CAPITOLO 43
ALISSA
«Che scusa ti sei inventato per non far capire niente ad Harper?» Domando a Dylan, uscendo dalla villa.
«Solo che andavamo a fare un giretto in centro per allontanarci dalla fastidiosa voce di Brianna.» Risponde divertito. «Il che non è proprio una bugia. Avercela sempre tra i piedi è una tortura.» Aggiunge, con un pizzico di disperazione nella voce. Scoppio a ridere, anche se provo molta compassione per il mio futuro cognato. Lui è così buono e ama talmente tanto mia sorella da dover sopportare senza lamentarsi mai quell'oca giuliva. Io ho cercato di ignorarla il più possibile nelle prime ventiquattro ore della nostra vacanza, ma Brianna è come i funghi: spunta dove e quando meno te lo aspetti.
«Oh, non dire così, Matt la trova così piacevole. Adora sentirla parlare.» Lo stuzzico.
«Errato. Adoro sentirla urlare, possibilmente nuda e nel mio letto.» Risponde compiaciuto, avvicinandosi al mio orecchio.
Dylan scuote la testa, esasperato e Abbie fa una smorfia schifata. Un bruciore improvviso mi coglie la bocca dello stomaco e la colazione rischia di tornarmi in gola, solo a immaginare la scena di Brianna e Matt al letto insieme.
«Fai schifo.» Gli colpisco il fianco con una gomitata, proprio lì, dove ha ancora l'ematoma per essersi preso a pugni con chissà chi. Non sono assolutamente convinta della spiegazione che Matt ha propinato ad Alex. Credo che mi stia nascondendo qualcosa, ma non ho voglia di dargli la soddisfazione di fargli sapere che sono preoccupata per lui. So che non aspetta altro da me.
«Cazzo.» Impreca e si tocca il fianco dolorante. «Giochi sporco, piccola.» Sottolinea la parola "piccola", per prendersi gioco di me per come mi ha chiamata ieri Cole.
«In guerra e in amore tutto è lecito.» Ribatto, indifferente.
«E noi, siamo in guerra o in amore?» Mi avvolge un braccio attorno alle spalle, ridacchiando.
«In guerra ovviamente, dolcezza.» Ricambio con la stessa moneta, allontanando i suoi artigli demoniaci da me. «E comunque, chi chiama più una ragazza dolcezza? Dovresti aggiornare il tuo repertorio, se vuoi un mio consiglio.»
«Sei sicura di non essere solo gelosa?»
Dalla mia bocca esce una risatina di scherno. «Stai invertendo i ruoli, Matt. Se solo non avessi impedito a Cole di mettermi la crema sul sedere...» Continuo a provocarlo.
Sono stufa dei suoi continui sbalzi d'umore. Vuole farmi rimanere sulle spine? Bene, allora è quello che farò anche io. Voglio fargli pagare qualsiasi torto lui abbia fatto a me, qualsiasi lacrima io abbia versato a causa sua in questi lunghi mesi. Voglio la mia vendetta e smettere di essere il suo zerbino. Non sono il suo animaletto da compagnia e nemmeno un'ingenua ragazza insicura, come crede lui. O almeno, non sono solo questo. Sono anche una donna che merita di essere rispettata. E non sopporto più gli uomini che credono di poter giocare continuamente con me e con i miei sentimenti. Ho voglia di giocare anche io e, per una volta, prendermi la mia rivincita. E Cole è il suo punto debole. Forse non è carino approfittarmi di lui, ma sono sicura che sopravvivrà e di certo non si struggerà a causa mia.
«Smettila.» Sibila, a denti stretti. Gli sorrido soddisfatta, prima di lasciarlo cuocere nel suo brodo mentre nella mente gli riaffiorano immagini del suo migliore amico che mi spalma la crema. Sono sicura che gli abbia dato più che fastidio. Non so se per me, o se perché avessi scelto proprio Cole, ma non lo avevo mai visto così nervoso. Sembrava stesse per avere una crisi di nervi e il mio scopo è quello di farglielo ammettere ad alta voce. Così forse la smetterà di illudere me e la mia migliore amica. Gli serve una lezione, ed è quello che ho intenzione di dargli, prima di mandarlo a quel paese una volta per tutte.
Soddisfatta, raggiungo Dylan e lo prendo a braccetto, continuando a camminare verso la nostra destinazione.
Qualche manciata di minuti dopo, attraversiamo l'ingresso di Tiffany & Co. Diamanti, diamanti e ancora diamanti. I miei occhi brillano più di tutti i gioielli nel negozio, tanto ne sono abbagliata.
Una commessa giovane ed elegante ci accoglie con un grande sorriso e Dylan le spiega cosa sta cercando. Vuole l'anello perfetto, che lasci Harper a bocca aperta e incapace di pronunciare anche una singola parola.
La ragazza inizia a mostrargli vari anelli, partendo da quelli più economici per poi passare a quelli più costosi. Per me, sono tutti meravigliosi. Sono convinta che a mia sorella basterebbe anche un anello da duecento dollari, o anche nessuno. L'importante sarebbe sposarsi con l'uomo della sua vita. Ma Dylan sembra non essere d'accordo.
La commessa lo accompagna a vedere l'anello, a suo dire, più bello che posseggono, in una vetrina all'angolo del negozio. Io rimango ad ammirare il ben di Dio che è già esposto sul bancone. Ne prendo uno in mano, un solitario, semplice, non troppo sfarzoso, ma con il singolo diamante capace di far impallidire tutti i gioielli del Vaticano. Lo rigiro tra le dita, delicatamente, come avessi paura di romperlo.
«Provalo. Vediamo come starebbe al dito.» Mi dice Matt, avvicinandosi.
«No, no... Ho le dita grandi, chiediamo ad Abbie di provarlo. A lei starebbe...» Mi ruba l'anello dalle mani, prima che riesca a finire di parlare.
«Chiudi la bocca e prova questo anello.» Sbotta, con i suoi soliti modi da troglodita, allungandomi la sua mano destra. Esitante, poso la mia sinistra, tremante, sulla sua.
«Finché morte non ci separi.» Mormora, infilandomi l'anello all'anulare. «E ora posso baciare la sposa.» Non mi lascia nemmeno riflettere sulle sue parole, che la sua bocca è già sulla mia. Le sue labbra screpolate dal sole accarezzano le mie solo per qualche secondo, ma questo basta al mio cuore per schizzare dritto in gola. So che stava solo scherzando, ma questo non mi impedisce di immaginarmi all'altare con lui. Le gambe mi tremano terribilmente solo al pensiero. Quando si allontana da me, rimango per un momento con gli occhi chiusi e le nostre bocche restano quasi unite, lasciando che i nostri respiri si confondano l'uno con l'altro. Inspiro profondamente, beandomi del suo profumo, mischiato al tipico odore di sole e crema. Dio, è così buono.
Mi costringo a riaprire gli occhi e lo trovo a fissarmi con il suo solito sorriso da seduttore depravato, e la magia del momento evapora all'istante. È sempre il solito Matt e gli do uno schiaffo sul bicipite, mentre controllo che nessuno ci abbia visti. Ma l'unica occhiataccia che ricevo è quella dell'uomo della sicurezza all'ingresso che sembra dire: "Hey, razza di idioti, dove credete di essere?"
Gli rivolgo un sorrisino imbarazzato, che non ricambia, se non con uno sguardo ancora più torvo di prima. Matt non la finisce di sghignazzare, facendo salire al limite il mio nervosismo. Mi sfilo l'anello dal dito, lo rimetto al suo posto e raggiungo Abbie e Dylan.
«È lui!» Esclama Abbie con gli occhi lucidi, appena mi vede arrivare. Rimango a bocca aperta, appena lo vedo. È talmente bello che è difficile anche descriverlo. Ha un grande diamante centrale e due file di diamantini più piccoli sulla montatura.
«Il diamante centrale è due carati, quelli sulla montatura uno e mezzo.» Spiega orgogliosa la commessa.
«E quanto costa, questa meraviglia?» Si intromette Matt, raggiungendoci.
«Cinquantamila dollari.» Le mie gambe si fanno molli, mi aggrappo ad Abbie per non cadere e lei fa lo stesso con me. Cinquantamila dollari... è il mio stipendio di un anno!
Mia sorella quasi si soffoca con la sua stessa saliva, Matt le dà un paio di colpetti sulla schiena, mentre io rimango paralizzata sul posto. Cinquantamila dollari... Non sapevo nemmeno che esistessero anelli tanto costosi.
«Ok, prendiamo questo!» Sentenzia Dylan, che non si è scomposto di una virgola.
«Scusa?» Domanda Abbie incredula, con una voce talmente acuta e stridula da trapanarmi un orecchio.
«Lo prendiamo.» Risponde con una tranquillità disarmante. «È perfetto, è quello giusto.» Aggiunge, euforico.
«O-o-ok.» Balbetto, scioccata. Lancio un'occhiata a Matt e lui scrolla le spalle. Non sembra sconvolgerlo più di tanto la cifra assurda che sta per uscire dal conto in banca del mio futuro cognato. Ma, dopotutto, anche Matt è cresciuto nel lusso, data la sua dimora. Solo che lo dimentico perché non assomiglia affatto ai ricconi tipo. Ha una macchina semplice, non ha un abbigliamento particolarmente sofisticato e non parla mai dei suoi soldi. Tanto che non avrei mai immaginato che ne possedesse in quantità per sfamare l'intera Africa, se volesse.
***
Dopo aver riposto cinquantamila dollari di anello nella cassetta di sicurezza della villa, raggiungiamo il resto del gruppo in spiaggia. La grande proposta avverrà domani sera, mentre festeggeremo il compleanno di Dylan. Ma non mi ha voluto svelare niente di come glielo chiederà. Conoscendolo ormai da un po', sicuramente sarà in grande stile e ovviamente non passerà inosservato. Mia sorella lo adorerà.
Alex è seduta sul suo lettino con una barretta di cioccolato in mano. Ho una fame da lupi e mi precipito a rubargliene un pezzo.
«Attenta, tesoro, tendi ad ingrassare molto velocemente.» Commenta Brianna, la stronza. Mi sembrava molto strano che ancora non avesse giudicato qualsiasi mia mossa. Ero quasi in ansia, in attesa del suo primo sgradevole commento. Il suo scopo nella sua miserabile vita è quello di screditare chi le sta in torno solo per sentirsi meglio con sé stessa. È una persona orribile. È falsa e cattiva. E prima di darmi il colpo di grazia si assicura sempre che Harper non sia nei dintorni per sentirla e per rendersi conto di che razza di brutta persona sia.
«Anche tu, Brianna.» Ribatte Abbie. Mostro a mia sorella un sorriso pieno di gratitudine. Lei è la mia paladina, pronta sempre a difendermi dal mondo. Se solo penso che fino a un paio di anni fa era esattamente l'opposto. Io ero il suo punto di riferimento, la sorella più grande da prendere come esempio. E ne ero orgogliosa perché mi sentivo necessaria. Ero fiera di poter dire a tutti che Abbie era una brava ragazza, anche grazie a me. Le davo consigli, le indicavo la strada giusta e il mio parere era più importante anche di quello di nostra madre. Ero la sua metà. E io non riuscivo a capire come una ragazza come lei, bella e intelligente come pochi, prendesse me, Alissa Williams, un concentrato di pateticità, come suo esempio. Ma era proprio per quello, che con lei e solo lei, io mi sentivo importante, indispensabile. Ma poi, Abbie ha cominciato a crescere e la situazione si è completamente capovolta. Lei è diventata il mio esempio e il punto di riferimento da seguire. Ora sono io che ho bisogno della sua approvazione, dei suoi consigli. Lei è diventata una donna forte, indipendente, battagliera e io mi limito a guardarla crescere e a essere orgogliosa di lei. Abbie sa quanto io abbia sofferto per il mio peso, prima che mi dimagrissi. È la persona che più mi è stata vicina in quel periodo. Ed è per questo che sarebbe pronta ad affogare Brianna, se solo io le dessi il consenso.
«Questo non è assolutamente vero!» Esclama, indignata, Malefica.
«Lo è. Ma non interessa comunque a nessuno né di te, né del tuo fisico.» Abbie la zittisce per mia grande gioia. Le mimo un "grazie" con la bocca e lei mi fa un occhiolino.
«Partitina a beach volley?» Propone Cole, raggiungendoci dalla riva. Me la sono sempre cavata a giocare a pallavolo, anche se non l'ho mai praticato come sport. Mi è sempre piaciuto e al liceo ero una tra le più forti della classe, anche se i miei compagni non volevano ammetterlo solo per non darmi alcuna soddisfazione. Ma la professoressa mi adorava. L'unica.
«Sì, io ci sto!» Esclamo entusiasta.
«Ah, almeno fai un po' di moto.» Ancora la voce fastidiosa di Brianna. Critica me, quando lei in un giorno e mezzo di vacanza non ha fatto altro che trastullarsi sul lettino o sul divano della villa. Ma per la regina degli inferi, ogni occasione è buona per colpirmi.
«Sì, al contrario tuo.» Rispondo stizzita.
«Ci sto anche io.» Matt si alza dal lettino e mi fa un occhiolino malizioso. Non farò mai squadra con lui, può anche dimenticarselo. Piuttosto, preferirei giocare da sola.
Abbie declina l'invito categoricamente, non è mai stata molto coordinata. Le piace correre o andare in palestra, ma qualsiasi sport che preveda l'utilizzo di una palla è off limits per lei. Per la sua salute e per quella di chi la circonda. Un suo bagher può essere imprevedibile e avere lo stesso effetto di una martellata, nel caso ti colpisse.
Harper, invece, si unisce a noi. Ha praticato questo sport per qualche anno come palleggiatrice, direi che se la cava.
«Stai in squadra con me, piccola?» Mi domanda Cole, lanciando un'occhiata incomprensibile a Matt.
«Assolutamente sì!» Rispondo, fissandolo a mia volta. Si strofina la faccia con le mani, con fare nervoso, ma cerca di mantenere la sua espressione più rilassata.
«Bene. Se vuoi perdere, Cole, è tutta tua. Harper ha giocato a pallavolo per anni.» Dice, convinto, come se avesse già la vittoria in tasca. Il suo amico gli risponde con una scrollata di spalle, anche perché non ha nulla da temere e io niente da invidiare alle doti pallavolistiche di mia sorella. Direi che la sfida è più che equilibrata.
E infatti, Cole schiaccia l'ultima palla che finisce a terra, decretando la nostra vittoria del match. La partita è stata combattuta, ma alla fine noi abbiamo avuto la meglio. Mi butto tra le braccia di Cole che mi solleva, facendomi avvolgere le gambe attorno alla sua vita. Le sue dita stringono le mie cosce, mentre lui gira su sé stesso.
«Che dicevi, Matt? Chi è che ci teneva a perdere?» Lo stuzzica Cole. Matt borbotta qualcosa tra sé e sé ed esce dal campo, da perdente.
«Ora, puoi anche metterla giù.» Dice al suo amico, senza nemmeno girarsi a guardarlo.
«Lo abbiamo fatto davvero arrabbiare, mi sa. In teoria, mi ha vietato anche di sfiorarti.» Si prende gioco di lui, facendomi l'occhiolino e posandomi a terra.
«Vietato?» Domando, sospettosa, e lui annuisce divertito. «E allora perché lo fai?»
«Perché adoro farlo incazzare.» Sorrido e scuoto la testa. Alla fine io e Cole stiamo giocando allo stesso gioco, il cui unico obiettivo è quello di far ingelosire Matt. Lo cerco con lo sguardo e lo trovo in acqua a sciacquarsi dal sudore e dalla sabbia. Lo raggiungo.
«Alissa 2 – Matt l'idiota, ancora 0.» Sussurro vicino al suo orecchio. Sto per sparire sott'acqua e piantarlo in asso, quando Matt mi afferra il polso, attirandomi a sé e facendomi sbattere contro il suo petto sodo. Alzo la testa per guardarlo e deglutisco lentamente, inchiodata dai suoi occhi illuminati dal sole. Le sue ciglia bagnate sono ancora più scure e attaccate l'una con l'altra. Goccioline d'acqua abbandonano i suoi capelli per ricadergli sul viso. Ne seguo il percorso di una, che gli attraversa la guancia per terminare poi sulle sue labbra, leggermente aperte. Le fisso, sono un po' screpolate da sole, ma comunque carnose e irresistibili.
Matt china il capo verso di me, si avvicina alla mia bocca, che si schiude automaticamente di fronte al suo gesto. Odio come reagisce il mio corpo ai suoi gesti, come se non riuscisse a resistergli. Non importa quanto io sia arrabbiata, quanto non sopporti il suo atteggiamento arrogante, quando è così vicino, la mia mente e il mio corpo cedono completamente.
Matt si avvicina sempre di più, chiudo gli occhi, pronta a ricevere uno dei suoi baci sconvolgenti. Dimentico dove siamo e anche con chi. Dimentico tutto e tutti, perché i miei pensieri, ora, sono solo per lui.
Sento il suo respiro caldo sulle labbra e il suo profumo entrarmi nelle narici. Ancora con gli occhi chiusi, vado incontro alla sua bocca, impaziente di sentirla di nuovo sulla mia, ma prima che possa raggiungerla, lui parla.
«Non giocare con il fuoco, Alissa, o rischi di bruciarti.» Sussurra, sfiorando le mie labbra. Apro lentamente gli occhi, perplessa. Sbatto le palpebre ripetutamente, cercando di riportare la mia mente sulla terra ferma.
«C-cosa?» Mormoro, confusa. Matt piega un angola della bocca in un sorriso diabolico, poi si allontana e si tuffa in acqua, lasciandomi senza parole. Forse, questa battaglia l'ha vinta lui.
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