°•Capitolo 11•°
Non mi vanto degli animali che ho ucciso; sì, era sopravvivenza, ma ogni volta che affondavo il coltello in un innocuo cerbiatto piangevo.
Tutto quel sangue, era colpa mia. Pur di non ucciderli digiunavo per settimane, ma ho macchiato lo stesso le mie mani di qualcuno che non poteva difendersi.
Ma nella vita non si rimane per sempre innocenti.
Ma se non fosse stato per quelle esperienze ora non riuscirei neanche a scalfire un albero con un semplice coltello.
Ma sono diversa ora. Devo farlo per affrontare le mie paure, per difendere chi non ha più le forze di combattere.
"DERT, RESTA DOVE SEI! RAGAZZI RIMANETE A TERRA!" Hakares da bravo compagno di Gilda fa di tutto per allontanare gli altri maghi feriti con la sua magia.
Colpisce a raffica il "morto che cammina" con sfere infuocate, anche se è solo uno spreco di potere, perché il fuoco non riesce a passare oltre il vento fitto.
"SCORDATELO! HO ANCORA DEL POTERE IN CORPO E FINCHÉ SONO VIVO NON MI FERMO" le mani del ragazzo moro si trasformano in lame affilate e la sua schiena si riempie di sottili aghi di ferro, sembra un porcospino.
"NON PUOI SEMPRE RUBARCI LA SCENA, IDIOTA!" Urla un ragazzo dal braccio ferito. I suoi fini capelli bianchi ondeggiano veloci nel vento e i suoi occhi albini mettono in risalto il suo viso sporco di sangue.
Hanno comunque ragione, quel zuccone sta sempre tra i piedi! Nessuno ha bisogno del suo aiuto, soprattutto io.
"STRONZO SIAMO UNA GILDA, COMPORTATI MENO DA MAMMA CHIOCCIA E LASCIACI COMBATTERE" si aggrega un ragazzo dai capelli biondi, porta delle strane bende sui palmi.
Chissà quale sarà il suo potere?!
Ma in queste condizioni loro non dovrebbero essere nemmeno qui.
No, non mi sembra giusto nei loro confronti.
Mi avvicino di qualche passo nella zona di battaglia; nessuno deve notare la mia presenza.
Controllo la situazione del gigante, devo assolutamente trovare un punto debole.
Cosa può fermare quel tornado?
Notando la sua espressione facciale è molto concentrata. Devo distrarlo cosicché io posso legarlo come un salame tra le miei radici e stritolarlo tra le piante carnivore fino a succhiarli via l'ultima goccia di linfa vitale.
Ho subito una grave botta alla zona lombare della schiena e fa ancora male quando compio passi molto lunghi.
"EHY, FINTO EOLO! PORTA LE TUE CHIAPPE OSSUTE QUI DA ME E COMBATTI" Urlo contro di lui per attirare la sua attenzione. Ci riesco, la sua testa si gira lentamente nella mia direzione; il suo teschio vuoto mi guarda dalle sue fenditure oculari nere.
Il suo sguardo vuoto e nero mi lascia senza fiato, le parole mi muoiono in bocca per una manciata di minuti; resto a fissarlo senza dire una parola.
"RAGAZZINA SEI IMPAZZITA! VATTENE VIA E FAI MENO L'ESIBIZIONISTA!" La voce di Acqua mi risveglia dal mio stato di trans.
Non lo faccio per mettermi in mostra ma questo spirito riguarda uno dei miei elementi, non sono una codarda voglio dare anch'io il mio contributo.
E poi quest'aria gelida arriva alle mie orecchie come se fosse una melodia, mi attrae a sé come il canto di una sirena.
"NON ESSERE STUPIDA, LACRIMA. NON SEI IN GRADO DI SCONFIGGERLO" Urla Hakares, detesto le persone che sottovalutano i potenziali degli altri.
"SU STRONZO PROVA A SPAZZARMI VIA!" Urlo imperterrita, voglio istigarlo a deconcentrarsi dal suo potere magico.
Le sue braccia ossute oltrepassano la barriera ventosa, sono lente ma cercano comunque di colpirmi.
Mi abbasso con il petto e le ginocchia al suolo; infilo le mani nella terra: le dita diventano radici e si propagano sul terreno fino ad intrecciarsi con la mano del gigante.
Devo solo ramificarmi tra le sue ossa e avremo la vittoria in tasca.
"NOOO!" Una palla di fuoco brucia le mie radici, il dolore si pervade in tutto il mio corpo ad una velocità impressionante.
Urlo di dolore, mi sento svanire in un mucchio di cenere.
Il dolore si allevia, le mie piante sono state completamente mangiate dal fuoco ed io ho sofferto con lei abbastanza da sentire la morte.
Il mio piano era perfetto, mi bastava poco; davvero poco.
La mano dello scheletro gigante riesce a sradicare le dita dal terreno, perché la vedo così vicina? Perché la vedo così grande davanti ai miei occhi?
Perché non riesco a muovere un singolo muscolo?
La mano viene spinta via dal getto forte di Acqua.
Il mio cuore inizia di nuovo a battere, respiro con affanno ma sono incollata al terreno come una forte calamita.
Resto a fissare la sua imponente altezza senza emettere neanche un mugolio di dolore.
"Lacrima, vieni con me, ti porto via da qui!" Le mani calde di Hakares cercano di sollevarmi dal suolo.
"Mi hai lanciato ti quella palla di fuoco?" La gola è secca e sono completamente sporca di nero dappertutto.
"Tu non sapevi quello che stavi facendo, Lacrima! Stavi per buttarti tra le braccia della morte" mi rimprovera. Il suo sguardo è serio quanto la sua bugia.
"Io avevo un piano!" Con la rabbia che ho addosso mischiata al dolore e alla perdita della flora stessa gli rompo la maglia con uno strattone.
"Idiota! Perché devi rovinare quello che io so fare meglio! Lo stavo facendo per voi! Ora non riesco nemmeno ad alzarmi!" Le lacrime solcano tra la fuliggine, vorrei solo spaccargli il naso, del tutto questa volta.
Non si doveva intromettere!
"E tu saresti una maga? Una metamortale?" La sua espressione è cambiata da attonito a sputa sentenze. Sta facendo di tutto per farmi innervosire.
"I veri maghi, quelli che vogliono davvero proteggere qualcuno, non si arrendono alla prima difficoltà. Sei nelle stesse condizioni degli altri, con la differenza che tu ti sei arresa mentre gli altri sono in piedi a combattere che vuole far del male agli innocenti o alle persone a cui teniamo. Perciò" si alza in piedi e mi guarda dall'alto, la sua espressione è seria, sembra che non provi nessuna emozione.
"Alzati!" Mi incita
"Cosa?" Sgrano gli occhi e resto a bocca aperta, non riesco a prendere il comando dei miei muscoli come pretende che io mi alzi.
"HO DETTO ALZATI, LACRIMA!" Urla mostrando i suoi denti affilati come coltelli e sottili ed appuntiti come aghi.
Ho solo voglia di prenderlo a schiaffi per come mi sta urlando in faccia, ma devo alzarmi, non devo arrendermi davanti alle prime difficoltà.
Questa non sono io.
La vera me non aspetta altro che fare il culo a chi si mette contro la stirpe mortale.
Riesco a muovere a scatti le braccia, il formicolio lentamente sparisce, ci metto un po' per riacquistare in pieno il controllo dei miei arti superiori.
"Facciamo un altro tentativo finché siamo in tempo" dico mentre le mani affondano nel suolo poroso.
"Hak, al mio segnale parti col fuoco" aggiungo con tono di comando. Mi sono accorta che il mio piano ha subito dei miglioramenti e ora nessuno può fermarlo.
"Ma-"
"Niente ma, tu fallo e basta" lo zittisco prima che possa dire qualche altra cretinata.
Rifaccio tutto come la prima volta, l'unica differenza è che com me c'è Hakares che cerca di attirare l'attenzione del nemico.
Il braccio si avvicina ed io parto con le mie radici, le piante carnivore si aggrovigliano tra le ossa e stanno già succhiando quello che ne è rimasto della sua vita precedente.
Le radici iniziano a stritolarlo dal basso facendo sì che il mostro azzurro navighi nel suo dolore.
È completamente intrappolato dalla flora.
"ORA!" Urlo al giovane uomo dai capelli rossi.
Hakares dalla mie spalle parte con un getto di fuoco che sputa via dalle sue labbra.
Tutto inizia a prendere fuoco, tra le urla dello spirito defunto si nascondono le mie di dolore.
Mi sento il cuore lacerare, sciogliersi e strapparsi in due parti.
Mi sento morire finché le radici non si spezzano.
I miei poteri sono una parte viva di me, se muoiono loro muoio anch'io.
Il gigante per metà bruciato si schianta tra la boscaglia fitta delle megaloquercie. Questi alberi sono così alti che riescono a nascondere perfettamente un gigante come questo.
Con un po' di fatica e soprattutto dolore riesco ad alzarmi.
Voglio raggiungerlo, voglio vederlo svanire, voglio vedere il suo viso vuoto.
Con passi titubanti mi avvicino alla boscaglia verde.
"Non ti avvicinare!" Dico in tono intimidatorio ad Hakares, mi sta seguendo e cerca di non darlo a vedere.
"Non ho bisogno di qualcuno che mi dica cosa o cosa non fare" ringhia alle mie spalle. Io non voglio nessuno, voglio restare da solo con questo titano morto.
"Lasciami spazio" mi allontano accelerando il passo.
Le gambe stanno bruciando di dolore e nonostante ciò, dietro di me lascio ancora una scia di verde speranza.
Hak mi ha ascoltato quando ho insistito per la seconda volta.
Le mie gambe cedono alla stanchezza; sono seduta sull'erba raschiata dal passaggio del gigante.
La foresta sembra essere viva: dal buio profondo che c'è tra gli alberi arriva una brezza fresca, riesco a sentirne i sospiri.
Sta morendo, il suo respiro è strozzato.
Improvvisamente sento una fitta al cuore, come se si fosse strappato.
Mi sento stranamente in colpa, come se avessi ucciso qualcuno che già conoscevo da tempo.
Le guance sono graffiate dalle lacrime calde e salate, il cuore brucia nel petto; è come se la parte razionale fosse all'oscuro dei miei sentimenti.
Le sue gigantesche falangi si avvicinano sotto il mio viso.
Riesco a vedere perfettamente il suo avambraccio. Le sue dita solleticano appena sotto il mio mento, mi sento incapace di rispondere al suo gesto o di allontanarmi.
Sono incollata al terreno.
Un suo dito mi accarezza la guancia; ho l'impressione di avere già sentito questo tocco delicato, il cuore perde un battito. È a conoscenza di ricordi che ora non ritrovano dimora nella mia testa. Lentamente la sua figura si dissolve nell'aria come una nuvola.
Non voglio vederlo svanire nel nulla.
Respiro con affanno, sbatto le palpebre perché ancora non ci credo che sia sparito in questo modo davanti ai miei occhi.
Mi sentivo a casa sotto quel suo tocco.
E se era innocuo?
Se avessi ucciso un'altra persona innocente?
O peggio...qualcuno che conosco e fosse stato anche innocente?!
Perché ora mi sento svuotata?
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