Capitolo 22

Y/N'S POV:

«Cara Y/n, grazie al cielo sei qui», gridò Sowon, la nuova tirocinante, appena misi piede nel bagno. «Che cosa devo fare?», gemette, gettandomi le braccia al collo e singhiozzando sulla mia spalla.

Ero confusa. Da quando avevo iniziato a lavorare con loro quella ragazza mi aveva detto a stento due parole, figurarsi avere qualche contatto fisico. Con fare consolatorio, le diedi qualche pacca impacciata sulla schiena.

«Il ragazzo di Sowon, Beomgyu, ci sta provando con Haseul da quando è arrivato», spiegò Jungeun del reparto Vendite. «Non riesce a staccarle gli occhi di dosso. Le ha persino offerto un Cosmopolitan, mentre a Sowon ha rifilato solo un Bacardi Breezer».

Sowon alzò la testa e cercò di parlare, imbrattandomi di saliva e lacrime. «A... a... a... ananas», disse. «Mi ha preso quello all'ananas, e lo sa che lo odio. Cosa devo fare, Cara Y/n?».

Mi guardai alle spalle in cerca di aiuto, solo per scoprire che una piccola folla si era raccolta a osservare il trambusto. Mi stavano fissando tutte con aria d'attesa e capii che si aspettavano risolvessi il dilemma così su due piedi.

«Va tutto bene», disse Jungeun, accarezzando la schiena di Sowon. «Adesso è arrivata Y/n. Ti dirà lei cosa fare».

Fui presa alla sprovvista. Non era passato molto da quando le giovani colleghe tendevano a ignorarmi, bollandomi come giornalista fallita che ostacolava la loro carriera. E adesso erano lì, a fissarmi come se fossi una specie di Yoda del Romanticismo, in paziente attesa delle mie perle di saggezza.

Be', se era quello che volevano, le avrei accontentate. Ero la Cara Y/n, in fondo. Presto avrei tenuto la mia rubrica su un giornale importante e sarei diventata una stella della TV.

Presi Sowon per le spalle e la scostai per poterla guardare negli occhi.

«Per prima cosa, voglio che lasci perdere gli alcopop», dissi con fermezza. «Non succede mai nulla di buono quando una ragazza beve alcopop, d'accordo?»

«Sì, certo», disse Sowon, annuendo vigorosamente e tirando su con il naso.

«E seconda cosa...». Feci una pausa a effetto, e sentii che il mio pubblico si sporgeva in avanti. «Voglio che tu vada là fuori e gli dica di andarsene subito».

«Che cosa?», chiese Sowon presa in contropiede.

«Digli di andarsene», ripetei. «È qui come tuo ospite. Si sta comportando in modo inappropriato, perciò chiedigli di andarsene. È la tua unica possibilità di goderti la serata, credimi».

Sowon mi fissò con gli occhi sgranati. Alle nostre spalle non volava una mosca, mentre tutti aspettavano di vedere come avrebbe reagito.

«Certo», strillò. «Gli dirò di andarsene. Semplice. Non ha il diritto di rendermi infelice alla mia festa di lavoro, giusto? Oh, Y/n, grazie».

«Di niente», risposi. «Ma ricorda, niente Bacardi Breezer», dissi, sentendomi invadere dal tiepido bagliore dell'autocompiacimento.

Mi voltai verso gli specchi per controllarmi il trucco quando la porta si spalancò ed entrò Yerim di corsa. «Sono in ritardo?», ansimò. «Di ha appena detto che Y/n stava dando consigli gratuiti nel bagno».

Wow, pensai, presto avrei avuto bisogno di una mia trasmissione. Le Feste da Incubo di Y/n.

«Oh, Y/n, grazie al cielo sei ancora qui. Ascolta, mio marito mi ha rovinato la serata. Ha appena detto che questo costume da Miss Maialina è proprio adatto a me. Cosa devo fare?».

Sospirai. Davvero, era troppo semplice.

«Torna da lui e digli che quando fate sesso fantastichi su Kermit la Rana, perché qualunque cosa sarebbe meglio che guardare il suo patetico corpo cadente e sovrappeso».

La stanza scoppiò a ridere.

«Perfetto», disse Yerim, e subito si voltò e tornò fuori di corsa.

«Almeno suo marito è venuto», borbottò Jung-Ahn. «Il mio si è rifiutato. Ha detto che preferiva restare a casa a guardare asciugarsi la vernice piuttosto che uscire con me».

Mi voltai verso la nostra donna delle pulizie sessantenne.

«Vai a casa», le urlai addosso.

«Come?»

«Vai subito a casa. Prendi un paio delle tue mutandine più succinte e lo spazzolino da denti e digli che vi vedrete domattina. Questa notte resti qui. E poi, quando domani tornerai a casa, rifiutati di dirgli dove sei stata. Lascialo cuocere nel suo brodo per una settimana. Questo gli insegnerà a mostrare interesse per quello che fai».

Jung-Ahn mi guardò per un attimo sbattendo le palpebre e poi fece dietro front.

«Non ci metterò molto», urlò da sopra la spalla.

Guardandomi intorno, vidi un mare di mani alzate e sentii urlare il mio nome. Quanti disastri causati dagli uomini potevano esserci in una normale festa di Natale, pensai? Era un campo minato. Alzai le mani per zittire quella cacofonia di problemi. Quando calò il silenzio, diedi loro la risposta a tutti i problemi in un colpo solo.

«Quando siete in dubbio, ballate», urlai. «Non possono farvi arrabbiare sulla pista da ballo. Forza, cosa ci facciamo tutte chiuse qui dentro quando possiamo ballare?».

Come il pifferaio magico, le guidai nella Gran Sala da Ballo, e nel giro di pochissimo mi trovai circondata da una massa saltellante di ormoni gioiosi. Mi sentii in cima al mondo. Quelle donne mi adoravano. Le rendevo felici. Chi avrebbe mai pensato che la mia orrida storia sentimentale si sarebbe rivelata la mia carta vincente? Non avevo bisogno degli uomini, decisi. Tutto quello mi stava rendendo molto più felice di quanto avesse mai fatto qualunque uomo. E il momento migliore doveva ancora arrivare. La mia ultima vendetta di fronte alle mie fan adoranti. Non vedevo l'ora.

Tre canzoni dopo scoppiò quasi una rissa quando il DJ, fraintendendo l'umore, iniziò a mandare una versione stucchevole di All I Want for Christmas Is You (Per Natale voglio solo te). Fui orgogliosissima di vedere un esercito di donne arrabbiate che pretendevano venisse tolta all'istante e sostituita da I Will Survive (Io sopravvivrò). Sicura che avessero il DJ sotto controllo, decisi di togliermi il pensiero del regalo di Natale segreto prima che servissero la cena e tornai nel bar in cerca della grotta improvvisata.

Come se l'idea stessa del Babbo Natale segreto non fosse già abbastanza sgradevole, la mia realizzazione era stata ulteriormente peggiorata dall'obbligo di sedermi in braccio a Dong-hyuck del reparto Informatica che, con il gigantesco pancione che esplodeva dalla pelliccia finta, si divertiva a chiedere alle colleghe se durante l'anno avevano fatto le brave bambine. L'unico lato positivo era che Dong-hyuck si era servito della sua squadra per creare quella che poteva essere definita solo come la Grotta delle Grotte. Su uno schermo alle sue spalle erano proiettate immagini digitali del Polo Nord e fiocchi di neve al neon sembravano cadere dal cielo scomparendo nel nulla, il che creava un notevole effetto magico. Uno dei suoi scagnozzi orchestrava l'intero scenario da dietro un portatile mentre altri due, tetri e vestiti da aiutanti di Babbo Natale, stringevano sacchi pieni di doni di cui non fregava niente a nessuno.

«Y/n», urlò Babbo Dong-hyuck nel vedermi. «Sei figa come Biancaneve». I suoi occhi erano sgranati dal piacere. Dal nulla, risuonò un forte ululato di apprezzamento. Lo scagnozzo dietro al portatile sembrò imbarazzato.

«Che Babbo Natale inappropriato», dissi, scuotendo la testa. «Possiamo sbrigarcela in fretta?», chiesi, tendendo la mano. «Dammi il regalo e lasciami andare, d'accordo?»

«Mi spiace, Y/n. Prima devi sederti in braccio a Babbo Natale e dirgli che quest'anno ti sei comportata bene», disse Babbo Dong-hyuck con gli occhi scintillanti.

«Fottiti, Dong», dissi. «Non ti lascerò passare i prossimi dieci anni a coltivare strane fantasie su Biancaneve solo perché mi sono seduta in braccio a te. Adesso dammelo».

«Altrimenti?», chiese lui con aria di sfida.

«Altrimenti ti denuncerò al sindacato dei Babbi Natale perché ti rifiuti di consegnare dei regali del cavolo».

«Fa' pure», disse lui. «Sai quanto mi frega. Non ho bisogno di te. Ho appena passato due minuti e mezzo con in braccio Cenerentola».

«Due minuti e trentasei secondi, in realtà», disse con voce stridula lo scagnozzo che si occupava del portatile.

«Vuoi dire che state cronometrando quanto tempo restiamo sedute in braccio a te?», chiesi.

Gli scagnozzi ridacchiarono.

«Stiamo facendo delle scommesse, in realtà», disse Dong-hyuck. «Tu sei quotata tra le prime tre, perché sei single e disperata. Quindi forza, ci sono in ballo dei soldi».

«Fate tutti schifo. Tenetevi pure il vostro regalo segreto», dissi, voltandomi.

«Perciò non vuoi questa busta dorata?». Lui la sollevò.

Mi fermai dov'ero. Una busta? Quella era un'altra storia. Una busta aveva del potenziale. Poteva contenere dei soldi, che sarebbero stati una cosa intelligente da mettere in un regalo segreto, o poteva contenere un voucher per qualcosa come una manicure, che faceva sempre comodo. Le buste erano belle. Le buste non avevano pacchetti che nascondevano di certo qualche orrore. Mi voltai e mi feci avanti per afferrarla, ma Babbo Dong-hyuck la allontanò subito dalla mia portata.

«Oh no, non se ne parla», cantilenò. «Visto che sei una bambina cattiva, devi aprirla seduta in braccio a me», spiegò con aria compiaciuta dietro i baffoni bianchi.

«Smettila di fare lo scemo», dissi, facendo un altro tentativo di afferrarla mentre lui la allontanava con un gesto rapido. Mi accorsi che il nano Yoongi era apparso in quel momento con aria imbarazzata. «Yoongi digli di darmi il mio regalo segreto», mi lamentai. «Dice che per averlo devo sedermi in braccio a lui».

«Digli di tenerselo. Tanto fa schifo», mi incoraggiò Yoongi.

«Ma è una busta», implorai. «Le buste promettono bene. Non sono regali incartati, hanno del potenziale. Devo vedere cosa c'è dentro».

«Ti sta fregando», disse lui. «È un regalo di Natale segreto; non-sarà-nulla-di-buono. Ricorda cosa mi hai detto l'altro giorno». Tese le mani verso di me. «Lascia perdere il regalo segreto, puoi farcela».

Spostai lo sguardo da Babbo Dong-hyuck al nano Yoongi. Avrei dovuto andarsene, lo sapevo. Ma se fosse stato qualcosa di bello? Se qualcuno avesse finalmente azzeccato il perfetto regalo di Natale segreto ed io avessi lasciato perdere? Sapevo di non poterlo fare. Dovevo conoscere il contenuto della busta dorata. Mi voltai verso Yoongi, abbassando le spalle come se fossi stata sconfitta, per poi ruotare su me stessa alla velocità della luce, facendo cadere a terra un albero di Natale argentato con la mia gonna giallo acceso. Con un balzo, strappai la busta dalla mano di Babbo Dong-hyuck.

«L'ho preso», strillai mentre saltellavo sul posto. «L'ho preso».

«Perché non lo apri domani?», intervenne il nano Yoongi. «O non lo conservi per il giorno di Natale».

«Non se ne parla», urlai. «L'unico lato positivo dei regali di Natale segreti è che puoi aprirli subito». Strappai la busta, gettando a terra frammenti di carta dorata. Estrassi il cartoncino bianco e lessi le parole dattiloscritte che vi erano state incollate sopra con estrema precisione.

«Che cosa c'è scritto?», chiesero in coro i tre scagnozzi, raccogliendosi intorno a me.

«"Fatti trovare a mezzanotte sulla pista da ballo sotto la palla da discoteca per la consegna speciale del tuo regalo segreto"», lessi lentamente. In silenzio, tutti cercarono di decifrare quel messaggio criptico.

Mi voltai verso Babbo Dong-hyuck. «Mi auguro che non sia un tuo stratagemma per palparmi al buio», esclamai.

«Non sono stato io», assicurò lui, alzando le mani in segno di resa. «Ottima idea, però. L'anno prossimo potrei provarci con Jisoo della Contabilità», disse pensieroso.

«Non capisco», dissi fissando il messaggio. «Cosa potrà mai significare?»

«Un ammiratore segreto», borbottò uno degli scagnozzi.

«Dev'essere così. Rivelerà la sua identità a mezzanotte, capisci? Che cosa romantica», sospirò.

«Lo pensi davvero?», chiesi.

«No, non è così», disse il nano Yoongi, strappandomi il biglietto di mano. «È qualcuno che vuole prenderti in giro, per forza. Sei tu, vero, Dong-hyuck? Non farti fregare, Y/n. Dimenticatene e basta». Cercò d'infilarsi il biglietto nella tasca della giacca, ma poi si ricordò di non avere una giacca, solo un tabarro macchiato di vino rosso.

Ripresi il biglietto per poterlo leggere di nuovo.

«Ricorda quello che hai detto», insistette il nano Yoongi. «I regali segreti sono sempre una delusione. Babbo Natale è un uomo, in fondo, quindi buttiamo via quel messaggio, d'accordo?»

«Sì», dissi infine, alzando lo sguardo. «Hai ragione. Dong-hyuck, sei un uomo morto». Uscii dalla stanza a passo regale, tenendo alto il mento da Biancaneve e cercando di ignorare il fatto che, solo per un istante, il mio cuore aveva palpitato mentre leggevo le parole ammiratore segreto, mezzanotte, palla da discoteca e pista da ballo nella stessa frase. "Nessun palpito del cuore", mi dissi sommessamente. In fondo, quella era la festa di Natale dell'ufficio. Un luogo perfetto per distruggere ogni palpitare del cuore. La sessione di consigli nel bagno ne era una prova. No, dovevo concentrarmi. Quella sera l'ultimo troll sarebbe stato seppellito per sempre. Era quello l'importante, non lo scherzo malato che qualcuno aveva cercato di fare con i regali di Natale segreti.

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