«E la prossima persona ai telefoni di Granada Reports questa mattina è Chan-mi, da Cheongnyangri-dong. Ciao Chan-mi. Cosa vorresti chiedere alla Cara Y/n?»
«Ciao Sunwoo, ciao Y/n. Volevo solo ringraziare Y/n per il meraviglioso consiglio di qualche settimana fa. Le sono così grata. Ha salvato il mio matrimonio».
«È una splendida notizia, Chan-mi. Ti va di raccontarci qual era il tuo problema?»
«Certo, Sunwoo. Tutto, pur di aiutare altre donne che potrebbero aver vissuto lo stesso. Vedi, ero diventata una vedova del golf. Da quando era andato in pensionamento anticipato, mio marito passava tutto il tempo sul campo da golf e quasi non mi parlava più, figurarsi occuparsi dei miei altri bisogni, capisci cosa intendo?»
«Penso non ci sia bisogno di specificare, Chan-mi, questo è un programma per le famiglie».
«Be', solo perché hai più di cinquant'anni non significa che...»
«Sappiamo benissimo cosa intendi, Chan-mi. Perché non ci parli del consiglio di Y/n?»
«Be', è stato davvero geniale. Mi ha detto di dire a mio marito che mi aveva costretto a diventare lesbica tanto era noioso a letto. È stato come un incantesimo, giuro. Adesso sto avendo il miglior, be', sai cosa, della mia vita».
«Ciao Chan-mi, sono Y/n. Mi ricordo la tua lettera. Ha funzionato, vero?»
«Alla perfezione, tesoro. Come avevi previsto, il suo spirito di competizione ha rialzato la testa appena ha pensato che i suoi compagni di golf potessero scoprire che aveva fatto diventare gay la moglie. È migliorato un sacco. Ormai mi basta pronunciare le parole "Billy Jean King" e subito mi ricopre di passione».
«È fantastico, Chan-mi. Sono felicissima per te».
«Volevo solo dire a tutti che Y/n è un genio e agli uomini di fare attenzione. Ve la faremo pagare».
«Be', grazie Chan-mi. Siamo stati sommersi di telefonate, ma purtroppo per oggi è tutto. Quindi grazie di essere venuta, Y/n. A giudicare dalle chiamate, sono sicuro che ti vedremo molto più spesso in futuro».
Y/N'S POV:
«Guarda, Yoongi, guarda. Sono truccata per la televisione», dissi appena tornata dallo studio, saltellando verso la sedia di Yoongi e mettendogli il viso davanti.
Lui mi fissò, con gli occhi arrossati e le occhiaie che sembravano più profonde di un qualsiasi burrone visto in quei documentari trasmessi la mattina presto.
«Hai un aspetto orribile», esclamai, prima di farmi prendere di nuovo dall'eccitazione. «Allora, mi hai visto? Sono andata bene?», chiesi, piroettando intorno alla sua sedia tutta allegra.
«Visto dove?», chiese Yoongi con espressione piuttosto inquieta.
«In TV, idiota», dissi, fermandomi di colpo. «Sono stata a Granada Reports, questa mattina. Non dirmi che ti sei scordato di guardarlo!»
«Oh, mi spiace tantissimo, Y/n. Davvero. Mi sono dimenticato. Io... io...».
«Va bene, ho detto a mia mamma, a mia zia Taehyun e al signor Jung nell'appartamento sopra al mio di registrarlo, così puoi venire questa sera e lo guarderemo insieme».
«Fantastico», disse Yoongi, annuendo distratto. «Non questa sera però, eh, io, ehm...»
«A guardarti direi che hai bisogno di dormire un po'», intervenni. «Hai passato di nuovo la notte sveglio a lavorare o qualcosa del genere?»
«Sì, qualcosa del genere», rispose Yoongi, stropicciandosi gli occhi.
Lo fissai per un attimo. C'era sotto qualcosa. Normalmente Yoongi mi avrebbe fatto mille domande su un evento di quella portata. Ero stata eccitatissima all'idea di tornare e raccontargli tutto, perché sapevo che avrebbe voluto ogni dettaglio, e invece lui se ne stava lì con un'espressione di disinteresse totale.
«Stai bene?», chiesi mentre lo guardavo appoggiare il mento sulla mano e fissare inespressivo l'e-mail. Lui tirò su con il naso un paio di volte, poi si voltò lentamente a fronteggiarmi. Sembrava così strano. Aveva il volto contratto e del tutto privo di colore, e quando alzò una mano per passarsela tra i capelli notai un lieve tremore. Non l'avevo mai visto così. Yoongi era quello calmo, tranquillo e controllato, mentre io ero il disastro farfugliante. Per quello andavamo tanto d'accordo, ne ero sicura. Eravamo come lo yin e lo yang. Io incasinavo le cose e lui le sistemava. Non avevo mai dovuto risolvere io qualche problema di lui. Non avrei saputo da dove iniziare. Incerta sul da farsi, mi sporsi in avanti e gli presi la mano. Sobbalzai sorpresa quando lui me la strinse con forza, e poi mi meravigliai di quanto sembrasse grande e sicura. Abbassai lo sguardo sull'immagine inedita delle nostre dita intrecciate, finché il trillo acuto del telefono non interruppe quel prolungato silenzio.
«Me ne sbarazzo subito», dissi, usando la mano libera per alzare la cornetta.
«Pronto, parla Lee Y/n», risposi concisa.
«Salve, sono Seung-hyun del "Mirror", può parlare? Ho una proposta che potrebbe interessarle», disse l'uomo all'altro capo del telefono.
Quelle parole attraversarono la mia mente a velocità fulminea. Di solito, quando un quotidiano nazionale chiamava un giornalista con una proposta significava una cosa sola. Un lavoro. Quel tono misterioso era ancora più incoraggiante. Lanciai un'occhiata a Yoongi, che stava ora anche lui fissando le nostre mani intrecciate con aria inespressiva. Gli strinsi le dita, cercando di scusarmi senza parole per quell'attesa.
«Ehm, sì, posso parlare», dissi.
«Bene. Ora, non ci girerò intorno. È ormai qualche settimana che seguiamo la sua rubrica e siamo molto colpiti dall'attenzione che sta ricevendo, per non parlare della reazione del lettore medio. L'ho vista questa mattina a Granada Reports e le donne la adorano».
«Grazie», gracchiai.
«Comunque, negli ultimi tempi il nostro pubblico femminile sta diminuendo in modo drastico ed è un po' che cerchiamo una soluzione. Pensiamo che potrebbe essere proprio lei. Le andrebbe di venire a tenere la sua rubrica per noi? Le lasceremmo una pagina intera, nella prima metà del giornale. Che ne pensa?».
Per poco non lasciai cadere il telefono dallo shock. Un quotidiano nazionale che mi offriva una pagina intera. Non l'avevo mai pensato neanche nei miei sogni più sfrenati. Persino Kate Adie non aveva mai avuto una pagina intera. Sarebbe stata così orgogliosa.
«Non so cosa dire», risposi con voce strozzata, trattenendo le lacrime.
«Lo so. Dev'essere un bel colpo. Almeno non dovrà chiedere al suo ragazzo se gli va di trasferirsi a Pusan. Presumo sia single», disse il dirigente con una risata fragorosa.
Feci una risatina un po' isterica prima di riprendermi.
«Be', ci sono molte cose da considerare oltre alla mia situazione sentimentale», riuscii a dire. «Ma devo ammettere che ho sempre sognato di tenere una rubrica sul "Sun"».
Ci fu un breve silenzio prima che l'uomo parlasse di nuovo. «Il "Mirror"», disse in tono cupo. «La sto chiamando da parte del "Mirror"».
Mi bloccai inorridita. "Merda", pensai. "Potrei avere appena gettato alle ortiche il lavoro di una vita".
Feci un'altra risata isterica. «Era solo una delle mie battute», ridacchiai. «Vedo che dovrete abituarvi al mio bizzarro senso dell'umorismo». Trattenni il fiato mentre aspettavo la risposta. Ci fu un silenzio imbarazzato, poi l'uomo riprese a parlare.
«Molto divertente», disse in tono impassibile. «Ho un'altra telefonata. Dovremmo vederci per pranzo e discuterne ulteriormente. La mia assistente la chiamerà più tardi con i dettagli».
«Sì, sì, certo», dissi. «La ringrazio moltissimo».
Non ci fu risposta. Aveva già riattaccato.
Misi giù lentamente la cornetta e cercai di placare il battito cardiaco.
Mi voltai verso Yoongi, che mi stava guardando intensamente.
«Era il "Mirror"», sussurrai. «Mi hanno offerto un lavoro. Una rubrica a tutta pagina».
Lui restò inespressivo, come se non riuscisse a capire cosa stavo dicendo.
«Vogliono che tenga Cara Y/n sul "Mirror"», precisai.
«Wow», disse lui, ritraendosi sulla sedia come se lo avessi colpito.
«Oh dio, Yoongi, scusa», dissi, accorgendomi che non era il momento. «Cosa mi stavi dicendo? Cos'è successo?».
Yoongi non disse nulla, si limitò a fissarmi con aria folle stringendosi la testa con le mani.
«Puoi dirmelo, vero?», proseguii, posandogli la mano sulla spalla. Lui sussultò e si tirò indietro. Fissai il suo volto addolorato ma, per la seconda volta quella mattina, lui non riuscì a dire nulla perché le porte del nostro piano si spalancarono e l'ambiente si riempì di una musica pulsante.
«Che diavolo...», iniziai, mentre entrambi ci voltavamo a vedere cosa fosse tutto quel baccano.
Un'intera vita trascorsa a guardare Jerry Springer non avrebbe potuto prepararci per ciò che ci trovammo davanti. Sentii Yoongi ansimare mentre si rovesciava il caffè addosso.
In piedi sulla soglia con aria teatrale, una donna si guardava freneticamente intorno nell'open space dell'ufficio finché non posò gli occhi su Yoongi. Poi si portò una mano dietro per raccogliere il voluttuoso strascico di raso color avorio e avanzò verso di lui vestita di tutto punto in abito da sposa, con tanto di velo e diadema. Sulla spalla sinistra teneva uno stereo portatile stile anni Ottanta da cui proveniva il classico di Billy Idol, Nice Day for a White Wedding (Bel giorno per un matrimonio).
Riuscii a distogliere lo sguardo dalla visione in avvicinamento quanto bastava ad accorgermi che Yoongi era bianco come un lenzuolo.
«Non lo sa che porta sfortuna vedere il vestito della sposa prima del grande giorno?», gli sibilai all'orecchio, proprio mentre Suran raggiungeva la sua scrivania. Yoongi non disse nulla, rimase impalato a tremare sulla sedia. Ai lati della stanza si era ormai riunita una discreta folla, perché in ufficio si era sparsa la voce che c'era una pazza vestita da sposa in circolazione.
Suran sbatté lo stereo portatile sulla scrivania di Yoongi e spense la musica. Nell'intero ufficio calò un silenzio assoluto. La folla rimase immobile, aspettando l'evolversi dello spettacolo.
«So che porta sfortuna vedere la sposa in abito nuziale prima delle nozze», annunciò Suran a un Yoongi tremante.
«È proprio quello che ho appena detto io», borbottai.
Suran mi lanciò un'occhiataccia, poi proseguì: «Ma ho pensato che, dato che il matrimonio non ci sarà, la cosa non ha molta importanza». Imprigionò gli occhi di Yoongi in uno sguardo letale.
L'intera stanza sussultò e rimase a bocca aperta, poi prese a borbottare sommessamente. Quando il rumore si spense, si sentì solo Yoongi che respirava a fatica sotto lo sguardo pesante di Suran.
«Come sto?», volle sapere lei.
«Sei bellissima», rispose in fretta lui, prima di deglutire a fatica.
«Volevo che potessi vedermi come mi avresti vista nel nostro giorno speciale. Così l'immagine di me con questo vestito potrà tormentarti per tutta la vita», ringhiò lei.
«Mi dispiace così tanto», esclamò Yoongi, sembrando sul punto di vomitare. «Mi dispiace tanto, tantissimo di averti messo in questa situazione. Ma stavo cercando di fare la cosa giusta. Stavo cercando di essere onesto con te. Devi credermi, Suran». Mi lanciò uno sguardo. Lo ricambiai orripilata.
«Be'», disse Suran, gettandosi i capelli dietro la spalla con aria sicura. «Non ti sarai aspettato che mi defilassi in silenzio, vero? Non puoi gettare alle ortiche tutti gli anni trascorsi insieme e aspettarti che non abbia nulla da ridire. Questo, Yoongi, è il mio modo di dimostrarti che hai commesso il più grande sbaglio della tua vita».
«Mi spiace. Non ho mai voluto spingerti a tanto», gemette Yoongi.
«Be', per questo prenditela pure con lei», disse Suran, voltandosi e puntando un dito dalla manicure perfetta contro di me.
«Che cosa?», chiesi, abbandonando in fretta lo sguardo sbigottito. «Io non ho fatto nulla». Guardai Yoongi, sconvolta. Quest'ultimo si stava dondolando avanti e indietro sulla sedia, spostando lo sguardo dall'una all'altra come un coniglietto impaurito.
«Lei... lei...». La sua voce uscì strozzata.
«Lei ha ragionissima», disse Suran, sbattendo il pugno sul tavolo. «Quello che hai detto questa mattina in TV», continuò, tornando ad agitare il dito nella mia direzione. «La parte sul fatto che ci lamentiamo degli uomini che ci feriscono ma non li puniamo mai, e quindi come possiamo aspettarci che imparino la lezione. Questo è il mio modo di punirti, Yoongi, per avermi mollato quasi all'altare, e spero che non ti dimenticherai mai ciò che provi in questo momento», dichiarò, strappandosi velo e diadema e gettandoglieli in faccia.
Ero fuori di me. Cos'aveva fatto Yoongi? Non era proprio da lui. Come poteva aver fatto una cosa simile a Suran? Non aveva senso.
Suran si chinò a raccogliere lo stereo e lo riaccese per far risuonare gli ultimi accordi della canzone. Poi si voltò e uscì a grandi passi dalla stanza, passando davanti alla folla incredula senza degnare Yoongi, che stava ancora tremando sulla sedia, di una sola occhiata.
Mi voltai verso di lui e giunsi all'unica conclusione che avesse senso.
«Sei andato a letto con un'altra, vero?», lo accusai, senza aspettare risposta. «Come hai potuto, Yoongi? E io che pensavo fossi uno dei pochi uomini decenti».
Lui ricambiò lo sguardo, un uomo distrutto. Non disse nulla, si alzò lentamente dalla sedia e uscì dall'ufficio.
«Tipico», pensai.
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