~CAPITOLO 34~
dopo che Nairobi, svegliatasi dal coma, ebbe una crisi e perse, molto, sangue, decidemmo di operarla.
anche se dovettimo(?) litigare per chi volesse che uscisse e chi no.
io, che volevo che uscisse, puntavo la pistola a Palermo, contrario.
Helsinki a Denver.
Bogotá a Rio.
Rio a me.
insomma una bella catena no?
avrei davvero voluto esprimere questo "desiderio" di Nairobi di essere curata da veri medici perché non voleva morire in quel posto visto che, come riteneva lei, non eravamo pratici e avremmo fatto una carneficina e probabilmente era vero ma ordini del capo no?
Andrés...Andrés ha voluto tenerla qui, a soffrire, a morire lentamente, a perdere sangue e noi?
noi dobbiamo ubbidire come cani, ma che posso farci?
-Miami, Denver, Stoccolma scendete e fare un prelievo a chi ha 0 negativo o A positivo.-ordinò Berlino.
così facemmo.
scendemmo al piano di sotto, dove gli ostaggi stavano a fissare il soffitto e, probabilmente, pensare se sarebbero mai usciti di là.
appena entrammo si alzarono.
-chiunque abbia il sangue 0 negativo oppure A positivo è pregato di alzare la mano.-dissi nel modo più gentile possibile.
nessuna risposta.
-allora? dobbiamo controllare la vostra cartella clinica?-chiese Denver con il suo solito "umorismo".
finalmente qualcuno alzò la mano, avrei preferito fosse qualcunaltro però.
Miguel, Arturo, Ariadna e qualche altro ostaggio di poca rilevanza la alzarono.
ribolii di rabbia.
tutti ma Ariadna no.
non che Arturo sia da meno però.
-benissimo, adesso seguiteci.-disse Denver.
feci segno a Lucas di rimanere con gli ostaggi mentre noi scortammo gli altri, che dovevano fare il prelievo, nell'ufficio del governatore.
seduti uno di fronte all'altro.
-per chi è il sangue?-chiese Ariadna.
alzai lo sguardo fulminandola.
mi guardava con una faccia, quasi, per prendermi per il culo.
da sbruffona ecco.
aveva sempre quella faccia da "innocente" ma che in realtà è la solita stronza che tratta male quelli che sono inferiori a lei.
-che cazzo te ne frega?-dissi.
non potevo rispondergli bene.
non la tolleravo.
non mi andava giù che ci avesse provato, e lo fa tutt'ora, con Andrés e lei lo sapeva bene, eccome se lo sapeva.
-siete salite in due con il peluche eppure...ci sei solo tu, non la vedo da un pò...Nairobi no?-disse ovvia.
rabbrividii.
gli avrei spaccato la faccia se avessi potuto.
-allora lo sai per chi è. quindi adesso stai zitta e non mi rompi più il cazzo con le tue domande inutili.-risi.
-io non ti sto simpatica.-disse.
mi guardó e socchiuse gli occhi, come se così potesse vedere i miei pensieri e i miei sentimenti, ma non poteva fare nulla di tutto ciò.
solo lui ci riesce.
-ma va?-chiesi facendo la sorpresa.
-è per la cosa di Andrés non è così?-chiese.
la ignorai.
-non so che rapporto abbiate ma quando sono entrata mi hai spinto via da lui e trattata molto male.-disse facendo la faccia triste.
-perché dici così? semplicemente ti ho dato la tuta, chi lo sa...magari eri una polizziota infiltrata, visto che non c'ero alla zecca.-dissi.
feci finta di nulla.
-quindi non ti piace?-chiese.
negai.
-e tu non piaci a lui?-chiese, di nuovo.
negai.
-oh che bello, quindi ho una chance con Berlino, sarà finalmente mio, solo mio.-disse.
la guardai, aveva gli occhi sognanti e guardava il soffitto.
era come se avesse aspettato quel momento da tutta la vita.
gelosia.
-non so se tu possa avere una chance.-risi.
-perché no? non è innamorato ne fidanzato, quindi potrà essere mio, come ho sempre sognato, sai alla Zecca io non lo volevo, ero contraria ma poi quando sono uscita ho capito quanto mi mancasse e che lo amavo con tutto il cuore.-sorrise.
gelosia.
-ma lui non ti vuole Ariadna.-risi nervosa.
-invece mi vuole e nel caso imparerà a farlo.-disse.
-non funziona così. non hai nessuna chance e vuoi sapere perché? hai ragione a me lui non piace e io non piaccio a lui perché noi ci amiamo, io lo amo e lui ama me e indovina un pò tra poco, fuori di qui, ci sposeremo e per tua informazione sono incinta e il padre è lui. trovo difficile il fatto che tu riesca a convincerlo sai?-le sorrisi con aria di sfida.
non avevo assolutamente voglia di fare casino o urlare.
lei è solo una puttana che ci prova con tutti.
e, ovviamente, dovevo rimetterla al suo posto ma non sempre bisogna farlo con le urla.
-m-ma...c-come? n-non significa nulla...io...io ho ancora una chance, gli farò cambiare idea!-disse sicura di sé.
risi.
-stupida ragazzina.-dissi.
mi avvicinai pericolosamente a lei con uno scatto.
avvicinai le labbra al suo orecchio.
-non provare ad avvicinarti ad Andrés, devi stargli lontana, non provare a parlargli, a sorridergli o solo a guardarlo perché sennò ti giuro che di quá esci con i piedi avanti. se ci provi con lui non esci con le tue gambe intesi?-sussurrai.
leccai la sua guancia prima di allontanarmi, aveva una faccia spaventata, molto spaventata, e io ero contenta.
-Denver.-disse Arturo.
-che c'è?-chiese il ragazzo.
-grazie.-disse sorridendo.
-per cosa?-chiese confuso Denver.
-sono entrato per dirtelo personalmente, so che siamo partiti con il piede sbagliato ma quello che importa è che stai crescendo mio figlio no?-disse.
-che cazzo stai dicendo buffone.-iniziò a scaldarsi Denver.
-lo so che per te è complicato e che non era nei tuoi piani, essendo giovane e pieno di soldi fino al collo, cambiare pannolini e questo ti fa ancora più onore, stai crescendo il figlio nato dallo spera di un altro uomo.-rise.
guai in arrivo.
-ascoltami, pagliaccio, stai zitto o giuro che te le suono fino a Natale.-ringhò Denver.
-oh merda.-esclamò Stoccolma.
-che succede?-chiesi.
-Arturo tu sei A positivo, non A negativo, ho analizzato la tua sacca a caso, che cazzo stai facendo? avremmo potuto uccidere Nairobi.-disse.
-ops..scusate, mi sono confuso, sapevo di essere A ma non sapevo se fossi negativo o positivo.-fece il finto tonto.
-sai che succede adesso?-disse Denver.
chiuse i pugni e si avvicinò all'uomo prendendolo dalla poltrona e sferrandogli un pugno in faccia.
-Denver non è il caso, lascialo.-dissi anche se con indifferenza, quell'uomo mi faceva ribrezzo ma non eravamo qui per quello.
nessuna risposta.
non smetteva, un pugno e un altro ancora.
-Denver basta, magari si è sbagliato davvero, non lo sappiamo!-alzò la voce Stoccolma.
pugni su pugni.
-BASTA! SMETTILA DENVER! CAZZO BASTA!-urlò la riccia e lui si girò, mortificato.
Stoccolma iniziò a fare una "ramanzina" a Denver sulla sua rabbia incontrollabile e sul fatto che non lo riconoscesse più.
Denver era mortificato era come se non sapesse cosa stesse facendo e piangeva.
alla fine lo lasciò.
qualcosa attirò la mia attenzione, o meglio qualcuno.
Ariadna, dopo aver fatto il prelievo, è uscita dalla stanza, accompagnata da Lucas, e fuori c'era...Andrés?
che cazzo ci faceva Andrés?
che cazzo dovevano dirsi?
[SPAZIO AUTRICE]
spero vi piaccia questo capitolo, l'ho fatto un pò più lungo del solito.
scusate per eventuali errori.
comunque uscire con i piedi avanti significa che muori e quindi, nella tomba, sei con i piedi avanti.
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