Capitolo 17

Cara Y/n,

mi avvicino alla quarantina e credevo di aver preso l'occasione di trovare l'amore, ma tutto è cambiato quando sei mesi fa go incontrato l'uomo perfetto. È come un sogno divenuto realtà. Andiamo d'accordissimo e il sesso è la fine del mondo. Un solo ostacolo ci impedisce di vivere per sempre felici e contenti. Sua moglie. Lui non vuole lasciarla perché dice che questo la distruggerebbe, ma io non voglio passare il resto della mia vita a rubare solo qualche ora ogni tanto con l'uomo che amo. Voglio fare quello che fanno le coppie normali. Uscire con lui, svegliarmi tra le sue braccia, fare insieme la spesa. È chiedere troppo?

Cordiali saluti,

Mi-young

Cara Mi-young,

sì, è chiedere troppo. Dammi una sola ragione per cui lui dovrebbe rinunciare alla vostra relazione sessuale senza impegni. Può davvero allettarlo la prospettiva di trascorrere ore a parlare del niente sprecando soldi in un ristorante di lusso? Vuole davvero essere costretto a stringerti per tutta la notte, quando può divertirsi con te e poi alzarsi, tornare a casa e farsi una bella dormita nel suo letto? Vuole davvero discutere con te la marca di detergente per wc da acquistare? No. Per lui questa situazione è perfetta perché può ottenere il sesso da te, il che gli permette di non affrontare l'evidente problema nel suo matrimonio di cui dovrebbe occuparsi. Perciò, mi appello a te e a tutte le donne che al momento si trovano a fare le amanti affinché smettiate subito. Indico ufficialmente per venerdì prossimo la giornata della donna stalker. Vi chiedo di festeggiare la liberazione da una relazione compromessa spedendo al vostro uomo infedele un coniglietto di peluche, accompagnato da un biglietto in cui annunciate che la prossima volta ne riceverà uno vero, se non vi lascerà in pace e non comincerà a essere onesto con sua moglie.

Siate forti.

Y/n

Y/N'S POV:

«Conigli?», borbottò Yoongi nella sciarpa mentre batteva i piedi nella gelida aria dicembrina dopo che ebbi spiegato la mia ultima trovata per la rubrica.

«Non devi dirmi che è una buona idea», risposi, guardando la folla di giornalisti riuniti davanti al cancello in fondo al vialetto frondoso che portava alla residenza di Kim Seokjin a Seoul. Mi concessi un sorrisetto. La Giornata della Donna Stalker era stata un'ottima idea, ma il mio piano di vendetta contro Seokjin era un colpo di genio. Lanciai un'occhiata al telefono per vedere se Tzuyu mi aveva scritto qualcosa. Niente. Sperai fosse un buon segno.

«Allora, hai intenzione di dirmi cosa sta succedendo?», chiese Yoongi. «Continuo a non capire perché non ti sei tenuta la confessione di Seokjin». Ridusse la voce a un bisbiglio per non farsi sentire: «Hai idea di cosa avresti potuto farci? Quando si dice sprecare l'occasione di un'esclusiva e una vendetta. Che ti è saltato in mente?»

«Vedrai», borbottai mentre la porta d'ingresso si apriva sull'uscita di Seokjin, che aveva fatto del suo meglio per vestirsi come un deputato in un sabato mattina informale, con jeans un po' sformati e una giacca da sci che con tutta evidenza non aveva mai visto un pendio. Tzuyu lo seguiva a pochi centimetri di distanza, con un paio di occhiali da sole e un enorme impermeabile nero a tre quarti.

«Oooh, brutta scelta», dissi con una smorfia. «Sembra un barbecue a gas coperto dal telo. Vedo già i titoli, "Moglie di Deputato sulla Graticola"».

«Non credo sia molto interessata al suo aspetto, al momento», disse Yoongi. «Deve avere un sacco di cose per la testa».

«Ma le avevo detto di mettersi in tiro», borbottai, sbattendo il piede per terra. «Cazzo, e se non ha ascoltato neanche una parola?».

Ormai Seokjin e Tzuyu avevano quasi raggiunto il cancello. Si tenevano per mano ma camminavano in silenzio. Seokjin appariva tetro ma determinato. Tzuyu era indecifrabile per via degli occhiali da sole. Sperai non nascondessero degli occhi arrossati. Le avevo consigliato di mostrarsi allegra e ottimista, non con una faccia da funerale.

Seokjin si fermò davanti al cancello in fondo al vialetto e fece un cenno di saluto alla ventina di giornalisti e fotografi delle più importanti testate nazionali radunati sull'altro lato. Infilò la mano nella giacca ed estrasse un pezzo di carta per poi schiarirsi la voce, continuando a stringere la mano di Tzuyu.

«Grazie di essere venuti», disse in tono grave. «Oggi sono qui di fronte a voi in nome dell'onestà e della trasparenza, caratteristiche che ritengo opportuno esigere da un parlamentare. E in quanto tale, mi sento in dovere di dirvi che ho commesso un errore. Un errore gravissimo. Di recente ho avuto una relazione inappropriata con una donna diversa da mia moglie. Questa relazione adesso è finita. Ho avuto l'occasione di essere onesto con Tzuyu e di esprimere il mio estremo pentimento per questo sbaglio». Alzò lo sguardo sulla moglie e annuì serio, prima di tornare al suo discorso. «In quanto funzionario pubblico, è adesso mio dovere essere onesto con i miei elettori e con i cittadini britannici. Mi rendo conto di aver deluso tutti e me ne scuso profondamente. Non posso dirvi quanto mi addolori essere qui oggi e dover fare questa dichiarazione. Ho dedicato tutta la mia vita al servizio della collettività e non avrei mai immaginato che potesse accadere una cosa simile. Sono diventato un funzionario pubblico per servire gli altri e avere un impatto sulle loro vite».

Si fermò un attimo e alzò gli occhi dal discorso che aveva preparato. I flash impazzirono, illuminando la coppia impacciata di un bagliore fluorescente. Di colpo, l'aria sembrò echeggiare di un milione di voci mentre i giornalisti ne approfittavano per infliggere il colpo di grazia.

«Do Kyung-soo, del "Mirror". Chi era la fortunata signorina, Jin?»

«Heo Yoorim, del "Telegraph". Darà le dimissioni?»

«Hansol Vernon Chwe, del "Sun". Adesso che è entrato nel club dei parlamentari stalloni, comparirà sulla rivista "Hello" accanto a ventenni poco vestite?».

Seokjin sbatté le palpebre, accecato dai flash, e per un attimo sembrò preso in contropiede, ma riuscì a recuperare il contegno. Proseguì la sua dichiarazione, ma senza guardare più il foglietto.

«Sono stato momentaneamente distratto e ho mostrato una debolezza di cui non vado fiero. Ma come ho detto, sono diventato un funzionario pubblico per avere un impatto sulla vita delle persone, e con il sostegno di mia moglie spero di continuare a farlo per molto tempo». Seokjin puntò il dito verso una telecamera per accentuare quanto stava dicendo al pubblico che assisteva da casa.

«Cazzo, pensa di essere Bill Clinton», dissi a Yoongi, orripilata. «Tutte quelle dita puntate. Pensa di fare come Clinton e passarla liscia». Guardai la folla che si era fatta silenziosa e sembrava pendere dalle sue labbra. Tornai a fissare Seokjin, incapace di credere a quello che vedevo. «Guardalo», continuai senza rivolgermi a nessuno in particolare. «Pensa che la cosa potrebbe persino avvantaggiare la sua carriera. Se finirà in prima pagina per uno scandalo sessuale diventerà famoso, invece di restare uno stupido deputato di cui non ha mai sentito parlare nessuno». Guardai Tzuyu, che teneva gli occhi fissi a terra. «Oh, andiamo, Tzuyu. A che diavolo di gioco stai giocando? Non era così che doveva andare».

«Di cosa stai parlando?», borbottò Yoongi, che stava scarabocchiando furiosamente sul taccuino nel tentativo di appuntare la dichiarazione parola per parola.

«Se ne sta lì. Al suo fianco. Che è esattamente quello che aveva promesso di non fare. Io le ho procurato la prova e lei avrebbe dovuto fare la cosa giusta, non restare al fianco del suo uomo come cantava quella cretina di Dolly Parton. Pensavo avrebbe spronato ogni donna del pianeta a fare la cosa giusta e andarsene. Nessun uomo accetterebbe di farsi umiliare così. Nessuno. Cristo santo, le suffragette si staranno rivoltando nelle loro tombe. Non si sono battute per il diritto di voto perché le donne adesso permettano ai parlamentari di scoparsi chi diavolo vogliono e farla franca».

Yoongi alzò lo sguardo dal taccuino. «Perciò eravate d'accordo che tu le avresti procurato le prove se lei avesse umiliato pubblicamente Seokjin durante il suo discorso di pentimento davanti al cancello del giardino. Il suo futuro sarebbe andato in pezzi. Vendetta completa. Solo che adesso lei si sta comportando da Dolly».

«Pare di sì. Maledetta Dolly Parton. Se quelle sue tette di plastica arriveranno mai nel raggio di un chilometro e mezzo da me, la ucciderò». Fissai il marciapiede, chiedendomi se avrei dovuto andarmene invece di restare a guardare l'ulteriore dipanarsi di quella scena tragica.

Seokjin adesso stava rispondendo con calma alle domande dei giornalisti con un'espressione di tranquillo sollievo sul volto. Dovetti ammettere che l'aveva gestita bene, anche se immaginavo fosse stato istruito a lungo dai migliori spin doctors di Seoul. Continuava a ripetere nelle risposte le parole chiave su cui gli era stato evidentemente detto di concentrarsi. Errore, onestà, funzionario pubblico.

Non riuscivo a sopportarlo. Tzuyu aveva ancora lo sguardo fisso a terra. Sembrava sorda a tutte le domande che volavano nella sua direzione, mentre Seokjin occupava il centro della scena e approfittava di quel momento sotto i riflettori.

Non riuscivo a smettere di pensare a Dolly. Stand By Your Man continuò a ronzarmi nella mente fino a farmi impazzire. Dovevo fare qualcosa. A mali estremi, estremi rimedi. Sgomitando tra la folla, riuscii a farmi largo fino al cancello in modo da ritrovarmi a pochi metri di distanza da Tzuyu. La chiamai, ma lei rifiutò di sollevare lo sguardo. In effetti, sembrava indietreggiare un centimetro alla volta, quasi stesse cercando di staccare Seokjin dal suo pubblico ipnotizzato.

Feci un respiro profondo e decisi che c'era una sola possibilità. Avrei dovuto rivolgermi all'unica persona che, con le sue parole, poteva essere in grado di raggiungere Tzuyu in quel momento. Le parole di qualcuno che l'aveva ossessionata negli anni Novanta quando ancora eravamo amiche. Le parole dell'unico e inimitabile... Gary Barlow.

Così, in quel gelido mattino invernale, circondata dalle migliori penne del giornalismo, feci un bel respiro e presi a intonare le parole di Promises scritte dal grande cantante in persona.

Al secondo verso Tzuyu alzò lo sguardo su di me, tanto familiari e amate erano le parole dei suoi adorati Take That. I suoi occhi oscurati dagli occhiali mi trafissero mentre proseguivo, cercando di ricordare il testo. Uno dopo l'altro, i giornalisti che mi circondavano si voltarono a fissarmi. Dopo qualche momento, Seokjin si accorse di me mentre la folla si zittiva chiedendosi cosa diavolo stesse succedendo. Il suo volto precedentemente sollevato assunse un'espressione di panico assoluto e lui lanciò uno sguardo nervoso verso Tzuyu.

«Be', grazie molte di essere venuti», disse, interrompendomi mentre prendevo fiato al termine del ritornello. «La conferenza stampa si chiude qui. Adesso vi chiedo di concedere a me e a mia moglie un po' di privacy per ricostruire il nostro matrimonio». Seokjin si voltò per andarsene ma Tzuyu rimase piantata dov'era, lo sguardo fisso su di me.

"Continua", pensai. Ultima possibilità. Tornai a lanciarmi nel ritornello, personalizzando le parole per cercare di colpire nel segno.

«Sta mentendo, è così chiaro / sta cercando di prenderti in giro, Tzuyu», cantai, guardandola dritto negli occhi per spronarla a reagire.

«Cos'è quella canzone?», chiese un uomo al mio fianco.

«Il secondo singolo dei Take That, Promises. È arrivato solo trentottesimo in classifica, forse per questo non lo riconosce», risposi con un angolo della bocca, continuando a fissare speranzosa Tzuyu.

Tzuyu mi fissò a sua volta prima di voltarsi a scrutare la folla perplessa di stagionati cronisti, che in tutta la loro carriera giornalistica non si erano evidentemente mai trovati davanti a una scena così bizzarra.

«Ho qualcosa da dire», esordì in tono sommesso.

«Parla più forte, tesoro», venne un urlo da dietro.

«Va bene, Tzuyu, non devi dire nulla. Torniamo dentro, d'accordo?», la interruppe Seokjin con aria molto infastidita, tirandole la mano.

«Potresti stare zitto, per una volta, e lasciarmi parlare?», ribatté lei, scrollandosi la sua mano di dosso ed estraendo dalla tasca dell'impermeabile un foglietto accartocciato. Lo aprì lentamente davanti alla folla silenziosa.

«Non pensavo che sarei riuscita a farlo, ma qualcuno mi ha appena ricordato perché dovrei». Alzò lo sguardo e mi lanciò un sorriso fiacco, prima di togliersi gli occhiali da sole e voltarsi verso una telecamera sospesa nei paraggi.

«Questo è ciò che ho da dire a proposito di mio marito», disse, fissando con risolutezza di fronte a sé. «È una merda».

Dopo un attimo di silenzio scioccato, i giornalisti impazzirono, bombardandola di richieste affinché elaborasse quella breve dichiarazione. Dopo aver atteso paziente che il vociare si affievolisse, Tzuyu continuò.

«Non ho nient'altro da dire sul suo conto e questa è l'unica cosa che dovreste scrivere. Vi chiedo di non dargli la soddisfazione di scrivere pagine e pagine, esaminando la sua intera carriera e ogni sua mossa. Non ne vale la pena. È un parlamentare di serie B che non saprebbe organizzare un tè per un gruppo di pensionati. Perciò ignoratelo e sperate che sparisca, per il bene di tutti».

La folla pendeva dalle sue labbra, mentre Seokjin restava sconvolto senza sapere cosa fare.

«Tuttavia, vorrei dire qualcosa sul mio conto. Sono quasi dieci anni che sostengo Seokjin nella sua carriera. Ho sacrificato tutte le mie ambizioni per restare al suo fianco e comportarmi come la perfetta moglie di un politico. L'ho fatto perché lo amavo. Ma mi rincresce ammettere che l'ho fatto anche perché lui è un uomo ambizioso. Un uomo che ha un obiettivo nella vita e sete di potere e io trovavo questo suo aspetto molto attraente. Ma è un triste dato di fatto che gli uomini potenti possono essere pericolosi perché, per qualche ragione, quel senso di potere va dritto al loro pene». Tzuyu si fermò e guardò il marito negli occhi mentre lui sussultava sconvolto. Dalla folla si levò un risolino mentre i giornalisti scrivevano furiosamente e i fotografi scattavano foto impietose del volto paonazzo di Kim Seokjin.

«Purtroppo, questo li induce a dimostrare il proprio potere manipolando quante più donne possibile per portarsele a letto. E ancora più tristemente, le donne soccombono, sentendosi spesso onorate che un uomo del genere abbia rivolto loro le sue attenzioni». Tzuyu si fermò un momento, abbassò lo sguardo sul foglietto spiegazzato che teneva in mano e parve esitare, prima di accartocciarlo di nuovo e rimetterselo in tasca.

«A queste donne vorrei dire questo», disse, sembrando quasi calma. «In particolare alla ragazza che è andata a letto con mio marito». Tutti i giornalisti alzarono la testa e trattennero il fiato per sentire ciò che la moglie tradita di un parlamentare aveva da dire all'amante del marito. «Lascia perdere. Il loro potere potrà anche convogliare nel pene, ma questo purtroppo non comporta un miglioramento della performance».

Ci fu un attimo di silenzio, poi tutti scoppiarono a ridere e presero a chiacchierare eccitati. Guardai meravigliata i cinici giornalisti che si voltavano per scambiarsi sguardi di approvazione. A sua insaputa, Tzuyu aveva dato una notizia fondamentale per l'intero universo. Gli uomini potenti e dall'apparente successo erano scarsi a letto. Sebbene fosse una palese generalizzazione, quegli uomini di mezza età, che senza dubbio avevano subìto tutti l'angheria di qualche capo assetato di potere, approvavano di cuore. Quando Tzuyu s'interruppe un fragore di domande tornò a riempire l'aria, ma lei alzò le mani per chiedere silenzio, incoraggiata da quella reazione.

«Per il momento non ho altro da aggiungere», concluse. «A parte ringraziare in special modo qualcuno senza il cui appoggio oggi non sarei qui. Vorrei ringraziare Lee Y/n, autrice della fantastica rubrica Cara Y/n sulla "Big Hit". Vieni qui, Y/n».

Avrei voluto scappare e nascondermi. Non volevo trovarmi davanti una frotta di giornalisti di professione che si complimentavano con me per la mia rubrica. Scossi la testa, sperando che Tzuyu mi lasciasse in pace.

«Forza, Y/n, vieni qui», insistette lei. Mi accorsi che Seokjin mi fulminava con lo sguardo e la mia sicurezza fece ritorno. Aprii il cancello laterale e raggiunsi Tzuyu, gettandole le braccia al collo come se avesse appena vinto una medaglia olimpica.

«Cara Y/n è la prima rubrica di consigli che abbia mai letto a dire la verità, brutale sulle relazioni e su come reagire quando vanno male. Chiunque stia avendo problemi sentimentali dovrebbe leggerla perché, come ha detto a me, non dovresti farti da parte e morire, dovresti farti da parte e schiacciare lui a morte».

Tzuyu si voltò, mi avvolse in un abbraccio strettissimo e mi bisbigliò all'orecchio: «Grazie mille. Avevi ragione. Mi sento alla grande».

L'abbracciai a mia volta, senza parole. Non mi ero aspettata nulla del genere.

Stringendomi forte la mano, Tzuyu concluse la conferenza stampa.

«Adesso non risponderò a nessun'altra domanda. Tuttavia, darò un'intervista esclusiva alla "Big Hit", perciò fate in modo di comprarne una copia domani». Si voltò, mi diede un ultimo bacio sulla guancia e poi ripercorse il vialetto di ghiaia senza guardarsi alle spalle, lasciandosi dietro un Seokjin ancora a bocca aperta. L'uomo mi lanciò uno sguardo malevolo da cui non mi lasciai intimidire, poi prese il cellulare dalla tasca, senz'altro per chiamare i suoi consiglieri. Arrabbiato, si precipitò lungo il vialetto dietro a Tzuyu. Per un attimo mi chiesi se fosse il caso di seguirli, ma poi decisi che Tzuyu era ormai più che capace di far fronte a qualunque cosa Seokjin, il parlamentare in disgrazia e sessualmente menomato, avrebbe potuto dirle.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top