CAPITOLO 24
ALISSA
Aspetto Liam sul ciglio della strada, un po' in ansia per questa cena. Non ho paura di far conoscere Liam alla mia famiglia, ma ho paura che loro possano diventare presto imbarazzanti come fanno di solito. I miei non sono molto abituati a queste situazioni, hanno conosciuto solo Mason come mio ragazzo – dato che è stato anche il mio unico – e solo il papà di Sophie come fidanzato di Harper. Quindi adesso mi sento un po' agitata, ma allo stesso tempo, la curiosità di incontrare Dylan mi sta uccidendo. Mi chiedo come sia. Sicuramente una persona estremamente paziente, perché non è assolutamente facile sopportare mia sorella.
La suoneria del mio cellulare non mi da tempo di fantasticare ancora sul misterioso Dylan. È un messaggio di Matt. Aggrotto la fronte, confusa, sorpresa e anche un po' preoccupata che sia successo qualcosa. Apro Whatsapp, dopo qualche secondo di esitazione.
"Il tuo Liam è già scappato?"
Sospiro e scuoto la testa, mentre leggo il messaggio. Ma non gli do tanto peso, perché vedo la Range Rover del mio ragazzo avvicinarsi per poi parcheggiare di fronte a me. Blocco il telefono, lo metto di in tasca per poi andare a salutare Liam.
«Ehi, tu.» Gli sorrido e lo bacio sulla bocca, non dandogli nemmeno il tempo per rispondere. Mi avvolge la vita con le sue braccia e mi stringe forte a sé. «Allora, sei pronto?» Mi allontano dal suo viso e gli accarezzo i bicipiti da sopra la sua giacca.
«Mai stato più pronto.» Scioglie il suo abbraccio e mi prende la mano.
«Okay.» Faccio un profondo respiro. «E che possa la fortuna essere sempre a vostro favore.» Ride e mi prendo un minuto per ammirarlo. I suoi occhi azzurri, le lentiggini sul viso, le fossette che gli si formano quando ride. È perfetto. E ancora non capisco cosa ci faccia con una come me. Ma cerco di non pensarci, non voglio rovinare questo momento.
Mentre sto per aprire la porta, un forte rombo attira la mia attenzione. Io e Liam ci giriamo verso la strada e una meravigliosa Ferrari rossa appare nel mio campo visivo. Ma la cosa che mi sorprende è che si ferma proprio dietro la Range Rover. Sbatto le palpebre, stupita e accecata da tanto lusso.
«Oh! Ciao, Liam.» Harper esce dalla porta e corre tutta sorridente proprio in direzione della Ferrari. La seguo con gli occhi, perplessa e alquanto confusa. Harper abbraccia il ragazzo che esce dalla macchina e la mia mandibola rischia di schiantarsi a terra, tanto la mia bocca si spalanca. Non è possibile. Dylan non può avere una Ferrari. Va benissimo la buona posizione alla Sutton, ma una Ferrari?
Non sento Liam muoversi di un centimetro accanto a me, quindi presumo che sia scioccato tanto quanto lo sono io. Harper prende per mano il ragazzo ed entrambi vengono nella nostra direzione. L'uomo del mistero indossa una camicia bianca con le maniche tirate leggermente su, e pantaloni grigi. È biondo e gli occhi mi sembrano verde scuro, e più si avvicina più il suo volto mi sembra familiare. Credo di averlo visto già da qualche parte, ma non frequento persone che abbiano amici con una macchina del genere. Neanche nei miei sogni più proibiti.
«Non mi avevi detto...» Liam prova a dire qualcosa, ma poi si ferma. Lo guardo e gli sollevo il mento per chiudergli la bocca che era rimasta aperta.
«Ragazzi, lui è Dylan.» Lo presenta Harper con un grande sorriso e una tranquillità disarmante. Poteva almeno avvertire che Dylan fosse un riccone del genere, avrei indossato qualcosa di... diverso, invece dei soliti jeans. Difficile non fare il confronto tra le mie Vans tutte rovinate e le sue perfette scarpe di Ralph Lauren. Forse mia madre ha fatto bene a farsi venire un esaurimento nervoso per questa cena. Sono io che l'ho sottovalutata.
«Ciao, è un piacere.» Dylan tende la mano a Liam che la stringe, poi si volta verso di me e fa la stessa cosa. Strizza leggermente gli occhi e mi osserva con attenzione. Il suo sguardo intenso mi mette a disagio e faccio un sorrisino imbarazzato sperando che la smetta. «Io ti ho già vista da qualche parte.» Dice, dopo un'attenta riflessione. Allora è vero che ha qualcosa di familiare.
«Mmm... n-non saprei.» Farfuglio.
«Sei la ragazza dell'ascensore?» Oh mio Dio, il ragazzo figo dell'ascensore! Ecco chi era, come ho potuto dimenticarmelo? Ma, soprattutto, come fa lui a ricordarsi di me? Voglio dire, io gli ho fatto una vera e propria radiografia, ho studiato il suo vestito, il suo orologio di Armani, il suo modo di fare. Lui a malapena ha alzato gli occhi dal telefono.
Sposto lo sguardo su Harper, che aveva capito che era lui quando gliene ho parlato e l'idiota non mi ha detto nulla. Lei, come al solito, è divertita dalla situazione.
«Sì! È vero, l'ascensore. Hai una memoria incredibile.»
«Ecco perché quando ti ho incontrata, l'altro giorno, mi sembrava di conoscerti. Ti avevo vista nella foto sulla scrivania di Harper, ma non ti avevo riconosciuta. Scusami.» Certo che no, quella foto è di almeno cinque anni fa e sono anche venuta malissimo. Ovviamente mia sorella doveva scegliere la mia foto peggiore da mettere in bella mostra.
«Beh, è una foto vecchia e non delle migliori.» Lancio un'occhiata di disapprovazione a Harper, che ride. «Comunque, tranquillo, tanto non sapevo chi fossi.» Gli sorrido.
Entriamo in casa, e Dylan si presenta a tutti. Devo dire che la prima impressione è positiva, non sembra lo snob che pensavo appena ho visto la sua macchina. Certo, la pressione di servirgli la mia lasagna – senza carne, oltretutto – rimane. È vero che la mia lasagna farebbe invidia anche agli chef con tre stelle Michelin, ma è pur sempre una semplice lasagna. Credo che lui sia abituato a ben altri standard. O magari non conosce la cucina italiana e possiamo farla passare come un piatto prelibato, ma ne dubito. Piuttosto credo che abbia mangiato in tutti i migliori ristoranti italiani non solo di New York ma, oserei dire, del paese. Harper mi ha assicurato che mangia tutto e non si fa assolutamente problemi sul cibo. E speriamo sia vero.
Comunque, la cosa più importante è che ami mia sorella, e da quel che ho visto, pare di sì. Sembra molto dolce con lei, e lei... beh, Harper è sempre Harper. Giocherellona, scansafatiche... ma anche premurosa e gentile con lui. Mi fa piacere vedere che non cambi il suo modo di essere solo per piacergli e mi stupisce che lui la ami esattamente per quel che è. Certo, quando vuole, Harper sa essere una donna elegante, professionale, alla moda, ma in realtà è una semplice ragazza di periferia a cui piace guardare la tv spazzatura e passare le ore a leggere di gossip. Ma, a quanto pare, Dylan non cerca la tipica ragazza trofeo da esibire in pubblico e che faccia tappezzeria con la sua bellissima Ferrari.
Sophie è stata un po' diffidente appena lo ha visto, ma lo è stata anche con Liam. Ora invece, sembra a suo agio e ha cominciato, anche con un certo orgoglio, a mostrare a tutti e due i suoi giochi. Mia madre sembra felice, lo stress della giornata sembra essersi affievolito. Mio padre ha tenuto un tenero broncio per i primi dieci minuti della serata, ma non appena gli altri due ragazzi hanno cominciato a parlare di Football, gli sono venuti gli occhi lucidi. Quando vivi in una casa di sole donne, il football non è di certo l'argomento principale. Così sono tutti e tre sono in soggiorno a parlare dell'ultima partita dei New York Giants. Io e Abbie siamo in cucina a finire di preparare la cena.
«Allora?» Bisbiglio e do un'occhiata alla porta per assicurarmi che non ci sia nessuno a sentirci.
«Mi sembra un bravo ragazzo. Nonostante i soldi, non è un montato.» Risponde Abbie, richiudendo il forno.
«Ma tu hai capito che lavoro fa? Io no.» Mi appoggio con la schiena al bancone, e inizio ad arrotolarmi tra le dita la solita ciocca di capelli.
«Dice che è nel consiglio di amministrazione ed è direttore commerciale. Ora, vai a capire che fa un direttore commerciale.» Arriccia le labbra, in un'espressione dubbiosa e alza le spalle.
«Forse si occupa dei contratti con le altre aziende.» Mi mordo l'interno della guancia e fisso un punto imprecisato della cucina, pensierosa.
«Secondo te, è amico di Sutton?» Abbie si porta un dito al mento e strizza leggermente gli occhi, come se stesse escogitando un piano malefico. La guardo nello stesso modo, per cercare di capire dove voglia andare a parare.
«Non lo so, perché?» Domando, sospettosa.
«Perché... potremmo diventare famose.» Dice, come se fosse scontato.
«E come?» Mi interesso.
«Beh, che ne so. Tipo i giornalisti verrebbero ad intervistarci per sapere i segreti più imbarazzanti di Sutton. E poi, verremmo invitati a quei programmi trash che a Harper piacciono tanto.»
Scuoto la testa, divertita. «È questa la tua idea di essere famosa? E comunque non credo che Dylan abbia tutta questa confidenza con il suo capo.»
«In realtà, si vedono spesso, anche fuori dal lavoro.» Ci interrompe Harper, che va verso il bidone della spazzatura per buttare qualcosa. «Avete finito di sparlare del mio ragazzo?»
«Non sparlavamo. Noi facevamo piani.» Si difende Abbie.
«Piani che non si avvereranno mai.» Ribatte Harper, distruggendo definitivamente i suoi sogni di gloria.
«Okay... è pronta la cena.» Abbie spegne il forno, prende una presina e lo apre, facendo uscire una grossa nuvola di vapore.
«Vado a chiamare gli altri.» Dice Harper, uscendo dalla cucina.
La cena alla fine procede piuttosto bene, ed è anche divertente. I miei genitori non sono stati imbarazzanti come credevo, diciamo che si sono contenuti. Tranne quando mamma è inciampata salendo le scale ed è caduta a faccia avanti, sbattendo il ginocchio. Ovviamente la sbadataggine l'ho ripresa tutta da lei. Abbiamo sentito un gran tonfo dal salotto, e l'abbiamo ritrovata accovacciata sulle scale, mentre cercava di rialzarsi. Harper, nemmeno a dirlo, è scoppiata a ridere e stavolta anche io e Abbie non ci siamo potute trattenere. Dylan si è offerto subito di aiutarla a rialzarsi, trattenendosi dal ridere, e Liam, da bravo medico, si è assicurato che non si fosse rotta niente. Alla fine, è uscita illesa dal piccolo incidente ed è scoppiata a ridere anche lei, contagiando anche i due ragazzi che si stavano trattenendo dal prendere in giro la suocera imbranata appena conosciuta.
«Sei contenta di com'è andata?» Mi domanda Liam, mentre andiamo verso la sua macchina.
«Cadute a parte, sì.»
«Smettila di prenderla in giro.» Dice, ridendo e facendo spuntare le sue fossette.
«L'avevo avvertita di non mettersi i tacchi per stare dentro casa.» Mi giustifico, mentre mi appoggio con la schiena allo sportello della sua Range Rover. «Tu sei stato stupendo. Grazie.» Mormoro, tornando seria. Mi guarda, facendomi perdere nell'oceano dei suoi occhi chiari che brillano sotto la luce del lampione.
«Tutto merito della tua lasagna.» Mi canzona, facendomi ridere. «E poi, farei di tutto per vedere il tuo sorriso. Perché tu sei stupenda, Ali.» Arrossisco e abbasso lo sguardo sui miei piedi. È difficile accettare un complimento, se tu sei la prima a non credere in quello che ti viene detto. Non sono abituata a riceverne, e quindi non so come reagire quando me ne fanno uno. Mason mi trattava bene, ma i complimenti nei miei confronti non gli venivano molto spontanei, soprattutto negli ultimi tre anni della nostra relazione.
Liam mi passa i capelli dietro l'orecchio e mi fa alzare il mento per guardarlo.
«Che hai?» Mi domanda, inclinando la testa di lato.
«Niente.» Gli sorrido, nel tentativo di rassicurarlo. Non voglio spaventarlo con le mie stupide insicurezze e con i miei ragionamenti sconclusionati.
«Alissa...» Insiste, accarezzandomi la guancia.
«Niente, davvero. Va tutto bene.» Lo tranquillizzo. Lui si avvicina e mi bacia sulle labbra.
«Per me sei davvero stupenda, non voglio che ne dubiti mai.» Sussurra sulle mie labbra, prima di catturarle di nuovo in un romantico bacio. Sento gli occhi farsi lucidi, ma per la prima volta da tanto, sono lacrime felicità e non di tristezza. Liam riesce a farmi sentire bella come nessuno mai e riesce a capirmi anche quando non dico niente. Il suo essere così buono e altruista mi fa venire voglia di averlo accanto sempre, in qualsiasi momento della mia giornata.
Liam mi stringe tra sé e la macchina e le sue mani si posano suoi miei fianchi. Si allontana dalle mie labbra e comincia a lasciare una scia di baci dalla base del collo fino all'orecchio, facendomi ricoprire di pelle d'oca.
«Voglio fare l'amore con te.» Mi sussurra all'orecchio. Sussulto, presa alla sprovvista da questo sconosciuto lato di Liam. Continua a baciarmi il collo e io comincio a sudare nonostante l'aria fresca della sera. Stringo il tessuto della sua giacca tra le mani, quando la sua bocca torna sulla mia e afferra il mio labbro inferiore tra i denti.
«È... meglio che vada.» Dice con voce rotta, allontanando il suo viso dal mio. Deglutisco, e mi passo la lingua sulle labbra gonfie, un po' stordita. Fino ad ora, Liam è sempre stato molto romantico e dolce, mai così passionale e diretto.
«Sì.» Rispondo con un filo di voce, continuando a fissare la sua bocca.
«Non guardarmi così.» Sussurra in tono supplicante.
«S-scusa.» Sorrido, imbarazzata.
«Non devi scusarti. Vorrei non dovermene andare.» Sospira e mi accarezza i capelli. Mi riprendo, sapendo che domani deve svegliarsi presto e che deve essere in ospedale alle sei.
«Vai. Hai bisogno di riposarti un po'.» Gli do un ultimo bacio, per poi allontanarmi e dallo sportello della macchina e lasciarlo salire. «Ci vediamo domani.» Annuisce e mi sorride prima di entrare in macchina.
Quando rientro in casa, vado in camera e metto in carica il telefono. Apro Whatsapp, rileggo il messaggio di Matt, e mi rendo conto di averlo ignorato e di non aver pensato a lui per tutto il tempo. E la cosa inaspettata è che sono contenta di non averlo fatto.
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