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β€’ π‘πˆπ‚π‡πˆπ„π’π“π€ 𝐃𝐀: ReTendou

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"Come diavolo ci sono finito qua dentro?" pensava Hiroto tra sΓ© e sΓ©.

Il suo peggior incubo di quel periodo si era appena avverato, ossia l'essere costretto a partecipare ad una cena di gala assieme a sua sorella Lina e suo padre. Lui detestava quella tipologia di eventi, e ancor di piΓΉ odiava le persone che vi tenevano parte.

Innanzitutto, non aveva nessuno con cui chiacchierare eccetto sua sorella maggiore, ma lei era spesso impegnata ad interagire con diversi uomini d'affari. L'attaccante li ha sempre reputati ipocriti, siccome per lui tentavano di fare bella figura con la donna poichΓ© volevano la sua mano.

Inoltre, diversi di loro, invece che ignorarlo semplicemente, lo prendevano di mira per il suo aspetto esteriore. Una volta, una signora si era avvicinata a lui, e dopo averlo esaminato attentamente, gli aveva detto: "Non credo ai miei occhi! Quello che hai sulla faccia Γ¨ un tatuaggio? Ai miei tempi, i ragazzini come te se tornavano a casa con uno scarabocchio del genere sul viso venivano presi a sberle a non finire!"

Oppure, alcuni mesi prima, un signore lo aveva rimproverato. Quella volta, tuttavia, non riguardava al tatuaggio, ma bensì ai suoi capelli. Egli gli aveva detto: "Ma non ti vergogni alla tua età di andare in giro con una ciocca di capelli colorata? Lo sai che si rovinano i capelli? Sti giovani d'oggi, sono tutti dei drogati delinquenti!"

Certo, a Hiroto non importa nulla dei commenti di qualche sconosciuto, ma non era comunque bello riceverli. Come se non bastasse, detestava essere obbligato ad indossare vestiti eleganti.

Si sentiva decisamente a disagio portando quegli ornamenti, poichΓ© quello non era il suo stile. Lui sarebbe vissuto solamente indossando magliette larghe, pantaloni altrettanto larghi, anelli, collane, collarini...non di certo con una cravatta che non lo faceva nemmeno respirare!

Quando era piΓΉ piccolo, un giorno era stato obbligato dal padre ad indossare un abito bianco, e per fortuna dopo quell'orribile serata non ha piΓΉ dovuto mettere vestiti chiari. Per lui, come colore per il vestiario, esiste solo il nero.

"Se mi vedesse Haizaki, mi prenderebbe per il culo per tutta la vita..." pensava il dio, in disparte da tutti.

Il nome del ragazzo aveva fatto risvegliare improvvisamente qualcosa nel cuore dell'attaccante. Gli mancava come l'aria. Avrebbe voluto averlo al suo fianco in un momento del genere, ma sapeva benissimo che non poteva avere tutto nella vita.

Forse non solamente in quell'istante lo avrebbe voluto accanto, forse anche per tutta la vita. Non avrebbe mai potuto immaginare che un giorno, un lontano giorno, avrebbe dovuto dirgli addio.

Haizaki, il suo caro amico Haizaki, si sarebbe sicuramente trovato una moglie, una casa, un lavoro e nel frattempo potrebbe anche aver fatto dei figli. Sarebbe sicuramente maturato, e sarebbe stato anche irraggiungibile per lui. Doveva farsene una ragione, ma non ci riusciva. Non riusciva ad immaginarselo accanto a qualcuno che non sia lui.

In quell'istante, Hiroto aveva avuto un'idea. Di nascosto, si era recato in uno dei tanti bagni della villa di suo padre e si era messo a messaggiare con il suo amico.

Non sapeva cosa scrivergli, ma sapeva solamente che aveva il bisogno di vederlo. Gli aveva scritto semplicemente "Ehi", e sperava di ricevere una risposta in minor tempo possibile.

Non ricevendo il visualizzato, il cuore di Hiroto ribolliva di rabbia e di paura, con l'ansia che lo stesse ignorando per chissΓ  quale ragione.

Preso da quell'insieme di emozioni, gli aveva scritto un messaggio che probabilmente non avrebbe mai pensato di scrivergli.

"Senti idiota, incontriamoci al nostro solito parchetto. Ti aspetto lì tra 15 minuti, vedi di esserci."

Al dio ci erano voluti piΓΉ di 10 secondi per realizzare cosa aveva appena scritto. Come sarebbe potuto esserci? C'era la cena di gala! Doveva trovare una soluzione, e doveva farlo in fretta.

Una volta uscito dal bagno, si era ritrovato sua sorella davanti a lui. Spaventato, era sobbalzato e aveva lasciato cadere il cellulare, sfortunatamente con lo schermo acceso.

Β«Hiroto, ti senti bene? Sei pallido come un cadavere!Β» gli aveva domandato Lina, preoccupata.
Immediatamente, la donna si era accorta del telefono che si trovava per terra, e senza neanche chiedere il consenso al fratello lo aveva preso e avevo letto la sua conversazione con Haizaki.

Β«Lina, ridammelo! Fatti gli affari tuoi!Β» le aveva urlato contro Hiroto, ma da quest'ultima non aveva ottenuto risposta. Stava leggendo attentamente il messaggio da lui mandato, e ogni tanto gli lanciava qualche occhiataccia.

Β«Beh? Me lo ridai?Β» aveva insistito l'attaccante. Β«Tu sei pazzo,Β» gli aveva detto la sorella Β«sono le 20:00! Dove pensi di andare a quest'ora? Se lo scopre nostro padre, sei morto!Β»

Egli non sapeva cosa dire, anzi, non voleva dire niente. Non ce n'era bisogno. Lina oramai lo conosceva molto bene, e sapeva che non gli importava niente di suo padre e di quella stupida serata.

Dopo aver tirato un sospiro, la donna gli aveva ridato il cellulare.
Β«Vedi di non tornare a casa alle 23:00, mi raccomando. Buona fortuna.Β»

Sapeva che non doveva perdere tempo a dirle quanto le fosse grato in quell'istante, così aveva corso verso la porta principale della villa, tentando di non dare nell'occhio.

Una volta uscito, si era affrettato a raggiungere il parco, che per sua fortuna non si trovava troppo distante da casa sua. Grazie alle sue abilitΓ  da calciatore per lui non era difficile correre velocemente, nonostante la scomoditΓ  di quegli abiti.

Una volta arrivato, Haizaki si trovava già lì, seduto su una panchina. Quando Hiroto si era avvicinato a lui, il grigio appena lo aveva notato non aveva potuto trattenere le risate.

Β«Non ci credo, Hiroto! Ma cosa ci fai vestito in quel modo? Sembri un pinguino, non dirmi che ti sei fatto bello per me!Β» aveva detto il demone tra una risata e l'altra.

L'ultimo suo commento aveva fatto arrossire vistosamente l'altro.
«Ma figurati! Ero solamente stato coinvolto in una di quelle stupide serate da ricconi. Sai, vestiti eleganti, galateo...quelle cazzate lì.»

Una volta essersi seduto anche lui sulla panchina, Haizaki continuava a fissarlo, sta volta non piΓΉ ridendo.
Β«Secondo me quel vestito ti sta anche bene, ti rende piΓΉ serio. Comunque, perchΓ© mi hai chiamato a quest'ora? Se non Γ¨ qualcosa di importante, ho chiuso con te! Non sai quanto ho dovuto discutere con mia madre perchΓ© mi facesse uscire di casa!Β»

L'interpellato non sapeva come giustificarsi. Bastava davvero semplicemente dire "Avevo il bisogno di vederti"? Egli non lo credeva affatto, ecco perchΓ© non riusciva a proferire parola in quell'istante.

Β«Dunque, cosa c'Γ¨? Non mettermi ansia, Hiroto!Β» lo aveva sgridato l'altro. Il dio non sapeva cosa nΓ© fare nΓ© cosa dire, ma aveva detto e fatto comunque qualcosa.

Come se il suo corpo non percepisse piΓΉ i segnali dati dal cervello, aveva afferrato il volto del grigio con entrambi le mani, e dopo averlo guardato dritto negli occhi glielo aveva detto. Finalmente glielo aveva detto.

Β«Non riesco ad immaginarmi una vita senza di te, non lasciarmi mai piΓΉ, Haizaki. Io ti amo!Β»
Prima che potesse dire qualunque cosa, Hiroto lo aveva baciato. Il demone si era staccato dopo qualche secondo, arrossendo.

Β«Hiroto, tu sei uscito di senno! Non sai cosa stai dicendo, non puoi tu...Β»
Haizaki non riusciva a crederci, ma il suo innamorato glielo avrebbe fatto capire. Egli lo aveva baciato nuovamente, stringendolo forte a sΓ©. Questa volta, anche l'altro aveva ricambiato.

In quell'istante, nessuno esisteva piΓΉ nel mondo. C'erano solo loro due: un dio e un demone fortemente innamorati.

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π™ΏπšŽπš› πš’πš• πš–πš˜πš–πšŽπš—πšπš˜ πšŽΜ€ 𝚝𝚞𝚝𝚝𝚘, πšŒπš’πšŠπšž! <3

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