CAPITOLO 36

ALISSA

Contro ogni mia volontà, il fatidico venerdì della festa arriva esattamente due giorni dopo.

«Oddio! Non ho idea di che mettermi.» Lancio l'ennesima maglietta sul letto, prendendo Abbie in piena faccia.

«Ehi!» Si lamenta, togliendosela di dosso. «È una festa in piscina, Alissa, mettiti un costume.» Presso le labbra e la fisso con gli occhi socchiusi.

«Sì, grazie, capitan ovvio. Intendevo sopra il costume. È una festa in piscina, ma prima di tutto è una festa. Come ci si veste alle feste?» Mi lascio cadere sulla sedia di fronte alla mia scrivania, con una mano tra i capelli.

«Ok, calmiamoci. Respira e rilassati, non stai andando a una festa a Buckingham Palace al cospetto della regina Elisabetta, stai andando a casa di Matthew Scott. E direi che non è nessuno di così rilevante da farti venire una crisi isterica.»

Respiro e mi calmo. Ha ragione, è solo Matt. Cosa cavolo me ne frega di una maledettissima festa, a cui nemmeno volevo andare, tra l'altro? Abbie si alza dal letto e si avvicina al mio armadio.

«Io direi questa...» Tira fuori una gonna di jeans a vita alta e me la porge, poi si dirige di nuovo verso il letto. «e questo.» Un top rosso, corto e attillato. «E poi ti metti i sandali neri, quelli con il tacco largo. Carini, ma non troppo scomodi.»

«Ok, sì, credo che possa andare bene.»

«Non era così difficile, no?» Annuisco. Quando siamo arrivati al punto in cui mia sorella più piccola mi salva da una crisi di panico perché non so cosa mettermi per andare ad una festa? Sono veramente così disperata? Dio santissimo, che vergogna.

«E tu, che ti metti?» Le domando, volendo cambiare discorso per non farmi pena da sola. Lei scrolla le spalle e fa una smorfia pensierosa.

«Mi metterò anche io una cosa del genere probabilmente.» Risponde disinteressata, con un sorriso a illuminarle il volto.

«Ok, grazie.» Mi avvicino e l'abbraccio. «Vado a lavarmi.»

«Sì, vado anche io.»

Sospiro e vado in bagno a farmi una doccia. Mi vesto, mi arriccio i capelli, mi trucco, un po' di profumo, scarpe, borsa e sono pronta. Dylan è già di sotto che ci aspetta, ovviamente andremo con la macchina di mia sorella, dato che la sua Ferrari ha solo due posti. Ancora non sono riuscita a farci un giro e sarebbe stato fantastico presentarmi alla festa e scendere da una macchina di lusso come una star di Hollywood. Una bella rivincita per tutti quelli che mi hanno derisa e dato della sfigata al liceo, anche se non mi vedrebbero lo stesso. Mi metto il mio bracciale di pandora, orecchini e do un'ultima occhiata allo specchio.

«Sei pronta?» Mi domanda Harper, levandomi il tempo necessario per cominciare a trovare tutti i difetti possibili al mio outfit.

«Sì, andiamo.» Le rispondo, seguendola fuori dalla mia camera.

«Ciao, tesoro.» Dylan sorride e bacia Harper. «Sei meravigliosa.» Le dice, mentre io li guardo con occhi a cuoricino. Sono l'incarnazione dell'amore. Se solo penso che mia sorella poco più di un anno fa era convinta che sarebbe rimasta da sola a vita e che non avrebbe trovato un ragazzo tanto maturo per stare accanto a lei e Sophie... Direi che non è andata proprio così.

«Anche tu sei bellissimo.» Le risponde, sistemandogli il colletto della camicia.

«Sì, tanto bella, quanto rompi palle. Come tu faccia a sopportarla per me rimane ancora un mistero.» Interviene Abbie, dando una pacca sulla spalla di Dylan, che si mette a ridere.

«Beh, voglio vedere quello che ti si prenderà a te, signorina "ce l'ho solo io". Lo compatisco, già.» Ribatte Harper, facendoci ridere tutti, inclusa Abbie.

Andiamo in macchina e passiamo a prendere Alex, prima di andare alla festa. Ci incontriamo con Ben sotto casa di Matt ed entriamo nel palazzo.

«Dimmi, quindi oltre ad essere perfetto, Matt è anche pieno di soldi? Questo palazzo è pazzesco.» Esclama Alex, entrando in ascensore.

«Già... a quanto pare.» L'ultima volta che sono stata qui, non sono riuscita a vedere casa sua, mi sono fermata sul pianerottolo. E non vedo l'ora di vedere l'interno e la piscina. Cavolo, ha una piscina in un attico al centro di Manhattan. Dire che sono sconvolta è poco.

Uno sconosciuto, almeno per me, ci apre la porta e ci invita ad entrare. Sembra un po' su di giri, e la festa sarà iniziata al massimo da un'ora. Usciamo in terrazzo, e rimango completamente senza parole. È enorme. Grande almeno quanto la mia intera casa. La piscina è stupefacente e il panorama su New York è mozzafiato. Si vede quasi tutta la città, illuminata dalle luci.

«C'è Matt!» Esclama Alex, sistemandosi il vestito e i capelli. «Vado a parlarci.» Dice poi, andando verso di lui.

«Io direi di inaugurare l'open bar, giusto per scioglierci un po'.» Propone Ben e io annuisco, mentre guardo Matt e Alex salutarsi. Spero che Brianna non la veda provarci con Matt, o potrebbe saltarle alla gola, conoscendola. Anzi, la mia speranza più grande è che la strega non ci sia proprio. Potrebbe essere rimasta al letto con l'influenza o piegata sul water a causa di un'intossicazione alimentare. Ma so già che le mie speranze rimarranno tali. Nemmeno la fine del mondo impedirebbe a Brianna Maddison di venire ad una festa del genere.

Ben mi prende per un braccio, mi fa fare una giravolta e mi trascina verso il bar, ridendo.

«Sembri euforico.»

«Lo sono, tesoro. E tra poco, quando l'alcol avrà sostituito tutto il tuo sangue, lo sarei anche tu. E finalmente ti leverai quell'espressione da funerale dalla faccia.» Sorride.

«Ah, ma come sei gentile.» Commento, mentre mi arrendo all'alcol.

E al terzo cocktail, Ben si alza euforico dal divanetto dove siamo seduti ed esclama: «Balliamo!»

Iniziamo a ballare e a saltare, senza nemmeno seguire il ritmo della musica. La testa comincia a girarmi e mi sento su di giri, sto bene, solo un po' più euforica e disinibita. Ed era proprio quello di cui avevo bisogno, smettere di pensare e godermi la serata. Alcuni ragazzi si tuffano in piscina, io e Ben ci guardiamo un istante prima di spogliarci e seguirli. Lui si tuffa a bomba, schizzando tutti a bordo piscina. Rido, dico addio al mio trucco e ai capelli sistemati e lo seguo dentro.

«Ti avevo detto che ci saremmo divertiti!» Ben mi schizza un po' d'acqua in faccia, e io mi butto su di lui per farlo affondare. «Vuoi uccidermi? Mi hai preso alla sprovvista!» Si lamenta, riemergendo dall'acqua e facendo una sceneggiata degna di Hollywood, con tanto di tosse finta.

«Oh, ma smettila! Ricordami quanti anni hai?» Lo prendo in giro e poi decidiamo di uscire e tornare a ballare. Vediamo Cole in pista e decidiamo di raggiungerlo.

«Buonasera, bellissima!» Mi saluta. «Apri la bocca!» Mi ordina, puntandomi un fucile ad acqua sul viso. Faccio come dice, e presto il sapore forte della Vodka mi brucia la gola. Il liquido mi cola fuori dalla bocca, scendendo fino al seno e rendendo la mia pelle appiccicosa. Quando ricomincio a ballare, Cole mi osserva. Gli faccio segno con il dito indice di raggiungermi e lui obbedisce con un sopracciglio alzato. Posa le sue mani sui miei fianchi e si posiziona dietro di me, mentre inizia a muoversi, facendo strusciare il suo bacino sul mio sedere.

«Sei sexy con questo costumino, piccola.» Mi sussurra all'orecchio. Cole è un donnaiolo e so che lo dice a tutte, ma al momento non mi dispiace. Anzi, il suo complimento mi rende intraprendente e comincio a ondeggiare contro di lui. Voglio dimenticare la mia timidezza ed essere sfrontata. Dopotutto, essere sempre la santarellina che non si lascia mai andare, dove mi ha portata? A essere tradita di continuo, ecco dove. Vaffanculo la timidezza, vaffanculo il pudore e vaffanculo anche all'amor proprio. Accolgo il mio momento di follia, senza preoccuparmi delle conseguenze. Butto le braccia al collo di Cole e continuo a strusciarmi contro di lui.

«Mi piace questa nuova Alissa.» La sua bocca è vicina al mio orecchio e il suo fiato caldo mi solletica la pelle. Vado incontro alla sua erezione, sentendolo indurirsi sempre di più contro la mia schiena. Quello che sto facendo va completamente contro la mia morale, il mio modo di pensare e vivere la vita. Ma, diavolo, sono giovane e non mi sono mai abbastanza sexy da lasciarmi andare. Ora, mi ci sento e non so nemmeno il perché. Mi sento bene e la mia testa è libera dalla preoccupazione di quello che potrebbero pensare gli altri. Semplicemente, in questo momento, non mi interessa.

«Anche a me.» Mi giro verso di lui. Mi fissa con occhi lussuriosi, mentre le sue mani si posano sui miei fianchi. Guarda le mie labbra, mentre le inumidisco con la lingua. Chissà cosa si prova a baciare un ragazzo solo per divertimento, senza sentimenti. Ho sempre proibito a me stessa di fare una cosa del genere, non sono una facile e di certo non ho mai baciato uno a caso a qualche festa. Ma Cole non è uno sconosciuto, è bello e io ho voglia di divertirmi. Cavolo, se ne ho voglia. Mi alzo in punta di piedi, quando sento un braccio circondarmi la vita e sollevarmi dal suolo. Un braccio muscoloso e abbronzato, che riconoscerei tra mille.

«Con te, parliamo dopo.» La voce dura di Matt risuona nelle mie orecchie. Volto la testa a guardarlo, ancora confusa da quello che è appena successo. Punta un dito contro Cole, mentre con l'atro braccio continua a tenermi sollevata. Cole sospira, ma non si ribella e alza le braccia di fronte al petto in segno di resa.

«Matt, lasciami! Che stai facendo?» Mi lamento e mi dimeno, cercando di liberarmi. Non mi risponde e comincia a camminare verso l'interno della casa. «Matt!» Insisto. Mi libera dalla sua presa in un angolo del soggiorno. Lo fisso, le mani sui fianchi e le sopracciglia aggrottate.

«Non guardarmi così, dovresti ringraziarmi.» Spezza il silenzio, irritato.

«Ringraziarti?» Faccio una risatina incredula. Lo ha davvero detto? «Spero tu stia scherzando.»

«No.» Ringhia, aggrottando le sopracciglia.

«Oh, e perché dovrei ringraziarti?» Allargo le braccia, in attesa della sua perla di saggezza.

«Perché non è lui che dovresti baciare, cazzo!» Sbotta, attirando qualche occhiata su di noi. Sbatto ripetutamente le palpebre, non capendo cosa voglia dire. La sua lingua guizza fuori e inumidisce le sue labbra, mentre si passa una mano tra i capelli. «E perché ti stai comportando da idiota e ti sto impedendo di fare una cosa di cui ti pentiresti domani mattina, a mente lucida.» Abbassa la voce, ma il suo tono è ancora duro.

Mi avvicino di un passo, furiosa. Se potessero, i miei occhi lo avrebbero già incenerito sul posto. Proprio lui? Proprio lui viene a giudicare me? Questa è bella. Veramente bella.

«Tu hai il coraggio di giudicarmi? Tu, che ti sei fatto metà della popolazione femminile di New York, vieni a giudicare me? Tu, che vai a letto con una donna che sta per sposarsi. Tu, che l'amore non sai nemmeno cosa sia?» Scoppio in una risata e la sua espressione muta, improvvisamente. I suoi lineamenti non sembrano più tirati dalla rabbia, ora, sembra più ferito dalle mie parole. Ma non ho detto altro che la verità.

«E credi che Cole sia meglio di me? Che stesse ballando con te in quel modo, perché gli piaci? Sveglia, Alissa!»

«Beh, e che ci sarebbe di male? Magari avrei voluto divertirmi anche io per una volta. È questo che volete voi uomini, no? Ragazze mezze nude, senza pudore che vi si strusciano addosso e ve lo fanno venire duro. Non è questo che vuoi anche tu, Matt? Non è questo che volete tutti? Le ragazze serie sono noiose, tristi, sfigate... e finiscono sempre per avere le corna con le puttane senza scrupoli. Quindi sì, Matt, stasera voglio essere la puttana e lasciare a casa la triste e depressa ragazza cornuta.» Sbotto.

«Ok, basta, non voglio più sentire le tue stronzate.» Mi interrompe, scuotendo la testa. «l'alcol ha degli effetti strani su di te.»

Incrocio le braccia al petto, infastidita e infreddolita. Anche se non ha tutti i torti. L'alcol mi rende diversa, o forse semplicemente mi libera dalle mie barriere e mi permette di fare tutto quello che mi sento senza dovermene vergognare. Si leva la maglietta e me la passa, rivelando il suo fisico perfetto. Mi mordo l'interno della guancia, mentre i miei occhi traditori seguono tutti i contorni dei suoi muscoli. Le spalle ampie, gli addominali scolpiti e la V che si perde sotto il costume nero.

«Alissa?» Mi sventola la maglietta di fronte gli occhi, risvegliandomi dal mio sogno ad occhi aperti. «Mettila, hai la pelle d'oca.» Me la infilo, e subito il suo profumo mi avvolge. Ma mi costringo a non annusarla come una stalker esaurita, anche se amo il suo odore.

«Grazie.» Mi limito a dire con un sorriso.

«Ti sta... bene.» I suoi occhi mi studiano, posandosi lentamente su ogni parte del mio corpo, facendomi arrossire irrimediabilmente. Sposto lo sguardo al suo lato e vedo che Alex ci sta guardando con aria triste.

Panico.

«Alex.» Mi avvicino a lei e Matt sospira, quando gli passo accanto.

«Ti stavo cercando.» Dice, appena la raggiungo.

«Va tutto bene?» Le domando, vedendo i suoi occhi spenti.

«Sì, prendo un taxi e torno a casa. Sono un po' stanca e domani devo svegliarmi presto.» Tenta un sorriso, ma la conosco troppo bene perché me la dia a bere.

«Ok, vengo con te.» Le prendo la mano. «Devo solo recuperare i miei vestiti di fuori.»

«No, no. Ti stai divertendo e non puoi lasciare Ben da solo. Rimani, ci vediamo domani.» Mi lascia la mano e mi dà un bacio sulla guancia, per poi andare verso l'uscita. Esco di nuovo fuori, ma la voglia di far festa ormai mi ha abbandonato. Cerco nella folla volti familiari, ma l'unica che riesco ad intravedere è Abbie su uno dei divani sulle gambe di Evan. Vorrei raggiungerli, ma da come lui guarda lei, non sembra voglia essere disturbato. Rientro in casa e comincio a girovagare. Intraprendo un corridoio dove ci sono diverse porte tutte chiuse, tranne una, che è accostata. La apro e mi ritrovo di fronte un letto enorme che mi richiama come il canto di una sirena. Do un'occhiata in giro e, dalle foto presenti nella stanza e dai libri di informatica sistemati sulla libreria, deduco che sia la stanza di Matt. Mi sdraio sul letto. Matt non lo saprà mai, ho solo bisogno di dieci minuti per riprendermi lontano dalla musica e dalla confusione.

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