• 𝐑𝐈𝐂𝐇𝐈𝐄𝐒𝐓𝐀 𝐃𝐀: silviettabaka

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Per Kanata non c'era niente di meglio per trascorrere il suo pomeriggio se non passando un po' di tempo all'Aquarium, l'unico luogo, in tutta l'Ensemble Square, che lo faceva veramente sentire a suo agio come se fosse a casa sua.

Egli aveva perso il conto da quanti giorni aveva iniziato a lavorarci dentro - forse era passato un annetto o giù di lì - ma ancora si meravigliava ogni volta che varcava l'entrata. Sebbene fosse passato del tempo, non riusciva proprio a realizzare il fatto che trascorresse tutti i suoi pomeriggio lì dentro, al contatto con gli stessi animali marini che, ahimé, se avesse potuto li avrebbe fatti uscire dai loro acquari così da poterli portarli al mare, in modo tale che potessero riprendere a nuotare nel loro habtat naturale. Sfortunatamente per l'azzurro, tale gesto era proibito e mai avrebbe osato compierlo - dopotutto non voleva rischiare la sua carriera.

"Tutte queste dolci creature vivono qui dentro in queste vasche... " rifletteva ogni volta che li guardava nuotare. "Posso solo immaginare cosa staranno pensando: anche voi vorreste uscire da questa prigione, non è così?" E Kanata era l'unico che li comprendeva e parlava, e insieme facevano tanti discorsi sull'oceano e sulle sue meraviglie. Egli era al settimo cielo ogni vota che parlava con quei pesci, poiché non solo li considerava come le uniche creature con cui si sarebbe sentito libero di parlare senza vincoli, ma anche perché sentiva dentro di sé che loro potessero capirlo appieno. Dopotutto, anche loro erano costretti a vivere dentro ad un blocco di vetro, e come essi erano intrappolati in un mondo in cui non dovrebbero stare, anche il nostro Kanata, ogni singolo giorno, si sentiva in questo modo.

"Che darei per poter anche solo per un minuto rivedere il mio amato mare. Che farei per poter tuffarmi ancora tra le onde, sentendo l'acqua che mi accarezza dolcemente la pelle. Oh... ma voi mi capite, non è vero?" continuava a pensare tutte le volte in cui passava davanti ai vari acquari. "Per gli altri voi siete soltanto dei pesciolini, dei semplici animaletti... ma per me voi siete più di questo. Voi siete amici miei, ed io sono l'unico che assomiglio a voi. E come voi, anch'io soffro per lo stesso motivo..."

E per Kanata l'Aquarium, nonostante gli provocasse molta malinconia, lo definiva comunque il suo posto del cuore e lui non vedeva l'ora di svegliarsi l'indomani per poter andare a lavorare. Tuttavia, mai avrebbe previsto che la sua routine pomeridiana sarebbe cambiata dopo quel mercoledì di aprile.

Era una giornata piuttosto serena. Mentre il Sole risplendeva luminoso come non mai in cielo, l'azzurro, invece che godersi la bella giornata uscendo all'aria aperta, aveva comunque deciso di rimanere all'Aquarium a lucidare i vetri delle varie vasche, nel frattempo che faceva il suo solito colloquio con gli animali marini. Era conscio del fatto che nessuno quel giorno sarebbe venuto da lui, perché chi mai vorrebbe passare una giornata tra i pesci quanto poteva tranquillamente starsene all'aria aperta? Solo un pazzo avrebbe preferito l'Aquarium, quantomeno così pensava l'azzurro. Nel frattempo che chiacchierava, egli stava attento a non commettere errori nelle pulizie, perché mai avrebbe osato lasciare sporco un vetro. Non potendo liberare i vari pesci, quello gli sembrava il minimo che potesse fare per gratificarli, intanto che parlava del più e del meno con loro. Tuttavia, quando proprio era nel punto cruciale della conversazione, non aveva proprio fatto caso che qualcuno era giunto alle sue spalle.

«Ciao!» lo aveva salutato costui, facendolo sobbalzare e per poco anche strillare dallo spavento. «T-Tu... non arrivarmi mai più alle spalle in questo modo!» aveva esclamato il giovane con le gote leggermente rosse per l'imbarazzo. Madara, che mai si sarebbe aspettato tale reazione da parte sua, subito era scoppiato a ridere, lasciando l'altro a dir poco interdetto. «Scusa, scusa! Giuro, non avevo intenzione di spaventarti!» aveva detto il castano tra una risata e l'altra. «E non volevo neanche disturbare la tua chiacchierata con i pesci, spero di non aver rovinato il momento!»

«Sì, sì. Prendimi pure in giro, ci mancherebbe altro» aveva risposto con ironia il più basso, ancora arrabbiato con lui. Pareva pronto a rispondergli a tono ancora una volta, però, non appena stava sentendo la rabbia salire dentro di lui, subito aveva buttato fuori la sua tensione con un respiro profondo, e come se niente fosse aveva ripreso a pulire. Il più alto, con il suo solito sorriso stampato in volto, continuava a guardarlo lucidare i vetri, ed era rimasto a fissarlo ancora per qualche minuto. Dopo che aveva notato che l'azzurro non voleva dirgli nulla, ecco che il leader dei Double Face aveva ripreso a parlare.

«Vabbè, immagino che tu adesso sarai impegnato. Facciamo così: domani torno e chiacchieramo un po', okay? Fatti trovare, mi raccomando!» Kanata, non curante dell'altro, si era limitato ad annuire alzando gli occhi al cielo, e quando aveva sentito la porta dell'ingresso principale aprirsi, aveva potuto finalmente rilassarsi. Egli non aveva dato troppa importanza alle parole dell'altro perché non avrebbe mai pensato che avrebbe sul serio mantenuto la parola. Al contrario delle sue aspettative, però, Madara era tornato, e non solo l'indomani. Infatti, il castano era andato tutti i giorni a trovarlo e più di una volta aveva cercato di instaurare una conversazione con il suo amico d'infanzia. E quest'ultimo, anche se inizialmente non voleva averci niente a che fare, alla fine si era arreso e aveva ripreso a parlargli. I due si erano accorti di avere molto di cui parlare e si erano domandati più di una volta perché non avevano ripreso a stare insieme molto prima. Un tempo erano così legati, cos'era mai successo? Madara non poteva saperlo, ma l'altro era a conoscenza della verità.

Dopo che erano sfuggiti dalle loro famiglie, i giovani avevano inizialmente ripreso a vivere la loro vita normalmente e senza più possedere i timori di prima, ma Kanata, invece, era terribilmente preoccupato. Non da troppo tempo si era reso conto di provare dei sentimenti per l'amico ed essi erano più che lontani da un semplice affetto. Egli ne era innamorato profondamente, ma non avrebbe mai avuto il coraggio di riverargli del suo amore. Aveva troppa paura che anche la sua famiglia venisse a sapere di ciò, e allora cos'avrebbero fatto? Lo avrebbero allontanato da lui? Gli avrebbero fatto del male? Il membro dei Ryuseitai non poteva prevedere il futuro, ma una cosa era certa: mai si sarebbe permesso di mettere in pericolo la vita del suo amato e avrebbe fatto di tutto per lasciarsi alle spalle il passato. Anche se quella setta di cui era dio si era sciolta già da molto, dentro di sé possedeva ancora le cicatrici che la sua famiglia gli aveva causato, e chissà se mai le avrebbe rimosse.

Mentre pensava alla sua infanzia, in un pomeriggio come gli altri, il castano aveva notato subito uno strano mutamento della sua espressione, che era passata dall'essere dolce e sorridente a fredda e rattristita. «Ehi Kanata, va tutto bene? Hai una faccia!» gli aveva domandato con preoccupazione. «Oh... sì sì, sto bene» gli aveva risposto l'azzurro, sforzando per quanto gli era possibile un sorriso, «non preoccuparti.» «Mi prendi per stupido? Andiamo dai!» aveva esclamato il castano, «Ti conosco da molto, e so che non è da te fare quella faccia. Certo, spesso tieni il broncino e sei molto adorabile, ma oggi mi sembri davvero giù. Dai, dimmi cosa sta accadendo nella tua bella testolina.»

«Smettila di prendermi in giro! E piantala con 'sti diminutivi!» lo aveva rimproverato il più basso. «Solo... stavo pensando al passato.» «Avrei dovuto immaginarlo. E che cosa ti turba? Sai che me lo puoi dire.» Ma proprio a quel punto, l'azzurro non sapeva se parlare o meno. Era conscio del fatto che dire la verità era la cosa migliore per tutti, ma come avrebbe reagito? Aveva paura di perderlo proprio quando erano tornati ad essere migliori amici, chi mai lo avrebbe potuto biasimare? Tuttavia, sebbene fosse timoroso, sapeva che nascondere le sue preoccupazioni avrebbe soltanto peggiorato le cose, quindi si era deciso a confessarglielo.

«Sai... quando ci siamo allontanati dalle nostre famiglie ho fatto il più possibile per stare lontano anche da te. Penso che tu lo abbia già notato. Però... ci tengo che tu sappia che non mi sono allontanato perché volevo farti star male, anzi... la mia intenzione era quella proteggerti. Vedi, io mi ero conto da un po' di tempo di essermi innamorato di te e avevo paura che se ciò fosse saltato fuori i nostri avrebbero dato di matto. Tua sorella avrebbe di sicuro fatto fuori entrambi, per questo ho preferito non parlarti più, così che non dovessi essere più un peso per te. E adesso che siamo tornati insieme... sento ancora i fantasmi del passato tormentarmi. Di sicuro mi capirai, spero.»

Quando Kanata aveva finito di parlare, non aveva proprio il coraggio di guardare l'altro negli occhi. Madara, che mai si sarebbe aspettato di sentire una confessione di quel genere, continuava a guardarlo stupefatto, non sapendo neppure lui cosa dire. Diversi secondi erano passati quando aveva ripreso a parlare. «Wow... ecco, non pensavo mi confessassi una cosa del genere. L'impatto è stato abbastanza potente» aveva detto, grattandosi la nuca, «però hai comunque fatto bene a dirmelo.»

L'azzurro si era limitato ad annuire, e in seguito nessuno dei due aveva più proferito parola. I minuti stavano passando, ma né uno né l'altro osava fiatare, limitandosi solo a lanciarsi occhiate ogni tanto. Entrambi erano immersi nei propri pensieri e, in quell'attimo di silenzio, si stavano pensando reciprocamente. E proprio quando sembrava che la loro conversazione fosse finita, il castano, serio come non lo era mai stato prima, gli aveva fatto la fatidica domanda: «E quei sentimenti li provi ancora?»

Il membro dei Ryuseitai aveva lentamente alzato lo sguardo, e in men che non si dica i suoi occhi avevano incontrato quelli del più alto. I due si erano fissati intensamente per molto tempo, né uno né l'altro volevano rompere quell'intensità di sguardi. Poi essi improvvisamente erano scoppiati in una fragorosa risata, e a quel punto tutto era parso più chiaro ad entrambi.

«Dovresti già conoscere la risposta» aveva risposto il più basso, non smettendo di sorridere. E dopo questa sua frase i giovani si erano avvicinati l'un l'altro, scambiandosi un tenero bacio sulle labbra. Loro si abbracciavano e accarezzavano, e quei dolci gesti riuscivano a trasmettere il loro amore più di quanto avrebbero potuto fare le sole parole.

Gli animali dell'Aquarium sembravano anch'essi gioire per la loro felicità, e mentre Kanata e Madara si limitavano a stringersi, ecco che i pesci, che danzavano nelle loro vasche, parevano che fossero felici per l'amore che riuscivano a percepire, sentimento che è come una piccola onda che diventa, in men che non si dica, uno tsunami in grado di travolgere persino le terre più distanti.

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ℚ𝕦𝕖𝕤𝕥𝕒 𝕆𝕟𝕖 𝕊𝕙𝕠𝕥 𝕖̀ 𝕘𝕚𝕦𝕟𝕥𝕒 𝕒𝕝𝕝𝕒 𝕤𝕦𝕒 𝕗𝕚𝕟𝕖! 𝕊𝕡𝕖𝕣𝕠 𝕥𝕚 𝕤𝕚𝕒 𝕡𝕚𝕒𝕔𝕚𝕦𝕥𝕒 silviettabaka! :𝔻

𝙿𝚎𝚛 𝚒𝚕 𝚖𝚘𝚖𝚎𝚗𝚝𝚘 𝚎̀ 𝚝𝚞𝚝𝚝𝚘, 𝚌𝚒𝚊𝚞! <3

★𝑺𝒆𝒓𝒚★