14. (𝕱𝖆𝖜𝖓)

Fawn si rivolse a Lyam, finalmente decisa a spiegargli tutto: «Devo incontrare Oisin, il capo degli arcieri, lui è l'unico a essersi dimostrato più amichevole. Penso di piacergli o qualcosa di simile. Voglio chiedergli il permesso di passare per Kyma. Ti ricordi? Dylam ha nominato più volte il suo villaggio, quando era con noi».

Lyam annuì con la fronte aggrottata: «Sì, ma cosa ti fa credere che accetterà?»

«Niente. Ci provo e basta» tagliò lei, e iniziò a dirigersi nella direzione prevista. Lui la seguì.

«D'accordo... Ma anche ammettendo di riuscire ad arrivare là, come troveremo la sua famiglia? Lui ti ha forse dato informazioni più precise, in passato?»

Le fece l'ultima domanda con un tremito, la voce abbassata.

Fawn gli sorrise con dolcezza, dopo aver rivolto il capo all'indietro: «No, non ne ha avuto il tempo. Ma ho parlato molto con Yrim, in questi giorni...». Si voltò di nuovo davanti a sé: «Sapevo già che i genitori di Dylam appartengono a una famiglia importante per la loro contea. Mi aveva spiegato che da loro c'è una gerarchia particolare: sono Misteri selezionati su più generazioni, che custodiscono i poteri del mare da parecchio tempo. Penso abbiano tutti un'affinità simile. Yrim aveva già sentito parlare di questa popolazione. Pare siano una realtà molto rara e antica, nel nostro regno. Gli è bastato dare uno sguardo a una di quelle sue pergamene, scavare negli alberi genealogici ed eccolo lì, ho riconosciuto il suo cognome».
Si interruppe, mentre qualcosa di piccolo e appuntito si faceva strada piano, all'altezza del petto. Inspirò, prima di continuare la spiegazione: «Non so l'indirizzo esatto dei suoi genitori, ma i Comedaian risultano essere da tradizione i tesorieri della città. Immagino non sarà difficile scovarli, una volta lì...»

«Caspita. Non ne avevo idea: era di ottimi natali, una famiglia benestante...» aggiunse lui. Si frenò subito, come mosso da un timore esterno.

Lei si fermò, erano ormai vicini alla zona in cui i cavalieri riposavano. Potevano scorgere, tra gli alberi poco più in là, le sagome degli uomini di guardia.

«Ora che sai tutto puoi tornare a dormire. Non ho nessun piano per cui tu debba spaventarti. Domattina ti farò sapere come è andata». Nel dirlo, gli sorrise di nuovo. Nonostante fossero passate poche settimane, la mancanza della complicità a cui erano avvezzi da anni si faceva sentire.

Lui non indietreggiò: «Non ci penso proprio! Vengo con te, è una cosa che voglio anch'io».

Lei non si stupì, ma replicò gentile: «Lyam... Non serve che tu mi accompagni, posso cavarmela. Giuro che non darò di matto, posso accettare un rifiuto».

«Non c'entra, non è a questo che pensavo!» nel dirlo, arrossì un poco.

Sì che l'hai pensato, ma va bene.

«Hai detto che questo capo ti guarda con favore. E se dovesse metterti le mani addosso? Non è bene per una donna incontrarsi sola, la notte, con un tale che conosce a malapena».

Fawn non riuscì a non trattenersi dal ridacchiare. Cercò di contenersi per rispetto del suo amico tanto in difficoltà, che cercava di trovare una scusa per sentirsi ancora parte di una squadra. «Va bene, faremo finta che io non sia capace di difendermi con un battito di ciglia e trasformarlo in un pollo allo spiedo. Andiamo».

Con un sorriso ormai largo sul volto, si incamminarono verso la tenda più laterale, tra le cinque che si ergevano dinanzi a loro. Un uomo, che dall'altezza e dalla stazza sembrava proprio Oisin, si trovava di fronte a essa, avvolto nel buio.

*

Nel vederla apparire con a fianco Lyam, il volto del cavaliere passò dal divertito al serio.

«Si aspettava di vedere solo me» pensò Fawn, rivolta all'amico.

«Non importa, lascerò che parli tu. Non interferirò, rimarrò indietro».

Lyam si fermò e lasciò che lei percorresse gli ultimi metri per ritrovarsi faccia a faccia con Oisin. Rimase in piedi, voltato verso la radura, dando loro le spalle. Avrebbe comunque sentito ogni cosa.

«Buonasera» disse lei. Cercò di mettere su l'espressione più aggraziata e femminile a cui potesse pensare.

«Salve, milady. Allora, di cosa avete bisogno? Sono curioso».

Nonostante il tono educato, notò che era ritornato alla formalità e che manteneva uno sguardo più altezzoso di quanto ricordasse dal pomeriggio. La prese il timore che quell'uomo avesse davvero pensato che lei sottintendesse altro, nella richiesta di incontrarlo. La presenza di Lyam, forse, lo aveva scontentato.

Spero solo che la sua delusione non abbia il sopravvento, devo trovare il modo di convincerlo.

«Ecco... Vorrei chiedere un cambio nel nostro percorso di marcia».

«Prego? Per dove? E per quale motivo desiderate questo?»

«Niente di eclatante, sarebbe una piccola deviazione dentro alla regione che incontreremo tra poco, Thalassan. Io... Noi...» e si girò, nel dirlo, a indicare Lyam poco più in là: «Conosciamo qualcuno che viene da lì. Veniva. Un nostro compagno, perito in battaglia un anno fa».

Cercò di spingere via i sentimenti potenti che quelle parole resuscitarono dentro di lei. Non lo aveva mai detto ad alta voce, non pensava che le avrebbe fatto un tale effetto. L'involontario scintillio che assunsero i suoi occhi parve fare presa su Oisin, che addolcì lo sguardo imbronciato.

«Fawn, mia signora, vi porgo il mio più sentito dispiacere nell'udire della vostra perdita. Avevate forse un legame particolare con questo giovane, da spingervi ad essere così attenta alla sua memoria?»

Ebbe un fremito.

Ammetterlo non avrebbe giovato. Se quell'uomo era davvero attratto da lei avrebbe dovuto nascondere la verità, o la pietà distaccata avrebbe avuto la meglio su di lui, spingendolo a declinare la sua richiesta. Ingoiò l'onestà in un colpo solo, mentre si sentiva una traditrice e una serpe.

«Nulla di particolare, eravamo solo amici, noi tutti. La persona di cui parlo si è sacrificato per la causa. La sua famiglia non sa cosa sia successo, o non l'ha di certo sentito raccontare da un testimone diretto. Voglio che sia ricordato come deve, tutto qui». Si sentiva male, ma portò stoicamente avanti la recita e regalò all'uomo l'ennesimo sorriso.

Oisin aspettò qualche secondo per replicarle.

«Mia signora, la vostra bontà è commovente e ammetto che il proposito sia nobile. Ma vedete, siamo in guerra, ogni minuto perso è prezioso e soprattutto... Cosa vi fa pensare che io abbia voce in capitolo? Lo sapete meglio di me, è il nostro comandante a prendere queste decisioni».

«Ha ragione, Fawn, avresti dovuto chiedere a lu...»

«Zitto».

Tentò un ultimo, disperato approccio: «Non ti devi declassare così. Ti ho notato subito, in mezzo a tutti questi cavalieri. Ho visto come ti seguono, quanto sei rispettato. Ho pensato di rivolgermi a te perché mi sento più vicina». Nel dirlo, allungò una mano: la posò con delicatezza sul polso di Oisin. Quel gigante dalla barba bionda notò il suo gesto e trasalì appena, ma non si scostò e rimase a guardarla, palesando un rinnovato interesse.

«Fawn, sei impazzita? Cosa diavolo stai facendo?»

Ignorò Lyam e continuò l'improvvisata: «Il vostro capo è molto scostante e indifferente. Non avevo il coraggio di rivolgermi a lui. Mentre tu mi sei sembrato da subito un uomo dall'animo nobile. Ho pensato potessi aiutarmi a convincerlo».

Chiuse e strinse le dita intorno al polso di lui, con una maggior fermezza. Sul volto del cavaliere un piccolo sorriso iniziò a delinearsi.

«Ammetto che il nostro Devon non è un uomo semplice» le rispose, una leggera risata gli scosse il corpo. «Non posso promettervi niente...»
Si protese verso di lei, quasi a toccarla, e abbassò la voce: «...Ma farò un tentativo, proverò a chiederlo al comandante».

«Chiedermi cosa, di preciso?»

Una voce più netta e tagliente di quella di Oisin irruppe nel buio. A pochi metri da loro, nell'oscurità, si avvicinava la figura di Devon, lo sguardo gelido piantato sulla scena.

Riesce sempre a sbucare dal nulla, ha le capacità di un maledetto spettro.

Si chiese se non avessero parlato a voce troppo alta, o se in qualche modo non si fossero fatti notare. Forse era stata poco prudente e lui si era insospettito nel vederli confabulare, ore prima. Maledisse sé stessa e la sua cieca disattenzione alla questione, il suo essersi animata troppo in fretta per la riuscita di quel piccolo piano.

Pazienza, è ora di chiederlo a lui direttamente.

Nel voltarsi verso Devon, ormai giunto in loro prossimità, tolse di scatto la mano dal braccio di Oisin e si allontanò di qualche passo da lui. Venire beccata mentre tentava con tanta spudoratezza e stupidità di ammaliare quell'uomo la imbarazzò e le lasciò addosso una piccante rabbia.

Oisin non sembrò altrettanto colpito dal palesarsi del proprio comandante: era in effetti un uomo audace, notò Fawn. Più di me, pensò con una punta di rammarico.

«Non c'è bisogno di assumere questo fare tetro: la signorina qui presente mi stava chiedendo un favore. Tu sei troppo rigido e spaventi le donne, te l'ho sempre detto».

Lei rimase stupita dal fare sfacciato con cui quel capo in seconda si rivolgeva a Devon: aveva osservato il convoglio e annotato l'enorme rispetto che tutti i soldati gli portavano. Dovevano avere un rapporto molto stretto se lui osava rivolgerglisi a quel modo.

«La signorina, come la chiami tu, è parte di questa compagnia tanto quanto te. Devo ricordarti la tua posizione?»

Fawn ebbe un tremito leggero al suono di quella voce inflessibile. Possibile che l'arciere non provasse alcuna soggezione? Tentò di dissimulare le sue reazioni, si finse calma e serena.

Oisin sospirò: «Non stavamo ordendo alcun tradimento, puoi dormire tranquillo. Sarei comunque venuto a interpellarti. Non puoi biasimare questa fanciulla, se ti trova tanto spaventoso. A ciascuno i propri pregi: io ho il fascino».
Rise e mostrò tutta la sua dentatura sfrontata all'indirizzo di Devon, che non si scompose.

A quelle parole il comandante voltò lo sguardo su di lei e alzò appena un sopracciglio in segno di perplessità. Fawn non poté fare a meno di sentirsi una sciocca e avvampare, colta sul fatto. Non era un idiota, ricordava senza dubbio quando lo aveva aggredito nelle sale del castello. Non si sarebbe mai bevuto la frottola della damigella impaurita. Sentì un fruscio alle proprie spalle: Lyam si era avvicinato nel frattempo al loro trio.

«Non agitarti, mi raccomando. Quest'uomo mi sembra davvero poco amichevole».

«Prima che perda del tutto la pazienza: qual è, questo favore? Gradirei andare a riposare, invece che stare dietro ai vostri amabili colloqui notturni».

Fawn prese coraggio e inspirò: tentò di ignorare il sarcasmo del comandante, insieme alla sensazione che sarebbe stato tutto inutile. «Vogliamo chiedere una deviazione: vorrei passare per il villaggio di Kyma. Si trova a due giorni di distanza dalla nostra traiettoria principale, ho già controllato» disse, senza avere il coraggio di alzare gli occhi su di lui. Temeva che non avrebbe potuto contenere la sua stizza o il suo cattivo modo di porsi.

Non vide l'espressione sul volto di Devon, lo udì solo risponderle con tono piatto: «Non ha alcun senso e non possiamo permetterci di ritardare il viaggio. Tutto qui?»

Chiuse gli occhi per un secondo. Continuò a respirare con calma per sedare la negatività ribollente che quel rifiuto, che già aveva presagito, le instillò.

«Ce l'ha, il senso...». Proseguì, sentendo che da lui non arrivava replica: «Devo rendere omaggio a un nostro compagno, morto in guerra. Devo informare la sua famiglia di quanto gli è successo. Lui non sarà stato un umano né un cavaliere, ma si è battuto per questo regno. Ce l'avrete anche voi un senso dell'onore». Non riuscì a evitare una punta di accennato disprezzo.

Alzò lenta il viso e si fece coraggio nell'affrontarlo. Devon parve essere stato scalfito appena, quegli occhi insondabili lasciavano trasparire un'insignificante scintilla vitale. Si limitò ad abbassare la voce:

«Capisco il punto e mi dispiace. Ma non è compito nostro». Sospirò: «Se è tutto, direi che possiamo ritirarci. Ripartiremo all'alba».

Fece per andarsene. Oisin gli si avvicinò e gli disse qualcosa sottovoce: tentava con tutta probabilità di persuaderlo a esaudire quella richiesta. Sentì Devon rispondergli sempre più conciso, intenzionato a non cedere. Con la coda dell'occhio notò Lyam, di fianco a lei, incerto e preoccupato, che le prese la mano. Neanche lui sapeva cosa dire a quell'uomo, come convincerlo di un bisogno che riguardava solo loro due e che non aveva alcun valore per la sua compagnia reale.

Per loro siamo solo mostri, alla pari del niente, minuscole pedine di un piano che non ci riguarda davvero.

Con uno scatto irritato, tolse la propria mano dalla presa di Lyam.

Si guardò intorno, disperata e circondata da quegli uomini indifferenti: tutti, a modo loro, erano insensibili al cratere di dolore che stavano per richiudere con un colpo definitivo. La notte, attorno, calava impietosa come una falce. Era tutto lì, quindi?

Oisin aveva rinunciato al suo proposito di aiutarla e la guardava rassegnato, Devon si era già voltato verso l'oscurità. Lyam rimaneva zitto, inerme di fronte agli avvenimenti.

Pensieri frenetici si scontrarono contro una parete incrollabile d'impotenza. Non poteva fare nulla: il suo corpo si agitò, le chiese con affanno di agire in qualsiasi modo, ma non c'era soluzione. Si sentì come se un'enorme mano fosse calata dall'alto per schiacciarle il petto. Tremando, non avvertì il solito bruciore che conosceva bene, nessuna fiamma crudele le agguantò le membra. Percorsa da piccole convulsioni, annaspò nel tentativo di respirare, e si rese conto delle grosse gocce che si facevano strada lungo le guance.

Dopo la realizzazione ci fu il fiume in piena, svincolato con un colpo solo dai macigni della sua diga personale. Scoppiò in un pianto liberatorio e violento, senza più riuscire a fermarsi. Mentre piangeva a dirotto, smise di accorgersi di tutti loro: Dylam si insinuò nella sua mente con prepotenza, senza più censura. Lo vide rivivere completo e intero, in immagini nitide e sincere. Suo padre, i suoi fratelli, il suo villaggio, tutte le paure che covava e nascondeva senza pietà da troppo tempo. Ogni singola cosa, compressa fino ad allora nel suo corpo mortale, uscì di getto senza più incontrare freni, annegata nei singhiozzi.

Mentre piangeva, finalmente libera, non si accorse degli sguardi increduli posati su di lei da parte di tutti e tre.






🦌🤎⚔️🔥

Eccoci.

Io ho fatto fatica, e ci ho messo un po' a partorire questo capitolo: è banale, non succedono grandi cose, ma c'è una sottile emotività che temevo di non rendere pienamente.

Spero di essermi avvicinata alla riuscita.

Pensate che Devon si farà convincere?

Fawn ne aveva bisogno, di piangere. Proprio tanto :')

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