⛰𝓜𝓸𝓷𝓽𝓪𝓰𝓷𝓮⛰
Il ragazzo avanzava ansimante tra le foreste selvaggie. Era da una settimana che viaggiava e non aveva trovato la cura per sua sorella Nezuko, trasformata in un demone assetato di sangue. Ciononostante, la fanciulla ,nel suo essere, aveva conservato ancora qualche frammento di gentilezza e umanità e non esitava a proteggere i suoi cari da qualsiasi pericolo. Ella aveva un dolcissimo rapporto con Tanjiro, il guerriero disposto a tutto, pur di prendersi cura della giovane.
Erano sempre insieme, fin da quando erano piccoli. Anzi, erano insieme sia fisicamente che psicologicamente. Se uno dormiva, l'altra faceva altrettanto. Se Tanjiro correva, anche Nezuko lo avrebbe fatto. Forse, se avessero dormito, avrebbero fatto lo stesso sogno.
Da quando si prendeva cura di un demone, il giovane maturava e sviluppava lentamente il suo coraggio e la sua consapevolezza nei dolori della vita. Quando aveva combattuto con le spesse coltri di neve nel suo villaggio, non aveva mai saputo combattere, non aveva mai percepito il dolciastro odore del sangue penetrare nelle sue narici e non aveva mai compreso il dolore di una perdita.
Ora, senza una famiglia, aveva sentito il suo triste distacco dall'infanzia e la sua comparsa nei meandri dell'adolescenza. Non era solo, aveva molti amici.
Zenitsu, come sempre, era dietro al piccolo gruppo colorato e stava piagniucolando, intimorito da pericoli e mostri feroci.
-Morirò! Proteggetemi! Farò una brutta fine! Aiuto!- biascicava. Il ragazzo era insopportabile, non c'era dubbio, ma era assai grazioso. Aveva capelli dorati, con le punte sfumate d'arancio. Essi erano impastati di terra e sudore. Entrambi gli odori nauseabondi soffocavano la lucentezza delle ciocche. Il viso, rosato, era colpito dal sole che stava scomparendo tra le nuvole del pomeriggio. I suoi occhi erano gialli come i suoi capelli. Le iridi ispezionavano colline e montagne con timore ed erano sempre pronte a far scorrere lacrime. Era piuttosto esile, ma la divisa da Ammazzademoni-con la sua palandrana dorata e la sua tuta scura- lo rendeva grasso.
-Non dire stupidaggini, Zenitsu! Non morirai- sospirò Tomioka Giyu, il più forte tra i guerrieri. Alto, robusto. Il ragazzo sognato da tutte le fanciulle del Sol Levante. I capelli lunghi e bluastri erano legati con una coda bassa, da cui sfuggivano alcune ciocche indisciplinate. Il suo viso, cereo e poco sano, era reso ancora più tormentato da occhi blu, privi di luce. Le pupille azzurre, la voce, lo sguardo erano profondi. Il manico destro della palandrana era punteggiato da quadri gialli e verdi, mentre quello sinistro era completamente rosso. La sua serietà rendeva di lui l'ammazzademoni più rispettato da tutta la Contea. La sua freddezza intimoriva i nemici, anche i suoi stessi famigliari( se ne avesse avuti). Era scorbutico, ma di buon cuore. Rammentava perfettamente l'inverno in cui aveva risparmiato Nezuko. Non si era pentito del suo gesto.
-Aspettate? Non morirò?!- il biondo era attraversato da un brivido di euforia per quella lieta notizia. Non sarebbe morto.
Giyu scosse lentamente il capo. Mentre l'ammazzademoni del fulmine esultava con fare indecoroso, Inosuke sistemò il suo copricapo a forma di testa di cinghiale e accelerò il passo. Era un adolescente che era stato allevato dai cinghiali. Dato che non aveva mai aperto una pergamena, era analfabeta e rozzo, tuttavia era coraggioso. Aveva un corpo attraversato da muscoli vistosi. Era l'unico a portare dei calzoni larghi e color ocra. Infatti non aveva una veste. Indossava sempre una testa di cinghiale. Nessuno sapeva il motivo di quello strano travestimento, ma guai a chi osava togliere quel copricapo!
-Insomma, Tanjiro! Quand'è che siamo arrivati?- imprecò il giovane cinghiale. Il fulvo si voltò. In effetti, da un momento all'altro si sarebbe fatto buio. Il vento stava aumentando sempre di più, così come il freddo. Il cielo veniva dipinto da un rosa delicato, mentre il sole scompariva all'orizzonte.
-Mmhph, mmphph, mmphh- biascicò la sorella di Kamado dalla scatola di bambù, che avrebbe sottratto l'ossigeno a qualunque essere umano. Dato che la sua condizione di demone non le permetteva di esporsi al sole, la ragazza viaggiava in un contenitore, portato sulle spalle del ragazzo.
-Siate pazienti. Sono sicuro che troveremo un posto in cui mangiare e passare la notte.- disse Tanjiro, rincuorando il gruppo con il suo sorriso luminoso. Il giovane era il più bello e il più sensibile tra tutti i demon slayer. I suoi capelli rosso scuro ondeggiavano nell'etere e il suo viso era attraversato da un pulsante marchio rappresentante una fiamma. Gli occhi rossi potevano entrare nell'animo di ogni animo, così come il suo naso. Oh, Tanjiro aveva un olfatto molto fine. Le sue narici potevano avvertire odori bizzarri, che nessuno avrebbe mai sentito. Era un dono molto utile. Se avesse affondato il viso nel terreno, avrebbe trovato in un minuto un demone potentissimo. Era molto gentile e possedeva un'empatia smisurata, la quale scaldava i cuori più tristi. Se eri amareggiato, con le parole incoraggianti del giovane, stavi sicuro di ritornare a sorridere. Portava una palandrana a scacchi neri e verdi. Dalle orecchie pendevano orecchini quadrati, su essi era dipinto un sole rosso, su uno sfondo di luce e ombra.
-Stronzate! Ci siamo fatti il culo grosso così e tu non ci fai fare una pausa?!- strepitò Inosuke, pronto ad estrarre la sua katana.
-State calmi, vi prego.- mormorò Giyu, coprendosi il viso con le mani.
-Come mai tutto questo scompiglio?-
Una voce dolce ritagliò echi inespressivi tra i rami delle querce. La proprietaria della voce sfuggì alle grinfie dei cespugli, facendosi vedere. Era Shinobu, il pilastro degli insetti.
La ragazza aveva avuto dalla Natura capelli neri striati di viola raccolti con un fermaglio a forma di farfalla. Il suo viso era pallido come quello di Gyiu, ma era poco rassicurante, a causa dei suoi occhi inespressivi e del suo sorriso perenne. Aveva una palandrana che ricordava le ali di una farfalla azzurra e rosa. Era accompagnata da Kanao, la più silenziosa del gruppo. A differenza della sua maestra, sorrideva con naturalezza. Piccola, magra, capelli nerissimi acconciati con una coda di cavallo trattenuta da un fermaglio farfallino. La sua fronte era ombreggiata da una frangia molto spessa. Il suo essere era risaltato dagli occhi violetti e dalle piccole labbra rosa. Il suo vestiario era costituito da una mantellina color neve e da un abito viola scuro.
Kanao e Shinobu erano sempre insieme, come Tanjiro e Nezuko. Non erano sorelle, ma soltanto allieva e maestra. Caratterialmente erano opposte. Se Shinobu si dilettava con la conversazione e con dolci risa, Kanao tratteneva le parole e se ne stava in disparte. Apparentemente, sembrava una fanciulla innocua ma quando era alle prese con un demone si trasformava in una macchina da guerra.
-Tanjiro vuole farci schiattare!- si lamentò il cinghiale. -Ma che dici, zitto!- lo rimbeccò Kamado.
-Bugiardo! Io ti.....-
-Credo di vedere una città, laggiù.- li interruppe Shinobu, indicando col mento delle casette nascoste dai fitti alberi.
Tutti i giovani si strinsero attorno al pilastro degli insetti e scorsero le dimore misteriose.
-Finalmente! Finalmente!- esultò Zenitsu. -Ho fame- soggiunse, prima di correre verso il villaggio.
-Che aspettate? Dannazione, andiamo! - Inosuke incitò il gruppo e seguì il biondo. Giyu sorrise bonariamente e procedette verso l'agognata meta.
Tanjiro osservava quel punto rosso, ignorando la pesantezza della scatola. Non sapeva, infatti, che entrando nella città, il suo destino avrebbe avuto una svolta per degli occhi verdi....
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