✧𝚌𝚊𝚙𝚒𝚝𝚘𝚕𝚘 𝚚𝚞𝚒𝚗𝚝𝚘✧

-Ma porca vacca, che diamine mi è successo alla testa?- borbottò Nikki, mentre, tenendosi la fronte, cercava di alzarsi. Strinse gli occhi per il dolore, mentre si appoggiava con tutto il peso su un tavolo. Quasi cadde sotto il suo peso, e lei, per un pelo, fece in tempo a rimettersi in equilibrio sulle sue gambe. Procedette barcollando verso il bagno, attraversando con i piedi scalzi sul pavimento freddo e polveroso del suo appartamento. Il sole caldo entrava già dalle tende chiare, spargendo una luce tenue e delicata sulle pareti color bianco panna coperte da quadretti minimalisti. Una volta finito il concerto di quella sera, avrebbe annullato l'affitto e non avrebbe più rivisto quel posto. Era solo l'ennesima abitazione in cui era vissuta, ma che non si era mai sentita in grado di chiamare "casa". Poche volte si era sentita a casa per davvero, ed era stato tra le braccia delle persone che amava; quelle di sua madre, quelle di sua sorella...

-Ali?- si chiese mormorando, dopo essersi sciacquata il viso nel lavandino. Fissò i suoi stessi occhi nel riflesso sporco, e le parve di scrutare qualcuno che non era affatto lei. Come se quella ragazza dal viso smunto e con le occhiaie scavate, gli occhi stropicciati e i capelli spettinati attorno al viso, fosse completamente nuova alla sua vista. Passò qualche istante di auto-osservazione, cercando le risposte alle sue domande il quello sguardo assente e vacuo. Nulla, non ci trovò assolutamente nulla. Quegli occhi, pensò, così scuri e affascinanti, in realtà apparivano vuoti.

-Cosa c'entra adesso Ali?- si ripeté, passandosi l'asciugamano sulla pelle abbronzata, che, però, sotto le luci bianche e fredde che la raggiungevano dai contorni dello specchio, sembrava ugualmente quella di un morto. 
Cercò di rammentare ciò che era successo la sera prima, ma, non appena le veniva in mente qualcosa, il cranio prendeva a pulsarle così forte che le veniva da piegarsi in due per il dolore, con gli occhi e la mascella stretti. 

Ad un certo punto, a metà del tragitto verso il divano stropicciato e coperto da cuscini e coperte sparsi in disordine, pestò qualcosa. Spostò il piede destro, osservando un pezzo di carta rovinato. Si chinò a raccoglierlo, e la testa le girò leggermente. Lo raddrizzò, cercando di leggere cosa ci fosse scritto sopra.

-Non è che mi sono fatta uno dei miei promemoria di quando sono sbronza?- ipotizzò farfugliando, girando il pezzo di carta per metterlo dritto.
"La calligrafia non è la mia..." rifletté pensando, mentre accarezzava con gli occhi le morbide curve delle lettere scritte con una calligrafia graziosa e dolce.

-Ciao Nikki.- lesse ad alta voce, per poi interrompersi. "Infatti è quella di Ali, ne sono certa." realizzò.

-Sarò breve e restrittiva. Ora non ti ricorderai nulla, di certo; stasera ti sei ubriacata di brutto, dico sul serio.- continuò, impacciandosi tra le lettere a causa del sonno e della voce impastata.
"Me lo immaginavo, infatti." commentò tra sé.

-Insomma, ti ho riportata a casa, cambiata dai vestiti scomodi di oggi e messa a letto sul divano. Spero tu abbia dormito bene, anche se il dolore dopo la sbronza non deve essere uno scherzo, vero?- 

Nikki passò un'occhiata ai suoi vestiti; si accorse solo allora di indossare un comodo pigiamone largo, che le aveva regalato sua sorella Tess per il suo ultimo compleanno. Poi guardò il divano, e vide che le coperte erano state sistemate con cura e infilate con i bordi sotto il materasso, come faceva sempre sua mamma quando dormiva a casa. Sorrise, pensando che fosse una cosa tremendamente dolce. Poi tossicchiò abbandonando quel pensiero; aveva paura di cos'altro aveva fatto, quella sera. Andava sempre tutto male quando beveva, o meglio, era l'unico momento in cui era lei a fare casini, e non il mondo.

-Non  devi ringraziarmi né nulla, anzi. Ho fatto solo il mio dovere. Infatti non era qua che volevo arrivare.- continuò, notando che le parole erano sempre più irregolari e tremanti.

-Mi hai baciata, Niks. Hai presto il mio volto tra le tue mani, e mi hai baciata come se lo avessi voluto fare da tempo.- continuò. La voce della lettrice si incrinò, incredula da quelle parole. Davvero... davvero era successo?
"Ma che ti è passato per la testa?!" si rimproverò, faticando a riappoggiare gli occhi sulla lettera. Inspirò e riprese a leggere.

-Come se avessi voluto farlo da quando abbiamo litigato, anni fa.- procedette. Lo sguardo della ragazza si appannò, e delle lacrime iniziarono a raccogliersi nei suoi occhi. Le ricacciò indietro, cercando di non ripensare a quel girono. Le faceva troppo male, decisamente.

-Te lo ricordi, vero?-

Fantastico. Invece, gliene stava per parlare.

Inspirò, facendosi coraggio. D'altronde non avrebbe potuto continuare a vivere così, ignorando il suo passato, quello che aveva vissuto e che le era successo.

-Ti ricordi perché abbiamo litigato?-

Il rumore di un'ambulanza attraversò fulmineo la strada. Le persone iniziavano a passeggiare passando davanti alle finestre, chiacchierando rumorosamente. Un'auto passò con la musica a tutto volume.
Ma tutto dentro la ragazza era silenzioso, così silenzioso da farle venire male alle orecchie, come la prima volta che aveva rivisto Ali.
Sentì solo la sua gola deglutire, poi la voce sempre più incrinata che continuava.

-Di solito le persone dicono "Ma sì, ma non avrebbe senso voler cambiare ciò che si ha fatto in passato, altrimenti si rifarebbero comunque gli stessi errori". Ma io tornerei indietro, eccome. E farei di tutto per fare in modo che non avessimo litigato, credimi, Niks.-

A quelle parole, alla ragazza scappò una lacrima. Se prima però sarebbe stato per dolore e tristezza, ora le era chiaro che ci fosse qualcosa di più, in quella millesima particella d'acqua salata dal retrogusto amaro d'emozione. Era... forse era una lacrima di gioia, ma una gioia sincera, che va oltre tutto quello che aveva mai provato. Forse aveva ragione Ali, forse stava aspettando quel momento da quando avevano litigato...

Con il cuore in gola, si asciugò gli occhi, e, sbattendo rapidamente le labbra, riprese a leggere.

-Devo però raccontarti cosa è successo dopo. Nikki, io... io non so, ma non penso sia il momento, ecco. Abbiamo entrambe una vita, siamo cresciute, cambiate... io non ti ho permesso di baciarmi, stasera.-

La ragazza ebbe un tuffo al cuore. Le sembrò che tutto dentro di lei fosse sprofondato, e che un'enorme voragine avesse inghiottito ogni traccia di gioia o speranza che aveva solo qualche istante prima. Rimase, immobile e impassibile, a fissare il foglio. La lettera finiva lì. Non c'era né un saluto, né un'ultima parola, un segno, una firma...
Tutto finiva lì.
Con quella dannata frase che avrebbe non aver letto mai.
E invece la realtà le si era parata davanti, distruggendo ogni suo muro di fantasia che si era creata per proteggersi dalle verità che non aveva il coraggio di ammettere.
Il silenzio la abbracciò dolcemente, come a cercare di consolarla. Un brivido la percosse da capo a piedi, mentre ogni oggetto della stanza, dal suo piccolo angolino, scrutava Nikki mentre teneva gli occhi incollati su quelle ultime parole.

-Siamo cresciute, siamo cambiate.-

Eppure Nikki aveva l'impressione di non essere cambiata affatto. Di essere sempre la solita ragazza patetica che fingeva di non avere bisogno di nessuno, per poi circondarsi di persone per colmare quell'immenso vuoto che solo una persona era mai riuscita a riempire davvero.

-Ali?-

Questa volta non era la sua voce rotta a farne il nome.
Una ragazza si era affacciata alla porta della stanza, e passava gli occhi tutto attorno nella stanza. Poi si fermò su Nikki, che stava, ancora immobile con il foglio stretto tra le dita, in piedi accanto al divano, con il grande pigiama bianco che le scendeva fino a coprire i piedi con le sue curve soffici. La frangia della visitatrice fece un'onda elegante mentre Frazy entrava, con il viso alto e gli occhi decisi.

-Tutto bene?- chiese poi, avvicinandosi. La bassista, ancora senza parole, annuì debolmente, appoggiando nervosamente il foglio sul mobile e prese a sistemare tutto attorno, il fiato corto e le mani che tremavano leggermente.

-Ehi, ehi, ehi, calmati. Va tutto bene.- la rassicurò la cantante, accarezzandole la schiena e spingendola a fermarsi. La guardò negli occhi, prendendole le dita in preda all'agitazione, e tranquillizzandola.

-Ma io... è tardi, sono ancora in pigiama, che casino, lasciami sistemare, devo... vado... devo fare tante cose...- continuò l'altra vaga, guardandosi ansiosamente attorno. Respirò sempre più velocemente, e passò fulmineamente lo sguardo su ogni cosa che riusciva a scrutare.

-Ti aiuto io, allora.- rispose fermamente Frazy, costringendola a fissarla nelle iridi e respirare tranquillamente. Con un sorriso gentile, la invitò in camera, passando in rassegna le poche stanze fino a raggiungerla. La fece accomodare sul letto, senza permetterle di alzarsi e riprendere ad agitarsi inutilmente.

-Questo?- chiese, proponendo un maglioncino leggero. L'altra scosse la testa, indicando una canottiera rosso fuoco con i bordi in pizzo. L'amica la prese, e gliela porse. Mentre la bassista si cambiava, Frazy passava in rassegna gli abiti, per poi scartarli su una sedia o darglieli. A operazione finita, Nikki indossava la canottiera con sopra una camicia a quadri rossi e neri, un paio di shorts rovinati e delle calze leggere e alte fino alle ginocchia.

-Bene, stai d'intanto.- le disse dolcemente l'amica, guidandola fino a giù, come se fosse una bambina più piccola di cui prendersi cura.

-Allora, che è successo?- chiese, non appena furono sedute al tavolo, con due tazze di caffè che pizzicava con il vapore le punte dei nasi delle ragazze.

-Niente, io solo... ieri ero ubriaca, non ricordo nulla.- riassunse noncurante la bassista.

-So solo che Ali mi ha portata qui, grazie a un suo biglietto.- aggiunse, per poi accostare le labbra alla tazza e bere un grande sorso di liquido amarognolo.

-E l'hai vista dopo allora...?- chiese allora Frazy, con aria seria.

-Perché?- ribatté Nikki, appoggiando i gomiti sul tavolo e il mento sui polsi.

Frazy esitò un attimo, facendo scendere il silenzio. Sembrava cercare le parole, oppure un modo adatto di esprimerle.

-Che è- iniziò la bassista, ma venne interrotta.

-Non si vede da quando ti ha portata fuori.- sputò di colpo la cantante, spostando la tazza del caffè.

-In che senso?- ribatté Nikki, confusa.

-Quanti sensi vuoi che ci siano? E' sparita, punto. Non si è vista né nel suo appartamento, né da Jaim, né da Stella o persino da Rick. Sei stata l'ultima a vederla, per quanto ne sappiamo. E ha anche il telefono spento.- spiegò, con voce nervosa, e torturandosi le dita.

-Ne siete sicuri?- chiese ancora la ragazza, questa volta dubbiosa e incredula. Ma soprattutto preoccupata.

Fu quella l'ultima domanda che riuscì a fare a Frazy. L'amica le stava per rispondere, quando anche Jaim aveva suonato il campanello ed era entrato.

-Ragazze, mi dispiace disturbarvi, ma è davvero tardi. Tra poche ore avremo le prove generali, l'ultimo consulto con il manager e infine inizia il concerto. I fan sono già per le strade, dobbiamo prendere le strade del retro per raggiungere il palco in pace.- disse tutto d'un fiato, il viso affannato e i capelli e la fronte umidi di sudore. Nikki guardò l'orologio, e si rese conto solo allora di aver dormito davvero molto a lungo. Il batterista aveva ragione, il tempo era agli sgoccioli.

Frazy raccolse le tazze e le sue cose, poi aiutata dall'altra ragazza. In fretta e furia uscirono dalla casa, e, mentre Nikki chiudeva con le chiavi la porta dietro di sé avvitandole nella serratura, Jaim e la cantante scrutarono la strada. Era tutto affollato, ben più che nel normale, e da ragazzi e adolescenti vestiti con magliette di band rock; vantavano le più stravaganti combinazioni, chi aveva i capelli a rasta sparati in aria di un azzurro fluorescente, chi li aveva lunghi dalle sfumature rosse e ribelli, chi invece sciolti e naturali oppure rasati e raccolti in treccine. Molte ragazze e così anche ragazzi avevano il trucco scuro e pesante, e stringevano sigarette fumanti tra le dita; altri invece avevano occhiali da sole rotondi e delicati, lunghe maglie dai colori chiari e nuvole di fumo aromatico attorno ai sorrisi spensierati. Per un attimo, anche la bassista si fermò, incantata. Poi, però, realizzò che, se anche uno solo di loro gli avesse riconosciuti, non sarebbero più arrivati alle prove.

-Muovetevi!- sibilò il batterista, facendo strada alle due compagne per una retrovia. Nonostante fosse del tutto spaesata, Nikki riconobbe, dopo pochi minuti di corsa furtiva, il tendone enorme sotto il quale il palco attendeva la serata, forse anche più di loro stessi. I tre imbucarono una porticina, abbandonando la luce accecante del cielo limpido, e ritrovandosi nel buio dei camerini.

-Eccovi finalmente!- esclamò Stella, sobbalzando dalla sua sedia. Dietro di lei, Sarah le pettinava i capelli, sorridente. La bionda fece un occhiolino alla bassista, come a dire "Ti racconto dopo", per poi farle cenno di prendere posto accanto a lei.

Le ore che separavano i Hecklers dal primo concerto del tour, volarono con una rapidità surreale. Erano ormai le otto passate, quando Rick entrò nella stanza dopo le prove e chiese chi se la sentisse di andare a fare gli autografi e le foto con i fan.

-Direi che Frazy, Stella e Jaim sono i più adatti.- constatò Sarah, dal suo angolo, mentre passava in rassegna dei fogli.

-Peccato che non ci sia ancora Ali, il pubblico l'adora.- aggiunse.

-Ma infatti, come faremo senza di lei?- chiese con un velo d'ansia la cantante.

-Speriamo ricompaia prima del concerto.- rispose vago Rick, mettendole un braccio sulle spalle per tranquillizzarla.

Dopo poco, i tre uscirono dalla stanza, e, con euforia ma anche un po' annoiati, raggiunsero la massa di fan che si era aggregata davanti ai portoni dello stadio. Nikki rimase sola, e sfruttò quel poco tempo per ripassare le linee di basso prima del live. Eppure, più cercava di concentrarsi, più i suoi pensieri ricorrevano ad Ali, alla sua lettera, le sue parole... e a quello che non ricordava della sera prima. Era tutta la giornata che cercava di ricordare se avesse davvero baciato quella ragazza, come lei avesse reagito, cosa fosse successo dopo...

Chiuse gli occhi. Sollevò il viso, inspirò dalle narici, si rilassò... voleva ricordare.
Anche se aveva sempre bevuto per il contrario.
Questa volta no, questa volta era diverso...

Ebbe la sensazione di baciare Ali, così, all'improvviso.
Il calore che si espandeva nella gola, il sapore dolce sulle labbra, il respiro corto suo sui suoi zigomi...

Poi lo capì.

No, non era solo una sensazione.


💃🤳Spazio autrice💃🤳

Perché cavolo ho messo queste emoji-

Ciauuu amiche :DDD

Come va?

Eccomi qua finalmente con questo capitoloh

Scusatemi se è lunghetto, soprattutto perché non succede tipo nulla.
Vabbè perdonatemi.

Dai presto ci saranno più personaggi e più avvenimenti, promesso.

Ah, a proposito, penso che oggi aggiornerò il libro dei disegni, e metterò anche le fan art :D dato che Nikki le ha messe sul suo, penso che farò anche io così, per evitare caos

Ah a proposito, devo dirvi una cosa seria (wow)
Non penso che metterò smut in questa ff.
Lo so, lo so, sarà noiosa e tutto, però è una scelta mia. Il fatto è che non è da me, e non è neanche quello che voglio dire nei miei """"libri"""". Queendi scusatemi se le volevate, ma... ho deciso che non le metterò.
Se non avete più voglia di leggere, potete anche smettere, capisco che possa annoiarvi, anche perché non è che faccio succedere questa marea di cose nei capitoli.
Sorratemi vi voglio bene.

DETTO CIO' scusatemi ancora per tutto, spero che questo capitolo vi sia sembrato decente o perlomento accettabile. 

Ciauuuu :D


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