CAPITOLO 40
ALISSA
Le braccia di Matt mi avvolgono la vita e il suo corpo, premuto contro la mia schiena, mi copre dalla leggera brezza mattutina. La mia bocca si estende in un sorriso, nel sentire le sue labbra appoggiate sulla mia spalla.
Penso che sia un ottimo amico, ma non l'ho mai immaginato nella parte del fidanzato premuroso. L'ho sempre visto come un donnaiolo, terrorizzato dai sentimenti e dalle relazioni più longeve di due giorni. E forse lo è davvero.
Probabilmente, se Britney Spears avesse scritto Womanizer, ora nel 2020, avrebbe preso lui come modello di riferimento. Eppure, quando si impegna, è davvero tenero e dolce, anche se quasi sicuramente se sapesse quali aggettivi la mia mente gli sta affibbiando in questo momento, darebbe di matto. O magari è tutta scena. Sta solo giocando e vuole solo portarmi a letto e aggiungere una spunta vicino al mio nome, nel suo quadernino del sesso. Sempre che ne abbia uno. Potrebbe? Un quaderno per non dimenticare le sue conquiste e dove magari stila una classifica. E io potrei essere tranquillamente all'ultimo posto.
Porca miseria, ragiono come se fossimo già stati al letto insieme. Cosa che, tra l'altro, non accadrà mai. Non sono mica una sprovveduta, io. Sono una ragazza coscienziosa e le ragazze coscienziose sanno benissimo che Matt non potrebbe mai dar loro quello cercano. Stabilità e sicurezza. Quella consapevolezza di non essere tradita o lasciata per un'altra. Per questo servirebbe fiducia e, se c'è una cosa di cui sono sicura al mille per mille, è che Matt è tutto fuorché affidabile. È in grado di portarti sulla luna, vero, ma anche di spingerti nel vuoto senza paracadute. E la caduta sarebbe troppo, troppo dolorosa.
Certo, è altrettanto vero che non me la sono cavata molto bene finora a scegliere le persone su cui riporre la mia fiducia. Due storie, due tradimenti. E questo forse è ancora più doloroso di tutto.
Chiudo gli occhi e mi premo ancora di più contro Matt. Potrà anche essere un marpione della peggior specie, ma al momento le sue braccia mi sembrano il posto più sicuro dove nascondermi.
Matt stringe il braccio attorno alla mia vita, premendomi contro il suo corpo e facendomi scontrare con qualcosa sulla parte bassa la schiena.
«Ahia.» Brontolo in un bisbiglio, allungando la mano tra me e lui per scansare qualsiasi cosa sia. Ed è troppo tardi per me e per la mia dignità, quando capisco che in realtà è il suo... coso!
Oh, mamma!
Ma certo, Alissa. Cosa diavolo credevi che fosse, un alieno? Un qualche oggetto misterioso che si era magicamente materializzato nel tuo letto, proprio lì?
«Mmh... Non ti facevo così intraprendente.» Mi stuzzica, la voce ancora roca a causa del sonno. Allontano subito la mano dal suo amichetto e la uso per qualcosa di più produttivo: coprirmi la faccia dalla vergogna.
«Dio, Matt, ti sembra normale?» Mi lamento, imbarazzata.
«Sì, considerato che hai strusciato tutta la notte il tuo culo sul mio pacco.» Ribatte, in totale tranquillità, come se stesse parlando del tempo. I miei occhi si spalancano di fronte alla sua volgarità e, ahimé, il mio corpo si infiamma.
«Sei un maniaco pervertito!» Sbraito, dimenandomi per liberarmi dalla sua presa. Ma le sue braccia sono più forti e, a quanto pare, lui trova la situazione molto divertente. E la sua risata lo conferma.
Lo odio. Sul serio.
«Lo sono solo con te.» Mi sussurra all'orecchio, facendomi smettere di ribellarmi alla sua presa ferrea. Ne dubito, ma sentirselo dire è bello. Mi piace che Matt mi corteggi, anche se ancora non ho ben chiaro il suo obbiettivo.
Mi mordo il labbro e un brivido mi attraversa la schiena. Si dice che quando proviamo dei brividi è perché il diavolo ci è appena passato accanto. E ora, ne ho l'assoluta certezza, perché lui lo è. Il diavolo tentatore in persona.
«E poi...» Si zittisce per un attimo, prima di riprendere a parlare. «sei tu, che me l'hai appena toccato. Allora, ha soddisfatto le tue aspettative, piccola maniaca pervertita?»
Apro la bocca, sconvolta e indignata. Riprendo a dimenarmi e stavolta vinco, o meglio, mi lascia vincere e mi libero dalle sue braccia. Mi alzo dal letto e mi volto verso di lui, che ha addosso solo io suoi dannati boxer neri. E quando cavolo se li è tolti tutti i vestiti?
«Non l'ho di certo fatto apposta!» Mi giustifico, cercando di non mostrare quanto la visione del suo magnifico corpo in intimo mi stia turbando. Metto in moto più di ventidue muscoli della bocca, della faringe e dell'esofago per deglutire, a vuoto, sperando di ingoiare anche la mia agitazione.
«Certo, dicono tutte così.» Mi ammicca, mentre si stende sulla schiena e porta le braccia dietro la testa con noncuranza, tendendo tutti i suoi muscoli. I miei occhi continuano a lanciargli fulmini addosso, ma lui sembra fregarsene altamente.
«E perché sei in mutande?» Domando, e la voce trema. Alla faccia della sicurezza e dell'intenzione di non mostrare turbamento. Osservo il suo petto, poi i miei occhi scendono lentamente sugli addominali che sembrano disegnati dal più bravo degli artisti. Proseguono, poi, sempre più in basso, seguendo la leggera peluria che termina sotto i boxer che riescono a nascondere ben poco. Il mio sguardo si fissa per un attimo, o almeno credo, proprio lì. Inconsapevolmente, inclino la testa di lato e schiudo le labbra, meravigliata, studiandolo come se mi trovassi di fronte a un incantevole e raro oggetto... e diavolo, lì sotto si nasconde proprio qualcosa di grande. Ora capisco perché tutte quelle che entrano nel suo letto, poi fanno così fatica a uscirne. E improvvisamente, mi ritrovo a corrugare la fronte al solo pensiero che qualcun'altra possa averlo visto nudo, possa aver toccato il suo corpo, possa aver dormito tra le sue braccia. Quante, per la precisione? Non dovrei essere gelosa persino del suo passato, ma, maledizione, lo sono.
«Avevo caldo e la situazione non migliorerà, se continui a fissarlo come se fosse un ruscello e tu un animale assetato nel bel mezzo della savana, in tempo di siccità.» Trasalisco e la mia faccia va completamente a fuoco, mentre lui mi guarda con un sorriso soddisfatto sul volto.
«N-non... lo sto... f-fissando.» Balbetto e i miei occhi ricadono di nuovo sulle sue parti basse per un nanosecondo.
«Oh, sì, invece. L'hai appena guardato di nuovo.»
«Non è vero!» Esclamo, inorridita.
«Eccolo, di nuovo.» Si prende gioco di me. O l'ho fatto davvero un'altra volta?
«Dio, smettila!» Mi copro gli occhi con una mano e mi giro di schiena. «Sei imbarazzante.» Commento, ancora con gli occhi coperti. Potrei riaprirli, dato che ormai gli do le spalle, ma non mi sento ancora pronta.
Sento il fruscio del lenzuolo e, subito dopo, il suo corpo caldo dietro al mio. Abbassa la mano da davanti i miei occhi e mi sistema i capelli da un lato per avere libero accesso alla mia pelle. Si china a baciarmi la spalla e poi il collo, facendo prendere un ritmo troppo veloce al mio cuore.
«Puoi guardarmi o toccarmi quanto vuoi e dove vuoi...» Inspiro profondamente, mentre stuzzica il mio orecchio con le sue labbra. «a patto che io possa guardare o toccare te, quanto voglio e dove voglio.»
Una scarica elettrica mi attraverso tutto il corpo. La sua voce bassa e roca suona come la canzone più sensuale che esista nelle mie orecchie.
La sua mano si infila sotto la mia canottiera e scende sulla pancia fino a raggiungere il bordo dei pantaloncini. E io sono così tentata di lasciargli fare di me tutto ciò che vuole. Abbandonare la razionalità e permettere al mio cuore e alle mie emozioni di prendere il sopravvento. Smettere di immaginarmi come potrebbe essere il suo tocco, le sue labbra e la sua lingua su tutto il mio corpo e provarlo davvero. Nella realtà. Invece di continuare a vivere di rimpianti e limitarmi a sognare, rimanendo sempre e solo insoddisfatta.
Chiudo gli occhi e mi appoggio a lui, la testa sulla sua spalla e il fiato corto. Matt continua a baciarmi il collo e le sue dita oltrepassano l'elastico dei miei pantaloncini.
Il respiro accelera, il cuore arriva dritto in gola e le gambe tremano. Ma le mie mani rimangono ferme lungo i fianchi e non riescono a fermarlo.
Matt traccia il contorno delle mie mutandine, poi le sue dita si dirigono nel punto in cui sono maggiormente reclamate.
«Sei bagnata, piccola pervertita.» Sussurra al mio orecchio, accarezzando la mia intimità da sopra il tessuto leggero dei miei slip. Le mie gambe si irrigidiscono e le cosce si serrano, mentre le guance vanno in ebollizione dall'imbarazzo. La sua erezione preme incessantemente sulla mia schiena e questo non fa altro che aumentare la mia eccitazione, facendomi arrossire ancora di più.
Con la mano libera, Matt mi afferra il mento e lo tira indietro per permettergli di guardarmi in viso. Mi guarda per alcuni secondi, prima negli occhi, poi la bocca. La schiudo, automaticamente, pronta a sentire ancora una volta le sue labbra carnose e morbide confondersi con lei. E ed è così che tutte le certezze, tutti i miei piani di stargli lontano, di non mettermi in mezzo tra lui e Alex, vanno letteralmente a farsi fottere. Probabilmente sono l'essere più incoerente e arrendevole che esista, ma non riesco a controllarlo.
«Cazzo, mi fai impazzire quando ti imbarazzi.» Mi lecca la guancia, come se volesse imprimere sulla sua lingua il sapore della mia pelle. Chiudo gli occhi e un brivido mi attraversa tutto il corpo, per poi finire proprio in mezzo alle cosce. Proprio lì, dove le sue dita mi stanno ancora torturando, con carezze leggere.
La sua bocca si avvicina alla mia e con la lingua traccia i contorni delle mie labbra, stordendomi completamente. La sua mano destra scende dal mento e si posa sulla mia gola, in maniera possessiva, mentre la sinistra sposta di lato il pizzo delle mie mutandine per avere accesso alla mia intimità.
«Matt!» Ansimo, agitata, afferrando la sua mano e bloccandolo proprio quando era pronto a entrare dentro di me con le sue dita. «Smettila, ti prego.» Lo supplico, senza fiato.
Tira indietro leggermente la testa e punta le sue iridi marroni nelle mie. Corruga la fronte e mi guarda, gli occhi pieni di desiderio e rabbia allo stesso tempo.
Deglutisco, ancora spaesata e con gli occhi fissi sulla sua bocca. Mi rendo conto di essere completamente incoerente e contraddittoria, le mie parole dicono una cosa, gli occhi e il corpo quella opposta. Sono in guerra con me stessa, una parte vorrebbe che mi facesse sua, qui, nella mia stanza, fregandocene di tutto e tutti. L'altra vorrebbe che la smettesse di confondermi e provocarmi, che tornasse a trattarmi come l'insulsa sorellina della sua migliore amica. Perché così sarebbe tutto più semplice.
«D-devo... devo farmi una doccia.» Farfuglio e lui mi lascia andare, sfilando la mano dai miei pantaloncini e liberandomi il collo dalla sua presa.
Mi precipito velocemente in bagno e mi chiudo la porta alle spalle, appoggiandomici contro, completamente confusa.
«Smettila di torturarmi così!» Mi urla da dietro la porta. Faccio finta di non aver sentito il suo commento e apro la doccia. Mi butto sotto il getto d'acqua fresca, mentre continuo a pensare a cosa succederà tra qualche giorno in vacanza a Miami. Più cerco di stare lontana da Matt e più ci ritroviamo vicini. E ho paura che questo possa trasparire. Non voglio far soffrire Liam, e tantomeno Alex. Ma, allo stesso tempo, non sono sicura di riuscire a restare a lungo lontana da Matt. Mi piace la nostra vicinanza, la nostra complicità. Non so esattamente cosa stia succedendo tra me e lui, ma mi fa stare bene. Non fosse che è sbagliato. Del tutto sbagliato.
Mezz'ora più tardi, scendo di sotto e sento le voci di Matt e mia madre provenire dalla cucina. Presa dalla mia incontrollabile curiosità, mi fermo fuori dalla porta a origliare la loro conversazione.
«Secondo me, dovresti buttarti, Emma. Devi smetterla di farti problemi per le tue figlie, sono grandi ormai.» Eh? Ma di che diavolo sta parlando?
«Non lo so, una relazione alla mia età, con un matrimonio fallito e tre figlie e una nipote sulle spalle...» Risponde mia madre.
Spalanco gli occhi. Una relazione? Ma che diavolo? Perché si confida con Matt? Cos'è, il suo psicanalista, adesso? La situazione sta prendendo una piega a dir poco assurda e io mi sento alquanto confusa.
«Alla tua età?» Ribatte lui, incredulo. «Sei ancora giovanissima e hai tutto il diritto di rifarti una vita. Noah l'ha fatto, no? E anche tu meriti di essere felice. E questo Andrew...»
«Edward.» Lo corregge mia madre, facendomi sorridere.
«Giusto. Questo Edward sembra molto preso da te, almeno da quello che mi racconti. E poi, ha un buon lavoro, non ha legami e niente figli. È perfetto, no?»
Sono un po' sorpresa da questa conversazione, in primis per il fatto che mia madre sta chiedendo un consiglio sentimentale proprio a Matt. Colui che è allergico all'amore e alle relazioni e che potrebbe morire di shock anafilattico solo a sentirne parlare. E poi, non credevo che mia madre si vedesse con qualcuno. Non che abbia qualcosa in contrario, voglio che trovi una persona che possa starle accanto e farla tornare a sorridere, dopo mio padre. Ma mi delude un po' che ce l'abbia tenuto nascosto.
«Sì, è un uomo perfetto. Ci penserò.» Sospira sognante mia madre.
Torno verso le scale e fingo di scendere qualche scalino, facendo un po' di rumore con i piedi per farli smettere di parlare. Entro in cucina sorridente, il profumo dei pancakes mi invade le narici e il mio stomaco risponde subito con un bel brontolio rumoroso. Davvero imbarazzante.
Saluto mia madre con un bacio sulla guancia e fingo di essere completamente ignara della loro conversazione. Non posso certo tradirmi, altrimenti non mi direbbe mai più niente nella vita.
«Hai fatto i pancakes!» Esclamo, euforica, rivolgendomi a mia madre.
«Veramente, è stato Matt.» Risponde lei.
«Oh!» Mi volte verso di lui, che mi sorride debolmente.
«Ai frutti di bosco, i tuoi preferiti.» Matt indica il piatto accanto al suo, sulla penisola centrale della cucina. Cerco di non mostrare quanto il suo gesto mi abbia spiazzata. Matt sa veramente tante, troppe cose di me. Conosce i miei gusti, le mie abitudini, i miei interessi. Questi piccoli gesti da parte sua riescono sempre a lasciarmi senza parole. Vorrei entrare nella sua testa e leggergli nella mi mente per sapere cosa pensa. Cosa sente per me. Quali sono le sue reali intenzioni.
«È fantastico! Grazie.» Gli sorrido e mi siedo sullo sgabello accanto a lui.
«Ah!» Esclama mamma, alzando l'indice in aria, come se si fosse appena ricordata una cosa di vitale importanza. «A proposito, la prossima volta che decidi di dormire con mia figlia, mettiti un pigiama.» Gli dice mia madre, portandosi le mani sui fianchi.
«Mamma!» La rimprovero, coprendomi la faccia con le mani, mentre Matt scoppia a ridere.
Voglio scomparire, ora!
Perché, perché deve sempre dire tutto quello che le passa per la testa, senza pensare che questo potrebbe farmi vergognare a vita?
«Che c'è? Che ho detto di male? Se proprio non vuoi mettere il pigiama, almeno chiudete la porta.» Continua, imperterrita. Spero che le mie orecchie mi stiano giocando un brutto tiro, e che quelle parole non abbiano lasciato veramente la bocca di mia madre. Ma no, le mie orecchie hanno sentito benissimo, purtroppo.
Allargo le dite per lasciare ai miei occhi la possibilità di guardarla e trasmetterle telepaticamente tutti gli aggettivi poco carini con cui la mia mente la sta insultando.
«Direi che ora puoi smettere di parlare.» Sibilo furiosa, la voce ovattata dalle mie mani che ancora coprono la bocca.
«Va bene, ho capito, me ne vado al lavoro. Ma ti ricordo che questa è casa mia. E le regole le stabilisco io.» Dice, abbandonando la cucina.
Inizio a mangiare i miei pancakes ai frutti di bosco, scuotendo la testa e sbuffando, ancora incredula.
«Sono buonissimi! Non credevo sapessi anche cucinare.» Lancio a Matt un'occhiata di sbieco e lo vedo sorridere amaramente.
«Sono molte le cose che non sai di me.» Ribatte, in un tono tanto freddo da farmi dimenticare di essere in piena estate. Cala il silenzio, rotto solo dal cinguettio degli uccelli che proviene da fuori la finestra.
Matt mi afferra improvvisamente per le ginocchia e mi fa voltare, con tutto lo sgabello, verso di lui.
«Allora, che ho fatto?» Mi guarda, le braccia conserte. Mi mordo l'interno delle labbra e mi torturo le mani, poggiate sulle mie cosce. Credevo che avesse dimenticato la nostra pseudo discussione di ieri sera, date le condizioni in cui era. Ma, a quanto pare, sa che sono ancora arrabbiata con lui, anche se tutta la sicurezza che avevo ieri pare avermi abbandonata.
«Mi avevi detto che l'avresti più rivista.» Abbasso gli occhi e lui mi afferra il mento per costringermi a guardarlo.
«Chi?» Domanda, preoccupato. Ovvio che non lo capisca, ha l'imbarazzo della scelta. Potrei star parlando di Alex, come di Brianna, o come di qualsiasi altra ragazza che faccia parte dell'intera isola di Manhattan.
«Alex.» Sbuffo.
«Ancora Alex? Che diavolo, Alissa!» Sbotta, passandosi la mano nei capelli arruffati.
«Hai continuato ad illuderla e ora lei è convinta che tu abbia paura di ammettere i sentimenti che provi per lei. E se è così, allora dovresti andare da lei, invece di stare qui.» Le parole escono dalla mia bocca come un fiume in piena. Ho paura che possa dire che è effettivamente così e, allo stesso tempo, ho paura che possa smentirmi. In entrambi i casi, la risposta non mi piacerebbe. La prima perché mi spezzerebbe il cuore, la seconda perché a essere distrutto sarebbe quello della mia amica.
«No, che non è così. Non ne abbiamo già parlato? Ti ho già detto che non provo niente per lei. Perché cazzo sono l'unico che non merita nemmeno un briciolo della tua fiducia?» Si alza, nervoso, e comincia a fare avanti e indietro per la cucina.
«Perché continui a mentirmi e a comportarti come un bambino!» Sbraito, mettendomi in piedi a mia volta. «Avevi detto che avresti smesso di vederla, e hai fatto esattamente il contrario. E ora, ogni volta che ti guardo o ti tocco mi sembra di tradirla.» Grido, perché sono furiosa e non riesco a contenermi. Perché la collera invade ogni centimetro del mio corpo. Perché nelle mie vene non scorre più sangue, ma fuoco. Perché non so cosa voglio sentirmi dire. Perché non so cosa voglio che lui faccia. Perché non posso vivermi questa cosa con lui, senza sentirmi sporca dentro. Sono solo arrabbiata e fa schifo.
«Ho sbagliato, lo so.» Si giustifica, ma io sono stufa di sentire le sue scuse. Questa volta non parliamo di una sveltina con Brianna, parliamo della mia unica amica da sempre.
«Smettila! Ti comporti da idiota e poi ti scusi. Sempre. Hai venticinque anni, Matt! Devi iniziare a ragionare con la testa e non con quello che hai tra le gambe!» Ringhia di frustrazione e si strattona i capelli. «Cosa vuoi da me, Matt?»
«Tutto!» Urla, senza pensarci nemmeno un secondo. «Voglio tutto da te. Qualsiasi cosa tu sia disposta a darmi. Il tuo corpo, la tua mente. Te. Voglio te, cazzo! Mille. Volte. Te.» Scandisce parola per parola, come se volesse farle entrare nella mia testa per non lasciarla mai più. Rimango interdetta e, per qualche secondo, mi sento scoppiare dalla felicità. Lui vuole me. Mille volte me. Ma come posso credergli? Come può aspettarsi che io mi fidi così ciecamente di lui?
Si avvicina velocemente, ma lo blocco ponendogli le mani sul petto.
«Allora dimostramelo, perché io non ti credo.» Lascia cadere le braccia lungo i fianchi e annuisce, sconfitto.
«Mi dispiace.» Mormora, ancorando i suoi occhi ai miei.
«Lo dici tutte le volte.»
«Pancakes!» Ci interrompe Harper, euforica. Io e Matt sussultiamo all'unisono. Lui si allontana da me e si volta verso la porta, attraverso la quale mia sorella sta entrando insieme al suo compagno e a Abbie. Matt mi rivolge un'ultima occhiata triste, prima di rimettersi seduto al suo posto.
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