🌙𝓟𝓪𝓭𝓻𝓸𝓷 𝓗𝓪𝓴𝓾🌙
-No! Nezuko! Non può essere!-
Le urla del ragazzo si dispersero, ammassate e confuse. Il suo dolore lancinava l'essere del giovane, il quale tremava dal pensiero che sua sorella fosse stata rapita. Perché? Chi l'aveva presa? Come mai? Qual'era il motivo? Mille domande si rincorrevano come cavalli imbizzariti nella sua testa, resa pazza dall'avventura. Non voleva crederci, no, non voleva.
Sua sorella non poteva essere stata rapita, nè uccisa. Forse era scappata e si era nascosta da qualche parte. Oppure era alle prese con quegli individui....non poteva prevvedere a tutto questo. La speranza, il rimorso imponevano i loro capricci su di lui, rendendo la sua anima instabile e irrazionale. Non poteva, dopo tutto questo tempo, aver perso l'unica cosa che restava della sua famiglia!
Dopo quella strage, dopo quel penetrante odore di sangue mescolato con quello dell'inverno. Dopo quelle lacrime versate.....no, non era giusto! Doveva salvarla!
-Non deve essere lontana, seguitemi.- disse lui, esortando i suoi amici a seguirlo.
Le gambe scattanti portavano i giovani verso il loro obiettivo. Mentre venivano rincorsi dalle creature, sospiravano l'apparizione della povera sorella di Kamado, di certo spaventata più di loro. Magari poteva aver divorato qualcuno per il panico. Giyu si dibatteva tra le figure, che cercavano di respingere gli adolescenti.
Kanao prendeva a calci l'etere, pronta a tener lontano i nemici, mentre Shinobu, leggiadra, saltava con eleganza, descrivendo archi e traiettorie irraggiungibili. Tanjiro correva a perdifiato, usando l'olfatto per salvarsi da una brutta fine.
Per tutto il tempo aveva percepito nelle sue narici odori fastidiosi di carne cruda, di riso andato a male, di calce e di fiori appassiti, ma, stranamente, sentiva odori nuovi.
Avvertiva aromi delicati ma allo stesso tempo decisi come quelli dei fiori bianchi dei colli lunari, delle lavande e dei fiumi. Si, il fiume del suo villaggio aveva un odore dolcissimo ma allo stesso tempo particolare. Aveva l'odore di dei pesci d'argento e dei gelsomini.
Quando quegli aromi lo invasero, Tanjiro ebbe la consapevolezza che qualcosa lo avrebbe cambiato. No, qualcuno lo avrebbe cambiato. Finalmente, giungendo verso una collina si sedette assieme a Giyu. Davanti a loro, la piena aveva innalzato un grosso fiume, che rifletteva con i suoi riflessi una nave.
Ma quella nave era strana. Era grandissima, con tetti eleganti, dipinti di verde e con pareti scarlatte. Dalla passerella uscivano altri esseri bizzarri, coperti da una spessa peluria . Alcuni di loro portavano una maschera bianca. Il viavai delle creature non era molto rumoroso, ma quella "crociera" sembrava affollatissima. Nell'aria si sentiva uno shamisen suonare.
I ragazzi erano sfiniti. La stanchezza non aveva fatto notare loro che, durante il percorso, Kanao e Shinobu erano scomparse completamente. La paura, il dolore aveva stordito i cuori di ambedue i guerrieri.
Giyu chiuse gli occhi e si abbandonò al sonno. Invece, Kamado cercò di alzarsi in piedi. Ma.....le sue gambe lo trattenevano. Le cosce, le gambe erano trattenute al suolo, come se delle mani stessero affondando le loro unghie nel tessuto dei vestiti. Il giovane, percependo ciò, tentò in tutti i modi di rialzarsi, ma era impossibile. Era trattenuto dalla collina. Si sarebbe rassegnato al suo destino,se non fosse giunto un ragazzo misterioso.
Kamado stava per perdere le speranze, quando vide venirgli incontro una sagoma azzurra e viola. Diffidente, ebbe la tentazione di usare la sua spada, tuttavia comprese da subito che sarebbe stato inutile. Tanto avrebbe perso. Arressosi, prima di morire, decise di osservare meglio la silhouette.
Le macchie azzurro chiaro e bianche si stavano facendo più nitide. Con suo stupore, scoprì che un ragazzo era in procinto di trovarlo. Il giovane senza nome era piuttosto attraente, per la sua giovane età. Capelli a caschetto, di colore verde scuro, coprivano il suo viso sottile, perfetto come quello di una bambola. Portava una giubba azzurra, legata alla vita da un nastro lillà. I calzoni blu nascondevano le sue gambe flessuose, d'alabastro come il suo volto. I piedi calzavano dei geta in legno. Quello che rendeva Tanjiro esterrefatto erano gli occhi del giovane. Erano verdi, attorniati da ciglia lunghe. Avevano un taglio a mandorla, il quale risaltava lo splendore delle iridi smeraldine. Il guerriero arrossì e non riuscì a staccare i suoi occhi da quelli dell'adolescente.
Ora il ragazzo era davanti a lui. La luna illuminava la sua esile figura. Illuminava i suoi occhi verdi, più belli che mai.
-Che ci fai qui?- chiese l'individuo. Tanjiro tacque e continuò a fissare il giovane con la bocca leggermente aperta. La bellezza del ragazzo era così magnetica che non riusciva ad emettere alcun suono.
-Che ci fai qui?- ripetè pazientemente l'individuo misterioso. La sua voce era fredda, ma rilassante. Se l'avesse sentita,forse l'ammazzademoni si sarebbe addormentato.
-I..io st....stavo c....cercando...-termini inarticolati venivano sprigionati dalle labbra del fulvo, soggiogato dalla figura misteriosa. Forse era un demone. Era troppo perfetto per essere un umano.
Il ragazzo sorrise dolcemente. Quel sorriso scaldava il cuore di Kamado e illuminava ancor di più gli occhi del giovane. Una risatina eruppe dalle sue labbra sottili.
-Sembri simpatico. Sei Tanjiro, non è così?- domandò il ragazzo dagli occhi verdi. Il cacciatore di demoni trasalì.
-Come sai il mio nome?!- gridò-Chi sei?-soggiunse, scostandosi.
Il figuro si accovacciò accanto al fulvo e lo attirò delicatamente a sè. Ora,le iridi rosse di Tanjiro si scontravano inesorabilmente con quelle del suo misterioso eroe. Era accaldato, ma sembrava che la presenza del misterioso individuo lo avesse sottomesso.
-Sono Haku. Ma tu, per rispetto, dovrai chiamarmi Padron Haku.- replicò il ragazzo misterioso. Padron Haku? Perché mai voleva farsi chiamare così? Che senso aveva?
-Va bene....padron Haku. Vorrei sapere dov'è mia sorella.- sospirò Tanjiro.
-Nezuko è stata rapita dagli spiriti, ma sono sicuro che la troveremo.- rispose Haku, rassicurando il guerriero. Sebbene sembrasse un giovane non propenso a lasciarsi trasportare dai sentimenti, portava conforto e tranquillità all'animo del fulvo.
-Credevo che fosse...-
-No. Ho ordinato agli spettri di non farle del male.- lo interruppe il padrone.
Stranamente la sua voce era cambiata. Da accogliente era divenuta severa e sbrigativa. Era stato un cambiamento inaspettato. Tanjiro rimase interdetto.
-I miei amici? Zenitsu? Kanao?-
-Inosuke e Zenitsu sono stati portati nelle stalle. Shinobu e Kanao, purtroppo sono scomparse.- rispose Haku malinconicamente -so che erano tue amiche. Avrei voluto aiutarle-
I due rimasero in silenzio. Haku serrò la sua dolce presa attorno a Tanjiro. Il fulvo, percependo il suo odore. Avvertiva gli stessi aromi di prima: fiori bianchi, squame, acqua dolce. Erano dei bellissimi odori. Aveva realizzato che Haku non era così forte. Forse aveva sul volto una finta maschera creata da qualcun altro apposta per lui. La coscienza obbligò Tanjiro a proteggere se stesso e il suo nuovo amico,in qualsiasi momento.
Quel momento sospeso fu interrotto dallo sciabordio delle acque e dai passi degli spiriti che si dirigevano verso la nave.
-Dobbiamo andare, Tanjiro.- replicò risoluto il ragazzo.
-Non posso, le mie gambe sono bloccate.- ribattè Kamado. Kohaku, per niente sconvolto, si inginocchiò davanti al giovane e pose una mano sopra le sue gambe.
-Ti consiglio di trattenere il respiro...in nome dell'aria e dell'acqua che vivono in te!-
Dal palmo di lui si sprigionò una tiepida luce violetta, che illuminò i ginocchi di Tanjiro, il quale aveva obbedito agli ordini del compagno. Poco dopo, si rialzò senza fatica.
-Ma come hai fatto?- sussurrò. Era stregoneria? Haku non disse nulla.
-Ora seguimi.- gli intimò.
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