CAPITOLO 30

ALISSA

«Vado in palestra con Harper, vieni?» Mi sento scuotere per un braccio, emetto un verso di fastidio e affondo la testa nel cuscino. «Dai, alzati e andiamo in palestra.» Abbie continua a scuotermi. Sospiro e alzo la testa. Mi asciugo gli angoli della bocca e mi sposto i capelli disordinati dalla faccia.

«Ma che ore sono?» Domando, la voce arrocchita dal sonno.

«Le nove.»

Mi gratto la testa ancora con gli occhi mezzi chiusi, mentre Abbie si siede vicino a me sul bordo del letto.

«Perché così presto, non possiamo andarci più tardi?» Mi metto a sedere e Abbie mi passa una tazza di caffè. «Vuoi corrompermi?» Le sorrido e lei ricambia, alzandosi dal letto.

«Vestiti e andiamo. Harper ci sta aspettando giù e la lezione è alle dieci.» Annuisco. Abbandona la mia stanza, mentre sorseggio la mia bevanda calda. Troppo calda.

«Cavolo!» Mi sventolo la lingua con la mano, dopo essermela letteralmente ustionata. Lascio la tazza sul comodino e vado in bagno, mi lavo faccia e denti e torno in camera a vestirmi. Preparo la mia borsa per la palestra e, con un entusiasmo davvero invidiabile, raggiungo mie sorelle in soggiorno.

«Smettila di fare quella faccia, Alissa, non stai andando a morire.» Mi rimprovera Harper, appena mi vede.

«Quasi.» Ribatto, tra uno sbadiglio e l'altro. «Potevamo andare un pochino più tardi.» Continuo a lamentarmi. Non ho proprio voglia di andare in palestra questa mattina, come del resto tutte le altre mattine della settimana, ma Abbie è una dannata dittatrice e non mi lascerà a casa a bivaccare.

«Lo sai che hai ventitré anni e non ottantacinque, vero?» Mi canzona Harper, passandomi accanto. «E poi, io ho appuntamento con Matt, quindi vado ora.» Cosa? Cosa? Cosa? COSA? Momento, momento, momento. Qui, nessuno aveva parlato di Matt. Si era parlato di andare in palestra, non di andare in palestra con Matt.

Non ci siamo più visti dopo il nostro scontro nel corridoio dell'ospedale, circa dieci giorni fa, e ho l'impressione che sia ancora arrabbiato con me. E poi, non voglio rivederlo, non dopo che ha provato a baciarmi. Mi sento in imbarazzo solo a pensarci. Come ha potuto farmi questo? Perché deve sempre fare lo stronzo e rovinare tutto? Sapeva che avevo un ragazzo e se n'è infischiato. Mi ha trattata come una delle sue galline che tradisce il fidanzato solo perché ha un bel faccino... e un fisico da Dio. Ma questo non cambia comunque le cose. Io non sono così e lui lo sa benissimo. Ma ci ha provato lo stesso. Perché? Ecco, questa è la domanda che mi pongo da giorni, ma a cui non riesco a dare una risposta.

«Io... sapete, non ho molta...» Mi blocco, quando mi ritrovo un'Abbie davanti che mi fissa con i pugni sui fianchi e la fronte aggrottata.

«Non cominciare ad accampare scuse! Muovi il culo e andiamo in palestra. È una settimana che non ci vieni. E poi ti lamenti.» Dio, la odio così tanto quando ha ragione. È vero, sono la classica persona che si lamenta in continuazione del suo corpo, di quanto non mi soddisfi, ma poi non faccio niente per cambiare le cose. Mangio di continuo come non mai e di andare in palestra non se ne parla, con il conseguente risultato che la sto anche pagando a uffa. Sono pigra, che posso farci? Non è colpa mia, al massimo può essere dei miei genitori che mi hanno messa al mondo proprio così. Ma oggi, oltre alla pigrizia, si aggiunge anche un moretto con un sorriso ammaliante, che non ho nessuna intenzione di vedere.

«Ma io...» Comincio a giustificarmi. Abbie si avvicina, mi prende a braccetto e mi trascina fuori di casa. «Okay, okay. Va bene.» Acconsento, nel momento in cui non ho più davvero un'alternativa valida.

Appena metto piede nella hall della palestra, faccio un profondo respiro per cercare di placare la mia ansia.

Ansia.

Il mio più grande problema da sempre. La mia vera migliore amica, quella che mi accompagna ovunque e in qualsiasi situazione.

Mi trascino verso gli spogliatogli con la velocità di un bradipo morto, solo per posticipare di qualche minuto l'inevitabile: l'incontro con il mio incubo personale. Analiticamente parlando, il peggio che può succedere è che lui mi ignori platealmente. Niente di che. E soprattutto, niente di nuovo.

Indosso un top, dei leggins neri e le scarpe da ginnastica. Sono pronta. Matt aspetta fuori dallo spogliatoio, appoggiato al muro con le gambe incrociate, il telefono in una mano e una bottiglia d'acqua nell'altra. Come fa a essere così sexy solo indossando una maglietta anonima e un paio di pantaloncini, non ne ho idea. Maledizione.

È sudato, i suoi muscoli sono gonfi e le vene dilatate e in rilievo sulla sua pelle perfettamente abbronzata. Deduco che ci abbia già dato dentro in sala pesi, prima di venire qui.

In alcuni punti, la maglietta aderisce perfettamente ai suoi muscoli a causa del sudore. È una vista illegale.

Alza la testa dal telefono e una ciocca dei suoi capelli spettinati gli ricade sugli occhi. Sorride appena ci vede, mentre i miei occhi non riescono a smettere di vagare sul suo corpo perfetto. Va bene, sono fidanzata, ma Matt ha un corpo che è fatto per essere studiato nei manuali di Anatomia umana. Guardare ma non toccare, non faccio niente di male, no? Forse sì.

«Andiamo?» Harper mi risveglia dal mio torpore, mentre si allontana insieme a Abbie verso la sala fitness. Sbatto le palpebre un paio di volte e, quando alzo gli occhi verso il viso di Matt, lui è fermo esattamente dov'era, solo che mi fissa con un ghigno malizioso e soddisfatto sul volto.

«Buongiorno, zuccherino.» Non sembra arrabbiato, sembra solo il solito Matt. «Stai bene? Sembri un po'... distratta.» Scherza, e si stacca dal muro. Arrossisco e mi schiarisco la voce.

«Ciao, Matt. Sto benissimo, grazie. E tu?» Domando, mentre mi giro per seguire mie sorelle.

«Una meraviglia.» Bisbiglia, avvicinandosi al mio orecchio, mentre mi supera e raggiunge Harper. Beh, alla fine è andata meglio di quanto avessi previsto. L'arrabbiatura sembra essere svanita nel nulla e il nostro episodio è ormai acqua passata. Mi sento estremamente sollevata. Vorrei poter mantenere un rapporto non dico di amicizia, ma almeno civile. Non mi va di discutere con lui ogni volta che lo vedo, anche se delle volte mette a dura prova la mia pazienza. E forse anche io faccio lo stesso con la sua.

Quando entriamo in sala fitness, mi costringo a prendere il mio tappetino e uno step come richiesto dall'istruttore. Matt si posiziona dietro di me e lo guardo con un sopracciglio alzato.

«Assolutamente no.» Incrocio le braccia al petto e continuo a fissarlo.

«Cosa?» Fa spallucce, fingendosi un povero ingenuo. Ma sorride e so che ha capito a cosa mi riferisco.

«Non farai la lezione dietro di me. Te lo puoi anche scordare.» Continua a ridere, ma non si muove. «Sono seria Matt, non puoi.» Cerco di essere più convincente possibile, ma la sua risata è contagiosa e mi scappa un sorriso.

«Mi stai deconcentrando, Alissa. Girati, che la lezione sta iniziando.» Si avvicina, mi prende per le spalle e mi fa girare verso l'insegnate. Sbuffo e mi rassegno, nella speranza che non cominci a prendermi in giro quando tra dieci minuti comincerò ad arrancare e ad avere il fiatone.

Iniziamo con un po' di riscaldamento, che è la mia parte preferita - dopo lo stretching che indica la fine della lezione - perché è quella meno faticosa.

«Il pervertito ti sta guardando il culo.» Bisbiglia Harper alla mia destra, mentre sono piegata in avanti con le mani a terra.

«Che?» Mi alzo di scatto, e mi porto una mano sul sedere, prima di girarmi verso Matt. Harper ridacchia, e io fisso Matt con la bocca aperta, indignata.

«Che c'è? Tu puoi farmi una scansione a raggi x e io non posso guardarti il cu...»

«Shhh!» Lo zittisco portandomi l'indice sulla bocca, per evitare che finisca la frase e che le persone vicino a noi lo sentano. La musica è alta, ma la signora alla mia sinistra ci sta già guardando male. Con la coda dell'occhio, vedo Abbie ridere, mentre mi avvicino a Matt.

«Non ti faccio nessuna scansione, perciò smettila!» Si stringe nelle spalle e torna ai suoi esercizi, continuando ad avere quel suo sorrisino odioso.

A fine lezione, mi finisco l'intera bottiglietta d'acqua e mi asciugo con il mio asciugamano il sudore dal collo.

Abbie propone di andare un po' alla SPA della palestra e a rilassarci nell'idromassaggio. E io, ovviamente, non ho nulla da ridire. A meno che non mi trascinino in un'altra lezione di Fitness, possono avere tutto di me. Torniamo negli spogliatoi e io mi faccio una doccia al volo per togliermi il sudore di dosso, prima di infilarmi il costume.

«Vi aspetta di là.» Dico alle mie sorelle che come al solito sono la lentezza fatta a essere umano. Io spero di aver fatto addirittura più in fretta di Matt, in modo da avere tutto il tempo di entrare nella vasca idromassaggio, senza che lui non mi veda in costume. Lo so, la mia, è una mente malefica in grado di prevenire ed escogitare piani della peggior specie, quando si tratta di autoconservazione e sopravvivenza. Potrete pensare che sono un po' troppo esagerata, ma, fidatevi, il mondo è una giungla e la società non si risparmia mai sui giudizi altrui.

Purtroppo per me, i miei fantastici piani si vanificano, quando vedo Matt già nell'idromassaggio. Accidenti!

Ha gli occhi chiusi ed è appoggiato con la testa sul bordo della piscina. Per cui, approfitto del momento per togliermi l'accappatoio e ed entrare inosservata, ma appena mi spoglio, lui alza la testa e apre gli occhi. Grazie, vita!

Incrocio le braccia al petto per coprirmi un po', nonostante il mio costume sia intero, ed entro nella piscina, facendo attenzione a non scivolare sugli scalini, prima di accomodarmi accanto a lui.

«I tuoi pantaloni per la palestra sono un po' trasparenti, comunque, dovresti fare più attenzione. Altrimenti non puoi lamentarti se ti guardo il culo.» Afferma con noncuranza, lasciandomi per un momento senza parole.

«Matt!» Lo rimprovero, voltandomi verso di lui. Scrolla le spalle e si avvicina, pronto a sferrare il prossimo attacco.

«Se non posso baciarti...» Mi accarezza il labbro inferiore con un pollice, mentre il mio cuore rischia di schizzarmi fuori dal petto. «o toccarti...» Le sue dita scendono sul collo e sulla spalla, seguite dai suoi occhi. «almeno lasciami guardarti...» Mi fa un occhiolino, completamente ignaro di avermi appena ridotto a un'ebete, che lo guarda con occhi e bocca spalancata. Sono ricoperta di pelle d'oca e il cuore mi batte come se volesse uscirmi dal petto. Ma la cosa peggiore, è che sono tremendamente eccitata. Un calore estremamente fastidioso e che non dovrei assolutamente provare, mi assale, mandandomi a fuoco il viso e... nel punto vietato in mezzo alle mie cosce. È solo una reazione normale del tuo corpo, Alissa, non significa niente. Prendo un bel respiro profondo, incamerando quanta più aria i miei polmoni riescano a trattenere e tento di far tornare tutto sotto il controllo della parte razionale del mio cervello.

«Smettila.» Balbetto, mentre lui ride, guadagnandosi una bella schizzata d'acqua in piena faccia. Non solo si diletta a mettermi in difficoltà, solo per il gusto di pavoneggiarsi e vedermi in imbarazzo, ma ora, mi prende anche in giro. Che grandissimo idiota.

«Posso farti una domanda?» Torna serio e mi guarda negli occhi.

«Certo.» Rispondo, iniziando a torturare i miei capelli.

«Sei... sei felice con il tuo ragazzo? Puoi assicurarmi con assoluta certezza che è lui la persona che vuoi accanto? Che non c'è nemmeno l'1% di possibilità che tu pensi ad un'altra persona?» Rimango spiazzata, per qualche secondo. Mi sarei potuta aspettare tutto, tranne di affrontare questo argomento con Matt.

«Sì, sono felice con lui. E voglio lui accanto a me.» Rispondo senza esitazione.

«Non hai risposto all'ultima domanda, però.»

Deglutisco, i miei occhi nei suoi. Se dovessi dire la verità che è celata nel mio cuore, dovrei ammettere non solo a lui ma anche a me stessa che Liam non è l'unico a intasare la mia mente. Sono sicura di quello che sento per il mio ragazzo, soprattutto ora che siamo andati oltre nella nostra relazione. Quando sono con Liam, la mia attenzione è rivolta solo e soltanto a lui al cento per cento, soprattutto quando siamo in intimità. Ma non posso negare che ci siano delle volte in cui mi capiti di pensare a Matt. Certo, non penso a lui con la stessa frequenza con cui ci pensavo prima, ma sarebbe una bugia dire che lui è completamente scomparso dalla mia testa. Anzi, forse per essere una ragazza impegnata è fin troppo presente, ma ci sto lavorando giornalmente. Mi fa male ammetterlo, perché questo mi rende una brutta persona, una che non voglio essere. Una di quelle che ho sempre criticato nelle mie serie Tv. Mi rende come Joey eternamente indecisa tra Dowson e Pacey, o come Elena Gilbert innamorata sia del bene che del male. Ma io sono Alissa e so cosa voglio. Ed è Liam, perché mi fa sentire al sicuro.

«Non penso a nessun altro, soprattutto ora.» Mormoro. E subito vorrei rimangiarmi la seconda parte della frase. Perché ho dovuto specificare ora?

«Soprattutto ora?» Chiede, curioso. E io inizio a maledirmi. Dovrei proprio imparare a chiudere la boccaccia.

«Sì, sai, dopo che abbiamo... io e lui, ecco...» Farfuglio, ma non so proprio come esprimermi. Doverlo dire a Matt mi mette un certo imbarazzo e, a dire il vero, sento anche un po' di paura ad ammetterlo. Non so perché, ma mi terrorizza nel vero senso della parola farglielo sapere.

«Okay, basta, non lo voglio sapere, cazzo.» Mi interrompe, stizzito e con un'espressione inorridita e schifata sul volto. «Cazzo!» Esclama di nuovo, passandosi una mano sulla faccia. Si volta nella direzione opposta alla mia e evita di guardarmi per dei minuti che sembrano anni.

«Matt?» Lo chiamo, toccandogli con una mano la spalla. Lui se la scrolla di dosso e, dopo qualche secondo, sospira stancamente. Mi verrebbe quasi da pensare che sia geloso e il fatto che abbia provato a baciarmi in ospedale potrebbe rivelare che lui forse provi qualcosa per me. È assurdo, quasi impossibile e totalmente senza senso, ma non nego che il pensiero mi abbia sfiorato. Ma se fosse così, perché allora non me lo dice? «Perché mi hai fatto questa domanda?» Ritento, perché mi piacerebbe conoscere la verità. Vorrei sapere se davvero non gli sono indifferente o se semplicemente la mia immaginazione ha preso il volo come sempre.

Matt torna a guardarmi, finalmente, ma non mi risponde. Almeno non per il minuto successivo, in cui si limita a osservare il mio viso, soffermandosi più volte sulle mie labbra.

«Matt?» Lo richiamo nuovamente all'attenzione. Ho bisogno di risposte, non dovrebbe interessarmi. Ma io voglio sapere. «Tu...» E non posso credere che sto per fargli questa domanda. «Io... tu provi?»

Scrolla le spalle, di colpo. «Curiosità.» Dice soltanto, interrompendo la mia domanda e mandando in frantumi tutte le mie congetture.

«Okay.» Annuisco. «Come sta tua sorella, invece?» Domando, cambiando discorso. Sospira e si lecca le labbra.

«Bene. Sta cercando di riprendersi, ma con mio padre a casa è tutto più difficile.» Incurva le spalle, come se non ce la facessero più a reggere il peso che portano. «E poi, c'è Ethel, la sua compagna, che peggiora solo la situazione cercando di rendersi utile.» Mi ritorna in mente il sorriso gentile di quella ragazza, e di nuovo mi ritrovo a dispiacermi per lei.

«Sembrava gentile e che ci tenesse a voi, comunque.» Matt si passa una mano in faccia, sembra così stanco. Ha gli occhi cerchiati dalle occhiaie e solo ora comincio a percepire la sua fragilità dietro la sua corazza. Vorrei poterlo abbracciare e dirgli che andrà tutto bene, che può contare su di me, ma ho paura di rovinare questo equilibrio precario che sembriamo aver trovato.

«Sì, è gentile, ma ha solo qualche anno in più di noi e non può giocare a fare la mamma. Ce l'ho già una madre e, anche se non ce l'avessi, non potrei mai considerarla tale dato che ha cinque anni in più di me. Senza contare il fatto che ha sempre fatto una vita agiata e non ha mai avuto un cazzo di problema. Al massimo può essere un'amica per mia sorella, non una madre.» Sputa queste parole come se gli facesse male solo pronunciarle, ma capisco che il suo risentimento non è diretto verso Ethel, ma verso suo padre.

«E dov'è tua madre?» La mia voce si fa incerta, perché so di aver toccato un tasto dolente. Matt non ha nemmeno mai nominato sua madre, a tal punto che credevo che fosse morta. Ma ha detto di averla, quindi mi domando perché non stia a casa ad occuparsi dei suoi figli.

Matt esita, nei suoi occhi adesso leggo solo sofferenza, nient'altro. Gli accarezzo il braccio per fargli capire che può parlarmene se lo desidera, e che sono qui per ascoltarlo. Ma la risata di Harper ci arriva all'orecchio, interrompendoci. Matt si passa una mano nei capelli e si rimette al suo posto, allontanandosi un po' da me.

Dopo qualche secondo, Abbie e Harper ci raggiungono e stranamente ridono tra loro. Sono rari momenti, ma esistono anche questi. Matt mi sorride e mi accorgo che questa è la prima volta dopo tanto che riusciamo a parlare senza offenderci a vicenda o senza finire arrabbiati l'una con l'altro o viceversa. Finalmente ha capito che può fidarsi di me e che può parlare senza essere giudicato. Non è riuscito a confidarsi su sua madre e forse non lo avrebbe fatto nemmeno se le mie sorelle non ci avessero interrotti, ma abbiamo fatto un enorme passo in avanti. Forse esiste anche per noi una possibilità su un milione di poter essere amici, o quasi. 

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