Una romantica e triste Venezia del 1600, stava a osservare il lento consumarsi di un poeta che aveva perso il fulcro della sua ispirazione. La gente lo vedeva andare avanti e indietro per la piazza; neanche i colombi lo sopportavano più.

Quando lui si sedeva sulla panchina, prendeva in mano il suo taccuino e iniziava a scrivere qualcosa che risultava sempre troppo mediocre o poco provocatorio. Il poeta era convinto che non sarebbe mai più riuscito a scrivere nulla, perché la sua musa l'aveva abbandonato per sempre, lasciandolo da solo nel suo dolore e nella sua arte.

Lei voleva qualcosa di più. Un matrimonio, dei figli... una famiglia. Mentre lui non faceva altro che procrastinare quel momento.

Lui era un artista, uno spirito libero. Sposarsi non era una priorità e lei l'aveva capito.

Ora il poeta sta lì, solo, nell'attesa che arrivi una nuova musa, a risvegliare lo spirto, che ora giace catatonico, nell'animo dell'artista.

Questa drabble partecipa alla manche N 31 con la parola "PROCRASTINARE" e la traccia N 14 "Il Poeta"