°•Capitolo 1•°
Il vento tira via i capelli dal mio viso, l'aria congela lentamente la mia pelle e i miei piedi vengono innevati dai piccoli fiocchi bianchi che invadono il gigantesco vulcano ormai spento.
Mi stringo nella pelliccia di lupo bianco e ascolto il silenzio che avvolge la vetta del monte Fuji, persino le nuvole non sono abbastanza alte da arrivare alla cima.
È tutt'altro mondo quando non vedi il fondo.
Chiudo gli occhi e spalanco le braccia. Sono così abituata a questo silenzio che riesco a sentire il movimento delle nuvole.
Faccio una piroetta in volo e l'aria si ferma.
Mi fermo in posizione d'attacco testando il mio equilibrio. Il mio orecchino di piuma tentenna. Avverto i movimenti di un animale nelle vicinanze del villaggio.
Dal cratere balzo di sotto come un volatile.
°•°•°•°•°•°•°
Vivendo da sola ho imparato tante cose.
Da quel giorno non mi sono mai mossa dal villaggio; sono rimasta sempre qui a proteggerlo, a sorvegliarlo.
E quelle voci, che persistono ancora nella mia mente, non so ancora se definirle reali o soltanto frutto della mia solitudine perenne.
Porto rancore, porto vendetta. Desidero la stessa distruzione al loro villaggio, qualunque esso sia.
Il villaggio non è più lo stesso ormai, dietro i miei passi lascio natura rigogliosa e quest'ultima è entrata fin dentro le abitazioni trascurate.
Mi cibo di selvaggina o di frutta secca degli alberi.
Voglio che questo villaggio preservi la sua bellezza costantemente.
Mi tuffo nel lago già spoglia dei miei vestiti, le bollicine mandano in fibrillazione le orecchie. Riemergo solo in mancanza di ossigeno e nuoto solo avendo abbastanza ossigeno.
La mia mente ha finto per tutto questo tempo. Ho fatto finta di star ancora insieme agli altri.
Era tutto un'illusione.
Un po' come aprire per la prima volta gli occhi sott'acqua; pensi di stare nel vuoto e nell'angoscia, ma una volta aperti ti cambia tutto.
Questo è ciò che io non ho mai fatto.
Mi appoggio sulla sponda erbosa affaticata dalle acrobazie fatte in acqua.
E pensare che quando ero bambina, non mi era permesso fare alcuna doccia.
Perché? Perchè ero una semplice serva, un semplice gheppio per il villaggio.
Mi tiro su uscendo dall'acqua, dal ramo vicino afferro la pelliccia di animale per coprirmi ed asciugarmi.
Salgo la piccola collina che porta al villaggio. Ha perso molto, non lo nego.
Ha perso tesori inestimabili da quel giorno.
Sento il cinguettio della fenice, la vedo avvicinarsi dall'alto; lascia dietro di sé qualche piuma, segno che sta facendo la muta.
Non è mia, non ha padroni, ma viene a trovarmi quando può per mangiare o per semplice compagnia.
Si posa sul tetto della Gilda e come ogni volta squadra il villaggio come se lo vedesse per la prima volta.
Inizio ad indossare i miei indumenti nuovi. Fatti con la pelle degli animali che ho cacciato in questi giorni.
È difficile per me anche solo dirlo, ma devo sopravvivere.
A volte capita che durante le giornate silenziose senta le voci dei membri della gilda, del Master, dei bambini giocare.
Da piccola aspiravo anch'io a diventare una maga su commissione. Mi piaceva sentire come i maghi raccontavano le loro avventure in qualche posto angusto o scontri con qualche mago 'bastardo' come li chiamavano loro.
Era sempre un piacere per me sentirli parlare, mi immaginavo sempre le loro avventure con me al loro posto.
Mi sentivo realizzata solo così perché venivo utilizzata per altro.
Spalanco le braccia e le faccio unire tramite i palmi, le mani cambiano posizione e l'aria inizia a circolare come prima.
Quello stesso giorno, il giorno della devastazione, scoprì di avere dei poteri. Scattarono in me delle emozioni che mi misero in subbuglio mentalmente e fisicamente.
Quello che provavo davvero quel giorno era venuto fuori con la magia.
L'amore e l'odio combinati insieme.
Quel giorno di primavera era così straziante per me che feci scendere la neve dal monte Fuji con la forza del vento.
Tutto era completamente innevato come se fosse a dicembre.
Ma mentre nevicava, le mie orme sulla neve erano verdi e crescevano fiori rigogliosi.
Era il perfetto incontro tra il giorno peggiore e il giorno migliore.
Padroneggio la magia dell'elemento del vento e della terra: elementi che io stessa devo proteggere.
Posso nutrirmi anche solo dell'aria stessa, lei è il mio elemento e posso sostentare anche in questo modo.
Solitamente le gilde hanno un proprio stemma così come ogni membro, ma purtroppo per cause non naturali, non ho avuto la possibilità.
Cala la notte come ogni anno a questa parte, i ricordi riaffiorano come in primavera.
Ogni sera c'era sempre un falò di raccolta, per festeggiare le commissioni riuscite dei maghi.
Sento ancora i festeggiamenti riecheggiare nella mente.
Nel frattempo che la mia mente è persa nei ricordi, le mie braccia sono già a lavoro per raccogliere la legna e accendere un piccolo fuoco per la notte.
Asciugo le piccole lacrime che sono scese per via dei sentimentalismi.
Anche se per loro non ero come il Master, io comunque a tutti loro ci tenevo, anche con lo scopo di difenderli.
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