Capitolo 12

Cara Y/n,

qualche settimana fa ho incontrato la mia anima gemella in un bar. Sembravamo fatti l'uno per l'altra. Ci piacevano tutte le stesse cose, persino il gelato al rum e uva passa, e non ho mai conosciuto nessun altro a cui piacesse il gelato al rum e uva passa. Abbiamo passato la sera a parlare finché i miei amici non si sono stufati di guardarmi fare gli occhi dolci a Jung-woon (si chiama come il mio primo coniglietto!) e mi hanno lasciata sola. Ho finito per passare la notte da lui, che è stato un perfetto gentiluomo e si è persino offerto di prepararmi il letto degli ospiti. Ma mi sentivo così a mio agio che ci sono andata a letto. Dopo, entrambi abbiamo ammesso che non avevamo mai provato nulla di simile per nessun altro. Il giorno dopo lui doveva lavorare, così me ne sono andata presto. Ha preso il mio numero e ha promesso di chiamare, ma nel frattempo sono passate tre settimane. Sono tornata nove volte al bar dove ci siamo conosciuti, ma lui non c'è mai. Sono passata davanti a casa sua ogni sera tornando dal lavoro, ma non è mai in casa. Sono andata persino al suo supermercato di quartiere e mi sono appostata nel reparto gelati, ma nessun segno di lui. Adesso temo che gli sia successo qualcosa di brutto. Credi che dovrei chiamare la polizia? la

Disperatamente Preoccupata di Yeoksam

Cara Disperatamente Preoccupata di Yeoksam,

per usare un cliché: «La verità è che non gli piaci abbastanza». Non gli è successo nulla di brutto, è solo che non vuole più vederti. Il punto cruciale adesso è come reagirai tu. Niente lacrime o autocommiserazione. La cosa più importante è che NON devi andartene in silenzio. C'è un intero libro che offre solo questo consiglio, e indovina? L'autore è un maschio. Comodo e diabolico convincere le donne che così facendo avrebbero il coltello dalla parte del manico. Che idiozia. Tu pianta su quanto più casino possibile, in modo che lui ci pensi due volte prima di provare a fare lo stesso con un'altra. Dovresti mettergli un biglietto nella buca delle lettere in cui dici che devi vederlo di nascosto quella sera, perché il tuo ragazzo ha scoperto che siete andati a letto insieme e sei molto preoccupata per la sua sicurezza. Quando lo vedrai, digli che il tuo ragazzo è un buttafuori e che avete in programma di sposarvi. Uno dei suoi colleghi buttafuori vi ha visti uscire insieme dal bar e gli ha spifferato tutto. Lui ha ottenuto una sua foto dalle telecamere a circuito chiuso, l'ha fatta girare tra tutti i buttafuori di Manchester e adesso c'è una taglia sulla sua testa. Una testa preferibilmente molto ammaccata. Consigliagli di non mettere il naso fuori casa per almeno tre mesi, quando forse la cosa si sarà placata. Infine, scusati per averlo usato per il sesso e auguragli buona fortuna nella sua ricerca di una brava ragazza.

Fammi sapere come va.

Y/n

Y/N'S POV:

Salvai il file sul portatile e mi appoggiai allo schienale della sedia della cucina. Feci un lungo sospiro, sentendomi avvolgere dal silenzio del primo pomeriggio domenicale, e mi chiesi che fare nel resto della giornata. Avevo già assolto i rituali tipici della domenica. Ero rimasta a letto finché non mi ero annoiata, dopodiché mi ero trascinata di sotto per un caffè forte prima di gettarmi il lungo cappotto invernale sul pigiama e andare al negozio del quartiere. Lì avevo acquistato due giornali, uno spazzatura e uno serio, in caso avessi incontrato qualcuno che conoscevo. Avevo anche passato in rassegna gli scaffali disordinati in cerca di qualche delizioso spuntino a basso contenuto calorico. Dopo una ricerca infruttuosa avevo optato per la mia solita scatola di tortine di mela della Jf&B, poi mi ero precipitata a casa per divorarle quasi tutte prima ancora di arrivare alla sezione del gossip. In sottofondo, la TV borbottava a volume basso con la cosiddetta programmazione da doposbornia, che in realtà era solo una scusa per offrire una qualità di merda. Il momento temuto era arrivato intorno all'una. I giornali erano stati letti, le tortine mangiate, il caffè bevuto e i programmi scadenti del doposbornia erano stati sostituiti da seri dibattiti politici o da Choi Yoon che blaterava di tassi. Era il deserto sociale della domenica pomeriggio, temutissimo da tutti i single. Passati i postumi della sbronza, c'era un improvviso desiderio di socializzare, di uscire nel mondo reale e sentirsi di nuovo parte della razza umana. Ma come tutti sanno, è proprio quello il momento in cui il resto del mondo sceglie di ritirarsi nel suo nido. Le coppiette si accoccolano sui divani e guardano Sky Sport o East- Enders, a seconda di chi porta i pantaloni nella relazione. Le famiglie si riuniscono intorno al tavolo e si avventano sul pranzo domenicale, lasciando i single a brancolare nelle lunghe ore pomeridiane senza nulla da fare e nessun posto dove andare, e soprattutto nessuno con cui condividere niente.

Iniziare la mia prossima rubrica mi aveva dato un po' di sollievo, ma adesso mi serviva un'altra distrazione per superare le infinite ore di solitudine che incombevano davanti a me.

Esattamente all'1:56, crollai. Con un profondo sospiro aprii il cassetto sotto la TV e studiai la mia collezione di DVD di commedie romantiche, o porno relazionali, come le chiamava Lisa. Solo una, pensai. Qualunque cosa era meglio che impazzire. Decisi di chiudere gli occhi e scegliere a caso. Non avrei sopportato di restarsene lì seduta per i successivi venti minuti ad analizzare ciascuna trama per decidere quale mi avrebbe tirata più su di morale o depressa di meno. Con mio grande piacere, la scelta alla cieca ricadde su Harry, ti presento Sally. Una commedia romantica di qualità, se mai ne era stata prodotta una, molto prima che Sandra Bullock entrasse in gioco e riducesse i film femminili a insulsaggini prive di senso. (Compreso Un amore tutto suo, certo. Un esempio davvero eccellente di insulsaggine).

Feci scivolare il disco del lettore DVD e tornai carponi verso il divano. Mi sprimacciò un cuscino sotto la testa e pregai che il sonno arrivasse prima che Sally si accorgesse di essere sola e sulla soglia dei quarant'anni.

Le prime battute familiari mi provocarono un senso soffuso di soddisfazione. Poi, mentre Harry diceva addio alla sua ragazza del college in una profusione di «Ti amo» e prometteva di restare sempre in contatto, iniziai a sentirmi a disagio. Quando Harry pronunciò le parole «Mi manchi già», mi ero ormai fatta prendere da una disperata nostalgia della mia relazione universitaria, da tempo defunta.

Lui si chiamava Seokjin. Ci eravamo conosciuti durante la settimana di orientamento per le matricole, all'entrata del bar dell'associazione studentesca. Entrambi avevamo lo sguardo dei coniglietti sorpresi dai fanali di un'auto, tipico degli studenti nuovi che non si erano presi un anno sabbatico. Nessuno dei due aveva il catalogo di storie egocentriche ambientate in paesaggi esotici come il Brasile o il Guatemala, che dava a chi tornava dall'anno sabbatico quella camminata sicura. Avevamo legato grazie alla comune mancanza di esperienze di viaggio e piercing, mettendoci a rievocare le lenzuola di cotone pettinato e i sughi veri che ci eravamo lasciati alle spalle insieme alle madri premurose.

Nel giro di poco Seokjin si era trasferito nella mia stanza del campus, dove avevamo vissuto praticamente come marito e moglie. Strada facendo avevamo collezionato amici comuni, soprattutto coppie, certo, che condividevamo il nostro amore per le cenette intime con grandi quantità di chili e vino rosso da due soldi. Pensavo di avercela fatta. Non avevo dubbi che, a un certo punto del mio futuro, sarei diventata una di quelle donne che dicono: «Io e mio marito ci siamo conosciuti al college».

Mentre guardavo una coppia di anziani apparire sullo schermo e raccontare la loro storia d'amore, mi sentii profondamente triste che la mia non fosse finita come mi aspettavo. Misi in pausa il film e salii in camera. Aprii il guardaroba e tirai giù un grosso scatolone, tossendo per la polvere. Per un attimo lo tenni tra le braccia, chiedendomi se fosse meglio rimetterlo a posto, poi tornai di sotto.

Posai lo scatolone sul tappeto del soggiorno e premetti play sul DVD per mostrare Sally che baciava beata un uomo all'aeroporto.

«Stupida», dissi a bassa voce rivolta allo schermo. Ciò che trovai in cima allo scatolone mi demoralizzò ancora di più. Con uno strattone tirai fuori una grande busta imbottita, spargendo sul tappeto come ceneri una nuvola di coriandoli grigio sporco mentre l'imbottitura fuoriusciva da un angolo strappato. "Sembra fatto apposta", pensai mentre estraevo lentamente un fascio di buste e le allargavo sul pavimento. Ciascuna portava il suo nome e una serie di indirizzi che cartografavano i suoi spostamenti nei loschi sobborghi di Seoul intorno ai vent'anni. Notai l'indirizzo della residenza studentesca dove avevo vissuto durante il primo anno di college e tirai fuori alcuni fragili fogli di carta da lettere coordinati. La vista dell'inchiostro della penna stilografica mi fece venire voglia di tornare ai primi anni Novanta e implorare qualcuno di smettere subito di sviluppare il computer. Sembrava così pittoresco e antiquato e così disperatamente romantico. La firma di Seokjin in fondo alla pagina si palesò come un amico perduto da tempo. Tre baci cadevano alla perfezione sul ghirigoro dell'ultima lettera. Dovetti leggere in fretta; l'intensità del mio amore giovanile esplodeva dalla pagina e mi affaticava il respiro. Ne dedussi che ero stata scritta durante un raro weekend in cui Seokjin era tornato a casa dei genitori nel corso dell'anno accademico. Si era assentato solo per due notti, eppure aveva sentito il bisogno di scrivermi. Che cosa incredibile. E quanto appariva arcaico, ormai. Era concepibile che l'uomo elettronicamente potenziato di oggi potesse anche solo pensare di sedersi con carta e penna, scrivere una lettera, andare in posta a comprare un francobollo e poi spedirla? Perché, adesso che la comunicazione era dieci volte più facile e veloce, non si usava il tempo guadagnato per instaurare dialoghi ancora più significativi con i propri cari? Due pagine scritte a mano per professare i sentimenti e i desideri più segreti erano state sostituite da tre semplici lettere: TVB. E lo si chiamava progresso.

Spulciai la quarantina di lettere sparse sul pavimento per vedere se riuscivo a individuarne una scritta verso la fine della relazione. Trovai una grossa busta verde chiaro con sopra il suo ultimo indirizzo. Tirai fuori un biglietto di auguri di compleanno e per un momento fui confusa. Non era il tipo di messaggio che si riceveva da un fidanzato. Era un cartoncino sciocco e divertente con sopra degli animaletti mal disegnati che facevano qualche battuta patetica sulla vecchiaia. Lo aprii e fui sconvolta nel vedere che proveniva da Seokjin. "Ti voglio bene, Seokjin", diceva. Niente baci sulla N, questa volta. Niente baci in generale. Nessuna promessa di amore eterno. Solo un "Ti voglio bene, Seokjin" scarabocchiato con una biro verde, come se non bastasse, in un biglietto di auguri decorato da tassi che facevano battute. Se esisteva un segnale che una relazione era morta e sepolta, eccolo lì, sotto forma di fumetto a colori.

Esaminai quella pagina finale della mia relazione con Seokjin. Com'eravamo passati dalle altezze euforiche di carta da lettere coordinata alla busta e fervore di penna stilografica agli abissi di un patetico biglietto d'auguri plastificato? Alzai il cartoncino e lo strappai in pezzetti minuscoli, scagliando ciascun brandello contro lo schermo del televisore.

Il mio divertimento fu interrotto dal trillo acuto del campanello. Un visitatore che spezzava l'inferno della domenica pomeriggio. Le mie preghiere erano state esaudite. Corsi verso la porta pregando che non fossero i Testimoni di Geova. Ero disperata, ma non così tanto. Spalancai la porta d'ingresso e mi trovai davanti Yoongi, vestito con gli abiti casual della domenica pomeriggio, le mani affondate in tasca e l'aria di chi sta per andarsene. Sorrisi sollevata. Una bella chiacchierata con il mio vecchio amico Yoongi sarebbe stata un modo perfetto di far passare un'oretta. Poi sarebbe stata quasi ora di cena ed io avrei chiuso con l'ennesima domenica pomeriggio.

«Entra, entra», dissi, tirandogli il braccio prima che potesse scappare.

«Non posso fermarmi», disse lui troppo in fretta, sembrando imbarazzato.

«No», urlai. «Entra solo un attimo». Andai nel panico mentre l'ora che avevo appena cancellato mentalmente tornava a incombere, minacciosa.

«No, davvero, ho da fare», protestò lui.

«Entra e basta, d'accordo?», dissi, quasi trascinandolo oltre la soglia.

«Non puoi obbligarmi a parlarti sulla porta in vestaglia».

«Solo cinque minuti, allora», disse lui mentre sbattevo la porta alle mie spalle.

«Accomodati», gli dissi con un sorriso raggiante, indicando l'entrata del soggiorno. «Io vado a rendermi presentabile».

«Ehm, sì», disse lui. «Buona idea».

Salii le scale a rotta di collo e mi vestii in fretta. Il davanti della felpa aveva una macchia di caffè, ma sapevo che Yoongi non era tipo da formalizzarsi. Scesi di nuovo di corsa e frenai di botto oltre la soglia del soggiorno, strillando trafelata: «Un tè?».

Nessuna risposta da Yoongi, che si era appollaiato nervosamente sul bordo del divano, circondato da un mare di lettere d'amore mescolate ai frammenti di un biglietto d'auguri e ai coriandoli grigi dell'imbottitura della busta. A peggiorare le cose, Meg Ryan stava ansimando allegramente in sottofondo fingendo un orgasmo.

«Penso che farei meglio ad andare», disse lui, alzandosi. «Non sono sicuro di dover prendere parte a qualunque cosa stia succedendo qui».

«No», strillai, afferrandolo per le spalle e costringendolo a risedersi. «Devi restare. Stavo solo guardando qualche vecchia lettera d'amore, ecco tutto. Devo cominciare a pensare alla mia prossima vendetta, in realtà, quindi è fantastico che tu sia qui. Puoi aiutarmi a capire come fare per dare a Seokjin un assaggio della sua stessa medicina».

«No, Y/n», disse Yoongi, scuotendo la testa. «Sono venuto a dirti che non posso più prendere parte a questa cosa. È solo...».

«Ma io ho bisogno di te», urlai. I nostri sguardi si incrociarono per un attimo mentre mi sentivo il panico vorticarmi intorno al corpo. Yoongi mi dava sicurezza e senza di lui non credevo che avrei saputo essere la donna coraggiosa e sicura di sé in grado di farsi valere in modi tanto drammatici.

Fu Yoongi a distogliere lo sguardo per primo. Si fissò le scarpe mentre borbottava: «Non posso, Y/n. Mi spiace davvero, ma è ora che lasci fare a te».

«Ma perché?», piagnucolai. «Ieri siamo stati una squadra perfetta. Siamo stati fantastici. L'hai detto tu».

«Lo so», rispose lui. Si schiarì la voce prima di continuare: «Ma dopo quello che è successo ieri sera con Lisa e Suran, sento di dover fare un passo indietro».

Lo fissai, sorpresa dalle lacrime che minacciavano di farmi fare la figura della scema. "Santo cielo", pensai. Neanche ci stessimo lasciando o roba del genere.

«Mi dispiace davvero per Lisa», disse. «Non avrebbe dovuto comportarsi in quel modo. Aveva bevuto troppo e Suran la rendeva nervosa. Dispiace anche a lei, sai. Forse, se le chiedesse scusa, Suran ti permetterebbe di continuare ad aiutarmi».

«Questo non c'entra nulla con Suran», disse bruscamente Yoongi. «Non hai bisogno di me».

Lo fissai, alla disperata ricerca di qualcosa che lo convincesse a continuare ad aiutarmi. Insieme lavoravamo così bene. Yoongi sembrava davvero stressato, però, il che non era affatto da lui. Forse era meglio lasciar stare, per il momento.

«D'accordo», dissi infine. «Capisco. Ti fermi per una tazza di tè, però, no?», chiesi in tono speranzoso.

Lui fece un profondo sospiro ed io non riuscii a capire se fosse di sollievo o rassegnazione.

«Solo una», disse. «Poi devo proprio andare».

«Fantastico».

Feci un gran sorriso e mi tuffai in cucina prima che potesse cambiare idea.

Quando rientrai in soggiorno con due tazze di tè fumanti fui sorpresa di vedere Yoongi che frugava nello scatolone.

«Perché diavolo tieni tutta questa roba?», chiese, alzando una maglietta rosa chiaro con una grossa T, che con tutta evidenza era stata vittima di uno sfortunato incidente in lavatrice.

«Oh mio dio, non posso credere di averla ancora», dissi, posando il tè. «L'ho messa tantissimi anni fa per andare a vedere i TxT. Eravamo in tre e avevamo tutte una lettera sulla maglietta in modo da comporre il nome della band quando ci schieravamo in fila».

Yoongi mi fissò allibito. «Choi Soobin ci ha fatto ciao con la mano. Noi siamo impazzite. È stato fantastico».

Yoongi guardò di nuovo la maglietta, ancora confuso, prima di gettarla sul divano. «E questo?», chiese, alzando un grosso pezzo di cartone con sopra un grafico lineare tracciato con il pennarello.

«Quello è il grafico della popolarità».

«Il grafico della popolarità?»

«Sì. Una delle mie amiche si credeva fichissima finché non ha iniziato a uscire con un tizio che portava le scarpe della Gola, così noi altre abbiamo deciso che aveva perso il suo fattore cool e abbiamo tracciato un grafico per illustrarle quanto. Lei si è vendicata facendo lo stesso con noi. Questa sono io quando mi sono ubriacata e ho limonato con un tizio che portava una maglietta color pesca e jeans bianchi, e questa è...».

«E passavate il tempo a fare questa roba?», mi interruppe lui.

«Be', è il tipo di cose che fai a vent'anni, no?», risposi. «Continui a comportarti da studente ma hai il vantaggio di lavorare a tempo pieno e di avere uno stipendio. Smetti di essere uno studente solo quando poi fai un salto di carriera, il che implica che lavorare tutto il giorno con i postumi della sbornia non è più possibile».

«Immagino di sì», disse lui, rimettendo il grafico nello scatolone e prendendo un album fotografico con la copertina bianca.

«Wow», strillai, strappandoglielo dalle mani. «L'album di nozze. Sono secoli che non lo guardo», dissi, aprendolo alla prima pagina.

«Chi si era sposato?», chiese Yoongi, sbirciando da sopra la mia spalla.

«Oh, nessuno», risposi. «Era un matrimonio finto».

«Non puoi dire sul serio».

«Oh, sì», confermai. «Ci lamentavamo in tanti perché era un'eternità che non andavamo a un matrimonio. Penso che Yujin stesse cercando di convincere Seokjin a farmi la proposta, dato che ci frequentavamo da tantissimo. Comunque lui non abboccò all'amo, ma poi qualcuno disse, perché non organizziamo un matrimonio finto in modo da avere tutto il divertimento senza nessuno degli obblighi? E così l'abbiamo fatto».

«Avete inscenato un matrimonio?»

«Era solo una scusa per una festa, in realtà, ma ha continuato ad alimentarsi finché, quando alla fine l'abbiamo organizzato davvero, abbiamo inscenato persino gli addii al nubilato e celibato la sera prima. E poi il giorno in questione abbiamo allestito tutto nel nostro giardino. Guarda, vedi?», dissi, indicando la foto. «Jaehyung si era vestito da vicario. I ragazzi indossavano completi eleganti e prima della cerimonia sono andati al pub e hanno bevuto gratis perché il gestore ha creduto fosse un matrimonio vero. Jaebeom faceva il marito e pensava che avrebbe finto di sposare Jihyo, la ragazza di Jaehyung, ma noi avevamo convinto Mark a scendere da Edimburgo, dove viveva, per fargli impersonare la sposa. Portava un velo spesso, così nessuno ha saputo chi era fino alla fine della cerimonia. Poi guarda, avevamo anche una vera torta di nozze fatta da mia mamma».

«Eravate tutti da ricovero», disse Yoongi, scuotendo la testa. «A vent'anni io ero impegnato a comportarmi come se ne avessi quaranta. Io e Suran abbiamo finito il college e siamo passati dritti al mercato immobiliare. Non uscivamo molto, immagino, perché Suran era impegnata a studiare per i suoi esami di legge e non avevamo soldi perché stavamo pagando il mutuo».

«Ma alla fine ne è valsa la pena, no? Guardati adesso. Hai una casa incantevole, e stai per sposare una donna di grande successo. Mentre io sono una fallita che vive in un bugigattolo e incrementa le statistiche della popolazione single. Forse avrei dovuto pianificare un po' meglio il mio futuro a quel tempo, invece di girare con uno stupido vestito da damigella color pesca in un matrimonio fittizio».

«A quanto pare vi divertivate un mondo, però», disse lui in tono sommesso.

«È vero», dissi, tornando a guardare la foto degli invitati alle nozze. «Sono stati dei bei momenti. Ormai non vedo quasi più nessuno di loro. Avevamo un legame strettissimo, e poi di colpo siamo schizzati tutti in direzioni diverse. Chi trasferendosi per fare carriera, chi sposandosi e scomparendo nel buco nero che inghiotte le persone quando hanno dei figli».

«Quindi Seokjin quale sarebbe?», chiese Yoongi, scrutando la foto.

«Oh, compare solo più avanti», dissi, sfogliando l'album. «Al tempo era preso dalle politiche cittadine e quel pomeriggio era in giro a fare campagna elettorale o roba del genere. A essere sinceri, penso che trovasse tutto un po' stupido, così è rimasto via fino a sera. Eccolo», dissi infine, fermandomi su una pagina verso il fondo dell'album. «Non sembriamo la coppia perfetta?», chiesi con una risata amara.

Yoongi abbassò lo sguardo sulla foto per poi rialzare la testa di scatto a fissarmi. Tornò a guardare in basso, più da vicino, prima di voltarsi di nuovo verso di me.

«Non è chi penso che sia, vero?», chiese.

«Dipende, chi pensi che sia?»

«È Kim Seokjin?»

«Ehm, sì».

«Quel Kim Seokjin?»

«Presumo di sì», risposi, scrollando le spalle.

«Oh mio dio», disse lui, appoggiandosi incredulo al divano. «Kim Seokjin, il deputato dei Liberal Democratici per Seoul, è il tuo troll con i capelli gialli?», chiese, fissandomi.

«Esatto», risposi.

«Porca miseria», sussurrò Yoongi.

«Cosa dovrebbe significare?», chiesi. «Non dirmelo. Ti sconvolge che io abbia avuto la capacità intellettiva di uscire con qualcuno che in seguito è diventato un parlamentare. È così, vero?»

«No. È solo che non posso credere che tu non mi abbia mai detto che uscivi con Kim Seokjin», disse Yoongi.

«Perché avrei dovuto? Tu mi hai detto i nomi di tutte le tue ex ragazze?»

«Ehm, no, ma lei non era famosa o roba simile».

«Lei?»

«Sì, che c'è?»

«Hai avuto una sola ragazza prima di Suran?».

Yoongi arrossì intensamente e distolse lo sguardo. «Da ragazzo ero timido, d'accordo?».

Lo guardai qualche minuto e poi decisi che dovevo chiederglielo.

«Quindi sei andato a letto soltanto con due donne in tutta la tua vita?»

«No», disse lui sulla difensiva.

«Hai avuto qualche storiella di una notte, allora?»

«No», rispose lui oltraggiato.

«Quiiiindi?», incalzai, guardandolo con aria incuriosita.

«Quindi, sono andato a letto solo con Suran, d'accordo? Ero ancora alle superiori quando uscivo con l'altra ragazza, e poi ho incontrato Suran al college. Cosa dovrei fare? Scopare in giro solo per aumentare la mia media?»

«No, no», dissi. «Sei solo così insolito». Lo guardai fisso.

«Comunque adesso non si parla di me, ma di te e del fatto che mi hai nascosto che uscivi con un parlamentare».

«È perché in parte do la colpa alla politica, se ci siamo lasciati», spiegai, tornando a sfogliare l'album nuziale. Mi fermai e puntai il dito contro una ragazza dall'aria piuttosto insignificante con un vestitino di Laura Ashley a fiori che non le stava molto bene.

«Chou Tzuyu», dichiarai. «O Tzuiy per gli amici, quando ancora ne aveva. Suo nonno era nella Camera dei Lord, cosa che la rendeva molto attraente agli occhi di Seokjin. Era molto timida con i ragazzi e poi di colpo è sembrata sbocciare, praticamente da un giorno all'altro. Non sapevo che la causa di quel cambiamento fossero alcuni complimenti di Seokjin. Neanche il tempo di accorgermene, e aveva iniziato a passare ogni weekend a fare campagna elettorale con il mio ragazzo, mentre lui veniva invitato a prendere il tè con Lord Chou per discutere le politiche del partito. Alla fine, un giorno sono tornata a casa in anticipo e li ho trovati a scopare sul nostro letto in un mare di coccarde gialle».

«Bizzarro», disse Yoongi con una smorfia. «Che cosa è successo?»

«Seokjin sembrava sollevato di essere stato scoperto, a essere sinceri. Gli ho detto di fare i bagagli e andarsene. Tre ore dopo non c'era più traccia di lui, e non lo vedo da allora. Siamo stati insieme dieci anni», dissi, scuotendo la testa. «E nel giro di poche ore è stato come se quei dieci anni fossero stati cancellati. Ogni ricordo privo di valore. Il mio futuro in fumo».

«E Tzuyu?», chiese Yoongi.

«Oh, lei almeno si è scusata. È rimasta sulla soglia in lacrime a dirmi quanto le dispiaceva. Ha detto che lo amava e non aveva saputo trattenersi, e che sperava che un giorno sarei riuscita a perdonarla».

«Immagino che a volte tu debba seguire il cuore», disse Yoongi, fissando il pavimento.

«Stronzate», dissi, riemergendo dalla mia lieve malinconia. «Il cuore non c'entra nulla. Gli uomini tradiscono perché sono dei codardi».

«Non ti sembra di essere un po' dura?», chiese Yoongi.

«È la verità. La maggior parte degli uomini tradisce perché sono troppo patetici per essere onesti e dire alle compagne che è finita. Non sia mai che abbiano il coraggio di dire in faccia alle loro povere ragazze e mogli che non le amano». Yoongi mi guardò, sbalordito. Si alzò in fretta come per andarsene.

«Oh mio dio», strillai, afferrando il telecomando e il braccio del collega.

«Aspetta un attimo e guarda questo. È la mia parte preferita». Alzai il volume. Harry e Sally erano nella scena finale alla festa di Capodanno, con i palloncini e i festoni che cadevano intorno a loro.

«Senti cosa dice Harry a Sally», dissi, assestandogli una gomitata nelle costole. «È questo che vogliono le donne».

«"E sono felice che tu sia l'ultima persona con cui chiacchiero prima di addormentarmi la sera"», mormorai, mentre Harry confessava i suoi sentimenti. «"E non è perché mi sento solo, e non è perché è la notte di Capodanno. Sono venuto stasera perché quando ti accorgi che vuoi passare il resto della vita con qualcuno, vuoi che il resto della vita cominci il più presto possibile"».

Yoongi rimase immobile, fissando lo schermo finché non iniziarono a scorrere i titoli di coda.

«Altro tè?», chiesi, facendolo sobbalzare.

Lui sembrò sul punto di dire qualcosa, poi cambiò idea e guardò l'orologio.

«Sono un uomo morto», urlò, e si precipitò verso la porta senza neanche un saluto.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top