuso i suoi, rilassato.
Lo staccò, poi, dal suo viso, fissandolo per un istante negli occhi prima di abbassarsi le bende e riunire le loro bocche, afferrando il viso del giovane tra le mani.
Si scambiarono un frugale bacio, seguito da altri leggeri, testando l'uno il gusto dell'altro.
Zabuza, poi, iniziò ad adentrarsi con la lingua nella bocca di Haku, cercando il contatto con la sua.
La stuzzicò, muovendola intorno all'altra, invogliando, il giovane a copiarlo.
Haku tentennò per un istante, poi iniziò a sua volta a muovere il muscolo seguendo le indicazioni del compagno.
Le loro lingue iniziarono a muoversi all'unisono, come se si conoscessero già da tempo, in pochi minuti.
Quel bacio, apparentemente goffo, in realtà era carico di passione, eccitazione e di rabbia.
[2124 parole] - 18 Dicembre 2017
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