°•Capitolo 12•°

Hakares's P.O.V.

Tutti i maghi della Gilda, nessun escluso è ferito. Chi più chi meno, ma tutti siamo esausti.

Lacrima l'ho vista correre verso la grande foresta e non ha più fatto ritorno.

Questa ragazza nutre di poteri straordinari, così comuni, ma che su di lei sono una leggenda.

Per la prima volta ho sconfitto uno spirito defunto e per di più in coppia con qualcuno.

Ho sempre lavorato per conto mio anche se è contro il regolamento del vecchio ministero DèsVèn.

5° regolamento dello statuto dei maghi: i membri delle gilde devono essere suddivise in coppie o in gruppi di massimo 7 maghi.

Che stronzata! Si lavora benissimo anche da soli.

"A cosa farfugli, Hak?" Mi domanda Cheka. Un suo sopracciglio è inarcato verso l'alto, il suo volto è piegato verso il lato destro come a cercare di decifrare la mia espressione facciale e i suoi ambrati si sono assottigliati in due piccole fessure.

Mi acciglio e lo guardo male. " A nulla" sbuffo sonoramente.

"Hai ragione! Stavo quasi per dimenticare che tu non pensi" sogghigna e trattiene una risata.

A volte è così detestabile...

A volte...

"Senti un po', solo perché ho accettato a che tu venissi con me per trovare Lacrima, non sogni che tu debba rompermi i coglioni durante il tragitto" dico irritato. In questo momento vorrei un po' di silenzio.

Vorrei lasciare liberi i pensieri affinché rimbombino per le larghe vallate.

"Qualcuno qui è nel suo periodo del mese. È arrivato il ciclo?" Muove su e giù le sopracciglia in modo suggestivo.

"MA CHE CAZZO HAI IN TESTA?" Urlo dalla rabbia. "Sai bene che nessun mago di questa terra può avere il ciclo" alzo la testa al cielo e chiudo gli occhi. Quest'aria del pomeriggio è molto piacevole; circola nel vento l'ultima spruzzata di polline della giornata.

Un odore così dolce e tra questi c'è anche quello di Lacrima: dolce con quella nota forte che ti fa aprire gli occhi su un modo diverso di guardare ciò che ci circonda, più simile al suo.

Ti risveglia da un sonno assopito durato secoli.

Il rumore dei nostri passi sono attutiti dall'erba incolta della brughiera.

"Hak stavo pensando ad una cosa" la voce di Cheka rompe il silenzio.

"Non credi sia arrivato il momento di mettersi in coppia con qualcuno? Intendo dire...fare squadra!" Si gratta la nuca nervoso.

Mi fermo per guardarlo attonito. "Stai scherzando?" Sgrano gli occhi. Io e lui/lei siamo stati molto simili certe volte.

Ad esempio non volevamo fare squadra con nessuno e ora?

Ha cambiato idea.

Non accetterò mai questo cambiamento!

"E sentiamo con chi vorresti fare squadra?" Domando in modo ironico. La maglietta strappata inizia a dare un po' fastidio e decido di sfilarla e bruciarla con il mio calore.

"Lacrima! Formereste un ottima squadra!" Dice entusiasta dell'idea.

"Una ragazza? Tu sei fuori!" Riprendo a camminare con disinvoltura.

"Maschilista! Per metà sono una donna anch'io!" Mi raggiunge e cerca di congelarmi con lo sguardo.

"Non sono un maschilista, ma chi vorrebbe mai sentire una ragazza parlare di vestiti, unghie, e giornali?"

"Riviste di moda" mi riprende Cheka.

"E comunque lei non l'ha mai fatto, perché altr-"

"Cheka lei non si fida ancora di noi!" Lo afferro per le braccia e lo guardo negli occhi.

"Non si può obbligare una persona a fidarsi di chi conosce appena. Dimmi...come ti sentiresti a vivere una situazione come la sua? Non credo che avresti fatto diversamente da lei" Voglio farlo ragionare, quella ragazza mi ricorda me quando ero solo un bambino; perso in questa grande isola.

Cheka distoglie lo sguardo dal mio. Sono riuscito a farlo ricredere, finalmente.

Cheka è sempre stato un po' troppo invadente e amichevole con tutti, fin da quando è nato.

"Ma so che presto o tardi riuscirò per fino ad abbracciarla" sorride amareggiato.

È bello vedere quanto una persona può arrivare a tenerci di un'altra fin da subito.

"Perché ti fidi ciecamente di lei?" Domando curioso. Non glielo mai chiesto.

"Perché nei suoi occhi ho visto tante sfaccettature di colori intensi mischiarsi a colori tenui. Ho visto in lei il tuono della primavera che risveglierà qualsiasi anima" mi sorride e crede ciecamente alle sue parole.

Io rimango pietrificato dal suo pensiero, ora sento solo un gran vuoto nella testa. Non che pensare se non alle sue parole.

"Come sei riuscito a pensare questo?" Domando sbattendo ripetutamente le palpebre per riprendermi dallo stato di trans.

"Mi basta guardarla e vedo il cambiamento di questo mondo" si allontana da me e riprende a camminare.

"Sbrigati, idiota! Si sta facendo buio!" Alza un braccio per richiamarmi.

Lo raggiungo pensando ancora alle sue maledette e bellissime parole.

"Perché nei suoi occhi ho visto tante sfaccettature di colori intensi mischiarsi a colori tenui. Ho visto in lei il tuono della primavera che risveglierà qualsiasi anima"

Alzo lo sguardo verso gli alberi. Sento il profumo della sua pelle davvero vicino.

Con un piede inciampo in una radice sbucata fuori dal terreno.

"Da dove cazzo spunta? Gli alberi sono lontani 10 fottutissimi metri" dico nervoso. Oggi sono abbastanza irritato.

"L'ho detto io che hai il ciclo" ride il mezzo gatto.

"Senti un po'! Perché non vai un po' a fanculo?!" Dico stizzito. Giuro che a fine giornata la Gilda si ritroverà con un mago in meno.

Alzo la testa verso la radice che sembra seguire un percorso preciso, seguo con gli occhi il serpente di legno, lo sguardo si perde su un punto color grigio e verde.

"Eccola!" Indico con il dito il suo corpo sdraiato a terra.

"LACRIMA!" Urla Cheka, ma la ragazza non si muove.

Inizio a correre verso di lei. Che cazzo è successo?

"HAK ASPETTAMI!" Urla dietro di me l'ermafrodite.

Il suo corpo giace ai piedi di un albero, i suoi capelli color argento e smeraldo si intrecciano a fili d'erba. I suoi occhi sono chiusi e la sua pelle candida risplende sotto gli ultimi raggi del sole.

Mi inginocchio davanti a lei, ho paura di toccarla come se potessi distruggerla come una tazzina di porcellana.

Poso due dita al lato destro del suo collo, il battito c'è ma ha perso i sensi.

"Dobbiamo portarla alla Gilda immediatamente" mi raggiunge Cheka con faccia spaventata.

"Aiutami, devo metterla sulla schiena" mi metto di spalle tra le sue gambe mentre Cheka le solleva lentamente la schiena.

Afferro con forza le sue cosce pallide. Sento un brivido lungo la schiena; sono morbide e lisce. Ha mugolato nel sonno ed io mi sono bloccato come una statua.

Un momento di apnea.

"Hak! Hak alzati, altrimenti Lacrima cade!" Cheka mi smuove il braccio con forza. Tutto intorno si a me si è fermato quando le ho sfiorato la pelle.

Chiudo le palpebre con forza fino a farle raggrinzire.

Mi alzo in piedi. "Andiamo" sento i suoi capelli ricci solleticare la mia schiena. La sua guancia si strofina su e giù ad ogni mio passo.

"Hak se sei esausto posso posso portarla io" si avvicina Chek come a prenderla da sopra le mie mani.

Mi allontano da lui. "Sto bene. Tu raggiungi gli altri" gli sorrido rassicurante.

"Non ti abbandono neanche in un momento come questo, amico" mi mostra i suoi canini da felino in un sorriso a trentadue denti.

Cheka è una persona a me molto cara, la considero come parte della mia famiglia. Il mio incontro con lui, tanti anni fa'è stato tra i più belli della mia vita.

"So benissimo che vuoi tornare a casa, idiota" gli do una spallata e rido.

"Siamo entrambi stanchi, non posso averti sulla coscienza se tu crollassi proprio qui in mezzo al nulla mentre io ero già via" mi da uno scappellotto alla testa.

"Grazie amico"

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