Capitolo 30

Y/N'S POV:

Non avevo idea di che ora fosse quando iniziai a incamminarmi verso casa. Non sopportavo di guardare di nuovo l'orologio. In effetti, non potevo proprio guardarlo, perché a un certo punto preso dalla disperazione me l'ero tolto e lo avevo scagliato nelle tenebre.

Gli unici rumori che sentivo erano il ticchettare costante delle mie scarpe e il suono spettrale della pioggerella sferzata dal vento.

Avevo i capelli incollati al viso e sapevo che doveva fare freddo, ma non riuscivo a sentire niente. Niente.

Non mi sentivo i piedi, il che era strano. Quasi stessi fluttuando a mezz'aria. Di solito dopo una notte trascorsa a danzare con scarpe scomode quel percorso era una tortura, ogni passo accompagnato da una smorfia. Non mi sentivo il corpo. Sapevo di non essere intontita dall'alcol perché avevo smesso di bere alle undici per essere del tutto in me a mezzanotte. Ma la cosa più strana, e forse spaventosa, era che non riuscivo a sentire paura. Normalmente se mi fossi trovata a camminare per le strade di Seoul da sola dopo mezzanotte avrei sobbalzato a ogni ombra, convinta che stesse per aggredirmi.

Ma quella notte non mi importava. A nessuno importava che arrivassi a casa sana e salva, dunque perché avrebbe dovuto importare a me? Il pensiero fece sgorgare altre lacrime, che andarono a mischiarsi alla pioggerella che mi bagnava il viso.

Mentre svoltavo l'angolo per imboccare la via di casa rallentai fino quasi a fermarmi. Non sopportavo il pensiero del mio appartamento freddo, buio e vuoto, e delle conseguenze che tornarci da sola avrebbe avuto sul mio umore già sconvolto. Non avrei sopportato di vedere le condizioni in cui avevo lasciato il bagno, perché sapevo che erano l'immagine perfetta della speranza provata all'inizio della serata. Trucchi, prodotti per i capelli, profumi e creme idratanti erano sparpagliati dappertutto. Gli strumenti essenziali per salutare la nascita di una nuova relazione.

Ma ciò che più mi avrebbe spezzato il cuore sarebbe stata la camera da letto. Ogni centimetro tirato a lucido, lenzuola pulite, luci suggestive e musica pronta. Era una stanza in attesa di qualche evento significativo. Adesso rappresentava uno sgradito monito che mi ricordava quanto fossi sola.

A pochi metri dalla porta d'ingresso mi fermai di scatto. "Proprio quel che mi mancava", pensai, mentre cercavo senza successo di liberare il tacco che si era incastrato in una crepa del marciapiede. Non volevo saperne di muovermi, così fui costretta a togliermi la scarpa e sentii il freddo sgradevole dell'asfalto a contatto con la pelle gelarmi le dita dei piedi. Mentre mi chinavo a strattonare la scarpa, divenni cosciente di un pesante rumore di passi in rapido avvicinamento, e il mio istinto di sopravvivenza decise infine di rialzare la testa.

"Ecco", pensai in preda al panico. "Ci siamo. È la mia ora".

Diedi un altro strattone violento alla scarpa, riflettendo mentalmente su quale punto del corpo dell'aggressore fosse meglio colpire per primo con il tacco a spillo.

Poi i passi si fermarono ed io sentii un respiro pesante sopra la mia testa.

«Lascia fare a me», disse una voce.

Proprio in quel momento la scarpa si liberò ed io inciampai, cadendo all'indietro sul marciapiede.

«Lasciami stare», urlai, brandendo la scarpa. «Lasciami stare o te la ritrovi nel sedere».

«Adorabile», disse Yoongi, tendendomi la mano per aiutarmi ad alzarmi.

«Yoongi», strillai. Lo fissai dal basso, senza far caso all'asfalto sporco e bagnato che mi inzuppava il vestito.

«Stai bene?», chiese lui, tirandomi su. «Non volevo spaventarti».

Continuai a fissarlo, cercando di dare un senso al flusso di pensieri ed emozioni che mi attraversavano.

«Cosa ci fai qui?», riuscii a chiedere infine.

«Be'», disse lui. «Dopo avere visto più volte Harry, ti presento Sally ed essermi consultato con svariate amiche ossessionate dai film romantici, ho finalmente capito cosa intendevi nella tua lettera. Presumo volessi chiedermi di raggiungerti a mezzanotte alla festa di Lisa, vero?».

Annuii in silenzio, senza il coraggio di parlare.

«Solo che io non so dove vive Lisa, giusto, scemotta?».

Lo fissai incredula.

Come era stato possibile che avessi trascurato un dettaglio così stupido?

«Così ho pensato di aspettarti qui».

Ci fu un altro silenzio imbarazzato, finché non riuscii finalmente a parlare.

«Perché?», chiesi con fare timido.

«Perché me l'hai chiesto tu», rispose Yoongi.

«Lo so, ma qual è la vera ragione?», insistetti. "Forza", pensai. "Liberami da questo tormento. Dimmi che è l'inizio della nostra storia".

«La vera ragione?», ripeté lui con aria confusa.

«Sì, la vera ragione».

«È un'altra delle tue strane sottigliezze che devo decifrare? Perché te lo dico subito, in quel caso avremo bisogno di un traduttore».

«Possiamo ricominciare da capo?», chiesi.

«Sì, per favore», rispose lui.

«Mi dispiace tantissimo», esclamai con trasporto, senza poter fermare le lacrime. «Per quello che ho fatto. Mi vergogno così tanto. Mi sbagliavo del tutto. Puoi perdonarmi?». Lo guardai implorante.

Per un attimo lui non disse nulla, poi mi tirò a sé.

«Non sono sicuro», disse, scrutandomi negli occhi. «Prima ho bisogno di guardarti. Guardarti davvero. Devo vedere che aspetto ha il mio riflesso».

Deglutii mentre lo fissavo negli occhi. Gli occhi di Yoongi. Il mio Yoongi. Yoongi il mio amico. Yoongi la mia anima gemella. Lo vidi con chiarezza per la primissima volta. La persona con cui volevo passare il resto della mia vita. La persona che non volevo deludere mai più.

«Che aspetto ha?», chiesi infine, incapace di sopportare la tensione.

«Mi piace», disse lui sorridendo. «Mi piace molto. Penso che tu mi abbia tolto almeno cinque chili».

Risi. Gettai la testa all'indietro e risi. La risata di una donna che aveva ottenuto la più grande gioia della vita. Amare ed essere amata.

«Solo un'ultima cosa», disse Yoongi quando ebbi ripreso il controllo. «Se mi costringi a guardare di nuovo Harry, ti presento Sally, è finita».

«Non ho più bisogno di guardarlo», dissi. «Ho il mio lieto fine proprio davanti a me. Be', quasi», dissi, allacciandogli le braccia al collo e tirandolo verso di me mentre ci scambiavamo il nostro primo bacio esattamente cinquantasette minuti dopo lo scoccare della mezzanotte di Capodanno.

_FINE_

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