CAPITOLO 23
ALISSA
«Non ne posso più.» Mi lamento con Abbie, mentre mi siedo a tavola aspettando il pranzo che sta finendo di preparare. Non è una pessima cuoca, lo devo ammettere.
«Lasciamo perdere.» Risponde esasperata, appoggiando la schiena al bancone e incrociando le braccia al petto.
Mamma ci ha svegliate tutte alle otto di mattina per pulire casa, in vista della cena di stasera. Sembrava – anzi lo sembra tutt'ora – una pazza. Ha cominciato a girovagare per casa con stracci e disinfettanti vari per pulire, come se fossimo in attesa dell'imminente arrivo del presidente degli Stati Uniti D'America, o del Papa. Nel frattempo, continuava ad elencare tutto quello che c'era da fare e da sistemare.
Mia madre ha sempre avuto una certa fissa per le pulizie in casa, per lei trovare un piatto sporco nel lavello della cucina equivale a doverla pulire tutta da cima a fondo. Trovare una maglietta piegata male nel cassetto, significa tirare tutto fuori e risistemarlo per bene. E questi sono solo alcuni esempi.
Questa mattina, si è alzata dal letto con una certa ansia da prestazione, tanto che ha svegliato anche Sophie e l'ha costretta a sistemare la sua stanza dei giochi, senza nemmeno lasciarsi impietosire troppo dalle sue lacrime e dai suoi singhiozzi. Cosa inutile, tra l'altro, perché quella stanza non riesce a rimanere ordinata per più di quindici minuti. Qualche giorno, scomparirà come Atlantide, solo che invece che dall'acqua verrà sommersa dai giochi. Castello di ghiaccio di Elsa, castello di Arendelle, specchiera di Frozen, casa di Peppa pig, mega cucinetta, finto pianoforte con tanto di microfono e altri due milioni di giochi che fatico anche a ricordare. È viziata, molto viziata.
Comunque, in tutto ciò, non abbiamo ancora scelto cosa preparare per cena e ancora non siamo andate a fare la spesa. Harper ha detto che ci avrebbe pensato lei, e infatti si è giusto preparata ed è uscita... tre ore fa. Lei è l'esatto opposto di nostra madre, se ci sono delle pulizie da fare in vista, sparisce con qualsiasi scusa le venga in mente. Fosse per lei, potremmo vivere nel caos più totale. "No, no... chiedimi tutto, ma non questo." Si giustifica ogni volta, quando le si chiede di fare qualcosa. Il problema è che risponde così per qualsiasi faccenda domestica: stirare, stendere i panni, mettere una lavatrice, svuotare la lavastoviglie, passare l'aspirapolvere. La risposta non cambia, è sempre quella. E questo è il più grande motivo di discussione tra Abbie e Harper, e principale motivo delle urla di mia madre. Ma almeno oggi si è resa utile, andando a fare la spesa, e la sua scusa non è stata delle peggiori. Il fatto è che è sparita, nel vero senso della parola, e la spesa insieme a lei. E mamma sta per dare di matto. La situazione è quasi comica, voglio dire, è soltanto una cena. Ma lei è fatta così, se ha ospiti in casa, diventa nevrotica perché ci tiene a fare bella figura. L'unica persona per cui non si disturba più tanto è Matt, perché ormai è abituata a vederselo gironzolare per casa. E quando parli del diavolo, eccolo che spunta in cucina con tre sacchi della spesa tra le braccia, seguito da Harper con altri due sacchetti.
«Arriva dal Burundi?» Chiede Abbie, indicando la spesa che Matt sta poggiando sul tavolo.
«Buongiorno anche a te, Cenerentola.» Le fa l'occhiolino, ricevendo un'occhiataccia da Abbie, e poi si gira verso di me. «Alissa.» Mi saluta con un cenno del capo.
«Matthew.» Rispondo, addentando una fetta di pane, giusto per avere qualcosa da fare e non guardarlo.
«Che prepari per pranzo?» Chiede Harper, ispezionando tutte le pentole sul fuoco.
«Pasta... Rimani a pranzo, Matt?» Gli domanda Abbie, mentre si alza in punta di piedi per prendere un pacco di pasta dalla credenza.
«Ma certo... Non posso dire di no alla tua pasta.» Sorride soddisfatto e si siede al tavolo, davanti a me, che nel frattempo mi sto mordicchiando quello che è rimasto delle mie unghie, ovvero quasi niente.
Ho tentato in tutti i modi di ignorarlo ed evitarlo per tutta la settimana e ora mi tocca pranzarci insieme. Fantastico, davvero fantastico.
Faccio di tutto pur di non guardarlo, ma i miei occhi, come al solito, non recepiscono gli ordini dettati dal mio cervello e fanno quello che vogliono. E in questo caso, quello che vogliono è guardare proprio Matt. Lo becco a fissarmi, con un gomito sul tavolo e il mento appoggiato alla mano. Dio, quanto mi era mancato ammirare il suo viso, i suoi occhi marroni penetranti, il suo sorriso sincero, i suoi capelli sempre spettinati. Che razza di caso disperato sono, esattamente?
Mi guardo intorno, cercando qualcosa da fare. Harper sta finendo di mettere a posto la spesa, Abbie prosegue imperterrita a cucinare e Matt continua a guardarmi. Mi alzo di scatto e la mia sedia fa un rumore assordante mentre struscia per terra. Okay, se volevo essere discreta e passare inosservata direi che non ci sono riuscita. Ma mantenendo comunque una buona noncuranza, me ne vado ed esco sul portico di casa. Oggi, il sole splende e fuori si sta bene anche senza giubbotto.
Mi siedo per terra su uno degli scalini e incrocio le braccia sulle ginocchia. Le foglie degli alberi stanno cominciando a crescere di nuovo e a fare i primi fiorellini, un leggero venticello soffia e mi scompiglia un po' i capelli, ma non è gelido come quello invernale.
Sussulto, quando sento qualcuno sedersi vicino a me sulle scale. Mi volto e vedo il bellissimo profilo di Matt, prima che lui si giri verso di me. Ho un tuffo allo stomaco, mi si blocca il respiro, come sempre quando è così vicino.
«Che fai?» Mi domanda con un leggero sorriso.
«Niente, mi godo un po' di sole, prima che sia pronto il pranzo.» Scrollo le spalle e porto dietro le orecchie i capelli spettinati dal vento.
«Ti dà fastidio la mia presenza?» Torna a guardare di fronte a sé, e mi si spezza il cuore al solo pensiero che lui possa credere che mi dia fastidio. Non potrebbe mai, anche se lo vorrei tanto.
«No! Certo che non mi dai fastidio!» Forse ho risposto con troppa enfasi, ma come può essere così ottuso e non capire cosa provo per lui? Ho sempre cercato di nasconderlo, ma ho sempre pensato di non esserci mai riuscita veramente bene. Non si accorge di come cambia la mia faccia, quando lui è nei dintorni? Non lo vede il sorriso che appare magicamente sulle mie labbra? O le mie guance che diventano irrimediabilmente rosse? O forse, fa finta di non accorgersene. E il fatto di allontanarmi ogni volta, è il suo modo di dirmi che non sono ricambiata e di smetterla di fare la ragazzina innamorata. Anche perché, avrei anche un ragazzo.
«Allora, perché mi eviti?» Matt si gratta la testa e si guarda i piedi.
«Sei tu che mi eviti, Matthew.» Appoggio il mento sulle ginocchia e inizio a giocherellare con i lacci delle scarpe.
«Lo vedi? Continui a chiamarmi Matthew, e lo fai solo quando sei arrabbiata con me.» Ah, se ne è accorto. Accidenti!
«Non è vero, ti chiamo così perché è il tuo nome.» Mento, mordendomi il labbro inferiore per non ridere.
«Sì, certo.» Mi sorride, prima di farsi di nuovo serio. «Mi dispiace per come mi sono comportato in palestra... Io non volevo dire... quello che ho detto. Non volevo...»
«Lascia stare, Matt, non fa niente.» Lo interrompo, ignorarlo per una settimana è una punizione abbastanza adeguata. Ma sarà per sempre questo il nostro rapporto? Lui che mi ferisce di proposito, che mi chiede scusa e io che alla fine lo perdono sempre, nonostante i miei propositi di non farlo?
«Sei troppo buona con me.» Lo dice talmente piano che ho paura di essermelo immaginato. Mi raddrizzo e mi volto verso di lui, che gioca con il legno rovinato delle scale.
«Non dire stupidaggini.» Ridacchio, e gli do una spintarella sulla spalla. Lui mi regala un leggero sorriso, ma sembra essere pensieroso. «Matt...» Esito, perché già so che mi farà male pronunciare le parole che stanno per uscire dalla mia bocca. Lui mi fa cenno con la testa per farmi continuare. «Per Alex... mmm... n-non comportarti male con lei, okay? Per favore. Lei...» Mi interrompe con un gesto della mano, e sospira prima di parlare.
«Non la vedrò più, te lo giuro. Ho fatto una cazzata... mi dispiace, Alissa.» Scuote la testa. Ho come l'impressione che passi la vita a scusarsi con me per le cavolate che fa. Ma allora perché le fa, se poi se ne pente? Perché non riesce a pensare prima di agire? Perché non riesce a mettere da parte la sua impulsività ogni tanto?
«Perché, non sei interessato a lei? Credevo ci fosse qualcosa tra voi, che ti piacesse. Mi sbaglio?» Chiedo confusa.
«Sì, sì, Alex mi piace, è bella, simpatica, intelligente...» Distolgo lo sguardo dal suo, per cercare di nascondergli tutta la mia irritazione nel sentirlo parlare così di un'altra ragazza. «...ma, non credo che sia la persona giusta per me, e io non sono quella giusta per lei.» Vorrei alzarmi e iniziare a ballare, ma poi mi ricordo che è della mia migliore amica che stiamo parlando. Sono pessima, sia come persona che come amica. Come posso gioire del fatto che la mia unica amica, che mi ha sempre sostenuta in tutto, venga rifiutata da un ragazzo? E non un ragazzo qualsiasi, uno come Matt.
«Perché?»
«Perché ho in testa un'altra persona al momento.» Rimango scioccata dalla sua confessione, oltretutto fatta con questa tranquillità. «È una cosa fastidiosa, perché penso a lei, sempre. E io non voglio pensarla, eppure è qui, nella mia testa. Sento la sua voce, la sua risata di continuo. È frustrante, cazzo.» Continua, ignaro del male che mi sta facendo. Non ero pronta sentirgli dire queste cose. Sapevo che prima o poi sarebbe arrivata la ragazza che gli avrebbe fatto perdere la testa, ma di sicuro non mi aspettato che quel momento arrivasse tanto velocemente. Ma l'ho accettato. L'ho accettato, quando ho scelto di iniziare una relazione con Liam, quando ho deciso di presentarlo alla mia famiglia. Ho scelto di non rimanere incatenata all'ossessione per Matt e di andare avanti con la mia vita.
«Sembra romantico. Era ora che ti trovassi una ragazza, Matt.» Annuisce, mentre mi guarda negli occhi.
«Non è romantico, è solo complicato. E lei nemmeno mi vuole, comunque.» Abbassa gli occhi e scorgo tristezza nella sua espressione. È complicato, e lei non lo vuole? Ma come cavolo è possibile? Qualche cosa non mi quadra in questa storia.
«Quindi l'unica ragazza che ti abbia mai rifiutato nella vita, è anche l'unica per cui hai mai provato qualcosa? C'è un nome per questa situazione, lo sai?» Cerco di ironizzare, per cancellare quel muso dalla sua faccia. È molto più bello il suo sorriso.
«E sarebbe?» Chiede con le sopracciglia alzate, curioso.
«KAR-MA!» Scandisco, facendolo ridere.
«Sì, forse me la sono cercata.» Ammette, divertito.
«E quindi, chi è? Dimmelo, posso aiutarti a farle cambiare idea.» Mento, non lo aiuterei mai a conquistarla. Sono ingenua, non masochista.
«Scordatelo.» Dice categorico e mi imbroncio, incrociando le braccia al petto.
«Almeno dammi qualche indizio.» Piagnucolo. «La conosco?»
«Purtroppo sì.» Sospira, e si sposta i capelli dalla fronte. Adoro quando lo fa. «E anche molto bene, direi.» Aggiunge poi. La conosco molto bene? Beh, questo di sicuro è un indizio, dato che non ho questa grande cerchia di amici. E poi, eccola lì, l'illuminazione. No, no, no, ti prego Matt, non farmi questo. Lo guardo ad occhi spalancati e lui mi lancia occhiate con la coda dell'occhio.
«Cosa? Che voli sta facendo la tua immaginazione?» Chiede preoccupato.
«Ti sei innamorato di Harper.» La mia non è una domanda, è una certezza. Non poteva essere abbastanza il fatto che non mi avesse mai guardata, che non fosse minimamente interessato a me, che si fosse portato al letto la mia migliore amica. No. L'unica persona al mondo per cui Matt si è preso una stupida cotta doveva proprio essere mia sorella?
Ma contro ogni aspettativa, Matt inizia a ridere non riuscendo nemmeno a respirare. Si tiene la pancia, ed è tutto rosso in viso.
«Okay... la smetti? Che c'è da ridere? Smettila di prendermi in giro.»
Lentamente, molto lentamente, Matt si calma e riprende un po' di contegno.
«Ovviamente, Alissa, non parlavo di Harper. Come ti vengono certe idee?» Scuote la testa, continuando a ridacchiare.
«Beh... Poteva avere senso. E comunque, anche se avessi ragione, non lo ammetteresti mai.» Ma la domanda è: voglio veramente sapere chi è questa persona? Forse se rimango all'oscuro di tutto, posso far finta che in realtà questa ragazza non esista affatto. Mentre una volta conosciuta la sua identità, non potrò più far finta di niente, e ogni volta che la vedrei, penserei solo che è quella che ha sciolto il cuore dell'irraggiungibile Matt.
«Ti giuro che non è Harper. E nemmeno Abbie, perché so che ora stai facendo pensieri strani anche su di lei.» Spalanco gli occhi. A dire il vero, no. Non avevo minimante pensato ad Abbie, ma ora è lui che ha insinuato il dubbio nella mia mente. Oddio, impazzirò. Lo so.
«Okay... interrogatorio finito. Dobbiamo rientrare, il pranzo sarà pronto e tua madre rischia una crisi isterica.» Si alza e mi tende le mani per aiutarmi a fare lo stesso.
«Va bene, non voglio far scappare Dylan e Liam già alla prima occasione.» Aggrotta la fronte e mi fissa, confuso.
«Che hai detto?» Mi chiede, improvvisamente irritato. Sarà arrabbiato perché Dylan viene a cena ed è geloso di Harper? Ora questa idea non me la leverà più nessuno. Anche se mi sembra molto strano che Harper non gli abbia detto che Dylan sarebbe venuto a cena.
«Di che cosa?» Ribatto, confusa.
«State insieme adesso, tu e... quello lì?» Quello lì, ecco che torna ad essere maleducato.
«Si chiama Liam.» Lo correggo e lui sbuffa. «E sì, noi... insomma sì, stiamo insieme.» Farfuglio una specie di risposta, che sembra persino avere un senso compiuto.
«E viene a cena? Insomma, già lo fai conoscere ai tuoi?» Si massaggia gli occhi, come se avesse un improvviso mal di testa.
«Sì, mia madre lo ha invitato l'altra mattina.» Scrollo le spalle. «Perché?» Aggiungo, dopo qualche secondo di esitazione.
Si schiarisce la voce. «Niente... Andiamo?» Risponde con un sorriso, avviandosi verso la porta di casa. Annuisco, quando lui è già arrivato alla porta, ma rimango comunque impalata in mezzo alla veranda. «Alissa?» Mi richiama, e riesce a svegliarmi dalla mia specie di trance.
«Sì... sì, andiamo.» Lo seguo fino alla cucina.
«Ma dove eravate, Matt? Alissa, stai bene? Che è successo, Matt? Dimmelo.» Harper lo interroga, come se fosse sotto accusa di omicidio volontario e lo fissa portandosi le mani sui fianchi. E io la guardo confusa. Non è la prima volta che Harper si comporta in modo strano con Matt. Mi nasconde qualcosa, lo so. E se avessero una relazione clandestina, e lei fosse gelosa di lui? No, Alissa, che dici? Devi smetterla di guardare serie tv. Harper non ci presenterebbe Dylan, se così fosse. E Matt mi ha giurato che non è innamorato di mia sorella, né della prima né della seconda. Ma posso fidarmi di lui?
«Non è successo niente, tranquilla.» Le risponde Matt, sedendosi a tavola come se nulla fosse. Ma mia sorella continua a guardarmi come se fossi una povera vittima indifesa. Non capirò mai questa famiglia.
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