°•Capitolo 5•°
Il silenzio tra noi non è imbarazzante, solo silenzio riflessivo.
Perché?
Perché vorrei tornare indietro, vorrei correre via, non aver accettato nessun compromesso, e sono così pensierosa che il silenzio creato tra noi trasporta vuoto e dubbi.
A volte le nostre spalle si scontrano, ma sono così in allerta che mi allontano almeno di un metro da lui.
Ho paura di come posso reagire al tocco di un altro umano sulla mia pelle dopo tanti anni.
"Perché ti fidi delle mie parole?" Domanda ad un tratto; rompe il ghiaccio.
"Insomma...perché credi che ti stia portando davvero in una Gilda, nella mia Gilda" dice un po' titubante, incrocio il suo sguardo per un breve tempo e immediatamente si schiarisce la voce.
"Non lo faresti" dico impassibile.
"E se non fosse così?" Domanda con un cenno di curiosità.
"Ti avrei ucciso e dato in pasto ai maiali" lo guardo con espressione gelida.
"Sei crudele come un imperatore greco" ridacchia nervoso.
"Imperatrice semmai" lo correggo.
"Comunque ti credo sulla parola" sorride. "Credo che tu sia capace di fare ciò che hai detto" aggiunge ed inspira con avidità l'aria tiepida.
"Non devi crederci, devi saperlo" dico ovvia.
"Hai ragione!" Si sgranchisce gli arti superiori, le braccia scendono e la sua mano si scontra con la mia.
Ritraggo la mano come se avesse incontrato il fuoco.
La porto al petto serrata a pugno.
La sua pelle era così calda e la sensazione di sfregamento ha fatto partire in me i brividi e una scossa elettrica che mi ha fatto drizzare i capelli.
Ora mi sento più vulnerabile di prima; aver toccato un mio simile mi ha spaventato.
Alzo il cappuccio e mi nascondo sotto il tessuto scuro.
"Manca molto?" Domando e mantengo lo sguardo basso.
Mi afferra per le spalle e saltiamo dietro ad un cespuglio.
Non era la risposta che cercavo.
Faccio scivolare lungo il capo il cappuccio e lo guardo con ira.
"Forse non hai presente cos'è lo spazio vitale?! O-"
"Vedi quella carrozza? Se siamo fortunati ci attacchiamo dietro!" Mi accigliò per vedere la carrozza.
"Chi ti dice che ci porta nella direzione in cui stiamo andando noi?" Domando e strabuzzo gli occhi per la sua pazza idea.
"Questa strada porta solo per due città, tanto vale tentare!" Mi prende il polso con fare speranzoso. "Al mio tre corri più che puoi e stringiti forte alla sbarra sul retro" aggiunge carico.
Tolgo il polso dalla sua stretta, deve smetterla assolutamente di toccarmi.
"Se sei così bravo come dici mostrami le tue abilità" dico con un ghigno.
"Mi stai sfidando? Non puoi competere con me!" Ghigna con arroganza. "Rimarrai indietro" si sistema i guanti in pelle. "Sta a guardare"
La carrozza sfreccia davanti a noi a gran velocità, il giovane uomo salta fuori dal cespuglio e corre quasi più del vento, fa un balzo e riesce ad attaccarsi alla sbarra con una mano, ma per un pelo.
Lo vedo allontanarsi con un ghigno.
"Non puoi correre più del vento se sono io io vento" dico e salto fuori dal cespuglio iniziando a correre a gran velocità.
Ma non sono abbastanza veloce, mi fermo di scatto e stendo il braccio destro davanti a me.
Lo giro al contrario mentre l'altra mano mantiene il polso.
"Funem Hedera!" Con gran forza il mio palmo si buca sputando fuori un corda d'edera.
La fune di edera è particolare per la sua abilità: non si ferma finché non trova un appiglio.
E come speravo si lega alla sbarra dorata del retro carrozza.
Il mio corpo si avvicina alla carrozza a velocità a me sconosciuta.
Mi lego con forza alla sbarra di ferro e lo guardo seria.
"Mai sfidare l'avversario che ha proposto esso stesso la sfida" lo guardo con un ghigno.
"Non c'è dubbio che sei un ottima maga" i suoi capelli si muovono tutti verso sinistra per via del vento.
"Ciò che faccio non è per la magia o per me stessa. Io proteggo ciò che ho di più prezioso e raro" mi avvicino di più alla parete scura della carrozza.
"Ed ecco la conferma ai tuoi dubbi, in una Gilda i maghi sono protettivi verso i loro compagni di squadra e soprattutto, sulle persone che amano. Loro proteggono chi ne ha bisogno e...sono bastardi con le persone che minacciano di portar via o distruggere ciò che hanno di più caro" spiega con un sorriso fiero.
"Tu a cosa tieni di più? Cosa proteggi?" Domando curiosa e stupita ancora dalle sue parole.
"Tengo a i miei compagni, alle persone che amo, proteggo chi ne ha bisogno, chi è in difficoltà, e i miei poteri" risponde e tira su col naso.
I suoi capelli si riflettono alla luce del sole e cambiano colore, si tingono di color carota e miele.
"Hakares" sbatto le palpebre per risvegliare il mio sguardo.
Si era perso tra i raggi del sole.
Non ho mai visto direttamente i raggi del sole; ero abituata a vederli filtrati dalle sequoie.
Ricordo ancora che il suo colore cambiava, passava attraverso le foglie ed era lievemente verdognola.
Ma così è a dir poco incantevole.
"È il tuo nome?" Schiudo le labbra e lo guardo stranita. "Ma sentito nome più strano" aggiungo ripensandoci.
"Sempre così onesta" fa un'espressione corrucciata e un leggero broncio sulle labbra.
"Non ti conosco, immagino che sia normale essere diffidente" aggrotto le sopracciglia. "E poi mi hai inseguita" sbuffo buttando fuori l'aria dal naso.
"Di me puoi fidarmi" chiude gli occhi e il suo sorriso bianco mi si scaglia sugli occhi come un pugno.
I suoi canini sono affilati come quelli di una tigre.
"Lacrima" sorrido appena, ma in modo cordiale.
Apre gli occhi e mi guarda stranito.
"Non sono l'unico però che ha un nome strano" inarca un sopracciglio.
"Il mio nome ha un significato importante" lo guardo con espressione gelida.
"Ogni nome ha un significato importante-"
"Sta a te scegliere se scoprirlo o meno-"
"O rimanere all'oscuro-"
"Di tutto"
Mi sento incredibilmente strana. Non ho mai provato tanta gioia invita mia nell'ascoltare qualcuno.
Ma questo non significa che posso lasciarmi andare, anche se la tentazione è così grande che vorrei vedere all'istante.
Quasi non mi riconosco, ma sono davvero io questa?
"Oooi" la carrozza si ferma per la strada sferrata.
"Perché ci siamo fermati?" Mi giro per guardarlo.
"Probabilmente siamo arrivati al bivio" risponde sicuro.
Faccio capolino con il capo per guardare la strada che fino ad'ora non riuscivo a guardare.
In effetti ha ragione; siamo davanti al bivio, ma non riesco a vedere cosa c'è scritto sulle indicazioni.
Distrattamente colgo lo sguardo del passeggero all'interno della carrozza.
"Lacrima"
Credo un uomo, vestito di nero: il collo del cappotto e la visiera della bombetta coprono gran parte del suo viso; riesco a vedere solo i suoi occhi i neri che incrociano il mio sguardo.
Come una molla balzo indietro e mi nascondo dietro la carrozza.
"Non distrarti Lacrima!" Mi richiama sottovoce Hakares. "Dobbiamo andarcene ora...al mio segnale salta verso i cespugli" dice con fermezza.
Aspettiamo che la carrozza riparte e, una volta acquisita velocità, saltiamo entrambi dalla carrozza con qualche graffio, ma nulla di grave.
Ci infiltriamo nella zona verdeggiante e non indugiamo a fermarci, anzi andiamo così veloci che superiamo persino la carrozza.
Distrattamente mi volto per guardare ancora quell'uomo, mi sta guardando, ma non fa nulla.
Il suo sguardo mette terrore.
"Chi è quell'uomo?" Non pensavo di trovare al mio fianco, in preda alla corsa, Cheka.
"Cheka! Dov'eri finito?" Si acciglia l'uomo dalla capigliatura rossastra.
"Non lo so, ma ha uno sguardo così freddo da far gelare il sangue" dico turbata. Riesco a malapena a deglutire da tanta inquietudine.
"Non sapevo ti piacessero i fiori!" Dice incredulo.
"Cosa?" Dico con il fiato spezzato dalla corsa.
"Le tue scarpe: sono piene di fiori" aggiunge guardandole.
Non sapevo che Cheka nelle sue sembianze umane fosse in grado di correre lo stesso come un animale.
Guardo di striscio le scarpe: le piante stanno mangiando le mie scarpe di pelle.
"Scusa, non riesco ancora a contenere questo mio potere" dico quasi in imbarazzo.
A volte vorrei poter saper volare, ogni minimo passo che faccio, dietro di me lascio una scia di piante e fiori.
È una situazione così complicata.
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