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β€’π‘πˆπ‚π‡πˆπ„π’π“π€ 𝐃𝐀: Atemlover

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"PerchΓ© mi sta accadendo questo?" pensava Jamil "PerchΓ© non riesco a smettere di pensare a lui?"

Anche quando provava ad addormentarsi, nella sua mente ritornavano quelle maledette immagini del giorno prima, quella tremenda serata che il corvino sicuramente non si sarebbe mai piΓΉ dimenticato. Si ricordava di Azul, di Jade, di Floyd, dei suoi compagni del dormitorio di Scarabia, della sua ira che finalmente era riuscito a liberare, della sua voglia di essere libero. Si sarebbe per sempre ricordato del suo overblot, del suo dannato overblot.

Ma piΓΉ di tutto e tutti, nella sua testa rievocava l'immagine del suo padrone, del suo leader, della persona che avrebbe dovuto odiare per tutta la sua misera esistenza. Era come se potesse ancora sentire la sua voce che lo chiamava, che gli diceva di tornare in se stesso. Era come se potesse ancora vedere le sue lacrime amare, che in una velocitΓ  disumana avevano ricoperto il suo candido viso. Era come se potesse ancora percepire la sua disperazione e quella sua luce di speranza che riempiva il suo cuore pregando soltanto di poter avere indietro il suo migliore amico.

Come poteva lui lasciarsi andare nel sonno quando aveva questi pensieri sulla coscienza? La sua notte era stata dunque tormentata da incubi, tutti riguardanti al povero Kalim. Se solo ne avesse avuto la possibilitΓ , Jamil non ci avrebbe pensato due volte ad abbracciarlo, a stringerlo fortemente a sΓ© e a dirgli che sarebbe andato tutto per il meglio.

Quando il vice-capo dormitorio si era svegliato dall'ennesimo brutto sogno, il Sole era ormai sorto da un bel po'. I suoi raggi lo avevano invitato ad aprire lentamente gli occhi, ed una volta fatto ciΓ² si era ritrovato una sorpresa davanti ad essi: seduto al bordo del letto, vi era il suo padrone che lo guardava con aria preoccupata con le braccia conserte. Questa sua apparizione improvvisa lo aveva fatto sobbalzare dallo stupore.

Β«Kalim, sei pazzo?! Mi hai fatto prendere un colpo!Β» Normalmente l'albino sarebbe scoppiato a ridere a tale reazione, ma in quell'istante si era limitato a ridacchiare e ad accennare appena un sorriso.

Β«Scusami, Jamil. Avrei dovuto avvisare, sono stato uno sciocco. Oggi come stai?Β» gli aveva domandato con un filo di preoccupazione nella voce. Il corvino aveva notato questo improvviso cambiamento nel suo comportamento, ma non ci aveva dato troppo peso.

«Oggi dovrei fare lezione, ma non ho proprio voglia dopo ciò che è successo ieri. Sono stanco morto, credo proprio che ritornerò a dormire.» E detto questo, il ragazzo si era voltato dall'altra parte del materasso e si era coperto tutto il corpo con le sue coperte color porpora. Fingendo di essersi appena addormentato, egli stava solo aspettando che Kalim se ne andasse e tornasse nella propria camera, così da rimanere più sereno.

Non lo voleva cacciare, non gli dispiaceva la sua compagnia, tuttavia quel suo strano modo di fare di quell'istante lo aveva turbato non poco. Non gli pareva il caso di doversi rovinare la giornata piΓΉ del dovuto, quindi aveva cercato di evitare questo problema. D'altronde, il suo superiore era sempre stata una persona allegra, perciΓ² il sorriso gli sarebbe tornato in men che non si dica.

Mentre Jamil cercava di simulare un addormentamento, l'altro giovane non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. Lo guardava allarmato ad ogni sua azione, come se avesse paura di infastidirlo piΓΉ di quanto lui avesse giΓ  fatto nel corso delle loro vite. Dopo la sera del giorno precedente, Kalim non riusciva a guardare il suo amico d'infanzia con gli stessi occhi di un tempo.

Comprendeva che tutta la sofferenza che possedeva il corvino fosse a causa sua e della sua famiglia e si pentiva amaramente per non averlo notato subito. Avrebbe fatto qualunque cosa per rimediare al suo fatale errore, ma cosa avrebbe dovuto fare per ottenere da parte del ragazzo un sorriso sincero?

Aveva apprezzato che finalmente si stava iniziando ad aprire con lui, ma per il giovane non bastava. L'albino sognava soltanto di poter vedere la persona amata felice dopo tutto quel lungo periodo di sofferenza, di tensione e di stress.

Credendo che Jamil fosse oramai caduto tra le braccia di Morfeo, egli si era avvicinato di piΓΉ a lui e, con una dose di coraggio mai avuta in vita sua, si era messo a passare la mano tra i suoi lunghi capelli lisci, riempiendolo di carezze. L'altro giovane, che in realtΓ  era sveglissimo, si era paralizzato non appena aveva sentito il tocco del leader del dormitorio di Scarabia. Era abituato a ricevere contatto fisico da parte sua, ma era la prima volta che percepiva una grande famigliaritΓ  nelle sue coccole. Per non rovinare quel momento magico, aveva continuato a simulare il sonno e nel frattempo si godeva quella piacevole e rilassante sensazione.

Solo quando Kalim aveva poggiato le sue labbra sulla guancia dell'amico, allora quest'ultimo si era deciso di aprire gli occhi. Facendo sussultare l'altro, egli si era alzato subito in piedi, ancora stordito da quel bacio inaspettato.

Β«Kalim, oggi cosa cavolo ti dice il cervello?!Β» aveva esclamato il corvino, mentre si toccava con la mano sinistra la gota baciata.

Β«Perdonami, Jamil. Sono un idiota...Β»
gli rispondeva. Β«Non...Non so cosa mi sia preso, credimi.Β»

E ancora una volta, Jamil aveva sentito il turbamento nella sua voce. Era la prima volta che lo vedeva così serio, anzi, forse era la prima volta che era mai stato serio in vita sua. Capendo il suo stato d'animo, si era riseduto sul letto accanto a lui e aveva posato la mano su quella dell'amico d'infanzia.

«C'è qualcosa che non va, Kalim? Non ti ho mai visto così preoccupato» gli domandava il ragazzo, cercando di essere più gentile possibile.
L'altro non aveva risposto alla sua domanda, non ci era riuscito. Aveva immediatamente abbracciato il piΓΉ grande, lasciandosi andare in un pianto disperato.

Sentendosi in colpa, il corvino non poteva non ricambiare quella sua stretta. Mentre gli accarezzava dolcemente i capelli, cercava di calmare il più piccolo così da ottenere da parte sua una spiegazione più dettagliata sul suo dolore.

Β«Jamil...tu mi odi, non Γ¨ vero?Β»
domandava Kalim tra una lacrima e l'altra. Non appena aveva sentito quell'affermazione da egli, il vice di Scarabia si era sentito il cuore rompersi in mille pezzi. Non riusciva a credere che il ragazzo con cui era cresciuto stava pensando questo di lui. La persona piΓΉ allegra e solare che avesse mai incontrato in tutta la sua vita in quell'istante stava soffrendo come all'Inferno e il responsabile di questa sua pena stava soltanto ascoltando i suoi lamenti.

Era vero che un tempo Jamil lo aveva detestato e, addirittura, gli aveva perfino augurato la morte, ma quel Jamil oramai non esisteva piΓΉ. Loro due in quel momento avevano la possibilitΓ  di ricominciare da capo, ma a quanto pare Kalim non riusciva a superare il passato. Si sentiva ancora colpevole della sua sofferenza e si tormentava ininterrottamente, cercando di trovare una soluzione.

"Forse veramente otterrΓ² il suo perdono soltanto morendo..." pensava in continuazione l'albino.

Il corvino non poteva di certo unirsi al suo concerto di gemiti, perciΓ² aveva deciso che avrebbe dovuto rispondergli e non lasciare che i suoi sentimenti si nascondessero nella landa desolata del suo cuore.

Β«Kalim, sei proprio uno scioccoΒ» gli diceva tra una carezza e un'altra.
Β«Non potrΓ² mai disprezzare la persona piΓΉ meravigliosa che io abbia mai conosciuto in tutta la mia esistenza.Β»

Sentendo queste parole da parte sua, l'albino aveva alzato finalmente il suo sguardo, incrociando gli occhi dell'amico. Non poteva credere a ciΓ² che aveva appena detto. Lui fino ad un attimo fa lo odiava, come poteva considerarlo la persona piΓΉ meravigliosa di tutta la sua esistenza?

Β«Non mi piacciono le bugie, Jamil. Dovresti saperlo piΓΉ di chiunque altro...Β» gli disse il giovane.
Β«Non devi avere paura di ferire i miei sentimenti, dillo che non mi vuoi vedere! Dillo che mi vorresti morto!Β»
Il cuore del piΓΉ grande non riusciva a reggere tali affermazioni del piΓΉ piccolo e dunque, preso dalla tensione del momento, si era lasciato guidare dalle emozioni.

Senza riflettere sulle conseguenze di quella sua azione, egli aveva afferrato il volto di Kalim con entrambe le mani e aveva baciato dolcemente le sue labbra. Il giovane era rimasto a dir poco sbalordito dal suo gesto, siccome sperava di ricevere da parte sua un pugno o uno schiaffo. E invece lo stava baciando ed egli non sapeva se ricambiare o meno.

Dopo qualche secondo il corvino si era staccato e lo aveva guardato con fare deciso, così da mostrargli la sua vera sincerità di fronte a quella sua mossa avventata, ma allo stesso tempo pura. Pura perché non lo aveva fatto per renderlo contento, ma perché vi era una pulsione che lo spingeva a compiere tale atto da molto tempo oramai.

Β«Kalim, ricordati sempre queste mie parole: Γ¨ vero, tempo fa ti ho odiato, ma solo adesso ho capito quali sono i miei veri sentimenti nei tuoi confronti. Nonostante la mia ira, io ti ho sempre amato e continuerΓ² a farlo, che ti piaccia o no. Il cuore e l'amore non si possono comandare, e ciΓ² l'ho appreso soltanto grazie a te.Β»

L'albino, commosso dalle sue dolci parole, non era riuscito a trattenersi dal fiondare nuovamente le sue labbra su Jamil, ormai divenuto il suo fidanzato. I due si guardavano felici come mai prima d'ora, grati di poter finalmente ricominciare da zero.

Β«Non c'Γ¨ nulla di piΓΉ bello del tuo sorriso, JamilΒ» gli diceva il piΓΉ piccolo baciandolo con tenerezza.
Β«Non dimenticarlo mai.Β»

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π™ΏπšŽπš› πš’πš• πš–πš˜πš–πšŽπš—πšπš˜ πšŽΜ€ 𝚝𝚞𝚝𝚝𝚘, πšŒπš’πšŠπšž! <3

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