Capitolo 19
JIMIN'S POV:
Chiamai la mia migliore amica, Nayeon, per la prima volta da quando avevo incontrato Yoongi. Ero contento che non si usasse più il telefono fisso sulle lunghe distanze, perché altrimenti chiamare Parigi mi sarebbe costato una fortuna.
Ero seduto nella nicchia di una finestra a casa di Yoongi, con il panorama di Seoul che si estendeva sotto di me. La fronte appoggiata al vetro, mi sembrava di galleggiare al di sopra di tutto. Yoongi era al lavoro e io avevo la giornata libera, perché Taehyung il giorno prima aveva comprato uno di quegli zainetti jet alimentati ad acqua e non riusciva a smettere di giocarci abbastanza a lungo da venire in ufficio.
Nayeon rispose dopo qualche squillo.
«Jimin! Mi uccideva non chiamarti, ma so che non devo romperti le scatole. Un po' come con i gatti che vengono a sederti in braccio solo se li ignori, ma sono loro a ignorarti se li chiami».
Sorrisi. Mi succedeva più spesso del solito e non sapevo come prendere la cosa. «Mi piace quando mi paragoni ai gatti».
«Lo so».
Capii dalla voce che stava sorridendo. «Oh, buone notizie. Esporranno una delle mie sculture al Louvre. Una mostra temporanea, ovvio. È una cosa che fanno per gli studenti: mettono una delle tue opere in una galleria apposita per un fine settimana».
«La scultura ha il pene?».
Rise. «Be', ecco, è più tipo... una città su una nuvola? È difficile da spiegare, ti mando le foto quando avremo finito di allestire».
«Ti permettono davvero questa figata? Pensavo che l'arte moderna consistesse solo nel macchiare di vernice oggetti a caso che di solito non si usano come tela. O quello, o schiaffare ovunque immagini inquietanti di peni e vagine perché fa avanguardia».
Rimase in silenzio per alcuni secondi. «Ehi... hai una voce diversa».
«Che? No, invece. Sarà colpa del tuo cellulare di merda».
«No. Sembri felice. Che succede laggiù? Hai visto qualcuno morire di recente?»
«C'è un tipo», risposi, esitando. «Potresti chiamarla una relazione, credo».
Un'altra pausa.
«Jimin!», strillò.
Allontanai l'orecchio e sussultai per quell'esplosione improvvisa. «Non iniziare a comportarti in maniera strana. Okay?»
«Okay. Okay». Espirò lentamente, come cercasse davvero di calmarsi. «Da quanto?»
«Un mese. Adesso abito a casa sua da tipo tre settimane. C'è anche Saja».
«Come si chiama?»
«Yoongi».
«Aspetta, ti sei trasferito da lui dopo una settimana? Hai fatto in fretta. Non è un tipo strambo, vero?»
«È provvisorio. Il fatto di vivere insieme. Cioè, al momento casa mia è praticamente vuota e non ci vado da più di una settimana... ma non gli ho promesso di restare nel lungo periodo».
«Okay, quindi ti sei trasferito da lui dopo una settimana. Provvisoriamente. È ovvio che ti stai innamorando perdutamente, ma cerchi anche di non prendere impegni definitivi perché...».
«Non cerco di non prendere impegni. Forse sto solo, non so, aspettando un attimo? Non ho mai fatto niente del genere prima. Le storie alle superiori erano più semplici, non esisteva nemmeno la possibilità di vivere assieme. Ti sedevi accanto a lui sull'autobus e mangiavate insieme a pranzo. Finito. Adesso dovrei dare un senso a tutto?».
Nayeon rise. «Okay. Senti. Ovviamente, non sono nemmeno io un'esperta, ma se ti sei trasferito da lui è una storia seria. C'è una progressione naturale. Ragazzo, convivenza, fidanzamento, matrimonio, figli. Se vuoi puoi cambiare l'ordine degli addendi, ma la formula di base è più o meno questa».
«Secondo la tua formula, dovrei aspettarmi un anello di fidanzamento da un giorno all'altro».
«Perché l'idea non ti fa inorridire come invece accadrebbe con il Jimin che conosco e amo tanto?»
«Non mi chiederà di sposarlo. E poi, è complicato. Ha una sorellastra malvagia e abbiamo architettato un piano per vendicarci che è ancora in corso d'opera. Quindi è tutto sospeso, più o meno, finché non capiamo se abbiamo sabotato la sua vita abbastanza da smettere di preoccuparci che ci dia la caccia».
Un'altra pausa.
«Adesso ha un po' più di senso. Per attirare il tuo interesse, questo tizio doveva avere qualcosa di contorto e strano in ballo». Rise. «Ti ci vedo benissimo a complottare per rovinare la vita a chissà che poveretta».
«Okay, come vuoi». Sorridevo di nuovo, soprattutto perché pensavo a quanto mi fossi divertito con Yoongi a pedinare Soobin e Mina. Taehyung ci aveva lasciato l'equipaggiamento da spia e ficcanasare nei loro incontri era diventato il nostro passatempo serale preferito. Ovviamente, la nostra versione di spionaggio significava parcheggiare dove pensavamo che sarebbero andati, distrarci a parlare per un'ora e poi decidere che ne avevamo abbastanza e ritirarci con del cibo da asporto da due soldi e un film a casa sua.
Li avevamo beccati solo un paio di volte, in giro per negozi. Viste le ore passate insieme con il pretesto di spiarli, ormai era chiaro quali fossero le nostre vere motivazioni.
«Allora, fatto progetti per Natale? Hoseok e io pensavamo di tornare a casa per le feste. Per vedervi tutti. È passato un secolo».
«Se un secolo è fatto di tredici mesi, sì, è vero».
«A volte prendi le cose troppo alla lettera».
«Per rispondere alla tua domanda, no, non so ancora che facciamo per Natale. E non so nemmeno cosa regalare a Yoongi. Ho la sensazione che abbia già tutto quello che si può comprare, quindi dovrò diventare smielato per trovargli un regalo carino».
«Ho un'idea...».
◦•●◉✿✿◉●•◦
Io e Yoongi eravamo seduti in una caffetteria affollata.
«Geum-jae dice che Soobin non gli fa più rapporto. Ignora i messaggi eccetera. E nemmeno attinge più ai fondi che gli abbiamo messo a disposizione con lo stesso entusiasmo di prima».
«Secondo te che vuol dire? Mina gli ha fatto sputare il rospo?»
«È possibile. O forse gli piace sul serio?».
Yoongi si accigliò, poi scosse la testa, come di fronte a un'idea folle. «Ma non avrebbe senso. Dev'esserci qualcosa sotto».
«Però Geum-jae ha detto che è un po' sociopatico. Direi che lo è anche tua sorella».
«Sorellastra. E sì, però non ce li vedo. Se anche si piacessero, sono certo che finirebbe male non appena lei scoprisse che non è davvero miliardario. Guadagna abbastanza, ma non più di Jeno, ne dubito. Lo mollerà in tronco non appena se ne renderà conto».
«Già. Mi sento quasi in colpa. E se si fosse innamorato davvero e stessimo per spezzare il cuore a tutti e due? Sono più che felice di rovinare la vita di Mina, ma questo Soobin ci stava solo facendo un favore».
«Il mio Jimin che si dispiace per qualcuno?». Mi appoggiò le mani sulla fronte. «Ti senti bene, piccolo?».
Mi morsi il labbro. Da una settimana o due aveva cominciato a usare nomignoli e anche se da single pensavo che fossero fastidiosi e mi facevano schifo, avevo cambiato idea. Con Yoongi, avevo le farfalle nello stomaco e diventavo rosso in faccia, anche quando era qualcosa di stupido, tipo "Jiminie" o "bel faccino". Gli piaceva mischiarne diversi, ma "piccolo" era la prassi; trasmetteva un affetto senza pretese che non mi stancava mai. «Mi sento benissimo».
«Forse perché adesso mangi come un normale essere umano», commentò, senza capire a cosa mi riferissi davvero.
«Lo sapevo che una volta regolati i macronutrienti saresti stato una favola. Davvero, mi sorprende che riuscissi a camminare e parlare, viste quante poche proteine assumevi. Era un miracolo della scienza».
«Continua a parlare di macronutrienti e morirò di noia».
Sorrise. «Okay. Finché mangi quello che preparo, sono contento, anche se non me ne fai parlare».
Annuii. «Erano questi i patti». Yoongi si era rivelato un cuoco provetto. L'aveva sconvolto scoprire che la mia dieta era composta da un'alternanza regolare di ramen, pasta al formaggio e pizza. Per usare le sue parole, mi mancava un terzo dei nutrienti essenziali di cui il mio corpo aveva bisogno. A quanto pareva, dovevo mangiare proteine e non solo grassi e carboidrati. Chi l'avrebbe mai detto. Non l'avrei mai ammesso davanti a lui, però mi sentivo in forma da quando aveva cominciato a cucinare per me. Era diventato un po' più difficile mostrarmi sempre di malumore e sarcastico, ma forse dipendeva anche dall'effetto "nuovo fidanzato". E poi era stato così premuroso da incorporare le proteine nei cibi che già mi piacevano.
Ora nel mio ramen c'era il manzo, nella pasta al formaggio il bacon e sulla pizza qualcosa di più del formaggio. Mi aveva anche abituato piano piano a quello che lui chiamava cibo "da adulti", espressione che trovavo vagamente offensiva. Pensandoci bene, però, avrei potuto ammettere che la mia dieta era ancora composta in gran parte da ciò che mi ero abituato a mangiare al college quando ero in bolletta. Per sua fortuna, il suo cibo "da adulti" era buono, quindi non mi lamentavo granché, o almeno finché non faceva il sapientone nutrizionista e cercava di insegnarmi le basi teoriche alla base di una corretta alimentazione.
«Posso farti una confessione?», domandai.
«Sì, però ne ho una anch'io».
«Diciamolo insieme».
«Okay, al tre. Uno, due, tr...».
«Non mi importa più della vendetta».
«Mi sto innamorando di te».
Ci guardammo dritto negli occhi e a me sembrò che il brusio delle conversazioni nel locale si affievolisse. "Mi sto innamorando di te".
Aprii la bocca, ma non mi venne in mente nulla da dire; alla fine, mi limitai a strappare delle striscioline dal tovagliolo e a sfregarle sulla macchia rotonda lasciata dalla mia tazza di caffè. «Insomma», dissi infine. «La mia era un po' meno eccezionale e ora mi sento un po' in colpa».
«Sono d'accordo con te, fai bene».
Non alzai gli occhi, ma capii dalla voce che sogghignava.
«Però, a ben guardare la mia affermazione...», aggiunsi. «Volevo tantissimo vendicarmi di Mina, quindi se non mi interessa più così tanto, significa che ho trovato qualcosa di ancora più importante».
«Giusto. E visto quanto grossa era l'erezione da vendetta di cui parlavi sempre, posso solo concludere che adesso è qualcos'altro ad alimentarla e che forse è ancora più violenta di prima».
«Potresti concludere qualcosa del genere».
«Un'erezione d'amore», bisbigliò.
Scoppiai a ridere, poi mi morsi il labbro e lo guardai negli occhi. E non solo ci lessi ciò che provava per me, ma capii all'improvviso che anch'io lo amavo. Probabilmente per ciascuno funziona diversamente, ma io non amavo Yoongi solo perché andavamo d'accordo o mi faceva ridere. Aveva trovato il modo di far emergere il meglio di me. Forse era egoista da parte mia, ma penso che siamo tutti egoisti, in fondo, e che motivo migliore potrebbe esserci per amare qualcuno, se non che ti insegna ad amare te stesso?
«Un'erezione d'amore», confermai.
«Quindi che facciamo con Mina? Chiudiamo la faccenda e basta?».
Riflettei. «Non saprei. Insomma, non sento il bisogno di vedere la sua vita andare in pezzi, ma nemmeno ho voglia di comprarle gift card e cupcake. E se tagliassimo ogni legame con questo Soobin e lo lasciassimo fare ciò che vuole?»
«Lo abbandoniamo lì?»
«Sì. Forse per lei sarà un disastro comunque, o forse troverà il vero amore. Che ci importa?».
Rise. «Devo ammetterlo, non voglio che la passi liscia. Posso lasciar perdere l'idea di rovinarle la vita, ma qualcosa dobbiamo rovinarle. Almeno la giornata. O forse la settimana».
Risi a mia volta. «Adesso parli come me».
Accennò un sorriso. «Aspetta di sentire il mio piano».
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