✧𝚌𝚊𝚙𝚒𝚝𝚘𝚕𝚘 𝚜𝚎𝚜𝚝𝚘✧

Quando si è bambini, tutto sembra sempre così perfetto.
Nikki si ricordava ancora quando, alla scuola materna, giocava sul dondolo con la sua sorellina, Tess. Salivano e scendevano, ridendo, con quella voce innocente e argentina. Le piccole manine paffutelle si reggevano alle maniglie, l'unica cosa che le teneva al sicuro, che gli dava un punto di certezza. 
C'era però sempre stato qualcosa di imperfetto. A quei tempi, era solo un trattino all'orizzonte, uno spettro che si aggirava silenzioso tra le camere dei suoi sogni infantili: una famiglia, degli amici, qualcuno da amare, una casa, poter giocare, diventare qualcuno di importante, aiutare gli altri... Ma lo spettro procedeva a passi lenti, sorridendo malvagio nel guardare quei desideri tanto puri e candidi come la neve sulle cime delle montagne del nord, che copriva gli alti alberi scuri con candidi fiocchi immacolati.
Il fantasma, poi, procedeva, con una risata sinistra.
Ora, quel fantasma, era diventato molto di più, nella vita della ragazza.
Lo vedeva nel riflesso ogni mattina. Lo vedeva negli occhi degli altri, nella violenza dei cunicoli di Los Angeles, negli omicidi nei telegiornali, nei bicchieri di alcol, sulle labbra dei ragazzi.
E aspettava solo che cedesse alla solitudine, all'ansia, alla tristezza. La guardava, con quel luccichio malvagio che si rifletteva nelle iridi scure come la notte, e la ammaliava con promesse false che scivolavano melense dalle labbra rigide e fini.

Quello spettro, però, per un attimo, era sparito.

Il gusto dolce si fragola di bosco, così familiare, si era sparso per tutta la sua gola, inondando le sue narici di un profumo che conosceva fin troppo bene.

Per un attimo, all'inizio, Nikki aveva pensato che, quelle labbra carnose e sensuali, appartenessero a Rick. Aveva, però, cambiato subito idea, tornando a quella consapevolezza che portava dentro di sé dal primo istante.
La ragazza aprì gli occhi.
Due pozze color caramello dalle sfumature marroncine terra la scrutavano, angeliche.
Le lunghe ciglia le accarezzavano la pelle, con un tocco delicato come quello delle ali di una farfalla candida di primavera che si leva per la prima volta nel cielo.
Il suo respiro, per poco interrotto, la scaldava, come un abbraccio.

-Ali...- fece in tempo a dire, staccandosi un attimo dalle labbra della ragazza. Lei, però, le riattaccò subito, appoggiando le braccia dietro la nuca di Nikki, abbracciandole il collo, e infilando le lunghe dita tra le ciocche di capelli morbide e scure.

La bassista non poté fare a meno di farsi scappare un sorrisetto, per poi iniziare a baciare a sua volta l'altra, muovendo la lingua nella sua bocca e giocando con la sua lingua.
Una sensazione di sfarfallio nello stomaco, che quasi le diede le vertigini. Si sentì mancare, come se quella sensazione le fosse mancata per fin troppo tempo. Le si strinse tutta la pancia, e quella sensazione, così piacevole, sembrava intenta a soffocarla di gioia.

Appoggiò a sua volta le mani sulla sua schiena, abbracciandola. Continuarono a baciarsi, finché il fiato sembrò mancare a entrambe, e si staccarono. Nikki diede una leccatina gentile alle labbra dell'altra, facendola ridere. La guardò negli occhi, cercando di godersi quell'istante il più a pieno possibile, come se fosse solo una visione. Le sembrava un sogno, troppo impossibile per essere vero...

Poi buio.
Urla in lontananza.
Oscurità tutto attorno a lei.
E una tremenda, insopportabile sensazione di freddo.

-Nikki?-

La ragazza tentò di aprire le palpebre.
Sembrò non riuscirci.
Una luce abbagliante le fece serrare istintivamente gli occhi.
Un'ondata di rumori la colpì, provocandole dolore alle orecchie.

-Cosa aspettavi per dirmelo?- sentì dire da una voce potente e roca, carica di rancore e rabbia.

Poi altri rumori, sempre più forti, come quelli dei tecnici che controllano gli amplificatori.

-Sa, sa, prova, prova.- disse una voce al microfono, coprendo tutto il resto.

-Ora ci serve per il concerto!- ribatté una seconda voce, questa volta femminile e più acuta, ma pur sempre spezzata dalle lacrime e dalla gola rotta.

Nikki si sentì sollevare. Qualcuno la stava alzando tirandola su dalla schiena, facendola sedere. D'improvviso, sentì un forte dolore alla testa, e altrettanto al fondoschiena, come se fosse caduta o rimasta ferma a lungo. Le gambe iniziarono a formicolare come se avessero centinaia di zampette di insetti che le camminavano sopra, mentre si portava una mano alla fronte, senza riuscire ad aprire gli occhi.

-Secondo me non ce la fa.- constatò la voce maschile, con noncuranza.

-Per colpa tua.- accentuò di rimando un'altra femminile, ancora diversa. Era molto vicina all'orecchio di Nikki, questa volta, e lei capì che era la persona che la stava aiutando a rimettersi in sesto.

Sentì dei passi di una persona che usciva dalla stanza, e una porta che si chiudeva.

-Dell'acqua?- chiese la voce femminile, che riconobbe solo allora essere Sarah. La ragazza annuì debolmente, allungando le labbra e sorseggiando dal bicchiere che si era trovata davanti, socchiudendo gli occhi. Aveva dolori ovunque, ogni singolo sforzo, compreso respirare, le sembrava così faticoso che avrebbe voluto smettere e restare immobile per sempre.
Ebbe un giramento di testa. Le vertigini la inghiottirono, trascinandola negli abissi della confusione e della paura.

Lo vide.
Era di nuovo quello spettro, che le sorrideva malvagio.

-Quanto aspetti a cedere?- mormorò. Non fu quello che fece rabbrividire Nikki, bensì la sua voce. Era graffiata, ma dolce, gentile ma dubbiosa, quasi frammentata.
Era la sua stessa voce.

-Non manca molto, e io lo so. Dai, lasciati andare, molla la presa. Ali non sarà mai tua. Io sono pronto a offrirti ragazzi, notti eccitanti, serate tra litri di alcol, mattine avvolte di aroma di erba fumante... è questo di cui tu hai bisogno, non di riconcorrere false speranze, come quando eri piccina.-

La ragazza non capiva se quelle parole erano di qualcun altro o frutto della sua stessa mente. Era tutto così confuso, così assurdo...
La figura sorrise.
E tutto fu buio di nuovo. Poi una raffica di luci, e rumori, tanti rumori.

-Il concerto è tra mezz'ora. Dobbiamo trovare un sostituto, non sembra essere messa bene.- continuò la voce femminile vicina all'orecchio di Nikki. Sentì  il fiato di quella persona ammorbidirle la pelle per un attimo, confortandola. Poi di nuovo il tocco sulla schiena, l'ossigeno che entrava dalle narici, come se fosse stata in apnea...

Poi, di colpo, spalancò gli occhi. Non badò all'ondata di luce che la avvolse, ai colori, ai laser che giungevano a frammenti nella stanza dal palco...

-Nikki? Tutto bene?- era ancora Sarah. Le sorrideva debolmente, come se fosse in una situazione delicata, e non sapeva bene come comportarsi.

-S... sì, presumo. Cos'è successo? Dove siamo?-

La ragazza sospirò, come se non sapesse come rispondere. Lanciò un'occhiata agli altri della band, che la bassista scoprì essere sul palco, ad allenarsi. C'era, però, un'aria di tensione, come se mancasse qualcosa.
Qualcuno.

-Non dire che te l'ho spiegato io...- iniziò, abbassando la voce e riducendola in un sussurro debole nel buio della stanza, a mala pena illuminata dalle lampade e gli ultimi raggi di sole che giungevano schivando i grattacieli di LA.

-E' stato Jaim. Ha visto... vi ha trovate che vi baciavate. Tu ed Ali.-

Tutto quello che riuscì a pensare Nikki, però, fu solo una domanda.
"Quindi non era un sogno?"

-Niks, io... io ti conosco da poco. E ti capisco già pienamente...- mormorò Sarah, tenendo gli occhi fissi sulla porta, attenta che non entrasse nessuno. Poi, all'improvviso, abbassò gli occhi, facendosi scappare un sorriso.

-Immagino tu abbia già capito di me e Stella.- disse, quasi ridendo. La bassista, abbandonata al materassino morbido che evidentemente le avevano portato dopo il mancamento di sensi, accarezzò il braccio dell'amica, che le reggeva la schiena.

-Sono felice per voi.- disse a mala pena. Poi una sensazione travolgente le bloccò la gola, e appannandole la vista. Avrebbe potuto avere anche lei qualcuno da amare davvero, e con cui stare bene, senza essere giudicata, come invece sembrava fosse appena accaduto.

-Sai, Jaim non è contro voi due, era solo... confuso, ecco. Non se lo aspettava.-

La ragazza quasi sdraiata, cercò di abbozzare un sorriso per tranquillizzare l'altra.

-In qualche modo si risolverà, spero.- disse, non volendola appesantire.

-Parlami di te e Stella, piuttosto. Non mi va di ascoltare storie tristi e impossibili, non prima di ristabilizzarmi.- aggiunse, portando una mano alla fronte. I giramenti si facevano ancora un po' sentire, ma andava decisamente meglio. Sarah parve arrossire, e si schiarì la voce.

-Sai... non me lo sarei mai aspettata. La prima volta che ho l'ho vista, in quello studio... pensavo che fosse solo una stupida, ad avermi notata. Nessuno lo aveva mai fatto, prima di allora. Nessuno mi aveva rivolto la parola, né chiesto il numero, o di uscire...- continuò. Aveva una luce nei suoi occhi, parevano riflettersi migliaia di stelle nelle iridi scure. Il sorriso era perso, come se stesse raccontando della cosa più bella della sua vita, di una di quelle cose incredibili che si sono viste durante la vita, e che non si dimenticheranno mai.

-Non so se capisci quello che intendo. Il fatto è che... mi sembra tutto un sogno, così surreale e assurdo che non riesco a crederci, sono troppo felice. E questo mi mette paura... paura di perdere tutto.- la sua voce tremò leggermente, ma la ragazza si sforzò comunque di rivolgere un sorriso all'amica.

-Scusami, dovevo raccontarti storie allegre, perdonami...-
-Ti capisco.- la interruppe Nikki, rassicurandola. L'altra sospirò, spostandosi in una posizione diversa per permettere all'altra di sistemarsi più comoda.

-Comunque, è davvero una persona fantastica, sai? Fa tanto la tosta e la insensibile, ma ha un cuore d'oro.- continuò, arrossendo un poco sulle gote delicate. Sorrise, con un sorriso così genuino e naturale che a Nikki venne in mente quello che provava quando lei e Ali si erano dichiarare la prima volta. Loro, contro il mondo. Lei, i suoi sentimenti, le sue manie romantiche, le sue illusioni... e Ali, così dolce e gentile, che si era limitata a sorridere, allegra, con gli occhi ridenti e l'emozione riflessa in essi. Con quell'allegria che vedeva ora sul volto dell'amica. Quell'allegria riservata ai pochi innamorati che sono liberi di essere se stessi.

-Sono davvero felice per voi.- le disse allora la bassista, accarezzandole amichevolmente la spalla. Si guardarono, grate di quel momento, che però fu interrotto bruscamente tanto quanto aveva avuto inizio.

-Il concerto è solo tra mezz'ora! Siamo nello schifo, ragazzi, se non troviamo qualcuno che suoni...- si interruppe Frazy, sul ciglio della porta, seguita subito dopo da Rick e Jaim, che sembravano in ansia almeno quanto lei.

-Nikki? Sei... stai bene?- le chiese subito dopo la cantante, dopo averla vista sorridente seduta sul materassino.

-Sì, sì, sto bene, grazie.-  rispose noncurante la ragazza, tirando un sorriso sinceramente allegro. In quell'attimo, le parve che era davvero una vita che non sorrideva davvero: le labbra, tirate, le sembravano innaturali. Poi, però, quell'espressione parve spegnersi quando incontrò lo sguardo di Jaim. Non era rigido, né arrabbiato, né triste, solo... schifato. Sì, sembrava che stesse guardando la cosa peggiore che avesse mai visto. Le labbra di Nikki tremarono, confuse.

-Io non la voglio sul palco. Non sul mio stesso palco, sono chiaro?- disse, con voce strozzata. "Che gli ho fatto?" fu tutto quello che Nikki riuscì a pensare.

Poi vide lo sguardo gelido negli occhi di Frazy. Quello confuso di Rick, quello addolorato di Sarah. E capì. Capì che non era adatta. Come ogni volta, era sbagliata. Si era convinta che era la sua volta buona, che sarebbe andato tutto bene, che sarebbe tornata ad essere felice... e invece era davvero lei quella che non andava, sempre. Non avrebbe trovato la felicità. Non avrebbe più tenuto per mano la ragazza della sua vita. Non avrebbe più suonato il basso, né sentito le vibrazioni della musica a tutto volume attraverso il corpo, o il battito del cuore a ritmo fuso con quello dei suoi sogni.
Lei era sbagliata per quel mondo, punto.
Eppure non riusciva a togliersi dalla testa che forse una speranza ci fosse, che forse qualcuno che l'amasse esistesse, da qualche parte...

Una figura comparve all'entrata. Lei, divina, angelica.

-Che succede, Jaim?- Anche la sua voce era dolce, gentile, graziosa...

Perché doveva realizzare quanto Ali valesse per lei solo ora che se ne sarebbe dovuta andare?
Forse era ora di andarsene per sempre, allora.
"Cosa sarebbe la mia vita senza di lei?"
Nulla. Il nulla più cosmico.

-Nikki? Ti senti bene?- aggiunse subito, correndo verso di lei.

-Sì, finché ci sei tu... non lasciarmi andare, ti prego.-

E la ragazza sperò, sperò che la sua voce rotta, le sue lacrime, quella sensazione travolgente di disperazione profonda... accendesse qualcosa dentro di lei.

"Ma cosa dici? Non abbandonerà mai tutto solo per te. Perché dovrebbe?"
"Falla finita. E questa volta, per davvero."

Ma qualcosa negli occhi di Ali si accese.
Lei riusciva a sperare?


👽🥻spazio autrice👽🥻

Mamma mia si nota proprio la mia mancanza di fantasia-

Enniente eccoci quih finalmente

Rega questo capitolo sembra qualcosa di psichedelico, portate pazienza, nulla ha senso.
Perdonatemi.

Comunque che dire, non so quanto durerà la faccenda se in ogni capitolo scrivo solo due o tre ore di avvenimenti.
Devo far succedere più cose mi sa.
Vabbè.

Btw non so che aggiungere, spero che comunque abbiate apprezzato in qualche misterioso modo e a presto (?)

Ciauuuu <3

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