twenty-six
Ester's POV
La camera azzurra è diventata il centro di una seduta psicologica: io, Daniele, Alessia e Luca siamo i terapisti; mentre Alessio il paziente.
Emanuel Lo gli ha assegnato una coreografia molto forte in cui deve parlare con il corpo del suo rapporto con il padre.
«Mo' io sto piangendo così, ma prima era Emanuel in queste condizioni mentre diceva che anche il suo rapporto con il padre era particolare e mi vergognavo a piangere» dice il biondino, con gli occhi lucidi.
Il mio cuore ha un fremito.
So per certo cosa vuol dire avere un rapporto complicato con i genitori. Gli sono grata per tutto: per avermi aiutata economicamente ed emotivamente, per avermi fatto viaggare e compiere esperienze, ma una parte di me sarà per sempre segnata da una mancanza.
Fisicamente, mamma e papà erano presenti molto poco a casa. Lavoravano e lavorano ancora oggi tutto il giorno.
Durante l'adolescenza, questo era un continuo argomento di discussione tra noi, che ha portato ad una crepa. La crepa si è allargata ulteriormente quando hanno scoperto dell'anoressia.
Nonostante cercassero entrambi di starmi accanto, rifiutavo il loro aiuto e mi chiudevo in me stessa.
Questa situazione è andata avanti per quattro anni interi. Quattro anni di litigate, visite da nutrizionisti e psicologhi e prepccupazioni.
I pensieri distruttivi mi annientavano, facendimi sentire estremamente in colpa per il peso che significavo per mamma e papà.
La crisi è stata superata dopo la fine delle superiori, quando finalmente un giorno ho deciso di parlare a loro di tutto. Gli ho detto di come mi sentivo dalle medie in poi, dei miei pensieri, delle insicurezze nella danza e via dicendo.
Il nostro rapporto si è saldato grazie al fatto che avevo superato la vergogna e alla loro comprensione.
«Mi ha chiesto di scrivere una lettera a papà» continua Alessio, riportandomi alla realtà.
«Es una cosa buena, no?»
Il biondino tentenna. «Sì ma raga, io mi vergogno un sacco. Non sono abituato a parlare a cuore aperto con lui, figuriamoci a scrivergli».
Annuisco, mentre un'idea scatta dentro di me.
È da un po' che non sento i miei, per via dei nostri orari limitati e dei loro impegni. Solitamente, ci limitiamo a qualche messaggio e ai saluti durante le mie chiamate con Alma.
Per questo decido di "rubare" l'idea di Emanuel Lo e di scrivere una lettera a mamma e papà. Una lettera che probabilmente non gli arriverà mai, ma ho bisogno di aggiornarli sulla mia vita qui e su tutto il turbinio di emozioni in cui mi trovo.
Così dò un abbraccio stretto ad Alessio, mormorandogli che ce la farà e che è muy forte, e mi rinchiudo in camera con le cuffiette nelle orecchie.
Non scrivo su carta da troppo tempo.
Mi è sempre piaciuta la scrittura e l'utilizzo delle parole e l'ho sempre sfruttata tanto come mezzo di comunicazione con le altre persone. Ad ogni occasione, facevo bigliettini o vere e proprie lettere per i diretti interessati.
Da quando sono qui, però, ho perso la mano e l'ispirazione per l'incipit arriva solo quando parte in riproduzione "Wonderwall" degli Oasis.
Io e la mia famiglia ascoltavamo ovunque quella canzone: la cantavamo in macchina, avevamo comprato il vinile e papà aveva imparato a suonarla con la chitarra.
(n.a. naturalmente la lettera è scritta da Ester in spagnolo, ma per comodità ho deciso di non fare la traduzione di ogni frase e scriverla direttamente nella nostra lingua)
Mamma e papà,
scrivo questa lettera di getto, senza pensarci troppo e senza badare agli errori. Voglio che sia un discorsi fatto come se stessimo parlando, nonostante attualmente ci separino centinaia di chilometri.
Parto col dire che Amici è una bolla, un luogo sicuro in cui posso fare quello che mi piace senza i problemi che potrebbero esserci nel mondo del lavoro. Studio, ballo, mi esibisco. La mia ambizione più grande, lo sapete, è quella di entrare nei più grandi teatri ed essere ricordata come una delle ballerine più versatili e dotate della storia. Surreale, forse? Probabile, ma mi avete sempre insegnato che sognare è la nostra ancora di salvezza.
È sera tardi mentre vi scrivo e sono più emotiva, quindi è probabile che io parli molto più del solito in questa lettera.
Amici per me è sempre stato un sogno: volevo ballare, imparare e mostrare chi sono. Ma mai mi sarei immaginata di sentire come se avessi un'altro cuore, dedicato a tutte le persone che ho conosciuto qui e che pian piano stanno diventando tutte importanti.
Ogni singolo ragazzo che vive in casetta con me lo ricorderò per sempre per qualcosa, anche solo per avermi aiutato a fare le pulizie.
Ma ho legato talmente tanto con alcune persone in particolare che non riesco neanche a spiegare quanto siano diventate tanto per me.
Chiara, fatina ballerina e la mia spalla destra, sempre pronta a darmi i consigli più apprezzati e corretti.
Teodora, la mia argentina preferita (nonostante la rivalità tra Spagna e Argentina) e la mia spalla sinistra. Incarna il mio lato un po' più spigliato ed attivo, condividiamo risate e i balletti pazzi, come li chiama lei.
Alessio, mio fratellino e colui che ha ispirato questa lettera.
Andrei avanti all'infinito, ma c'è una persona particolare che non riesco neanche a descrivere a parole. Già da queste parole riesco a vedere la faccia infastidita di papà, quindi andrò al dunque: sì, papi, io sto insieme a questo ragazzo.
Gabriel Monaco, cantante e mio ragazzo. Se dovessi parlarvi di come mi sento con lui non smetterei più, basti sapere che è proprio come mi immaginavo il mio futuro marito da piccola. Ti ricordi mamma? Ecco, è l'incarnazione quasi perfetta, solo più diretto e con qualche neurone in più dei principi azzurri delle fiabe.
Quando sti con lui mi sento come una ragazzina alla prima cotta, ma forse questo non dovrei dirvelo.
So, però, che vi piacerebbe.
Concludendo, non mi sono mai sentita più viva nella mia vita. Nonostante, appunto, tutto questo ambiente sia protetto, è la prima volta che mi sento veramente al mondo, che i miei sogni possono diventare realtà e che tutti i problemi che ho avuto nel passato e del quale siete a conoscenza sono spariti. L'anoressia, la sofferenza per la nonna, le insicurezze...tutto scomparso grazie alla danza e alle persone elencate prima.
Vi voglio tanto bene e mi mancate.
la vostra Estrellita.
Alla fine, ho consumato una penna e anche le lacrime.
Le parole sono scese sul foglio come un bambino sullo scivolo, senza sforzo o bisogno di spinta.
Ho scritto fino a che la mano non mi ha fatto male.
Proprio mentre rileggo le mie parole, qualcuno bussa alla porta della stanza gialla.
«¡Puedes entrar!» affermo ad alta voce, nonostante questa sia ancora un po' tremante.
Il materasso del mio letto cede lievemente mentre Gabriel si sdraia accanto a me, a pancia in su.
Gli sorrido, leggermente. «Hey, come stai?»
«Benissimo, sono appena stato dalla diretta su Radio Deejay. Hanno mandato Standard in rotazione e ho parlato un po' del pezzo con l'host» risponde il moro, con gli occhi azzurri che brillano.
È bellissimo vedere la passione e la costanza che ci mette nelle cose che fa per ottenere risultati posiviti. E l'emozione quando questi ultimi arrivano è la gratificazione più grande che un artista, cantante o ballerino che sia, possa ricevere.
«Tu piuttosto? Vedo due occhi lucidi» mormora mentre mi asciuga il tragitto che una lacrima ha lasciato sulla mia guancia.
«Ho escrito una lettera para i miei genitori» sussurro, con gli occhi puntati sul foglio.
Vybes si mette di lato, in modo di essere rivolto verso di me.
«El caso es que non sono triste, solo malinconica y, no sé, commossa da todo esto» affermo da alta voce, gesticolando con le mani e indicando noi due e poi il resto della stanza.
«È normale essere emotivi in questi contesti, specialmente se stai parlando di una cosa importante per te a persone altrettando fondamentali come i tuoi genitori».
Annuisco, appoggiando il capo contro il suo petto fasciato dala felpa della scuola.
«Ho escrito di nosotros dos» affermo poi.
Sul volto del ragazzo fa capolino un sorriso, mentre le sue dita percorrono lentamente il mio braccio scoperto dalla manica corta e catturando la mia attenzione.
«Ah sì? E che gli hai detto?»
«Che ho encontré un ragazzo brutto, antipatico, stronzo y también stonato» scherzo, lanciandogli una linguaccia.
Le sue dita iniziano a solleticarmi i fianchi, facendomi contorcere sul letto mentre le mie risate si fanno sempre più rumorose.
«Ripetilo se hai il coraggio»
Con il fiatone, cerco di scansarmi. «¡No, no, lo siento!»
Sul volto di Gabriel regna un sorrisetto soddisfatto.
«No, lo digo en serio ahora, ho detto checontemibatteforteilcorazon» affermo tutto d'un fiato.
«Ma che stai a di' ?»
«Ho detto che con te mi batte forte il corazon, che sei como il principe azzurro che volevo da piccola y que ho preso una cotta gigantesca per te» scandisco ogni parola, finendo sempre con il volto più vicino al suo.
Interrompe l'eye contact intriso di sfida che ci stiamo lanciando con un bacio a fior di labbra che dura talmente poco che non riesco a ricambiare.
«Anche per me è lo stesso, solo che alle principesse preferivo le ballerine spagnole» sussurra al mio orecchio.
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