𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 𝑰

"Non sono mai esistiti degli individui completamente buoni o completamente cattivi... ognuno di noi, anche colui che è mosso dagli ideali più puri, prima o poi esiterà a sacrificarsi in loro nome.

Perché l'istinto di sopravvivenza è qualcosa di primordiale, selvaggio, terribilmente potente, ed è impossibile non esserne mai stati succubi. Ti può portare a fare cose che non immagineresti neanche nei tuoi incubi più remoti.

Tu puoi solo scegliere se far vincere quella paura viscerale, piegandoti davanti alla tua natura, o sputarle in faccia".

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🗡️ 𝕯ᥲᑲrᥡᥲ 🦁

«Dabrya, tu lo sai che ti seguirei fino in capo al mondo, ma davvero il rischio che stiamo correndo vale la posta in gioco?» sussurrò il ragazzo accanto a me a voce così bassa che quasi non ci feci caso.

Eravamo appollaiati in equilibrio precario sul tetto di una vecchia casa frequentemente usata come rifugio dal miscuglio di persone che vivevano nei Vicoli Bui. Le tegole erano piuttosto rovinate, e i miei stivaletti non erano il massimo per un'attività di quel genere.

«Sto cercando di farla pagare allo stronzo che ha rubato la spilla della mia famiglia, è una questione di principio. Ti ricordo che siete stati voi ad avere blaterato per mezz'ora su quanto fosse rischioso e io fossi troppo spericolata per uscirne viva da sola. Io non ti ho chiesto nulla» sibilai lentamente, senza staccare gli occhi dal mio obiettivo.
«E poi c'è anche la questione delle informazioni».

«Oh, credimi, quella me la ricordo perfettamente. Questo, invece, potrei essermelo perso. Dovrebbe essere un semplice scambio, no?» domandò lui, dando un colpetto al mio fidato arco, che tenevo assicurato sulla schiena.
«Non ti sembra un po' esagerato? Non credo che avrai motivo di usarlo».

«Andiamo, Alek! Pensi sul serio che non ci saranno spargimenti di sangue stasera? Poi, non eri tu quello che ripeteva sempre "meglio un' arma in più, che un arto in meno" ?» si intromise la ragazza bruna alle mie spalle, facendomi trattenere a fatica una risata.

«Molto divertente, Lis. Almeno ora so che mi ascolti quando parlo» borbottò lui di rimando.
«Ma io in realtà intendevo che apparentemente Bry si era dimenticata di informarci su qualche piccolo dettaglio. Come quello di volersi scontrare con un piano formulato in fretta e furia contro i migliori sicari degli Wells. Sbaglio?»

«Io non dimentico nulla. Potrei solo averlo omesso per salvaguardare la mia sanità mentale» precisai girandomi a guardarlo, prima di sistemarmi l'arco sulle spalle e avvicinarmi un po' di più al bordo del tetto.
«Ora dobbiamo solo sperare che Hector non mandi tutto all'aria».

«Oh, io non ci spererei troppo. Mandare tutto all'aria è una delle specialità di mio fratello» affermò in tono spensierato Alissa, per poi seguirmi con un'agilità invidiabile.

«Dabrya, pensaci. Non sono i soliti ladri da quattro soldi con cui siamo abituati a combattere, ma degli assassini che non hanno fatto altro che uccidere per tutta la loro vita» mi mise invece in guardia il moro, mentre scrutava attentamente il viavai di persone sotto di noi.

«Ed è qui che ti sbagli. Sono mercenari che possono fare tutto se pagati abbastanza. Compreso fare finta di non averci visto nei Vicoli Bui dopo aver sgozzato alcuni di loro».

«Quanta delicatezza, Bry» replicò seccato, usando il solito sguardo con cui mi rimproverava quando mi cacciavo in qualche guaio.
«Però credo che tu ti sia dimenticata la parte dove per un pelo strappavano un braccio a Tor e rubavano la tua spilla, dopo aver tentato di ingannarci in ogni modo possibile».

«Non me ne sono affatto scordata. Quello che sto cercando di dirti è che degli uomini guidati dal desiderio di ricchezza sono gestibili... sono quelli che aspirano a ottenere sempre più potere che mi danno il mal di stomaco. Allora, andiamo? Stanotte abbiamo un bel po' di cose da fare» domandai loro a bassa voce, seguendo con gli occhi l'uomo che era appena entrato nella sgangherata taverna in fondo alla strada.

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Entrammo a passo spedito all' interno del locale, accolti dal solito tanfo dei sigari che l'anziana proprietaria si ostinava a fumare.
Ma in confronto al mix di profumo scadente, alcool e sudore, il tabacco sembrava molto più respirabile.

Delle lampade piazzate qua e là rischiaravano a malapena l'ambiente, formando ombre traballanti sui rivestimenti in legno annerito.

«Siete in ritardo, ragazzini. Dovrete sganciare ancora un bel po' di velarki per questo» ci accolse con il consueto tono acido Rayanne da dietro il bancone, arricciando le labbra in modo da mostrare il suo incisivo dorato.

«Non cominciare, Ray. Se tutto fila liscio, potremmo considerare la cosa, ma per ora ci limiteremo alla promessa di non sporcare i tuoi pavimenti» scandì lentamente Alissa mentre le scoccava una delle sue terrificanti occhiate.
«Di là è tutto al suo posto?»

«Sì, piccola delinquentella. A differenza vostra, io le promesse le mantengo» rispose burbera, scrutando le armi che Lis portava più o meno nascoste sotto ai vestiti.
«Vi serviranno, quelle. Di là troverete solo buzzurri, stanno tormentando le mie cameriere da quando sono arrivati».

«Non torneranno più a disturbarti quando avremo finito, te lo assicuro» la rassicurò Alek con un sorriso predatorio, prima di avviarsi verso la sala nella quale avevamo concordato di incontrare i buzzurri, come li aveva definiti lei.

Entrammo in un ambiente piuttosto spoglio e cupo, riempito solamente da tavoli consumati accompagnati da sedie dall'aspetto antico.
Tra i vari avventori e cameriere che si affannavano a servire le bevande, spiccava una tavolata in particolare: piena di chiassosi uomini dall'aria allenata, vestiti con colori scuri e tutti con il medesimo tatuaggio raffigurante il simbolo delle Famiglie vincitrici sul polso destro.

O il simbolo degli Invasori, come preferivamo chiamarli noi e gran parte dei nostri popoli.

«Ma guarda chi si vede... qualcuno vi ha rubato gli orologi, per caso?» mugugnò l'uomo che sedeva al centro di quel tavolo, una volta che ci ebbe visti.
Sembrava alticcio, e ostentava un apparente buonumore a causa delle bevande alcoliche che doveva essersi scolato prima che arrivassimo.

A prova di ciò, teneva una mano stretta attorno a un boccale semivuoto con fare possessivo, mentre l'altra circondava una lucente spilla di rubini.

La mia spilla, a voler essere più precisi.

«Questi non sono esattamente affari tuoi. Ma se ti fa stare meglio, mi scuso per l'inconveniente, Axariel» risposi con aria rilassata, andando a sedermi di fronte a lui e iniziando a giocherellare con il mio pugnale preferito.

«Mi è sembrato che tu tenessi a questo gingillo, biondina. Sarebbe un vero peccato se si rompesse, non credi?» replicò agitando svogliatamente il gioiello sotto al mio naso, un implicito avviso del fatto che non aveva gradito la mia sfrontatezza.

«Ma in quel caso rimarrebbe poco da scambiare, no? Ti confesso che trovare le informazioni che hai richiesto è stato un lavoraccio, non vorrai averci fatto faticare per nulla».
Tirai fuori da una tasca un sottile foglio ripiegato di pergamena, il vero fulcro di tutta quella faccenda.

«Se devo essere sincero, neanche io pensavo che ce l' avreste fatta. Ma sbaglio o manca uno dei vostri?» sottolineò mestamente scandagliando l'area con i suoi occhi cerulei, il viso animato da una smorfia di finta preoccupazione.

«Hector? Oh, è fuori a prendersi la rivincita per quel ch'è successo questa mattina sulla sorpresa che avevi preparato per noi, una volta usciti da qui. Ma grazie per l'interessamento, suppongo».

Il sussulto che cercò invano di nascondere mi procurò una gioia crudele che non mi preoccupai di celare, ammiccando scherzosamente verso i miei due amici, in piedi accanto a me.

«Direi che è meglio per tutti dimenticare questa mia uscita infelice. Parliamo di affari, invece. Hai davvero tutte le informazioni che ci servono?» ribadì schiarendosi la voce e sforzandosi di sorridere, in contrasto agli altri presenti che sembravano volerci sventrare.

«Certamente. Sono tutte qui, ne avrai la conferma tra qualche minuto. Ricapitolando: la spilla e il vostro silenzio sugli avvenimenti di questo pomeriggio per queste informazioni e cinquemila velarki».

In quel momento uno dei suoi uomini, decisamente più ubriaco di lui, sbatté la propria coppa sul tavolo con un rumore sordo.
«Andiamo, Axe! Non avrai mica intenzione di accettare... ci conviene ucciderli e basta, come loro hanno fatto con Hendrix e Feylinn. Solo quella spilla vale più di settemila velarki!».

«Frena la lingua, ragazzone. Questo è un terreno neutro e nessuno uccide nessuno, neanche se vi fa comodo. In più, ti ricordo che abbiamo la protezione dei vostri signori... per quel che vale» replicai regalandogli uno sguardo scocciato, sperando di poter mantenere la promessa fatta a Rayanne.

Quella testa dura ci avrebbe perseguitato per sempre anche solo per una macchiolina di sangue.
Già mi immaginavo il suo monologo su come i giovani non sapessero mantenere le promesse...

«Ma la protezione» sputò malignamente Axariel, appoggiando le parole del suo socio «Non credo sarà più valida quando i reali scopriranno i vostri traffici nei Vicoli e che siete responsabili dell' assassinio di due miei uomini... raddoppia il compenso e potrei pensare di renderti il tuo gioiellino, dolcezza.»

«Non hai nessuna prova dei primi e sui secondi mi pare avessimo un accordo» sillabai fulminandolo con gli occhi.
«Axariel, non fare il bambino. Un patto è un patto.»

Colto di sorpresa dalla mia risposta, prese un piccolo respiro e buttò fuori una risata che era quasi un ruggito.
«Sai, hai una grande faccia tosta, bambolina. Te l'ha mai detto nessuno?»

Feci per rispondere che poteva andare all'inferno da quanto ero spazientita, ma sapevo di aver tirato la corda già abbastanza.
Non ero lì per farlo innervosire, ma per attirarlo nella mia trappola.

«Diciamo che di solito chi mi chiama bambolina non vive abbastanza a lungo per vantarsene. Ma ora siamo qui per parlare di affari, l'hai detto tu. E io ti ho già esposto la mia proposta. Tocca a te accettare, o scegliere il rischio» dissi in modo teatrale, sottolineando le mie parole allargando le braccia e stampandomi in faccia un ghigno divertito.
«Sappi che riprenderò ciò che è mio in un modo o nell'altro».

E proprio in quel frangente, preciso come mai prima d'ora, fece la sua comparsa Hector, in viso un'espressione di astio contro quegli uomini con le uniformi immacolate, nonostante avessero litri di sangue innocente sulle mani.

Portandosi dietro un sacco dall'odore ferroso, sospettosamente macchiato di una sostanza viscosa e rossastra che non lasciava spazio a molte fantasie.

«Ora, devo farti vedere le teste dei tuoi compari per farti ragionare o possiamo procedere?» gli domandai mentre facevo un cenno di saluto a Tor.

Lui non rispose. Rapido come pochi, e soprattutto reso cieco dalla furia, spiccò un balzo al di là del tavolo e si avventò su di me, puntandomi contro un grosso fermacarte che doveva aver nascosto nella divisa.
E per mia fortuna, il suo sangue ribolliva a tal punto da non fargli notare che glielo avevo lasciato fare.

Per qualche secondo, il silenzio fu l'unico padrone della sala, tutti osservavano atterriti la scena, ma non osavano emettere un suono.
Hector aveva già estratto un piccolo gladio, pronto a intervenire, come anche Alek e Alissa.
Ma bastò un mio impercettibile cenno del capo per farli desistere, seppur con riluttanza.

«Non sei più così sprezzante quando il gioco smette di seguire le tue regole, ragazzina. Mi alludevo che avessi più fegato» fu la sua risposta di fronte al mio borioso silenzio.

Un piccolo sorriso prese forma sul mio volto, dopo quelle parole.
«Ma Axariel, ormai dovresti conoscermi. Io gioco sempre più di una partita alla volta, a differenza tua» gli sussurrai seducente, del tutto insensibile di fronte al metallo puntato contro la mia gola.
«Lis, potresti passarmi tu sai cosa per favore?»

«Tieni così poco alla tua vita, Erede? Ti avverto: se lei fa un solo passo tu sei morta» mi minacciò in tono nervoso, chiedendosi perché fossimo ancora tutti così calmi di fronte a quella chiara intimidazione.

«Ma tu guarda» continuai scrutandolo con disgusto «Ti temono e ti considerano uno degli assassini migliori. Eppure... eppure cadi comunque per il trucco più vecchio del mondo. Davvero esilarante, non credi?»

«Parla chiaro, ragazzina. Sono stufo marcio del tuo tergiversare» riuscì a replicare lui, nonostante ora sentissi una concreta nota di paura nelle sue parole.

«Ci stavo arrivando, quanta fretta. Oh, e a proposito era buona la birra? Una specialità della casa. Il retrogusto alla cannella* la rende speciale» commentai in tono frivolo, rivolgendogli un sorriso smagliante.
«Forse giusto un po' pesantuccia. Scommetto che tra poco ne sentirai gli effetti anche tu...»

Il lampo di realizzazione sul suo volto fu impagabile.
Davvero, avrei tanto voluto fargli un ritratto in quel momento.

«Ti do due secondi per dirmi una valida ragione secondo cui io non dovrei uccidervi e cercare ciò che mi serve dai vostri cadaveri, stronza. Poi vediamo se ridi ancora» ringhiò con gli occhi pieni di furia, premendo il ferro contro la mia giugulare in modo da far uscire un rivolo di sangue.
«E al diavolo la tua protezione».

E al diavolo anche la promessa fatta a Rayanne.

«Beh, perché ogni persona qui dentro ci deve un favore, e basta un mio segno per ritrovarti due lame nel petto ancora prima di riuscire a vedere l'antidoto. Mi credi sulla parola o ti serve una dimostrazione, per caso?»

Lui deglutì rumorosamente. Poi, iniziando a capire dove intendevo andare a parare, si rassegnò a chiedermi: «Cosa vuoi per l'antidoto?» in modo così furioso che mi stupii non mi avesse ancora tagliato la gola.

«Sai, un caro uccellino ha cinguettato qualcosa a proposito di una nuova trovata degli Invasori. A nostro discapito, ovviamente, e... beh, rivelarci di che cosa si tratta nel dettaglio sarebbe un ottimo inizio, non trovi anche tu?»

«Io penso che tu possa andare a fanc-»

«Quello che pensi è irrilevante, quando ho la tua vita in mano. Ti senti già più debole, non è vero?» replicai seccamente, per poi rubargli la lama con uno scatto e capovolgere le situazioni.

«Dopo questa sera hai le ore contate, Erede. Ma un bravo giocatore deve anche saper riconoscere di aver perso, suppongo» si rassegnò a rispondermi, anche se con esitazione.
«Al Campo di Mors, tra una settimana, ci saranno dei giochi. Insomma, ora che anche la piccola Dusk ha raggiunto la maggiore età, molti nobili si stanno chiedendo come mai siate ancora in vita, nonostante il Trattato e cazzate varie. Per la quasi totalità di loro, si tratta di un atto di debolezza. E quindi Artens si è inventato queste... prove, potremmo chiamarle così».

«Suvvia, non fare il timido. In che cosa consistono?» lo esortò Alek distrattamente, tenendo d'occhio ogni movimento degli altri soldati.

«Giuro su quello che ho di più caro che non ne ho idea. Posso solo dirti che saranno quattro, una per ognuno di voi, e potenzialmente mortali».

«Mh. Ne sei estremamente sicuro? Non vorrei mai confondermi e darti l'antidoto sbagliato...» ripresi parola io, pungendogli la pelle con la sua stessa arma.

«Oh, e va bene! Inoltre, potrei aver sentito che dovrete combattere contro i rampolli di alcune casate più importanti, oltre che a qualche creatura delle Terre Grigie... ma non ne sono sicuro, potrei aver capito male» si affrettò ad aggiungere prima di iniziare a tossire in modo soffocato, segno che il veleno cominciava a fare effetto.

«Tutto qui? Davvero?»

«Stavolta è tutto. Se vuoi avere più informazioni, puoi sempre rapire Marcus. Ti confesso che non sentirei la sua mancanza... ma ora, dammi quella stramaledetta boccetta» esalò tra i singulti, strappandomi di mano la fiala con l'antidoto, quando gliela porsi.

«Grazie per la collaborazione. Ora, se vuoi vedere i tuoi uomini sani e salvi, rispetterai il patto e noi ce ne andremo indisturbati. L' indirizzo dove potrete trovarli è in fondo al foglio, Axe» lo informai mentre tracannava il liquido.

«Cosa? Vuoi dire che...»

«Già, è impressionante quello che può fare un po' di sangue di gallina, non trovi?» risposi con un sorriso soddisfatto, raccogliendo la mia spilla da dove era caduta quando aveva avuto lo scatto di rabbia.
«È stato un vero piacere trattare con voi. Oh, troverete i soldi nella stessa strada dei vostri compagni, quindi è meglio che vi affrettiate».

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*Il forte odore (e sapore) della cannella è perfetto per coprire eventuali tracce di veleno.
Si pensa che durante il Medioevo la cannella, insieme ad altre spezie, fosse utilizzata per mascherare il sapore del cibo avariato o di altre sostanze, anche se non ci sono prove storiche concrete di questo fatto.

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