CAPITOLO 39
MI SONO ACCORTA DI AVER FATTO CONFUSIONE, NON HO PUBBLICATO LA PARTE IN CUI GANDÌA UCCIDE NAIROBI, PRIMA DEL RITROVO DI TOKYO, QUINDI LEGGETE PRIMA E QUESTO E POI IL CAPITOLO 38:).
Nairobi era lì, davanti a noi, con la testa nella posta e le mani legate, con Gandìa che ci minacciava e le faceva solo del male.
le lacrime scorgevano, da sole, dai miei occhi.
Nairobi sorrideva, come a tranquillizzarci, ma non ci riuscivo cazzo.
-giuro che quando esce di lì, a costo di morire lo ammazzo.-ringhiai a denti stretti.
-calmati.-disse Andrés.
-che state farfugliando lì fuori?-disse Gandìa.
Andrés si avvicinò, lentamente, a me, come ad avere paura di fare mosse sbagliate per via della delicatezza del momento.
mise un braccio attorno alle spalle e poi lo fece ricadere in vita, toccando con le dita il rigonfiamento sulla pancia.
iniziò ad accarezzarla.
sorrisi alla scena.
improvvisamente mi gelai sul posto.
sentii un colpo e poi due e tre...
Andrés, che aveva la mano ancora sulla pancia sentì i colpettini provenire da dentro.
si girò verso di me con gli occhi spalancati e un sorriso in faccia.
-sta scalciando!-urlò.
non ci importava della situazione in cui eravamo, tranne per Nairobi ovviamente.
il mio, anzi nostro, bambino stava scalciando, era la prima volta che lo sentivamo ed era un emozione fantastica.
soprattutto provarla con Andrés, forse un pò meno provarla in una rapina no?
-si!-urlai a mia volta.
mi attirò a se, stringendomi nelle sue braccia molto forte, attento a non farmi male.
lasciò vari baci sulla mia testa e poi scese alla pancia, a cui sorrise e lasciò un bacio lungo e intenso.
si rialzò e, in un momento, ritrovai le sue calde e morbide labbra appoggiate alle mie, senza nessun movimento, senza nessuna pressione.
iniziai a muoverle piano, avendo paura di rovinare il momento, lui ricambiò il bacio comandando i movimenti lenti e sensuali del nostro bacio pieno di passione, quella vera.
ci staccammo dopo qualche istante.
piantò i suoi occhi nei miei e quando, stupidamente, spostai il mio sguardo nel suo mi incatenò con qualcosa di invisibile ma che puoi sentire quando tieni veramente a una persona.
non riuscivo a distogliere lo sguardo, in quel momento, eravamo solo io e lui. solo noi.
ora so come si chiamano quelle catene amore.
-avete finito?-la voce irritata di Gandìa ci fece staccare.
-se non la finite sparo alla vostra amichetta.-sogghignò.
sbuffai.
guardai i miei compagni che ci sorridevano, a me e ad Andrés.
Palermo mimò con la bocca un "congratulazioni".
e Nairobi, anche se nella situazione in cui era, mi sorrise e annuì con la testa.
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erano passati minuti di dialogo inutile, fece scendere Denver e Rio e ci fece cantare una "bella" canzoncina ma ancora nulla, Nairobi era ancora lì dolorante e legata e Gandìa ci prendeva per il culo, per poi non arrivare a nessuna conclusione.
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dopo ancora minuti di dialogo riuscimmo a "patteggiare" con lui, trovammo un accordo.
dovevamo abbassare tutte le armi e farli uscire di lì, stando in un angolino, e lui ci avrebbe ridato Nairobi a patto che lo avessimo lasciato in pace.
cosi facemmo, eravamo in un angolino, armi abbastate, nulla in mano.
il rumore dei lacci che venivano tolti a Nairobi interruppe il silenzio.
dallo scricchiolio della porta appervero due figure: Nairobi che era esausta e quasi non si reggeva in piedi e Gandìa, esausto anche lui ma che non lo dava a vedere.
-abbassa la pistola o l'ammazzo.-disse Gandìa.
guardò nella mia direzione e feci uno sguardo confuso visto che, sia il fucile, sia la pistola, erano abbassati.
girai lo sguardo dietro alle mie spalle e vidi Denver con la pistola alzata "nascosta" dietro la mia schiena.
mi guardò.
annuii, come a dirgli di abbassarla e così fece.
Gandìa iniziò a camminare, senza mai darci le spalle e con Nairobi davanti, non riuscivo a toglierle lo sguardo di dosso, sentivo che qualcosa non andava.
mimò con le labbra un "qualsiasi cosa succeda sappi che ti voglio bene." scandì bene le parole per farmi capire, marcando il ti voglio bene.
"anche io." dissi con il labiale.
eravamo, ora, nella grossa stanza in cui era successo quel casino all'inizio, ricordate quando sono entrati i pezzi di vetro a Palermo? ecco quella.
-guarda chi c'è.-disse Gandìa.
-c'è il tuo grassone.-continuò.
si riferiva a Helsinki, loro sono sempre stati amici/migliori amici e Nairobi era innamorato di lui ma, sfortunatamente, Helsinki è gay ed era innamorato di Palermo.
brutta storia no?
fortunatamente c'è il nostro cavaliere Bogotà che sembra aver catturato, momentaneamente, il cuore della fanciulla, a quanto ho saputo si sono baciati nell'ascensore.
-liberala.-disse Bogotá.
-calmo, adesso la libero.-sorrise Gandìa.
aveva qualcosa in mente, ne sono sicura.
aveva una faccia troppo tranquilla per uno che sa che è finito nella merda fino al collo.
misi la mano nella tasca in cui avevo una granata e la strinsi nella mano, nel caso fosse successo qualcosa ovviamente.
Gandìa iniziò a lasciare la presa a Nairobi fino a lasciarla del tutto.
mi sorrise, dirigendosi verso di noi a passo lento e stanco, più della sua faccia, con gli occhi semi-chiusi.
-meticcia.-la chiamò Gandìa.
si fermò sul posto.
e si girò verso l'uomo, molto lentamente.
-te l'avevo detto che ti avrei uccisa.-sorrise.
un colpo partì dalla pistola.
in quel momento sembrava andasse tutto in slow motion, potevo vedere tutti i movimenti e sentire tutti i rumori.
Nairobi sembrava ancora incosciente di quello che stava succedendo e poi...un colpo dritto in faccia le oltrepassò la fronte.
cadde, lentamente, sulle sue ginocchia e poi si accasciò a terra, senza poter dire le ultime parole o senza fare un movimento, era un colpo che l'aveva uccisa all'istante.
-NOO!-urlammo tutti insieme.
non ci vidi più.
ero arrabbiata e triste.
-GANDÌA!-urlai.
presi la bomba che avevo in tasca e la strinsi forte.
l'avrei vendicata cazzo.
rincorsi Gandìa per tutto il tempo, senza lasciarlo un secondo fermare o respirare, era più veloce di me essendo più abile, ma lo avevo promesso e l'avrei ucciso.
arrivammo all'ufficio del governatore e poi nel bagno, vicolo cieco amico.
lanciai la bomba a una velocità indescrivibile e mi lanciai fuori dalla stanza coprendomi le orecchie.
quando andai a vedere Gandìa non c'era più, almeno adesso sappiamo dove potrebbe essere il suo nascondiglio.
tornai dagli altri.
Nairobi era per terra, con il sangue attorno a lei.
-N-Nairobi...-balbettai sussurrando.
-mi dispiace tanto.-disse Andrés.
si avvicinò a me, aveva delle lacrime che uscivano dai suoi occhi e rigavano le guance, era una tra le poche volte che l'avevo visto piangere.
mi abbracciò e ricambiai subito cadendo in un pianto isterico.
dolore.
rabbia.
tristezza.
ecco cosa provavo.
Nairobi era come una sorella più grande per me.
le volevo un sacco di bene ed era la persona più importante della mia vita, dopo il bambino e Andrés ovviamente.
l'avevo persa e sta volta per sempre.
non avrei più visto film con lei finendo per piangere come disperate.
non avremmo più gossippato.
non mi avrebbe più dato consigli.
non mi avrebbe più ascoltato.
non avremmo più cantanto e ballato come disperate ubiache.
non sarebbe più stata la zia di mio figlio...
mi manca.
Nairobi sappi che ti vogliamo bene.
[SPAZIO AUTRICE]
ho pianto solo a scriverlo aiuto.
non volevo farla morire però mi tocca, sappi che ti amo Naiorbi:).
spero vi piaccia.
frase del giorno:
L’amore non dà nulla fuorché sé stesso
e non coglie nulla se non da sé stesso.
L’amore non possiede,
né vorrebbe essere posseduto
poiché l’amore basta all’amore.
love you<3
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