• 𝐑𝐈𝐂𝐇𝐈𝐄𝐒𝐓𝐀 𝐃𝐀: akixhkoxcutesxbakaz

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Quando Eichi si era svegliato sul suo lettino d'ospedale il sole era oramai sorto da un pezzo, e la luce dei raggi che si riusciva ad intravedere dietro alle tende avevano fatto aprire dolcemente gli occhi del giovane, che aveva la mente ancora annebbiata nel mondo dei sogni.

Il biondo aveva alzato le palpebre lentamente e ci aveva impiegato qualche minuto a focalizzarsi sul mondo circostante. Sopra la sua testa vedeva la luce solare che illuminava la stanza azzurra e triste come quella di ogni ospedale, e pareva così luminosa che sarebbe stato in grado di svegliare chiunque, perfino chi possedeva un sonno assai pesante. Con lentezza Eichi si era alzato e si era messo seduto sul proprio letto, ancora in difficoltà a svegliarsi totalmente. Aveva la vista ancora annebbiata, ma piano piano la sua mente aveva ripreso ad elaborare di nuovo, come se in precedenza fosse solamente in pausa.

"Dannatissimo sole, se non fosse stato per te a quest'ora mi sarei rimesso a dormire ancora, sono proprio stanco" aveva pensato il giovane, sospirando. Nonostante le varie tende presenti nella stanza, i raggi solari continuavano ad inurbarsi imperterriti, come se fossero intenzionati a svegliare Eichi ancora più del dovuto.

Proprio nell'istante in cui egli aveva cercato di spostare la mano per afferrare il telefono con l'obbiettivo di guardare l'ora, ecco che un'infermiera aveva varcato la soglia, portando con sé un carrellino con un vassoio disposto sopra. «Ben svegliato, signorino Eichi! Oggi è un giorno speciale, ricordi?»

«Oh... buongiorno anche a lei» aveva risposto il biondo, strofinando gli occhi ancora leggermente assonnato. «Oggi è un giorno speciale? Eppure non ricordo ci fosse una festività oggi. Voglio dire, l'Epifania è già passata, l'abbiamo festeggiata l'altro giorno.»
La giovane donna, al suo stato di confusione, si era messa a sghignazzare, portando il carrello che teneva con sé affianco al ragazzo. «Ma che dici, sciocchino! Certo che te lo ricordi, oggi è il tuo compleanno!» aveva detto con tono allegro ella, battendo le mani entusiasta e lasciando l'altro senza parole. Eichi non si ricordava affatto che quel giorno fosse il suo compleanno, gli era completamente sfuggito dalla mente.

Ancora scioccato, il ragazzo riprese a parlare: «Ehm... che sbadato, me ne sono proprio dimenticato. La ringrazio davvero per gli auguri, non doveva, dico sul serio.» «Dai Eichi, ormai sai come funzionano i compleanni da noi» gli aveva ricordato. «Oggi hai un menù speciale tutto per te! Ovviamente non possiamo privarti delle vitamine di cui hai bisogno, però il menù che avevi richiesto l'anno scorso andava bene, quindi abbiamo deciso di tenerlo come buono!» L'infermiera, dopo essersi assicurata di aver messo in bella vista il vassoio davanti al suo paziente, aveva alzato le cloches che coprivano i piatti e lì Eichi aveva guardato, per l'ennesima volta, la sua colazione per il compleanno: lo chef oggi prevedeva una mezza manciata di riso al vapore, del salmone affumicato - non troppo, sennò lo stomaco del biondo non lo avrebbe retto, una tristissima zuppa di miso e un piattino con qualche verdura tagliata a cubetti, come quella che viene usata per creare gli omogeneizzati.

Non si poteva di certo considerare un pasto da re, ma il povero giovane poteva permettersi solo quello. La sua colazione non poteva mai essere abbondante, sennò l'avrebbe vomitata poco prima dell'ora di pranzo. Per placare i suoi conati di vomito i dottori gli avevano prescritto altri antibiotici da prendere - come se non ne prendesse già a quantità industriali - ma per lui non lo aiutavano affatto, anzi, peggioravano soltanto la situazione. Perciò, per evitare di stare male, era costretto a scegliere di mangiare poco a colazione e di integrare la maggior parte delle proteine e delle vitamine a pranzo, e così dopo lo avrebbe fatto.
L'infermiera era ancora ferma ad aspettare il giudizio di Eichi e continuava a guardarlo con sguardo supplichevole. «Allora?» aveva domandato titubante. «Ti piace?»

Il biondo aveva annuito, sorridendole dolcemente. «Sarà tutto sicuramente buonissimo come sempre. La ringrazio molto, dico davvero.» Il sorriso alla giovane donna, dopo il complimento da parte del ragazzo, era tornato ad illuminarle il viso e lei, dopo averlo salutato ancora una volta, era uscita dalla stanza completamente allegra e al settimo cielo. Eichi, sospirando, si era avvicinato il carrellino, aveva afferrato il suo vassoio e con molta calma aveva iniziato a mangiare, masticando così lentamente che a malapena sentiva il gusto del cibo.

Anche se duoleva ammetterlo, egli detestava la sua vita lì in ospedale. Anche se delle volte riusciva ad uscire e a tornare alle sue live e all'Ensemble Square, odiava però essere costretto a tornare nuovamente, tutto per colpa del suo fisico debole, così fragile che perfino un moscerino sarebbe stato in grado di annientarlo. Non si piaceva affatto, poiché in fondo al suo cuore provava rabbia verso se stesso per essere così com'era, un debole ragazzo che passava più tempo all'ospedale che a casa sua. Dentro di sé sognava ancora di poter essere come tutti gli altri, di poter essere normale come i suoi coetanei, ma il destino lo aveva punito, ed egli non poteva fare altro che accettare il fato crudele.

Una lacrima solitaria aveva iniziato a scendere lungo il suo viso pallido, e lui, con gli occhi chiusi, continuava a masticare boccone dopo boccone, con l'intento di scacciare via quei suoi tristi pensieri. Prima che potesse mangiare un'altra forchettata, tuttavia, una voce a lui famigliare aveva interrotto la sua orda di riflessioni. «Non avrei mai pensato di poterti vedere triste pure al giorno del tuo compleanno, Eichi.»

«Wataru?!» aveva esclamato il biondo, non aspettandosi affatto la sua presenza. Velocemente si era asciugato la lacrima e subito dopo si era messo dritto con la schiena. «Che ci fai qui a quest'ora? Pensavo venissi nel pomeriggio.» L'azzurro aveva ridacchiato a tale affermazione. «Dato che oggi è il tuo compleanno, ho pensato che fosse carino farti una sorpresa. Non preoccuparti, gli infermieri sono già stati informati del mio arrivo. Ti ho preso un pensierino.»

Il più grande si era avvicinato maggiormente all'altro tenendo una mano nascosta dietro la schiena, della quale Eichi si era accorto solo allora dell'esistenza. Non appena si era ritrovato al cospetto del biondo, il giovane si era inchinato proprio come un vassallo si inginocchiava al proprio sovrano e, abbassando leggermente il capo, gli aveva porto un mazzo di gigli avvolti intorno ad un tessuto azzurro, esattamente del medesimo colore delle incantevoli iridi del festeggiato. Quest'ultimo, sgranando gli occhi, aveva preso timidamente il regalo, talmente incredulo che non riusciva nemmeno a trovare le parole che potessero esprimere la contentezza che stava provando in quell'istante. «Volevo portarti questo bellissimo mazzo oggi pomeriggio» aveva detto Wataru, guardandolo con un sorriso stampato in volto «però ritenevo fosse più carino farti una sorpresa. Dimmi, ti piace? Ricordo che mi avevi detto che il giglio era il tuo fiore preferito.»

«Ti... Ti sei veramente ricordato di quello?» aveva detto con un filo di voce, totalmente sorpreso dal suo gesto amorevole. L'azzurro aveva annuito con felicità, sedendosi sul suo letto proprio affianco a lui, e il biondo, senza neanche pensarci, aveva poggiato la testa sulla sua spalla sinistra, stringendo a sé i fiori che gli aveva regalato. Un leggero rossore aveva tinto le guance di Wataru ed Eichi non era da meno, tuttavia, nonostante la vicinanza, i due erano felici di essere uno accanto all'altro a coccolarsi, e se avessero potuto sarebbero stati in quella posizione per sempre, fino alla fine dei loro giorni.

«Ma Eichi...» aveva interrotto il silenzio il più grande, che osservava la colazione dell'altro con tristezza «hai mangiato pochissimo! Di solito hai un grande appetito, non ti senti bene?» Il tono sinceramente preoccupato di Wataru aveva fatto sorridere il biondo, il quale, accarezzando i suoi lucenti e lisci capelli celesti, lo aveva rassicurato con un dolce sorriso. «Questa mattina non ero molto felice di poter festeggiare il mio compleanno, perché credevo che avrei passato questo giorno triste e solo soletto in questa stanza deprimente. Ma ora che tu sei qui con me ho cambiato idea, e penso che oggi sia un giorno speciale, il più speciale di tutti. Non preoccuparti per il cibo, dopo lo mangerò tutto. Te lo prometto, Wataru.» «Mio dolce Eichi» gli aveva sussurrato, baciandogli la mano la aveva poggiato in precedenza sopra al suo capo, «ti conviene non aspettare troppo, altrimenti si raffredderà tutto, e poi ti farà male la pancia.»

Entrambi si erano messi a ridere, ancora più felici di poter stare assieme in quella giornata speciale. Un'infermiera - la stessa che era entrata in precedenza - stava per varcare la soglia quando, non appena aveva visto la loro vicinanza, si era subito allontanata, non volendo disturbare i due giovani palesemente schiavi del cosiddetto sentimento che, come aveva detto Il Sommo Poeta, muove il Sole e le altre stelle: l'amore. I due, sentendo questa emozione crescere sempre di più dentro di loro, si erano stretti ancora una volta e, con i volti che si stavano oramai sfiorando, avevano deciso di compiere il gesto tanto atteso sia da Wataru che da Eichi, e i due, in un lasso di tempo che pareva infinito, si erano finalmente baciati, assaporando uno le labbra dell'altro con gioia.

E il Sole, ancora presente in quella stanza, pareva illuminarli ancora di più di prima, come se pure l'astro voleva assistere alla magnificenza di quel momento. E i due, senza mai staccarsi, avevano continuato a baciarsi ancora, ancora e ancora, lasciandosi andare al dolce e puro sentimento dell'amore.

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𝙿𝚎𝚛 𝚒𝚕 𝚖𝚘𝚖𝚎𝚗𝚝𝚘 𝚎̀ 𝚝𝚞𝚝𝚝𝚘, 𝚌𝚒𝚊𝚞! <3

★𝑺𝒆𝒓𝒚★