CAPITOLO 54
MATT
"Noi siamo maledetti, Matt."
È questo che mi rimbomba nella testa, mentre guardo Alissa uscire dal bagno senza di me. E senza nemmeno dirmi che cazzo l'ha sconvolta così tanto.
Proveniva dalla sua stanza, quando l'ho vista piangere. E forse capisco anche chi diavolo c'è dietro tutta questa storia. Quella piccola pazza della sua amica non si dà pace, e ora io sto per mettere la parola fine a questa storia. Non le permetterò mai più di intromettersi nella nostra vita. Perché noi andremo a vivere insieme, proprio come stavamo progettando fino a due ore fa. In una villetta, simile alla sua, con due piani e un piccolo giardino, anche se le avevo detto il contrario e che avremmo vissuto in un appartamento in città. Prenderemo un cane, non troppo grande, e inizieremo la nostra vita insieme. Senza problemi, senza rotture di coglioni in vista e senza quella stalker maniaca di Alex. Perché ho tutte le intenzioni di affrontarla e mandarla a fare in culo come avrei dovuto fare molto tempo fa. Mi ha tenuto lontano da Alissa fin troppo, per quanto mi riguarda.
«Che diavolo le hai detto? È sconvolta, cazzo!» Sbraito, entrando in camera e trovando Alex in lacrime, seduta sul letto. Si può sapere che diavolo è successo? Non mi è mai capitato di vedere tante lacrime in così poco tempo.
Alex mi guarda con occhi rossi e spalancati. E vedendola praticamente nelle stesse condizioni di Alissa, tutti i miei piani di mandarla gentilmente a quel paese falliscono miseramente. Sono uno stronzo, vero, ma non fino a questo punto.
«Perché piangi?» Le domando, grattandomi la nuca, a disagio. Cerco di alleggerire il mio tono, di renderlo meno arrogante, ma non serve molto a farla rilassare.
«Matt...» Tira su con il naso e si asciuga le guance bagnate con il dorso della mano. «Dobbiamo parlare.» Oh, cazzo. Non mi sono mai piaciute queste due parole messe insieme, non portano mai a nulla di buono. Soprattutto, se a dirle è una donna completamente in lacrime.
«Ok.» Acconsento, dal momento in cui anche io avrei due o tre cose da ricordarle. Come, per esempio, smetterla di rompermi i coglioni e girarmi intorno di continuo.
«Sono incinta.» Ammette tutto d'un fiato, con la voce rotta.
Sorrido alla bella notizia, perché questo vuol dire che d'ora in poi rivolgerà tutte le sue attenzioni al fortunato papà del pargolo. Mi sento quasi libero, più leggero, come se mi fossi tolto una pesantissima palla dal piede.
Alex mi guarda confusa e con le sopracciglia aggrottate, in un primo momento. E forse, non dovrei ridere, dato che lei sta piangendo. Forse non lo vuole. O il padre è un imbecille e non sa cosa fare adesso. Ma, quando ricambia il mio sorriso e si rilassa, io faccio lo stesso. Alla fine la notizia di un nuovo arrivo non può mai essere così triste o piena di lacrime. È pur sempre un piccolo neonato indifeso.
«Wow!» Esclamo, esasperando un po' la mia euforia per tentare di farla stare meglio. «E chi è il fortunato?»
«Sei tu, Matt.» Risponde, abbassando gli occhi e sospirando. Che cosa cazzo ha detto? Non credo di aver sentito bene. Se questo è un fottuto scherzo, non è affatto divertente.
Sgrano gli occhi e le mie sopracciglia schizzano in alto. Di che cazzo stiamo parlando? Non può essere mio. Siamo stati attenti e... e... e cazzo, noi non scopiamo da un sacco di tempo.
«Stai scherzando? È impossibile, porca puttana.» Il mio sorriso va immediatamente a farsi fottere, così come il pensiero che tutto questo sia una maledetta bella notizia.
Comincio a camminare in tondo con la testa tra le mani. Sto per andare in panico, lo sento. Penso al viso sconvolto di Alissa.
Merda.
È per questo che piangeva.
Merda. Merda. E ancora merda.
Tutto questo è un incubo. Abbiamo usato tutte le precauzioni. Perché, perché a me? Ho commesso un fottuto sbaglio, un piccolo errore di valutazione. E questo è troppo per farmela pagare, no?
«Sei... sei sicura? Come cazzo può essere possibile?» Continuo a pensare ad Alissa, a quello che dovrebbe essere il nostro futuro. E dove prima vedevo la nostra villetta con tanto di giardino e cane incluso, ora vedo il nulla.
Nero.
Anzi vedo un cazzo di marmocchio messo al mondo con una persona che nemmeno sopporto, e che mi strilla nelle orecchie quando ha fame. Porca puttana. Porca di quella stramaledetta puttana. Ditemi che ora sto per svegliarmi, con Alissa al mio fianco e senza l'ombra di una catastrofe nucleare come questa. Si, deve essere così. Mi risveglierò tra 3... 2... 1...
«Ne sono più che sicura Matt. Sono già al secondo mese inoltrato. Ho fatto due test e anche le analisi del sangue. Non ci volevo credere nemmeno io, ma è così. Sono incinta ed è tuo al mille per mille. Perché non sono stata con nessun altro da quando ti conosco.» La voce di Alex mi riporta con i piedi per terra. E no, non mi sono risvegliato e questo vuol dire che non è un maledetto incubo, ma è la mia cazzo di realtà di merda.
«Spiegami come è possibile, allora. Non abbiamo mai fatto sesso non protetto, cazzo.»
«Cosa vuoi che ti dica, Matt? Credi che me lo stia inventando? Porca miseria, no!» Si alza e corre a frugare nella sua borsa, mentre i miei occhi seguono con circospezione tutti i suoi movimenti. Viene da me e mi piazza in mano un cazzo di test di gravidanza... positivo. Mi passo una mano sul volto, sconvolto.
«Credi che io mi sentissi pronta per apprendere questa notizia? E poi, venire a sapere che te la fai con la mia migliore amica?» Mi blocco e la guardo a bocca aperta e con il fottuto test che penzola dalle dita. Quindi, lo sa. E sarebbe più corretto dire che me la facevo con la sua migliore amica, dato che dopo questa ultima cazzata che ho combinato, Alissa non vorrà nemmeno più vedermi da lontano.
Mai più.
Mi paralizzo completamente all'idea e un brivido di paura mi attraversa da capo a piedi. Io. Devo. Assolutamente. Parlarle. Ora.
«Sono a pezzi, Matt. Completamente. Mi sento sola, non ho nessuno con cui parlare. La mia amica mi odia e forse anche tu. E ho questo bambino in grembo... e sono sempre stata a favore dell'aborto. Ma adesso, io voglio tenerlo. Ma ho bisogno di te, non posso farlo da sola.»
Mi poggio con la fronte al muro e chiudo gli occhi, per riflette. L'aborto non mi è neanche mai passato per la testa, non sono quel genere d'uomo. So prendermi le mie responsabilità. E mi sento in colpa anche nei confronti di Alex, in questo momento. Lo abbiamo fatto in due, ed è giusto affrontare la cosa insieme, ma questo non significa necessariamente che io debba rinunciare alla mia vita. Ai miei sogni. Ad Alissa.
Vado verso Alex e la accolgo nel mio abbraccio.
«Ok. Ci sono io.» Le prometto, mentre lei mi bagna la maglietta con le lacrime e mi stringe la vita.
Okay, prima fase del piano: calmare Alex. Seconda fase del maledetto piano: andare a parlare con Alissa. Non è molto elaborato, ma spero sarà efficiente.
Alzo lo sguardo verso la porta e i miei occhi si incontrano con quelli nocciola di Alissa. Lei è lì, sull'uscio. Ci fissa e piange a dirotto, coprendo i suoi singhiozzi con una mano. Guarda le mie braccia attorno alle spalle della sua amica e il viso di lei sul mio petto, e le lacrime aumentano. E io sto morendo dentro a vederla così. Con gli occhi, la prego di smetterla di piangere e cerco di comunicarle quanto io la ami. Lei è il mio tutto, cazzo. Io lo so, ne sono sicuro. E noi possiamo ancora farcela.
Alissa sparisce dalla mia vista tanto velocemente quanto era apparsa.
«Aspetta... torno subito.» Senza pensarci due volte, mi stacco da Alex, le riconsegno il maledetto test di gravidanza e corro dietro ad Alissa. La cerco nel corridoio e non c'è, scendo di sotto e non c'è, esco in giardino e la trovo tra le braccia di quello stronzo biondo ossigenato. Lui e i suoi artigli sempre pronti a toccarla ovunque, anche dove non dovrebbero.
«Che è successo, tesoro mio?» Le domanda Liam, facendomi salire un conato di vomito, insieme a una rabbia accecante. Tesoro mio? No, non lo è da tempo. Ha perso il suo treno ed è ora che si levi da mezzo.
«Alissa!» La chiamo con tono fermo e serio. Ed è più un avvertimento, perché ha circa dieci secondi per allontanarsi da lui, prima che io lo faccia fuori una volta per tutte. E ringraziando Dio, lei lo capisce e si stacca immediatamente da lui. Non avevo proprio tempo di spaccargli la faccia, ora.
«Che ti ha fatto?» Ed ecco che la voce di lui torna a farsi sentire alle mie orecchie e la voglia di picchiarlo a sangue riemerge immediatamente.
«Niente.» Si affretta a dire Alissa, forse perché ha capito che sono pronto a scattare. E lo stronzo non sembra volersi tirare indietro, perché continua a guardarmi con quell'aria di sfida, quella di chi mi supplica di dargli subito un bel pugno sui suoi denti perfetti. E continua ad accarezzarle la schiena e il braccio e questo mi fa imbestialire.
«Direi che non è più un tuo cazzo di problema, quello che le succede, no? Perché non te ne vai a fare in culo e ci lasci parlare?»
Alissa spalanca gli occhi lucidi e apre la sua bellissima boccuccia in una O di stupore.
«Matt!» Mi rimprovera, facendomi incazzare ancora un po' di più. Prende anche le sue parti, ora? Perfetto.
Liam non sembra sorpreso dalle mie parole e continua a fissarmi. E lo sento che ho quasi raggiunto il massimo della pazienza. Alissa alterna lo sguardo tra me e lui e i suoi occhi smettono di versare lacrime per riempirsi di preoccupazione.
«Io, invece, dico che è proprio un mio cazzo di problema, se Alissa è qui che piange disperata. Quindi, mi piacerebbe sapere che diavolo le hai fatto.» Mi sfida ancora di più lo stronzo. Direi che oggi ha intenzione di tirare fuori le palle, ma ha scelto proprio il giorno peggiore, perché non ho la minima voglia di giocare. Mi avvicino come una furia, pronto spaccargli il suo bel visino.
«Okay, ora basta!» Tuona Alissa, ma io nemmeno la sento. La rabbia mi annebbia il cervello e ormai sono determinato a portare a termine il mio piano. A cui si è aggiunta una cazzo di fase: fare fuori lo stronzo. Avanzo, fino a quando non sento le mani di Alissa sul mio petto.
«Matt, basta!» Ripete, arrabbiata. Il maledetto bastardo non si è mosso, ma lei ha fatto qualche metro nella mia direzione.
«Tieni le tue cazzo di mani lontane dai lei, hai capito?» La collera nella mia voce fa sussultare Alissa, che preme maggiormente le mani sul mio petto.
«Matt, calmati!» Mi ordina, dura e infastidita.
«Parliamo, ti prego.» La supplico, prendendole il viso tra le mani, dimenticandomi del suo maledetto ex. Sembro un drogato in astinenza dalla sua dose giornaliera.
«Okay.» Acconsente, liberandosi, però, bruscamente della mia presa. «È tutto a posto, Liam, grazie. Ci possiamo vedere tra qualche minuto?» Eh? No, no che non si possono vedere tra qualche cazzo di minuto.
«No, cazzo, no!» Esclamo, inorridito.
«Certo!» Le risponde contemporaneamente lui, con un sorriso soddisfatto sulla faccia. Questa giornata è veramente di merda.
Alissa mi precede senza nemmeno degnarmi di uno sguardo e si dirige di nuovo verso l'interno della villa, mentre io lancio un ultimo sguardo pieno di odio a Liam fottuto Wyatt. Poi la seguo, prima che cambi idea.
Ci chiudiamo nella mia camera, e Alissa mi fissa con le braccia conserte e la faccia di chi sta per crollare di nuovo. Perché di fronte agli altri deve mantenere una facciata, ma con me la maschera cala. Ma questo non mi impedisce di rimproverarla per il suo comportamento. Non può pensare di correre nelle braccia di un altro ogni qual volta litighiamo. Non mi vorrà mica vedere dentro una bara così giovane, mi auguro.
«Me lo spieghi? Sarà così ogni volta che litigheremo? Sarò costretto a vederti insieme a quello?»
«O-ogni volta che litigheremo?» Mi fa eco, stralunata. «Non ci sarà più una maledettissima volta in cui litigheremo, Matt. Perché è finito tutto. Perché tu hai rovinato tutto, ancora una volta.» Urla, e io mi gelo. Come sarebbe, è finito tutto? Non è finito proprio un bel cazzo di niente. Io la amo.
«Sei sconvolta, lo capisco, ma...»
«Ma niente, Matt! Stai per diventare padre del bambino portato in grembo dalla mia migliore amica.» La sua voce si incrina sulle ultime parole e scoppia nuovamente a piangere. Si volta, per nascondersi, ma i singhiozzi che emette raggiungono comunque le mie orecchie e il mio cuore. Mi avvicino e cerco di toccarla, ma si divincola.
«Non toccarmi! Io ti odio!»
«No, tu mi ami.» Le ricordo, perché le sue parole mi devastano.
«No. Io. Ti. Odio.» Scandisce ogni parola, girandosi nuovamente per guardarmi dritto negli occhi. «E mi hai rovinato la vita. Sei un maledetto stronzo. E io ti odio da morire. E non voglio vedere la tua dannata faccia mai più, nemmeno se un giorno ti dovessi sposare con Alex, perché finalmente hai deciso di prenderti una maledetta responsabilità per tutti i danni che crei. Sei un terremoto, Matthew. Distruggi tutto quello che tocchi, inclusa me. Perché tu non hai fatto che distruggermi dal maledetto giorno in cui ti ho conosciuto.» Sputa i suoi insulti con una tale rabbia da farmi quasi credere che mi odi veramente.
E probabilmente è così, anche se non lo ammetterò mai a me stesso. Sono nocivo per lei. La sto rovinando, e le sto togliendo tutta la purezza che le appartiene. Ma ora, non ho la forza di darle ragione, o battermi per convincerla che non è così e che noi siamo fatti l'uno per l'altra. Io forse l'avrò distrutta nel giro di un anno, ma a lei sono bastati meno di due minuti per farmi a pezzi. Perché è così che mi hanno ridotto le sue parole. Come se fossi un cazzo di LEGO.
Annuisco leggermente, che è l'unica cosa che il mio corpo decomposto riesce a fare, e mi nascondo in bagno. Uno: perché non riesco più a reggere il suo sguardo pieno di odio. Due: perché ho bisogno di una doccia che mi levi di dosso tutto quello che ho provato nell'ultima ora.
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