𝔓𝔯𝔬𝔰𝔢𝔠𝔲𝔱𝔦𝔬 𝔡𝔦𝔞𝔯𝔦𝔦🍁
11 ottobre, 980 a.C.
Le onde salgono, si abbassano, mi trascinano con sè nell'abisso più profondo, dove la luce ha smesso di urlare per sempre e il sole e la luna si sono stancati di riflettersi in essa...o forse hanno perso la speranza di poterlo fare ancora, come se fosse un giorno come tutti gli altri; una luna come tutte le altre. Non vedo più il cielo cosparso di stelle, le ali dei gufi che sembrano ritagli marroni sulla cupola indaco e la luna: gli incubi sono talmente egoisti da non permettermi di godere dell'ultima vista di un suo raggio! Più provo a toccare la superficie dell'acqua melmosa, più i flutti mi trattengono, provano con qualsiasi espediente di farmi essere parte del loro mondo ambiguo. Sento sussurri; il pianto di giovani schiavi e un castello, dietro il quale nasce l'alba. E poi, il buio.
Stamane mi sono svegliato dopo aver fatto questo sogno che, ormai, da molte notti, non fa altro che angustiarmi e non chiudere occhio tutta notte, o -in rarissimi casi- rigirarmi sul materasso di piume del mio letto a baldacchino finchè non mi addormento spossato dalla nottataccia . Fino ad ora, non ho mai avuto visioni di questo genere e non so darmi spiegazioni su una così inquietante anomalia. Potrei chiedere aiuto a mio padre, ma non ho voglia; mia madre, nella sua limitatezza d'intelletto, strillerebbe e con la sua voce da topo, mi impedirebbe di riferirle l'ennesima "sciocchezza" che mi sono inventato per far perdere tempo alla famiglia e mi lascerebbe da solo nell'aporia più totale. Oskar- seppur comprensivo e disposto ad ascoltarmi- mi proporrebbe di metterci una pietra sopra e di occuparmi di altro insieme a lui. Diario mio, sono in totale subbuglio! La porta si sta aprendo, ti devo aggiornare più tardi, purtroppo.
*
Tardo pomeriggio dell'11 ottobre
Gerda, la mia domestica personale, è stata tanto gentile nel procurarmi i fiori di sambuco che mi servono per i miei farmaci. Sai, oggi dovevo prepararne un po' per studiare assieme A Tacitus, il precettore che sta seguendo il mio percorso d'apprendimento da che ho memoria, forse da quando avevo sei anni! È piuttosto acculturato e, a quanto sostiene, ha viaggiato per tutta Earthsea, conoscendo ogni luogo che la fantasia possa ricreare con i suoi strumenti. È sulla cinquantina ma sembra più vecchio per la barba candida come la neve, gli occhi cerulei che scrutano il mondo attorno a lui con acutezza e la tunica azzurra risalente alle epoche primitive. Solo a lui è importata veramente della mia persona, credimi; capisce le mie ansie e prova di placarle come può, ancorché io mi ostini ad ancorarmici e a non farle andare via. Oltre ad insegnarmi le discipline magiche e ad elogiarmi, mi istruisce su ciò che compone la realtà sensibile e il mondo interiore dove mi chiudo benvolentieri. Oggi, non vedo l'ora di incontrarlo e chiedergli di interpretare il sogno fonte della pazzia sempre più incombente.
La mattina -dopo che Gerda mi ha portato la colazione a letto, mi ha lasciato sulla scrivania le piante sovraccitate e scambiato con me qualche parola- sono uscito un po' da casa dopo aver ovviamente salutato mio padre (sempre affaccendato con le sue carte) e mia madre, intenta come sempre a tessere o a starnazzare contro una sua ancella. Mi sono portato dietro una mela, che avrei addentato qualora mi fosse venuto appetito.
Ho percorso un po' le strade del paese sottostante il nostro palazzo, quel giorno piuttosto rumoroso e affollato per via dei venditori che hanno sistemato i loro banchi lungo le stradine in ciottoli. Attorno a me, vociare di comari riunitesi nei loro gruppetti per spettegolare su questo o quel matrimonio; l'odore di spezie, sparso nell'aria, si mescola a quello di gigli ramati esposti dalla giunonica fioraia all'incrocio, il cui urlo forma una specie di dissonanza con l'ondeggiare scomposto delle sue numerose collane. Più in là, tra due case dalle pareti di pietra color ruggine, ho scorto il venditore di tessuti preferito della mia genitrice: quell'uomo alto, glabro, dalla voce di uccelli e le mani piccole come quelle di un passero, espone tessuti d'oriente, di seta colorata punteggiata da pietrine dorate e pieni di arabeschi ricamati. Le prende, le mulina sotto il naso delle signore che quel giorno sono venute a comprare qualcosa da lui, le seduce con lo sguardo provocante; i baffi color dell'inchiostro e le battutine piccanti.
Non lo soffro, è così squallido! Non penso che sia giusto che un uomo corretto si comporti così con le donne. Oskar, quando ascolta rimostranze di questa tipologia, ride e mi dice, dandomi una pacca sulla spalla:- sono cose da maschi! È normale!-. Ad ascoltarlo, faccio buon viso a cattivo gioco e proseguo la mia giornata, facendo finta che non sia successo nulla. Anche oggi, Utar -il venditore di tessuti- mi ha salutato con un inchino e ho ricambiato col capo, per poi scappare via.
Le persone con cui a volte mi sono scontrato mi hanno chiesto scusa non so quante volte, ma non me ne sono curato. Ero concentrato sul mio sogno e mi stavo scervellando sul risolverne il complicato enigma! Per tutto questo pensare, mi sono dimenticato della mela e sono inciampato su un sasso.
12 ottobre, 890 a.C.
Eureka! O forse no....
Ieri sono stato da Tacitus sia per la lezione sia per chiedergli qualcosa sul mio problema notturno. Un po' mi sento in colpa perchè sono stato troppo confidenziale col mio precettore; non so se lo racconterà a mio padre. In caso, mi aspetto una pioggia fitta di predicozzi sulla necessità di non abbassare le difese con gli schiavi e di trattarli per quello che sono, degli oggetti (neanche se sono di valore come Tacitus). Ah, mi sono portato dietro anche il libro sulla vita eterna che ho scovato il giorno prima. È sempre nel suo nascondiglio e provo un sotteso timore a sfogliarlo; però, allo stesso tempo, sento che potrebbe aiutarmi a capire cosa mi sta accadendo.
Mentre il filtro stava finendo di bollire sul pentolino di rame, il vegliardo, vedendomi pensieroso, mi ha domandato, serio:- Eccellenza Aracne, qualcosa la preoccupa? Lo sto notando dal suo volto più pallido del solito.-
In quel momento, ero intento a fissare il liquido trasparente che si stava decomponendo in più fluidi all'interno della pentola e non lo stavo ascoltando. Non appena l'ho sentito, mi sono girato. Un grande silenzio è calato sulla piccola stanza dell'insegnante, pieno di astrolabi e a sestanti che toccavano il soffitto, di pergamene infilate casualmente negli infissi degli scaffali e mappe del regno appese alle pareti.
Capendo che non potevo più tacere, mi sono fatto coraggio e gli ho chiesto:- Signore, se le dico un segreto, non lo rivelerà alla mia famiglia?-
Lui, assottigliando le labbra e riducendo gli occhi a fessura, ha annuito:- Ovviamente, eccellenza. Non uscirà dalle mie labbra nessuna sconvenienza-
Allora, rassicurato, gli ho raccontato:- Da molte notti, sogno delle onde del mare più scure del normale che cercano di annegarmi. Più provo a salvarmi, più mi affondano....- mi sono stretto le mani, fino a farmi male. -E poi, sento delle urla di schiavi e vedo un castello disabitato. Dietro sorge l'alba e poi tutto scompare...niente di chiaro. Signore, lei sa cosa vuol dire questa visione? E, senta, potrei farle un'altra domanda?-
Lui ha acconsentito, per niente scomposto. -Ha mai avuto la sensazione che la morte fosse spaventosa?-
Dopo avermi sentito, si è alzato dalla sedia in quercia che ha emesso uno scricchiolio e si è diretto verso la borsa in cui tenevo il volume criminale. Ho trattenuto il fiato per cinque secondi mentre lo tirava fuori. Ci ha dato un'occhiata veloce e, con intensità, mi ha guardato. -Il suo, eccellenza, è un sogno premonitore di eventi straordinari. Per lei si prospetterà un futuro pieno di disgrazie, ma anche di vittorie. Se lo ricordi...con la sua conoscenza potrebbe conquistare il mondo, anche con i suoi poteri ancora non sbloccati. La morte è spaventosa, Aracne, ma non credo che un ragazzo come lei debba pensare a quale aspetto abbia. Ha una vita e non deve sprecarla; ma non qui.-
-In che senso ho un futuro pieno di disgrazie ma anche di vittorie? Si spieghi meglio, signore-
Lo ammetto, avevo una gran voglia di piangere, nonostante io mi trattenessi con le forze che mi rimanevano.
-Ah, Aracne potrebbe essere uno stregone molto vendicativo e sanguinario, se percorre una strada sbagliata. Ma questo dipende da lei-
Non ho ascoltato un minuto di più: tremando, mi sono alzato di scatto dalla sedia e sono fuggito in camera. Gerda si è precipitata per consolarmi. Sconvolto, le ho tenuto la mano e ho appoggiato la testa sui suoi capelli biondi. Non le ho detto niente sapendo che non sarebbe stata in grado di capire;
Sono rimasto chiuso in camera per tutto il resto del giorno, per pensare. E intanto le immagini delle onde tornavano a spaventarmi...
Mi sta venendo il maldicapo, diario.
A domani!
Aracne di Abdoror
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top