Hort Town, 1890

Non appena giunsi ai piedi del castello che avevo tanto sognato nelle notti insonni, un’ondata di appagamento mi travolse. Non mi curai del freddo di gennaio, né del vento che sferzava il mio viso; sentivo soltanto un nodo alla gola e il pizzicare delle lacrime.

Il castello si ergeva lì, imponente, circondato da monti spogli e colline dal verde così cupo da sembrare un sudario funebre steso sulle ceneri 000 cielo bianco, punteggiato di nubi scure, prometteva tempesta. La signora Ekintosh l’aveva detto: quella sera sarebbe caduta neve. Tanto meglio, pensai. Sarebbe stata la scusa perfetta per restare a indagare su di lui.

Io e lui, soli: io a scrutare la sua anima, lui a narrarla silenziosamente nei suoi scritti. In vita, avevo letto che era sempre stato così: sempre sulle sue, propenso a lasciare tracce di sè nelle parole d'inchiostro e a degnarsi di parlare solo quando era necessario. Nessuno lo sapeva, ma aveva scritto diari  mai portato a termine; lettere che avevano rivelato l'essenza profonda dei loro  destinatari  e poesie in cui litigava con la Natura, incarnazione della famiglia d'origine. Tra tutte quelle scartoffie, furono le lettere a colpirmi più di tutto: erano le uniche capaci  di tracciare un ritratto sincero dell'uomo per cui avrei speso ore, giorni e mesi della mia vita. Molti, al giorno d'oggi, affermano di comprenderlo, ma mentono. I maghi della nuova generazione organizzano rivolte in suo onore, reclamando l'immortalità del popolo, ma ignorano perchè lui avesse cercato quell'inafferabile dono. Alcuni dicono che sia morto ,bruciato dai suoi stessi poteri; altri sussurrano che sia stato l'Arcimagoa porre fine alla sua vita. Altri ancora credono che sia  fuggito e che abbia diffuso  la voce della propria morte per essere  lasciato in pace.

Un tempo, tutti credevano nel suo  decesso e lo giudicavano egoista e arrogante. Ora, la sua persona è avvolta nel mistero: ha fatto quel che ha fatto per mera cattiveria o per l'umana fragilità che lo ha portato al confine tra bene e male?

In questo mondo dove i draghi sono ormai un ricordo lontano e l'industria intona il suo canto vittorioso, dove ognuno pensa a sè stesso e non al mondo, e dove nessuno trova uno scopo che dia senso alla vita, so che la mia testimonianza su  Aracne di Abdoror sarà cruciale. Potrà guidare i lettori smarriti, alleviare i loro tormenti e insegnare loro a non sentirsi in colpa per i demoni che li lacerano -quegli stessi tormenti che, spesso, avvelenano le anime di chi li circonda.

Ora il vento  mi stava chiamando. Era una forza invisibile, elegante, ma insistente, come un dito che sfiora la tua spalla per attirare l'attenzione.Che fosse un segno della presenza dell'uomo di cui mi accingo a scrivere? O una prova della mia follia? Forse è arrivato il momento.Dovrei entrare nella sua dimora, altro che stare a casa, stasera.

Preferisco stare lì