Capitolo 19
YOONGI'S POV:
Fissai la donna arancione seduta di fronte a me. Avevo pensato che dopo tutte le stranezze dell'ufficio e qualche ora di sonno la mia giornata non sarebbe potuta diventare ancora più bizzarra. Ma mentre ascoltavo la donna in completo verde di poliestere e foulard color crema macchiato di autoabbronzante, desiderai con tutto il cuore essere ancora nella relativa sanità mentale dell'ufficio.
«Ora, vi consiglio caldamente di non lasciarvi sfuggire il nostro reparto Accessori Decorativi. Lì dentro abbiamo degli oggetti meravigliosi che possono aggiungere davvero un tocco personale alla vostra casa di sposini. E ovviamente, in questo periodo dell'anno abbiamo splendidi articoli festivi. Molte delle mie coppie hanno già scelto i nostri adorabili paraspifferi a forma di renna. Quanto sarebbe divertente celebrare il vostro primo Natale da sposati con i nostri paraspifferi a tema natalizio?». La donna ridacchiò tra sé ed io lanciai un'occhiata a Suran che, grazie al cielo, appariva a sua volta un po' sconcertata.
«In realtà», disse infine Suran rivolta alla coordinatrice della lista di nozze che sembrava diventare più arancione man mano che restavano lì seduti, «ho già consultato il vostro sito e ho stilato un elenco preciso di quello che vogliamo, a parte la scelta di colori per alcuni oggetti. Vorrei anche la conferma che le vostre lenzuola di cotone egiziano sono davvero da cinquecento fili».
«Signora», disse la donna arancione, passandosi un dito all'interno del foulard e macchiandolo ancora di più con l'autoabbronzante, «le assicuro che di notte non riuscirei a chiudere occhio se pensassi che i miei neosposini dormiranno in lenzuola di qualità inferiore».
«Bene», disse in tono brusco Suran. «Vogliamo iniziare?», chiese, picchiettando la cartellina che si era posata sulle ginocchia, contenente la sua lista di nozze ordinatamente dattiloscritta.
«Se avete ancora un attimo di pazienza posso spiegarvi dove si trovano tutti i reparti. Non vi dico la quantità di volte in cui, nell'eccitazione di scegliere i loro regali di nozze, alcune delle mie coppie si sono completamente dimenticate del tovagliato», ridacchiò la donna arancione. «E non puoi iniziare una vita matrimoniale senza tovagliato, no?», disse, rivolgendo a me la domanda.
«Certo che no», risposi, facendomi piccolo sulla sedia. Scrutai il resto della stanza al terzo piano per vedere se qualcun altro sembrava spaventato da quelle strane creature matrimoniali. Sedute nei cubicoli c'erano altre quattro coppie che si facevano molestare da donne vestite di poliestere. Ma mi accorsi che loro non sembravano per nulla a disagio. Le donne si sporgevano in avanti entusiaste, assorbendo ogni singola parola predicata da quelle mercenarie dei doni, mentre gli uomini stringevano con forza le loro mani e facevano sorrisi un po' sciocchi.
«Non abbiamo bisogno di indicazioni», spiegò Suran alla donna. «Ho già predisposto una cartina». Si voltò verso di me. «Ritengo sia più conveniente che tu prenda il piano terra. Qui hai l'elenco stilato in ordine di quello che ti troverai davanti una volta uscito dall'ascensore, perciò non dovresti metterci più di mezz'ora. Io mi occuperò di questo piano». Tornò a voltarsi verso la donna seduta dall'altra parte della scrivania. «Ora, potremmo avere due lettori ottici, per favore, in modo da iniziare?».
L'altra le rivolse uno sguardo di confusione assoluta. Dovetti ammettere di sentirmi fiero. "Mettitelo su per i tuoi paraspifferi a forma di renna", pensai.
«Be', certo, se è quello che volete va benissimo», disse in tono asciutto. «Tuttavia, so che la maggior parte delle mie coppie preferisce fare il giro insieme, in caso risulti necessario prendere decisioni impreviste. Si tratta dei vostri regali di nozze, in fondo. Li avrete intorno per il resto della vostra vita».
«Non ce n'è bisogno», ribatté Suran, alzandosi. «Abbiamo già preso tutte le decisioni; vogliamo solo cominciare. E adesso mi dia il lettore ottico», disse, tendendo la mano.
La donna porse a noi i lettori ottici piuttosto controvoglia, ma proprio mentre stavo per allontanarmi, mi afferrò per il braccio.
«Che ne dice se faccio il giro con lei?», propose. «I miei prossimi clienti non arriveranno prima di mezz'ora. Chissà, potrei aiutarla a trovare qualcosa che non è sulla vostra lista».
«No», dicemmo io e Suran in coro, quasi urlando.
«La ringrazio», continuai. «Penso di farcela da solo».
Davanti all'ascensore, Suran mi porse la mia lista e una penna.
«Se non riesci a trovare qualcosa, segnalo con una croce e verrò giù a scegliere un'alternativa. D'accordo?»
«Fantastico», risposi con un sorriso. «Scegliere i regali di nozze è la cosa più divertente del mondo».
«Va fatto, Yoongi», disse lei in tono serio. «O ci ritroveremo la casa piena di schifezze che non potremo gettare via. Verrò a cercarti quando avrò finito». Detto questo, si voltò e andò dritta verso uno scaffale di federe per cuscini.
Esaminai lo scanner mentre scendevo con l'ascensore. Premetti il grilletto un paio di volte e scoprii che, puntandomelo contro la mano, mi proiettava una luce rossa sul palmo. Dopodiché, feci quello che avrebbe fatto qualunque uomo armato di un simile oggetto. Finsi che fosse una spada laser e presi ad agitarlo teatralmente da un lato all'altro dell'ascensore, finché le porte non si aprirono proprio mentre stavo per trucidare la prepotente signora arancione.
Non ci misi molto per iniziare a sentirmi davvero a disagio. Ero perso in un mare di porcellane bianche nel reparto delle stoviglie. Dovunque guardassi venivo abbagliato da piatti di un bianco accecante, così immacolati e perfetti che mi sentivo sporco e fuori posto. E a ogni bip irritante dell'orribile scanner facevo una smorfia, sbirciando il minuscolo monitor per guardare il prezzo. Come poteva un piattino costare quasi ventisei won? Non esisteva nulla di più inutile. Che un piattino su cui posare una tazzina già dotata di manico costasse così tanto... com'era possibile? E a cosa diavolo serviva un "bricchetto per il latte"? Non avevo mai sentito l'esigenza di possederne uno, figurarsi utilizzarlo, ne ero sicuro. Quindi per quale motivo uno dei miei amici o parenti avrebbe dovuto spendere i suoi soldi guadagnati a fatica per comprarmene uno? Stavo anche iniziando a capire che Suran, nonostante le sue immense abilità organizzative, aveva trascurato del tutto il fatto che la mia famiglia non era così ricca. In effetti, avevo l'impressione che nella mia famiglia nessuno avesse mai fatto una lista di nozze, a meno di contare mia cugina Bo-ra che si era sposata in fretta e furia e l'aveva fatta da Mothercare. Sapevo che avrei dovuto parlarne con Suran. Magari avremmo potuto fare una lista anche da Argos, o non farla per nulla. Lanciai un'occhiata a una delle coppie che avevo visto sedute in un cubicolo al piano di sopra e che adesso stavano studiando le macchinette da caffè. L'uomo si sporse, prese una tazzina e finse di preparare un espresso per la sua signora prima di porgergliela con un inchino dicendo: «Per lei, futura signora Yoon». La ragazza ridacchiò e gli diede un bacetto sulla guancia, per poi ordinargli di rimettere a posto la tazza e concentrarsi.
Era quello il problema, capii. Non avremmo dovuto farlo da separati. Avremmo dovuto farlo insieme. Fanculo l'efficienza. Se bisognava farlo, tanto valeva farlo insieme invece che ritrovarmi solo come uno scemo a puntare quello stupido lettore ottico contro una teiera. Felice di avere trovato una via di fuga alla tortura,scappai verso l'ascensore e premetti il pulsante per salire.
Ci misi un po' per individuare Suran, dato che stava nascosta dietro a una montagna di Teflon e a una sagoma a grandezza naturale di Jamie Oliver, che sorrideva vacuo con in mano quello che sembrava un vibratore di design.
«Vuoi prenderne uno?», le urlai, indicando l'elegante oggetto sagomato che Jamie stringeva in mano.
Suran mi lanciò un'occhiata. «Sì. Rosso incandescente».
«Wow», dissi con un sogghigno. «Questa lista di nozze comincia a eccitarmi».
«Quindi hai già finito?», chiese lei, rialzandosi dalla sua posizione carponi e venendomi incontro.
«Non proprio», risposi. «A essere onesti, da solo non mi stavo divertendo. Penso che la signora arancione non avesse tutti i torti. Dovremmo farlo insieme, dato che è la nostra lista di nozze».
Per un attimo, Suran mi guardò senza dire nulla. Poi lanciò un'occhiata all'orologio e spiegò che andava benissimo, ma dovevamo fare in fretta perché aveva una riunione tra venticinque minuti.
«Nessun problema», risposi. «Sai che ti dico, tu leggi l'elenco e io passo lo scanner. Con il laser non mi batte nessuno».
Lei mi guardò di nuovo qualche istante prima di fare un piccolo sospiro e cedermi lo scanner. Fece scorrere la penna lungo il foglio finché non trovò il punto a cui era arrivata.
«D'accordo, allora. Il prossimo oggetto è una casseruola tonda bianca della Pyrex Pyroflam da un litro», lesse.
«Come, scusa?», chiesi senza muovermi.
«Ho detto, una casseruola tonda bianca della Pyrex Pyroflam, da un litro», ripeté lei senza bisogno di controllare l'elenco.
Non mi mossi.
«Che succede?», chiese lei.
«Non mangiamo mai piatti cucinati al forno nella casseruola».
«E allora?»
«Allora perché chiediamo che ce ne regalino una?»
«Perché un giorno potremmo volerli mangiare», rispose lei in tono un po' secco.
Continuai a non muovermi.
«Intendi dire che stiamo chiedendo a qualcuno di spendere soldi per comprarci una casseruola in caso un giorno ci svegliamo e diciamo: "Perbacco, ho proprio voglia di un bel piatto al forno. Meno male che la zia Yuqi ci ha comprato una casseruola per il matrimonio o sarebbe un vero pasticcio"», dissi, la voce sempre più acuta.
Suran si guardò intorno esasperata.
«Limitati a passare il lettore ottico sulla pentola», disse infine a denti stretti. «Non ho tempo per il resto».
«No», dissi.
Per un attimo Suran sembrò presa in contropiede, poi scattò in avanti, mi strappò lo scanner di mano e si allontanò in direzione di un grosso scaffale di pentole.
Rimasi a bocca aperta prima di urlarle dietro: «Se passi lo scanner su quella casseruola...».
Suran si voltò e si fermò proprio accanto allo scaffale, tenendo lo scanner su un grosso piatto bianco.
«Che cosa?», mi sfidò. «Per favore, non dirmi su cosa posso o non posso passare il lettore ottico».
«Se passi lo scanner su quella casseruola, io...», ripetei.
«Tu cosa?», chiese lei.
Rimasi a fissarla mentre lei mi guardava con freddezza, l'espressione dura, determinata a completare a tutti i costi il compito che aveva pianificato tanto meticolosamente. Come avevamo fatto ad arrivare a quel punto?, mi chiesi, sentendomi travolgere di nuovo dalla stanchezza. Come diavolo avevo fatto a finire lì, in quel negozio, a litigare con la mia fidanzata per una casseruola?
«Che cosa farai?», chiese di nuovo Suran.
«Annullerò il matrimonio», risposi in fretta, le parole mi scapparono di bocca prima che avessi il tempo di rifletterci davvero. Le sentii pronunciate per la prima volta. Parole che aleggiavano da un po' nel mio cervello ma che, fino a quel momento, erano rimaste private e inespresse.
«Che cosa hai detto?», chiese Suran, interrompendo i miei pensieri.
Potevo dirlo di nuovo a voce alta?, mi chiesi. La distanza tra il pensarlo e il dirlo era sembrata immensa, eppure l'avevo fatto. Come se nulla fosse. Intanto, Suran stava avanzando verso di me con lo scanner brandito come una specie di spada da gladiatore.
«Che cosa hai detto?», ripeté.
«Annullerò il matrimonio», sussurrai senza neanche guardarla, appena consapevole della sua presenza, tanto ero assorto nella contemplazione di quelle parole pronunciate infine apertamente.
Suran si bloccò sui suoi passi, poi scoppiò a ridere scuotendo la testa e tornò a concentrare l'attenzione sull'elenco. «Sei uno spasso, sai?», disse. «Sai che ti dico, lasciamo perdere la casseruola e aggiungiamo invece un altro bricchetto da latte, che ne pensi?»
«Un bricchetto da latte?», chiesi io lentamente.
«Sì, sai, un pentolino dove far bollire il latte».
«Latte per cosa?»
«Be', tipo per il caffè», rispose Suran. «Senti, il tempo scarseggia, Yoongi, dobbiamo proseguire».
«Il caffè lo prendiamo entrambi nero», dissi, scuotendo il capo.
«Yoongi, stai facendo lo stupido, possiamo continuare, per favore? Ci stai pensando troppo, davvero. È solo una lista di nozze. Ecco tutto».
«Solo una lista di nozze», ripetei.
«Sì», disse lei, prendendomi la mano e chiudendomi con fermezza le dita sullo scanner. «Solo una lista di nozze».
«E noi ci stiamo solo sposando», dissi.
«Sì», sibilò Suran ormai del tutto esasperata. «Ci stiamo solo sposando. Nulla di che. Adesso forza, avanti di questo passo arriverò in ritardo».
Mi sentii sull'orlo delle lacrime.
«Non possiamo», dissi.
«Non possiamo cosa?», chiese lei.
«Non possiamo solo sposarci», risposi, avanzando di un passo e prendendole la mano.
«Yoongi, oggi dici cose senza senso. Che cosa ti è preso?»
«Nessuno dovrebbe mai solo sposarsi. Noi lo stiamo facendo perché è il conseguente passo logico, perché stiamo insieme da così tanto tempo che per quale ragione non dovremmo sposarci? Ma non ci siamo mai davvero fermati a riflettere sul perché dovremmo farlo».
«Perché dovremmo?», disse Suran. «Perché dovremmo?», ripeté a voce più alta. «Vuoi saperlo adesso, perché dovremmo sposarci?»
«Sì. Lo voglio», sussurrai io a stento.
«Perché il nostro rapporto funziona, Yoongi. Ha funzionato per sedici anni», urlò lei, perdendo infine il controllo. «Davvero non capisco che diavolo stai chiedendo. Andiamo d'accordo. Ciascuno permette all'altro di vivere come ha sempre voluto. Ci sosteniamo a vicenda, ecco perché», disse. «È per questo che dovremmo sposarci. Mio dio, Yoongi, cosa diavolo ti sta succedendo ultimamente? È tutta la vita che cerchiamo di arrivare a questo. Guardaci, siamo la coppia perfetta. Eravamo destinati a stare insieme. Non c'è assolutamente nessun motivo per cui non dovremmo sposarci».
Mi morsi il labbro. L'altra frase che mi vorticava in testa da settimane stava minacciando di evadere e non sapevo se avrei dovuto permetterlo.
«Dammi una buona ragione per cui non dovremmo sposarci!», insistette Suran.
Merda. Niente da fare, la partita era finita. Suran mi aveva fatto la domanda diretta ed io non potevo fare nulla a parte liberare quel pensiero.
«Non penso di amarti», dissi, stringendogli forte le mani come se questo potesse aiutare a contenere la reazione.
Suran sbiancò in volto, i suoi lineamenti divennero una maschera immobile. Non disse nulla.
«Mi dispiace tantissimo», aggiunsi.
Lei continuò a non parlare, si limitò a sbattere rapida le ciglia.
«Aaah, state attraversando un momentaccio?», disse una voce dietro la mia spalla. «Molte delle mie coppie diventano emotive quando iniziano a scegliere i regali che i loro cari acquisteranno per il loro giorno speciale», disse la signora arancione, comparendo dal nulla. «C'è qualcosa che non riuscite a trovare? La portata del lavoro può mettere un po' in soggezione».
Scrutai il volto inespressivo di Suran, cercando le prime reazioni alla mia confessione. Lei continuò a fissarmi, poi inspirò bruscamente e sembrò riprendere il controllo.
«Farò tardi», mormorò, chinandosi a prendere la borsa senza togliermi gli occhi di dosso. Si girò e camminò lenta ma decisa in direzione delle scale senza voltarsi indietro. Quando infine scomparve, crollai a terra e mi presi la testa tra le mani, lasciando cadere il lettore ottico sulle mattonelle.
La signora arancione si chinò a raccoglierlo. «Lo so, è stancante, vero?», disse, dandomi una pacca sulla schiena. «Vado a scaricare il contenuto, quando lei sarà pronto venga su e troverà una bella tazza di tè ad aspettarla».
Attesi che il ticchettio dei suoi tacchi a spillo si affievolisse prima di concedermi il primo singhiozzo.
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